"Dicono
che durante la nostra vita abbiamo due grandi amori.
Uno con il quale ti sposerai o vivrai per
sempre, può essere il padre o la madre dei tuoi figli: con questa persona
otterrai la massima comprensione per stare il resto della tua vita insieme.
E dicono che c’è un secondo grande amore,
una persona che perderai per sempre. Qualcuno con cui sei nato collegato, così
collegato che le forze della chimica scappano dalla ragione e t’impediranno
sempre di raggiungere un finale felice. Fino a che un giorno smetterai di
provarci, ti arrenderai e cercherai un’altra persona che finirai per
incontrare. Però ti assicuro che non passerà una sola
notte senza aver bisogno di un altro suo bacio, o anche di discutere una volta
in più.
Tutti sanno di chi sto
parlando, perché mentre stai leggendo queste righe, il suo nome ti è venuto in
mente. Ti libererai di lui o di lei e smetterai di soffrire, finirai per
incontrare la pace, però ti assicuro che non passerà un giorno in cui non
desidererai che sia qui per disturbarti. Perché a volte si libera più energia
discutendo con chi ami, che facendo l’amore con qualcuno che apprezzi."
(P. Coelho)
Forse ti ritroverò in un'altra vita
È stata una giornata pesante, esco dal mio
ufficio alle cinque e ci sono dentro dalle sei di stamattina. Io e Jess abbiamo
messo un punto all’ultimo mio progetto della ISF
finalmente.
E finalmente posso mangiare.
Nikki mi aveva chiamato per sapere se
volevo che mi portasse il pranzo, ma proprio non avevo tempo né voglia di
vederla.
Soprattutto dopo l’ultima litigata.
Lei si sta occupando di un'altra campagna
per la salvaguardia di una specie canina e in questo
periodo ci siamo visti davvero poco.
Motivo per cui - di nuovo- ieri sera
abbiamo discusso.
Le sue obiezioni le capisco, le conosco.
Sono identiche a quelle di un’altra donna,
all’epoca più ragazzina, di un altro amore.
Sono già passati due anni dall’ultima
volta che ho lavorato con lei,
dall'ultima volta che l’ho vista. Abitiamo nella stessa città,
ma Los Angeles è enorme e se vuoi puoi evitare chiunque.
Smetto di pensare a qualunque tarlo mi
torturi la testa, forse non l’ho più vista ma gli ultimi due film in cui ha
recitato sì, certo che li ho visti.
Di notte, quando ero da solo e non
prendevo sonno, quando mi tormentavano pensieri e preoccupazioni tornavo ad essere l’adolescente internauta che cerca un po’ di vuoto
conforto.
Ed è stato più difficile del previsto
sprofondare nei suoi occhi, farsi avvolgere dalla sua voce, contagiare dal suo
sorriso, stupirsi del suo talento.
È impressionante come la nostalgia ti
faccia sentire vivo poiché carnalmente feribile.
Soprattutto in un periodo in cui mi sembra
che nulla mi tocchi e non mi resti niente addosso di quel che vivo.
E riemerge prepotente quel desiderio
inscritto in me, nella mia umanità, quel desiderio di paternità di poter dare la vita, di poter trasmettere quello che so, quello che
ho imparato a un altro.
Di generare la vita, una vita che avesse i miei tratti.
Un figlio.
E invece eccomi qua dopo due anni di
matrimonio con una donna incredibile che però ancora non si sente pronta, che
ancora sente di dover fare tanto per il mondo prima di
fermarsi.
Come se essere madri non sia il lavoro più
incredibile, il contributo più grande che si possa portare, che solidifica e cementa le fragili fondamenta di questo mondo in cui tutto
sembra sgretolarsi con un soffio.
Mi sono aggrappato a quello che volevo
fino a cercarlo in un altro amore senza trovarlo.
Questo dimostra che non sempre ciò che
vuoi ti rende felice.
E io inizio ad essere vecchio e potrei non funzionare a dovere.
Sospiro a fondo e ordino il mio tè verde
alla giovane ragazzina che mi sorride stralunata; deve essere nuova non l’ho
mai vista prima e qui conosco tutti.
Mi intrattengo con lei mentre lo scampanellio della porta annuncia nuovi
avventori.
Le farò un autografo appena raccoglierà il
coraggio di chiederlo e per poco non mi ustiona con il tè quando prova a
chiudere il bicchiere di carta col tappo di plastica.
È agitatissima e capisco che le mie
occhiate divertite non la stiano aiutando. Ma è così adorabile mentre si incespica e si scusa al contrario del suo superiore di
turno che la guarda torvo e io lo fermo con un gesto della mano.
Deve rialzarsi da sola, ce la farà
certamente.
Ho un braccio poggiato sul bancone che mi
fa da sostegno e il mento sulla mano, sono leggermente voltato di lato in
direzione della porta e sto provando a rassicurare la ragazza intenta a rifarmi
il tè.
E butto casualmente l’occhio verso la
porta ridacchiando per la sua espressione ora più rilassata visto
che ha capito che sto scherzando.
-Credimi avevo bisogno di questo momento...-
Lei fa una smorfia e si ravvia
i capelli lisci.
C’è qualcosa di estremamente
familiare in questo volto pulito, nei capelli scuri e lunghi, negli occhioni
infantili.
È ancora qualcosa che mi stringe lo
stomaco bloccando il respiro.
Per questo vago distratto con lo sguardo
altrove come per rimuovere questa vecchia sensazione fastidiosa ed è allora che
mi muore il sorriso sulle labbra.
Un volto ha appena varcato la soglia del
bar; capelli raccolti illuminati dal basso sole del pomeriggio, una strana aura
attorno e il suo sorriso aperto mentre parla al
telefono.
Ci vuole un solo istante, un istante che basta per spezzare qualcosa dentro di me e
stringermi il petto, l’istante in cui tira su il volto concentrato a cercare
qualcosa nella propria borsa e il mio mondo crolla.
Nina.
Deglutisco a fatica e sento il corpo
irrigidirsi di colpo pronto a scattare, sento gli occhi bruciare incapaci di
staccarsi dalla sua persona che avanza nel bar e che ancora non si è accorta di
me, voltatasi subito verso il vetro col cibo esposto.
Invece io la vedo eccome, sembra non
cambiare mai stesse gambe un po’ storte, stessa
andatura goffa, stessi lineamenti da bambina.
E improvvisamente non mi sento pronto una
malsana paura mi coglie, eppure non c'è nulla di
strano non ci sono vecchi rancori non ci dovrebbe essere fatica nel salutarsi,
ma questa cosa che è scritta dentro di me, questa involontaria reazione fisica
a lei, alla sua vicinanza - soprattutto dopo tutto questo tempo - mi riportano
esattamente al primo giorno che l’ho incontrata, a quella eccitazione mista a
paura che i suoi occhi mi incutevano, quel senso di vita, di possibilità
racchiuso nelle sue risate.
Il mio respiro sconnesso accelera i miei
battiti e non sento nulla tutto è ovattato, oscurato da lei che riempie il mio
campo visivo, riempie soprattutto me.
-Em...il suo tè-
La voce incerta, accompagnata dal tocco
gentile sul mio braccio, della piccola barista mi riportano
dolorosamente alla realtà.
Come una doccia fredda i
suoi occhi mi guardano velati di imbarazzo e credo comprensione, deve aver
visto quello che ho visto io e la mia faccia non ha lasciato spazio alla
fantasia.
Ero completamente perso in Nina, ancora
non sto connettendo mentre una miriade di pensieri si accavallano
nella mia testa.
Cerco di afferrare un solo pensiero di
senso compiuto e provo a sorridere forzando il volto a contrarsi, ma l’effetto
di Nina mi stordisce.
-Ehi-
La faccia della barista sbianca di colpo e io mi pietrifico quando un suono basso e vellutato graffia
la mia pelle e mi volto trovando due occhi marroni che si allargano vibrando in
modo impercettibile.
Sono così sbarellato che mi sembra di
vedere quel volto tendersi, la bocca schiusa, il collo tirato a trattare il
respiro e uno strano luccichio nelle iridi nere.
Nina.
-Ehi-
Lo butto fuori in un respiro trovando
breve conforto per i miei polmoni affaticati.
Un incontrollato sorriso timido incurva le
mie labbra e gli occhi si allargano feriti da lei. Da questo bellissimo volto
di una donna ancora un po' ragazzina che mi sembra di ritrovare per la prima
volta e la terra mi trema sotto ai piedi perché non
dovrei sentirmi così vivo sotto il tocco del suo sguardo.
Rimaniamo sospesi in un’aria densa dei
nostri respiri sconnessi e battiti confusi, non c'è niente intorno se non noi
due, se non queste pozze nere che mi fanno sentire di nuovo a casa, come se
avessi vagato a lungo e ora mi fossi ritrovato.
Le labbra piene su cui indugio tremano
appena incurvandosi anch’esse in un sorriso imbarazzato e sono i rumori che
scorrono in sottofondo, una quotidianità che funge da nostra colonna sonora, a
risvegliarci e incoraggiarmi a fare un passo accorciando una distanza che
opprime il mio petto.
E rieccola che affiora tutta quella
ricerca infinita di quel quid, come un assetato alla fonte sorgiva che
appare in un deserto sconfinato.
-Ciao looch...ne è passato di tempo-
E Nina mi spiazza ancora allargando il suo
incredibile sorriso che arriva fino agli occhi, fino a costringerla a chinare
leggermente il capo per nascondere quel guizzo di incontrollata
felicità che le inevitabilmente contagia anche me.
Alza lo sguardo provocatorio
su di me.
-Ciao a te Smolder...-
-Come mai da queste parti?-
Bravo Ian fai il vago così smetti di flirtare con lei.
Sei tornato ad avere 15
anni d’un colpo.
-Volevo prendere da bere, ma come al solito hai monopolizzato l’attenzione della barista-
Le restituisco un mezzo sorriso divertito
e mi volto seguendo i suoi occhi verso la piccola ragazzina che da come scatta
doveva essersi imbambolata a guardarci e poi torno su Nina incrociando le
braccia al petto.
-E’ nuova...-
-Oh capisco-
La vedo frugare in borsa probabilmente in
cerca del portafogli.
-Cosa prende Miss Dobrev?-
-Un milkshake grazie-
-Stesso gusto?-
La guardo dritta negli abissi neri che si
allargano velatamente destabilizzati.
Sta esitando quanto
basta a gettare me nel panico e devo trattenere il fiato in attesa di
lei.
D’un tratto il volto si distende e con esso anche il mio cuore.
-Stesso gusto....io
intanto vado a prendere un tavolino, magari nell’angolo lontano da occhi
indiscreti-
Ridacchia complice mentre osserva di
sottecchi la barista e dopo si defila a testa bassa sperando che nessuno la
osservi, ma un paio di occhi che la seguono li ha.
I miei.
Così torno sulla barista impacciata e
ordino quello che vuole Nina afferrando intanto il mio tè.
-Ragazzina mantieni
il mio segreto-
-Certo Mr Salvatore-
Mi sorride divertita e si mette a lavoro
mentre la osservo.
Mi ha già conquistato.
Sarà che ho un debole terribile per i
capelli lunghi e gli occhi scuri.
Quando ha fatto pago lasciandole una lauta
mancia, mi porge il vassoio con le nostre ordinazioni e un pezzo di cheesecake ai frutti di bosco che so bene che Nina aveva puntano nel momento esatto in cui era entrata.
E questa sensazione familiare di ritornare
da lei insieme a queste piccole abitudini fa esplodere qualcosa dentro di me
che non pensavo poter provare più, un altro amore riemerge.
Così mi siedo davanti a lei che ride
compiaciuta della mia scelta e iniziamo a smezzare la fetta di dolce tra
vecchie battute e piccoli frammenti di vita raccontata colmando il vuoto di
quei due anni di assenze.
Senza accorgermene mi sento sempre meno
vuoto e un po’ di più a casa.
Non so cosa accadrà quando entrambi
dovremo ritornare alle nostre vite, ma per ora ho solo bisogno che Nina resti
qui a farmi sentire di nuovo la vita scorrere nelle vene e chissà, magari
potrei suggerirle di pranzare insieme un giorno, magari potrei scoprire se sta
girando un film da queste parti, magari potrei chiudere fuori il senso di colpa
che un po’ mi affligge e respirare lei.
Magari potrei lasciarmi scaldare da questo amore.
Salve salve.
Allora
premetto che la notizia di Nina è in fase di elaborazione, ma non so se come
quando posterò quello che ho partorito al pensiero di lei
e Ian che si confrontano un’ultima volta sul set.
Forse non
sono semplicemente pronta ad affrontarlo. Già ci stanno rovinando il delena!
Quindi vista
la mia fase un po’ denial ho viaggiato nel tempo a un
momento in cui non ci sarebbe stata tensione, dolore, dramma, vecchi rancori ad offuscare i loro sguardi e mi sono immaginata un incontro
semplicissimo (un po’ anche su ispirazione di Dear
John se non l’avete visto fatelo) in un bar che li riporta all’origine di tutto
provando a riscoprirsi quando fossero stati pronti a farlo.
Sarei davvero felice di sapere cosa ne pensate!
Grazie (ci
vediamo nell’altra mia ff!)
Eli