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Autore: eli_s    18/04/2015    2 recensioni
Nina ha lasciato TVD e dopo qualche tempo, dopo le lacrime, la rabbia, il dispiacere, un pomeriggio in un bar qualcosa cambia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Dicono che durante la nostra vita abbiamo due grandi amori.

Uno con il quale ti sposerai o vivrai per sempre, può essere il padre o la madre dei tuoi figli: con questa persona otterrai la massima comprensione per stare il resto della tua vita insieme.

 

E dicono che c’è un secondo grande amore, una persona che perderai per sempre. Qualcuno con cui sei nato collegato, così collegato che le forze della chimica scappano dalla ragione e t’impediranno sempre di raggiungere un finale felice. Fino a che un giorno smetterai di provarci, ti arrenderai e cercherai un’altra persona che finirai per incontrare. Però ti assicuro che non passerà una sola notte senza aver bisogno di un altro suo bacio, o anche di discutere una volta in più.

Tutti sanno di chi sto parlando, perché mentre stai leggendo queste righe, il suo nome ti è venuto in mente. Ti libererai di lui o di lei e smetterai di soffrire, finirai per incontrare la pace, però ti assicuro che non passerà un giorno in cui non desidererai che sia qui per disturbarti. Perché a volte si libera più energia discutendo con chi ami, che facendo l’amore con qualcuno che apprezzi."

(P. Coelho)

 

 

 

 

 

Forse ti ritroverò in un'altra vita

 

 

 

È stata una giornata pesante, esco dal mio ufficio alle cinque e ci sono dentro dalle sei di stamattina. Io e Jess abbiamo messo un punto all’ultimo mio progetto della ISF finalmente.

E finalmente posso mangiare.

 

Nikki mi aveva chiamato per sapere se volevo che mi portasse il pranzo, ma proprio non avevo tempo né voglia di vederla.

 

Soprattutto dopo l’ultima litigata.

 

Lei si sta occupando di un'altra campagna per la salvaguardia di una specie canina e in questo periodo ci siamo visti davvero poco.

Motivo per cui - di nuovo- ieri sera abbiamo discusso.

Le sue obiezioni le capisco, le conosco.

 

Sono identiche a quelle di un’altra donna, all’epoca più ragazzina, di un altro amore.

 

Sono già passati due anni dall’ultima volta che ho lavorato con lei, dall'ultima volta che l’ho vista. Abitiamo nella stessa città, ma Los Angeles è enorme e se vuoi puoi evitare chiunque.

 

Smetto di pensare a qualunque tarlo mi torturi la testa, forse non l’ho più vista ma gli ultimi due film in cui ha recitato sì, certo che li ho visti.

Di notte, quando ero da solo e non prendevo sonno, quando mi tormentavano pensieri e preoccupazioni tornavo ad essere l’adolescente internauta che cerca un po’ di vuoto conforto.

 

 

Ed è stato più difficile del previsto sprofondare nei suoi occhi, farsi avvolgere dalla sua voce, contagiare dal suo sorriso, stupirsi del suo talento.

È impressionante come la nostalgia ti faccia sentire vivo poiché carnalmente feribile.

Soprattutto in un periodo in cui mi sembra che nulla mi tocchi e non mi resti niente addosso di quel che vivo.

 

E riemerge prepotente quel desiderio inscritto in me, nella mia umanità, quel desiderio di paternità di poter dare la vita, di poter trasmettere quello che so, quello che ho imparato a un altro.

Di generare la vita, una vita che avesse i miei tratti.

 

Un figlio.

 

E invece eccomi qua dopo due anni di matrimonio con una donna incredibile che però ancora non si sente pronta, che ancora sente di dover fare tanto per il mondo prima di fermarsi.

Come se essere madri non sia il lavoro più incredibile, il contributo più grande che si possa portare, che solidifica e cementa le fragili fondamenta di questo mondo in cui tutto sembra sgretolarsi con un soffio.

 

Mi sono aggrappato a quello che volevo fino a cercarlo in un altro amore senza trovarlo.

 

Questo dimostra che non sempre ciò che vuoi ti rende felice.

E io inizio ad essere vecchio e potrei non funzionare a dovere.

 

Sospiro a fondo e ordino il mio tè verde alla giovane ragazzina che mi sorride stralunata; deve essere nuova non l’ho mai vista prima e qui conosco tutti.

Mi intrattengo con lei mentre lo scampanellio della porta annuncia nuovi avventori.

 

Le farò un autografo appena raccoglierà il coraggio di chiederlo e per poco non mi ustiona con il tè quando prova a chiudere il bicchiere di carta col tappo di plastica.

È agitatissima e capisco che le mie occhiate divertite non la stiano aiutando. Ma è così adorabile mentre si incespica e si scusa al contrario del suo superiore di turno che la guarda torvo e io lo fermo con un gesto della mano.

 

Deve rialzarsi da sola, ce la farà certamente.

 

Ho un braccio poggiato sul bancone che mi fa da sostegno e il mento sulla mano, sono leggermente voltato di lato in direzione della porta e sto provando a rassicurare la ragazza intenta a rifarmi il tè.

E butto casualmente l’occhio verso la porta ridacchiando per la sua espressione ora più rilassata visto che ha capito che sto scherzando.

 

-Credimi avevo bisogno di questo momento...-

 

Lei fa una smorfia e si ravvia i capelli lisci.

 

C’è qualcosa di estremamente familiare in questo volto pulito, nei capelli scuri e lunghi, negli occhioni infantili.

 

È ancora qualcosa che mi stringe lo stomaco bloccando il respiro.

 

Per questo vago distratto con lo sguardo altrove come per rimuovere questa vecchia sensazione fastidiosa ed è allora che mi muore il sorriso sulle labbra.

 

Un volto ha appena varcato la soglia del bar; capelli raccolti illuminati dal basso sole del pomeriggio, una strana aura attorno e il suo sorriso aperto mentre parla al telefono.

 

Ci vuole un solo istante, un istante che basta per spezzare qualcosa dentro di me e stringermi il petto, l’istante in cui tira su il volto concentrato a cercare qualcosa nella propria borsa e il mio mondo crolla.

 

Nina.

 

Deglutisco a fatica e sento il corpo irrigidirsi di colpo pronto a scattare, sento gli occhi bruciare incapaci di staccarsi dalla sua persona che avanza nel bar e che ancora non si è accorta di me, voltatasi subito verso il vetro col cibo esposto.

Invece io la vedo eccome, sembra non cambiare mai stesse gambe un po’ storte, stessa andatura goffa, stessi lineamenti da bambina.

 

E improvvisamente non mi sento pronto una malsana paura mi coglie, eppure non c'è nulla di strano non ci sono vecchi rancori non ci dovrebbe essere fatica nel salutarsi, ma questa cosa che è scritta dentro di me, questa involontaria reazione fisica a lei, alla sua vicinanza - soprattutto dopo tutto questo tempo - mi riportano esattamente al primo giorno che l’ho incontrata, a quella eccitazione mista a paura che i suoi occhi mi incutevano, quel senso di vita, di possibilità racchiuso nelle sue risate.

 

Il mio respiro sconnesso accelera i miei battiti e non sento nulla tutto è ovattato, oscurato da lei che riempie il mio campo visivo, riempie soprattutto me.

 

-Em...il suo tè-

 

La voce incerta, accompagnata dal tocco gentile sul mio braccio, della piccola barista mi riportano dolorosamente alla realtà.

 

Come una doccia fredda i suoi occhi mi guardano velati di imbarazzo e credo comprensione, deve aver visto quello che ho visto io e la mia faccia non ha lasciato spazio alla fantasia.

Ero completamente perso in Nina, ancora non sto connettendo mentre una miriade di pensieri si accavallano nella mia testa.

 

Cerco di afferrare un solo pensiero di senso compiuto e provo a sorridere forzando il volto a contrarsi, ma l’effetto di Nina mi stordisce.

 

-Ehi-

 

La faccia della barista sbianca di colpo e io mi pietrifico quando un suono basso e vellutato graffia la mia pelle e mi volto trovando due occhi marroni che si allargano vibrando in modo impercettibile.

 

Sono così sbarellato che mi sembra di vedere quel volto tendersi, la bocca schiusa, il collo tirato a trattare il respiro e uno strano luccichio nelle iridi nere.

 

Nina.

 

-Ehi-

 

Lo butto fuori in un respiro trovando breve conforto per i miei polmoni affaticati.

 

Un incontrollato sorriso timido incurva le mie labbra e gli occhi si allargano feriti da lei. Da questo bellissimo volto di una donna ancora un po' ragazzina che mi sembra di ritrovare per la prima volta e la terra mi trema sotto ai piedi perché non dovrei sentirmi così vivo sotto il tocco del suo sguardo.

 

Rimaniamo sospesi in un’aria densa dei nostri respiri sconnessi e battiti confusi, non c'è niente intorno se non noi due, se non queste pozze nere che mi fanno sentire di nuovo a casa, come se avessi vagato a lungo e ora mi fossi ritrovato.

 

Le labbra piene su cui indugio tremano appena incurvandosi anch’esse in un sorriso imbarazzato e sono i rumori che scorrono in sottofondo, una quotidianità che funge da nostra colonna sonora, a risvegliarci e incoraggiarmi a fare un passo accorciando una distanza che opprime il mio petto.

 

E rieccola che affiora tutta quella ricerca infinita di quel quid, come un assetato alla fonte sorgiva che appare in un deserto sconfinato.

 

-Ciao looch...ne è passato di tempo-

 

E Nina mi spiazza ancora allargando il suo incredibile sorriso che arriva fino agli occhi, fino a costringerla a chinare leggermente il capo per nascondere quel guizzo di incontrollata felicità che le inevitabilmente contagia anche me.

 

Alza lo sguardo provocatorio su di me.

 

-Ciao a te Smolder...-

-Come mai da queste parti?-

 

Bravo Ian fai il vago così smetti di flirtare con lei.

Sei tornato ad avere 15 anni d’un colpo.

 

-Volevo prendere da bere, ma come al solito hai monopolizzato l’attenzione della barista-

 

Le restituisco un mezzo sorriso divertito e mi volto seguendo i suoi occhi verso la piccola ragazzina che da come scatta doveva essersi imbambolata a guardarci e poi torno su Nina incrociando le braccia al petto.

 

-E’ nuova...-

-Oh capisco-

 

La vedo frugare in borsa probabilmente in cerca del portafogli.

 

-Cosa prende Miss Dobrev?-

-Un milkshake grazie-

-Stesso gusto?-

 

La guardo dritta negli abissi neri che si allargano velatamente destabilizzati.

Sta esitando quanto basta a gettare me nel panico e devo trattenere il fiato in attesa di lei.

D’un tratto il volto si distende e con esso anche il mio cuore.

 

-Stesso gusto....io intanto vado a prendere un tavolino, magari nell’angolo lontano da occhi indiscreti-

 

Ridacchia complice mentre osserva di sottecchi la barista e dopo si defila a testa bassa sperando che nessuno la osservi, ma un paio di occhi che la seguono li ha.

 

I miei.

 

Così torno sulla barista impacciata e ordino quello che vuole Nina afferrando intanto il mio tè.

 

-Ragazzina mantieni il mio segreto-

-Certo Mr Salvatore-

 

Mi sorride divertita e si mette a lavoro mentre la osservo.

Mi ha già conquistato.

Sarà che ho un debole terribile per i capelli lunghi e gli occhi scuri.

 

Quando ha fatto pago lasciandole una lauta mancia, mi porge il vassoio con le nostre ordinazioni e un pezzo di cheesecake ai frutti di bosco che so bene che Nina aveva puntano nel momento esatto in cui era entrata.

 

E questa sensazione familiare di ritornare da lei insieme a queste piccole abitudini fa esplodere qualcosa dentro di me che non pensavo poter provare più, un altro amore riemerge.

 

Così mi siedo davanti a lei che ride compiaciuta della mia scelta e iniziamo a smezzare la fetta di dolce tra vecchie battute e piccoli frammenti di vita raccontata colmando il vuoto di quei due anni di assenze.

 

Senza accorgermene mi sento sempre meno vuoto e un po’ di più a casa.

 

Non so cosa accadrà quando entrambi dovremo ritornare alle nostre vite, ma per ora ho solo bisogno che Nina resti qui a farmi sentire di nuovo la vita scorrere nelle vene e chissà, magari potrei suggerirle di pranzare insieme un giorno, magari potrei scoprire se sta girando un film da queste parti, magari potrei chiudere fuori il senso di colpa che un po’ mi affligge e respirare lei.

 

Magari potrei lasciarmi scaldare da questo amore.

 

 

 

 

Salve salve.

 

Allora premetto che la notizia di Nina è in fase di elaborazione, ma non so se come quando posterò quello che ho partorito al pensiero di lei e Ian che si confrontano un’ultima volta sul set.

Forse non sono semplicemente pronta ad affrontarlo. Già ci stanno rovinando il delena!

Quindi vista la mia fase un po’ denial ho viaggiato nel tempo a un momento in cui non ci sarebbe stata tensione, dolore, dramma, vecchi rancori ad offuscare i loro sguardi e mi sono immaginata un incontro semplicissimo (un po’ anche su ispirazione di Dear John se non l’avete visto fatelo) in un bar che li riporta all’origine di tutto provando a riscoprirsi quando fossero stati pronti a farlo.

Sarei davvero felice di sapere cosa ne pensate!

Grazie (ci vediamo nell’altra mia ff!)

Eli

   
 
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