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Autore: M4RT1    18/04/2015    1 recensioni
"O forse è solo che guardavo dall'altra parte" ribatte Cato, questa volta alzando il capo. Clove ammicca, poi ghigna.
"Sì, certo" lo asseconda. Si volta dall'altra parte e borbotta un "povero illuso" ben consapevole che verrà sentita comunque. "Sai benissimo che avrei potuto ucciderti. Tu non mi hai mai battuto."
[...] "E allora perché non l'hai fatto?" le chiede il ragazzo, tirandosi a sedere. "Perché non mi hai ucciso?"
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cielo e terra

 
C'è una sola cosa che Cato non apprezza dell'Accademia: Clove. La ragazza dei coltelli, come la chiamano tutti i suoi amici - perché, a detta loro, nessuno è più bravo di lei ad usarli; la strega, come la chiama lui, perché ha quell'espressione di pura cattiveria dipinta sul volto.
 
Cato non era cattivo, a dodici anni. Anzi, suo padre sosteneva fosse troppo buono, un mollaccione, uno che non avrebbe mai fatto strada. Era per quello che l'aveva mandato all'Accademia a rinforzarsi. All'inizio era stata dura: non è facile per nessuno, a soli dodici anni, separarsi dalla propria famiglia per trascorrere la propria adolescenza in compagnia di potenziali assassini; poi, però, gli era piaciuto. Si era sentito a casa, finalmente, era diventato agile e svelto e aveva cominciato a battersi con la spada, a vincere duelli - adorava vincere, a ogni vittoria gli sembrava di battere suo padre. 

Poi, però, ha incontrato Clove. Avevano entrambi tredici anni, allora, ma lei era più alta di lui e sembrava già più matura: coda di cavallo, occhi scuri, due coltelli tra le mani. Nel corso degli anni, quell'immagine che Cato aveva di lei non è cambiata più di tanto. Certo, la ragazza è cresciuta e, per fortuna, anche lui lo ha fatto: è diventato alto, muscoloso, ha cambiato voce e si è tagliato la maggior parte dei capelli. Eppure, dentro di lui, quando si trova a sfidare la ragazza si sente ancora il tredicenne incapace di maneggiare una lama.

"Blackmesser, in riga!"

Come adesso, ad esempio, mentre è accasciato contro la parete bianca della Palestra e si stringe un braccio con forza, provando a fermare il sangue: una ferita lunga e sottile gli attraversa l'arto, striscia scarlatta che brilla sulla pelle pallida. I volti dei suoi compagni gli affollano il campo visivo, togliendogli aria.

"Chiedi scusa al tuo amico!"

La voce dell'istruttrice, una donna muscolosa con le mani abbastanza grandi da poter agevolmente stringere un baobab, interrompe il brusio concitato. I suoi passi pesanti si avvicinano al ragazzo, che la osserva chinarsi e osservarlo per bene: sa cosa succederà e se ne vergogna già pesantemente.

Clove, invece, se ne sta a braccia conserte al centro del varco che la professoressa ha lasciato vuoto. Indossa i pantaloncini della tenuta ginnica e una maglietta strappata da un lato, quasi fosse reduce da un combattimento; i capelli sciolti le scivolano su una spalla, arruffati; la fronte è imperlata di sudore. Eppure, i suoi occhi non danno segno né di fatica, né tantomeno di rimorso.

"Non credo dovrei chiedergli scusa. Dopotutto, è lui a non essersi mosso in tempo" dice infatti, trattenendo un ghigno che gli irrompe comunque sul viso, deformandogli la faccia. "E comunque non è un mio amico."
"Questo è vero" asserisce l'istruttrice, annuendo. Torna a chinarsi sul ragazzo e gli prende un polso. "Adesso, il vostro compagno vi darà una dimostrazione di come ci si comporta agli Hunger Games in caso si rimanga feriti" annuncia, fissandolo negli occhi. 

Cato non è bravo con la sopravvivenza, lui vive per combattere. Forse, se fosse rimasto il dodicenne imbranato che era, allora avrebbe potuto dedicarsi a cose come le erbe medicinali e il fasciarsi un braccio, ma ormai tutto quel che riesce a fare è maneggiare spade e provare a battere Clove. Così sviene.
 
 
 
***

"Sai, non sapevo fossi così debole."

Quando Cato riapre gli occhi è sdraiato su uno dei letti bianchi dell'infermeria, il braccio avvolto in una serie di garze e cerotti. Non ha quasi più dolore, ma se lo sente intorpidito fino alla mano - e poi, naturalmente, c'è l'imbarazzo pulsante di essere stato battuto nuovamente da lei, dalla strega.

"Non sono debole" borbotta, lo sguardo basso. Se chiude gli occhi, riesce quasi a sentire la voce di suo padre che gli intima di alzarli e piantarli fissi in quelli della ragazza, giocando di forza. Ma non ci riesce, non lo fa mai.
Clove, d'altro canto, sembra gradire il suo tono remissivo. "Dev'essere la legge del più forte" gli dice, sedendosi ai piedi del letto. "Sai, i deboli perdono."

Si è cambiata, adesso: ha i capelli puliti e il viso asciutto, indossa un paio di pantaloni e una maglietta rossa quasi femminile. Cato si sorprende a fissarla e pensare che, allora, forse anche lei è un po' una ragazza, quasi umana. 

"O forse è solo che guardavo dall'altra parte" ribatte, questa volta alzando il capo. Lei ammicca, poi ghigna.
"Sì, certo" lo asseconda. Si volta dall'altra parte e borbotta un "povero illuso" ben consapevole che verrà sentita comunque. "Sai benissimo che avrei potuto ucciderti. Tu non mi hai mai battuto". Ha cambiato tono, adesso, è fiera: tutti sanno che è tra le più brave del corso, forse è addirittura la migliore. E quando lancia coltelli nessuno può batterla.
"E allora perché non l'hai fatto?" le chiede il ragazzo, tirandosi a sedere. "Perché non mi hai ucciso?"

Clove lo fissa negli occhi, questa volta. Sono marroni contro quelli celesti di lui: terra contro cielo. Come quando erano più piccoli e lei gli tirava manciate di terriccio solo per farlo arrabbiare. "Perché voglio avere un degno avversario nell'Arena" gli risponde alla fine, alzandosi. "Perché se proprio qualcuno deve uccidermi, voglio che non sia un Tributo qualunque. Voglio che la morte abbia i tuoi occhi."

Si volta e si allontana, diretta alla porta. L'ha già aperta quando esita e torna a fissarlo.

"Non montarti la testa, Hadley. Sarò comunque io a uccidere te."

Poi esce.


 
"Cato!" she screeches. "Cato!"
"Clove!" I hear Cato's answer, but he's too far away. 
[...]
"Clove!" Cato's voice is much nearer now. I can tell by the pain in it that he sees her on the ground.

["Hunger Games" - chapter 21]


 
N.d.A.: Ringrazio il gruppo FB The Capitol e, in particolare, Kary Novantuno, Kyrean is on Fire e Giraffetta per essermi avermi suggerito prompt per la stesura della storia.
  
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