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Autore: Eril    26/12/2008    16 recensioni
<< Le donne non devono piangere mai. >>
Riza guardò confusa la madre, osservando come quella si stesse passando un rossetto rosso carminio sulle labbra.
<< Perché non possono farlo? >> Domandò ingenuamente.
La bionda schioccò le labbra stendendo in maniera uniforme il rossetto sulla bocca.
<< Perché altrimenti rovinerebbero il trucco… >>
[…]
<< Le donne non devono piangere mai… >> Disse il moro con tono di voce dolce.
Il Tenente spalancò gli occhi chinando nuovamente lo sguardo.
<< Perché altrimenti rovinerebbero il trucco? >> Domandò con un sussurro.
Roy sgranò incredulo gli occhi.
<< Ma certo che no! Non devono piangere perché devono essere forti, non solo per sé stesse, ma anche per gli uomin: dopotutto noi non siamo così indipendenti come cerchiamo di far vedere… >>
(RoyAi)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indubbiamente, per Riza, il momento peggiore della giornata era l’ora di pranzo

Prefazione

 

Questa è la prima RoyAi che provo a scrivere e la dedico soprattutto a ladyflame, grande fan di questo paring ma che mi segue nonostante io scriva solo RoyEd. Essendo la prima fic che scrivo su questa coppia, sono graditi commenti, critiche e osservazioni sul prodotto finale: spero di non essere un disastro totale!

Premetto poi che questo paring sta cominciando a piacermi solo ultimamente, quindi spero di aver colto bene l’essenza dei due personaggi, soprattutto per quanto riguarda Riza, visto che bene o male con Roy ho già avuto a che fare.

Ringrazio chi leggerà e magari lascerà un commentino.

Buona lettura.

 

 

 

 

Dedicata a Ladyflame.

Grazie di tutto.

 

 

Le donne non devono piangere mai

 

 

 

 

Il portone si spalancò causando un rumore sordo, dall’altra parte una bambina, coi capelli lunghi e d’oro, legati in due codini, entrò timidamente in casa nascondendo dietro la schiena le braccia.

Chinò la testa mentre mesta si richiudeva la porta alle spalle e camminava insicura verso la donna che stava dall’altra parte della stanza, intenta ad ammirarsi in uno specchio.

Si morse il labbro inferiore nascondendo le lacrime: questa volta l’aveva proprio fatta grossa!

<< Sei in ritardo… >> Disse la bella signora davanti a lei.

Annuì con la testa tirando su col naso, cosa che sapeva bene infastidire l’altra.

Guardò la figura riflessa nello specchio della giovane donna, in quel momento troppo impegnata a truccarsi e spazzolarsi i capelli per badare davvero al lei e notare le sue lacrime: aveva lunghi capelli dorati lunghi fino a metà schiena, gli occhi blu come due zaffiri, le labbra carnose e rosse come i petali di una rosa, la pelle diafana, bianca come il marmo che copriva i pavimenti della stanza, l’aria severa e seria, un corpo slanciato e formoso, messo in evidenza da vestiti talmente aderenti da chiedersi come quella potesse respirare.

Definirla una bella donna era riduttivo.

Era splendida.

<<  Scusa mamma… >>

Quella finalmente spostò la sua attenzione sulla figlia, osservandola dallo specchio e accorgendosi che stava piangendo.

<< Perché piangi Riza? >> Domandò con voce apatica, priva di reale interesse.

La bimba singhiozzò sommessamente e, lentamente, porse le braccia alla donna mostrando le maniche del costosissimo cappotto tutte tagliate e sporche di fango, le braccia coperte di tagli ancora aperti.

<< S-sono caduta mamma, sul ghiaccio. Mi sono fatta male… >> Si giustificò spalancando terrorizzata gli occhi color cioccolata.

Non ebbe il tempo di realizzare o di aggiungere altro.

Lo schiaffo partì immediato e centrò la sua guancia.

Si portò immediatamente le mani sul volto mentre un’altra lacrima di dispiacere solcava le sue gote già bagnate.

<< Razza di stupida, guarda come hai ridotto il tuo cappotto! L’avevo pagato un occhio della testa! >> La sgridò la signora glaciale.

<< Mi… mi dispiace, non volevo… >> Cercò di scusarsi l’altra.

La donna guardò per qualche istante la figlia poi, seccata, tirò fuori dalle tasche un fazzolettino di seta e lo porse  in malo modo alla bimba tornando ad occuparsi della propria immagine.

<< Asciugati quelle lacrime e togliti il cappotto: lo porterò dal sarto per cercare di aggiustarlo… >>

Eseguì premendosi la stoffa liscia sugli occhi quasi fino a farsi male.

<< Le donne non devono piangere mai. >>

Riza guardò confusa la madre, osservando come quella si stesse passando un rossetto rosso carminio sulle labbra.

<< Perché non possono farlo? >> Domandò ingenuamente.

La bionda schioccò le labbra stendendo in maniera uniforme il rossetto sulla bocca.

<< Perché altrimenti rovinerebbero il trucco… >>

<< E se non si truccano? >>

<< Una donna deve truccarsi per piacere agli uomini, altrimenti quelli la considereranno brutta. Ricordati Riza: gli uomini sono tutti dei grandi porci che guardano solo la taglia del tuo reggiseno e il tuo fondoschiena, non gli importa niente di come sei dentro. Ecco perché dobbiamo truccarci. >>

Riza rimase per qualche secondo in silenzio, immagazzinando ogni parola della madre, non sempre chiara: quella forse era l’unica discussione che le due avessero mai avuto.

<< E cosa succede se si rovinano il trucco? >>

La bella bionda si lasciò sfuggire una gelida risata che fece rabbrividire la figlioletta.

<< Succede che gli uomini  la considereranno ancora più brutta di com’è se non truccata. >>

<< Ma nei libri delle favole il principe azzurro si innamora della principessa per quello che dice e per quello che fa! >> Ribatté convinta la ragazzina.

<< E perché ogni volta si rivela essere la donna più bella del reame. >> Concluse l’altra terminando finalmente di truccarsi e afferrando il suo cappotto dalla sedia.

Si vestì lentamente, calma, dopotutto, quella notte, aveva solo un appuntamento con un uomo.

<< Io torno tardi, non mi aspettare alzata. Non far arrabbiare la governante mentre non ci sono e vai a letto presto, chiaro? >>

La piccola annuì con la testa.

Guardò per un attimo la figlia in silenzio, poi si voltò dandole le spalle e dirigendosi verso la porta.

<< Il principe azzurro non esiste nella vita reale Riza, questo è un altro motivo per cui le donne non possono piangere… non hanno nessuno a cui affidare le proprie lacrime. >>

La porta si richiuse su sé stessa lasciando la piccola da sola, al centro del salotto.

Il principe azzurro non esisteva.

Le donne non piangevano mai.

Due certezze e due promesse fatte a sé stessa: non si sarebbe mai truccata per tutta la vita e non avrebbe mai pianto!

 

*****

 

Un’altra monotona giornata a Central City, vent’anni dopo.

Una bella bionda dai lineamenti dolci e seri, gli occhi caldi, marroni e severi, entrò nella mensa dell’esercito con la sua solita camminata autorevole: odiava quel momento della giornata!

Riza Hawkeye era cresciuta, diventando una donna matura e indipendente, era entrata nell’esercito ed era diventata un Tenente, sempre mantenendo fede alle promesse fattasi anni indietro: in tutto quel tempo, mai un rossetto o un ombretto avevano dipinto il suo volto, come mai nessuna lacrima lo aveva solcato.

Afferrò un vassoio e si prese qualcosa da mangiare, per poi andare a sedersi da sola sul primo tavolo libero che trovò sulla sua strada.

Si guardò in giro per qualche breve istante: la mensa dell’esercito era infinitamente grande e pullulava di soldati, prevalentemente maschi: le parole che la madre le aveva rivolto quel giorno erano ancora vive in lei, ma col tempo aveva imparato a non farne il centro del proprio mondo.

Ora aveva anche lei un sogno, un ideale che si discostava dagli insegnamenti di quella donna.

Sospirò addentando un pezzo di pane: in fin dei conti non aveva mai avuto un buon rapporto con lei, l’aveva sempre giudicata come una persona insensibile e  priva di ogni regola morale, ma una cosa doveva ringraziarle, dopotutto era per merito suo che ora era così forte e determinata.

“Il mio sogno…”

Lo sguardo cadde due tavoli davanti a lei dove c’era seduto, assieme a suoi colleghi, un uomo moro, dagli occhi del medesimo colore, l’aria rilassata ma allo stesso tempo vigile e autorevole, lo sguardo profondo e deciso.

Masticò un altro pezzo di pane: ecco, da piccola avrebbe considerato Roy Mustang il suo futuro principe azzurro.

Forte, leale, giusto, per questo gli stava affianco: condividevano stessi ideali e stessi pensieri, avrebbe lottato per difendere il sogno di una persona che così tanto le somigliava e che così tanto stimava e ammirava.

Abbozzò un mezzo sorriso tornando a chinare lo sguardo sul suo piatto: che razza di stupida!  

Strinse la mano intorno alla sua tazza: era capitato che ogni tanto si fosse fatta prendere dalla fantasia e che avesse pensato al suo Superiore come qualcuno di completamente diverso, si era illusa di poter essere per lui non un suo sottoposto qualunque, di valere di più, ma era ovvio che tutti quei sentimenti e propositi erano a una sola direzione.

La verità era una, e Riza l’aveva bene o male accettata: erano colleghi, Superiore e sottoposta.

amici.

Chinò la testa spostando la sua attenzione sul suo piatto: Roy Mustang si trovava molto più a suo agio in compagnia di quelli con cui stava pranzando, anziché con lei, e questo perché lei era…

<< Frigida… sì, davvero! >>

Ecco appunto…

Il Tenente ignorò il commento che veniva dalle sue spalle: ecco il motivo per cui odiava così tanto l’ora di pranzo.

Continuò a mangiare cercando di non badare ai vociferi e i commenti spudorati che facevano su di lei i soldati, sia maschi che femmine, accompagnati sempre da grosse risate e altre parole fuori luogo: ogni giorno la stessa storia.

<< Ma dai, io mi gioco tutti i soldi che ho che quella lì è una bomba a letto! >> Disse a voce troppo alta un soldato.

Riza ignorò seppur indignata: come si permetteva un soldato di quarta categoria come quello di parlare così di un Tenente?

<< Ma va, quella lì secondo me non sa neanche come si fanno i bambini! Pensa solo alle sue benedette pistole! >>

<< Beh, ma è un buon cecchino no? Hawkeye è uno dei migliori soldati dell’esercito, non dovremmo parlare così male di lei… >> La difese una timida voce femminile.

La bionda sgranò gli occhi sorpresa: questa sì che era una rarità! Erano anni che qualcuno non la difendeva, avrebbe voluto stringere la mano al povero soldato che si era appena messo contro tutto quel branco di animali!

Era stata una donna.

 

“Gli uomini sono tutti porci…”

 

<< Ma per favore, scommetto che non è brava come dicono in giro, ha fama solo perché ha un seno e un culo da favola! >>  Riprese un altro soldato scocciato.

Riza chinò ancora di più la testa, cercando di concentrarsi sul suo mangiare: quanto valore energetico poteva fornire una polpetta di carne?

Nonostante non si truccasse, evidentemente c’erano molti uomini che pensavano anche troppo “bene” di lei.

Cercò di fare ricorso a tutto il suo autocontrollo, ripetendosi mentalmente che lei non aveva bisogno di un uomo stupido come quei soldati… ed era in momenti come quelli che scopriva ogni volta di odiarsi: era fredda, calcolatrice, maniaca del lavoro e delle pistole, non era spiritosa e neanche divertente, cosa avrebbero potuto trovarci in lei gli uomini?

La risposta era semplice: niente.

Ecco perché non le interessavano gli uomini: perché quelli non erano interessati a lei, ma come dargli torto?

Rabbrividì: forse assomigliava a sua madre più di quanto non credesse!

Come avrebbe voluto nascere uomo ed essere quindi bastarda come quei cani!

<< Secondo me quella lì non troverà mai marito, scommetto che al primo appuntamento punterebbe in faccia al povero uomo una pistola! >> Esclamò una fredda voce femminile.

Si sentì il petto come dilaniato: a questo punto, di solito, lei si alzava e se ne andava dalla stanza, lasciandosi tutto alle spalle, ma quel giorno le sue gambe non ne volevano sapere di muoversi.

“Muoviti Riza, è un ordine”

Non voleva sentire un’altra offesa, aveva paura di cedere e lei non poteva permetterselo, nessuna donna poteva farlo…

 

“…le donne non possono piangere… non hanno nessuno a cui affidare le proprie lacrime…”

 

<< Volete che vi dico come stanno le cose? Ecco, per me Riza Hawkeye è una grandissima TROIA! >>

Cedette.

 

“Le donne non devono piangere mai.”

 

Non aveva mai fatto nulla di male, si era limitata a fare il suo lavoro.

Non si truccava, e nemmeno si metteva la divisa con la gonnella.

Allora perché erano tutti così duri con lei?

Perché tutti la trattavano come sua madre?

Una lacrima le solcò il volto, piccola e dispettosa, infrangendo così la promessa, stava piangendo…

<< SBAAM!! >>      

Un tuono sordo seguito da un inspiegabile silenzio: improvvisamente il chiacchiericcio, che animava la mensa solo pochi secondi prima, si spense.

Riza si voltò sorpresa, asciugandosi veloce le lacrime col dorso della mano, e rimase a bocca aperta: davanti a lei, di spalle, c’era la figura di Roy Mustang, con ai piedi il soldato che poco prima le aveva dato della troia, che guardava il superiore con occhi terrorizzati e confusi.

Sgranò gli occhi senza capire: perché il Colonnello aveva dato un pugno a quel soldato? Per… difendere il suo onore?

<< Scusa soldato, forse ho capito male… puoi ripetere quello che hai detto del mio Tenente? >> Domandò con voce falsamente mielosa quello.

Il militare tremò mentre la biondina continuava a guardare la scena incredula, senza sapere bene cosa dire o fare: nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per lei.

<< Io… io… >> Balbettò quello strisciando lontano dal Flame Alchemist.

<< Tu cosa soldato? >>
<< Nie… niente… >>

<< Sai soldato, quel posto ti si addice. Continua a strisciare nella polvere proprio come i cani, ma ti avverto: la prossima volta che ti rivolgerai così a un mio diretto sottoposto, non sarò altrettanto tenero come questa volta, sono stato chiaro? >>

L’uomo si alzò in piedi di scatto e si mise in posizione.

<< S-sì signore! >>

Mustang sorrise vittorioso e si voltò verso Riza.

<< Ehilà Hawkeye, se hai finito di mangiare potresti venire con me? Dobbiamo terminare qualche lavoretto prima dell’arrivo di Acciaio, torna proprio oggi dalla sua missione… >>

Quella non se lo fece ripetere due volte: si alzò velocissima dal tavolo abbandonando tutto lì, mentre tutti nella stanza osservavano i due, paralizzati, seguendoli con lo sguardo ogni passo che quelli facevano.

<< Colonnello non doveva farlo! >> Lo rimproverò la donna mentre camminavano tra i tavoli.

<< Cosa non dovevo fare? >> Domandò innocentemente l’uomo.

<< QUELLO CHE HA FATTO!! >>

<< E cioè? >>

Riza sospirò furiosa: cercare di venirne a capo con quel testone era tutta fatica sprecata, però…

Sorrise chinando il capo per impedire all’altro di vedere: chissà cos’avrebbe detto sua madre di una cosa del genere!

Un uomo che difende l’onore di una donna, nonostante quella fosse struccata, avesse appena pianto e lo stesse ancora facendo!

<< Hawkeye asciugati quelle lacrime, pensi che non me ne sia accorto che stai piangendo? >>

La bionda sussultò sorpresa poi eseguì l’ordine veloce e puntuale.

<< Sì Colonnello. >>

<< Le donne non devono piangere mai… >> Disse il moro con tono di voce dolce.

Il Tenente spalancò gli occhi chinando nuovamente lo sguardo.

<< Perché altrimenti rovinano il trucco? >> Domandò con un sussurro.

Roy sgranò incredulo gli occhi.

<< Ma certo che no! Non devono piangere perché devono essere forti, non solo per sé stesse, ma anche per gli uomini, dopotutto noi non siamo così forti come cerchiamo di dar a vedere… >>

Riza oscillò incredula: ecco le parole giuste! Le parole che quel giorno avrebbe dovuto dirle sua madre! Il vero motivo!

Sorrise annuendo in direzione del Colonnello.

Quello sorrise a sua volta e, così facendo, cinse il braccio attorno alle spalle dell’altra attirandola a sé, in modo che tutti potessero vedere la scena, poi si voltò verso la platea e sorrise soddisfatto all’indirizzo di quegli infami che avevano parlato in quel modo del suo Tenente.

<< Co…Colonnello posso sapere cosa sta facendo? >> Domandò la donna arrossendo mentre percepiva il suo corpo ogni tanto sfiorare  quello del suo superiore.

<< Una piccola vendetta, non preoccuparti Hawkeye… >>

Si lasciò sfuggire un altro piccolo sorriso mentre uscivano dalla stanza.

 

“Il principe azzurro non esiste…”

 

“Ti sbagli, esiste eccome ed è proprio qui al mio fianco” Pensò tra sé e sé la bella Tenente appoggiando la testa sulla spalla del Superiore.

<< Grazie Colonnello… >>

 

 

 

*****

 

 

[The End]

 

 

 

 

Angolino:

 

Finita, contro ogni mia aspettativa non è nemmeno così lunga!

Che ve ne pare?

Spero vivamente che vi sia piaciuta, diciamo che come “primo approccio” con le RoyAi mi ritengo abbastanza soddisfatta, ovviamente sta a voi giudicare!

Ringrazio tutti quelli che hanno letto e commentato la mia precedente fic “Cercasi Regalo di Natale Disperatamente”: no, care fan delle RoyAi, mi dispiace ma è una RoyEd…

Ringrazio chi ha letto e soprattutto chi mi lascerà un commentino: spero di tornare presto con altre fic su questa coppia che lentamente mi sta facendo innamorare!

Bacioni e auguri di buone feste!

 

 

 

Eril

 

 

   

 

  
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