Prefazione
Questa è la prima RoyAi che provo a scrivere e la dedico soprattutto a ladyflame, grande fan
di questo paring ma che mi segue nonostante io scriva solo RoyEd. Essendo la
prima fic che scrivo su questa coppia, sono graditi commenti, critiche e osservazioni
sul prodotto finale: spero di non essere un disastro totale!
Premetto poi che questo paring sta cominciando a piacermi solo
ultimamente, quindi spero di aver colto bene l’essenza dei due personaggi,
soprattutto per quanto riguarda Riza, visto che bene o male con Roy ho già
avuto a che fare.
Ringrazio chi leggerà e magari lascerà un commentino.
Buona lettura.
Dedicata a Ladyflame.
Grazie di tutto.
Le donne non devono piangere
mai
Il portone si spalancò
causando un rumore sordo, dall’altra parte una bambina, coi capelli lunghi e
d’oro, legati in due codini, entrò timidamente in casa nascondendo dietro la
schiena le braccia.
Chinò la testa mentre
mesta si richiudeva la porta alle spalle e camminava insicura verso la donna
che stava dall’altra parte della stanza, intenta ad ammirarsi in uno specchio.
Si morse il labbro
inferiore nascondendo le lacrime: questa volta l’aveva proprio fatta grossa!
<< Sei in ritardo… >>
Disse la bella signora davanti a lei.
Annuì con la testa
tirando su col naso, cosa che sapeva bene infastidire l’altra.
Guardò la figura riflessa
nello specchio della giovane donna, in quel momento troppo impegnata a
truccarsi e spazzolarsi i capelli per badare davvero al lei e notare le sue
lacrime: aveva lunghi capelli dorati lunghi fino a metà schiena, gli occhi blu
come due zaffiri, le labbra carnose e rosse come i petali di una rosa, la pelle
diafana, bianca come il marmo che copriva i pavimenti della stanza, l’aria
severa e seria, un corpo slanciato e formoso, messo in evidenza da vestiti
talmente aderenti da chiedersi come quella potesse respirare.
Definirla una bella donna
era riduttivo.
Era splendida.
<< Scusa mamma… >>
Quella finalmente spostò
la sua attenzione sulla figlia, osservandola dallo specchio e accorgendosi che
stava piangendo.
<< Perché piangi
Riza? >> Domandò con voce apatica, priva di reale interesse.
La bimba singhiozzò
sommessamente e, lentamente, porse le braccia alla donna mostrando le maniche
del costosissimo cappotto tutte tagliate e sporche di fango, le braccia coperte
di tagli ancora aperti.
<< S-sono caduta
mamma, sul ghiaccio. Mi sono fatta male… >> Si giustificò spalancando
terrorizzata gli occhi color cioccolata.
Non ebbe il tempo di
realizzare o di aggiungere altro.
Lo schiaffo partì
immediato e centrò la sua guancia.
Si portò immediatamente
le mani sul volto mentre un’altra lacrima di dispiacere solcava le sue gote già
bagnate.
<< Razza di
stupida, guarda come hai ridotto il tuo cappotto! L’avevo pagato un occhio
della testa! >> La sgridò la signora glaciale.
<< Mi… mi dispiace,
non volevo… >> Cercò di scusarsi l’altra.
La donna guardò per
qualche istante la figlia poi, seccata, tirò fuori dalle tasche un fazzolettino
di seta e lo porse in malo modo alla
bimba tornando ad occuparsi della propria immagine.
<< Asciugati quelle
lacrime e togliti il cappotto: lo porterò dal sarto per cercare di aggiustarlo…
>>
Eseguì premendosi la
stoffa liscia sugli occhi quasi fino a farsi male.
<< Le donne non
devono piangere mai. >>
Riza guardò confusa la
madre, osservando come quella si stesse passando un rossetto rosso carminio
sulle labbra.
<< Perché non
possono farlo? >> Domandò ingenuamente.
La bionda schioccò le
labbra stendendo in maniera uniforme il rossetto sulla bocca.
<< Perché
altrimenti rovinerebbero il trucco… >>
<< E se non si
truccano? >>
<< Una donna deve
truccarsi per piacere agli uomini, altrimenti quelli la considereranno brutta.
Ricordati Riza: gli uomini sono tutti dei grandi porci che guardano solo la
taglia del tuo reggiseno e il tuo fondoschiena, non gli importa niente di come
sei dentro. Ecco perché dobbiamo truccarci. >>
Riza rimase per qualche
secondo in silenzio, immagazzinando ogni parola della madre, non sempre chiara:
quella forse era l’unica discussione che le due avessero mai avuto.
<< E cosa succede
se si rovinano il trucco? >>
La bella bionda si lasciò
sfuggire una gelida risata che fece rabbrividire la figlioletta.
<< Succede che gli
uomini la considereranno ancora più
brutta di com’è se non truccata. >>
<< Ma nei libri
delle favole il principe azzurro si innamora della principessa per quello che
dice e per quello che fa! >> Ribatté convinta la ragazzina.
<< E perché ogni
volta si rivela essere la donna più bella del reame. >> Concluse l’altra
terminando finalmente di truccarsi e afferrando il suo cappotto dalla sedia.
Si vestì lentamente,
calma, dopotutto, quella notte, aveva solo un appuntamento con un uomo.
<< Io torno tardi,
non mi aspettare alzata. Non far arrabbiare la governante mentre non ci sono e
vai a letto presto, chiaro? >>
La piccola annuì con la
testa.
Guardò per un attimo la
figlia in silenzio, poi si voltò dandole le spalle e dirigendosi verso la
porta.
<< Il principe
azzurro non esiste nella vita reale Riza, questo è un altro motivo per cui le
donne non possono piangere… non hanno nessuno a cui affidare le proprie
lacrime. >>
La porta si richiuse su
sé stessa lasciando la piccola da sola, al centro del salotto.
Il principe azzurro non
esisteva.
Le donne non piangevano
mai.
Due certezze e due
promesse fatte a sé stessa: non si sarebbe mai truccata per tutta la vita e non
avrebbe mai pianto!
*****
Un’altra
monotona giornata a Central City, vent’anni dopo.
Una
bella bionda dai lineamenti dolci e seri, gli occhi caldi, marroni e severi,
entrò nella mensa dell’esercito con la sua solita camminata autorevole: odiava
quel momento della giornata!
Riza
Hawkeye era cresciuta, diventando una donna matura e indipendente, era entrata
nell’esercito ed era diventata un Tenente, sempre mantenendo fede alle promesse
fattasi anni indietro: in tutto quel tempo, mai un rossetto o un ombretto
avevano dipinto il suo volto, come mai nessuna lacrima lo aveva solcato.
Afferrò
un vassoio e si prese qualcosa da mangiare, per poi andare a sedersi da sola
sul primo tavolo libero che trovò sulla sua strada.
Si
guardò in giro per qualche breve istante: la mensa dell’esercito era
infinitamente grande e pullulava di soldati, prevalentemente maschi: le parole
che la madre le aveva rivolto quel giorno erano ancora vive in lei, ma col
tempo aveva imparato a non farne il centro del proprio mondo.
Ora
aveva anche lei un sogno, un ideale che si discostava dagli insegnamenti di
quella donna.
Sospirò
addentando un pezzo di pane: in fin dei conti non aveva mai avuto un buon
rapporto con lei, l’aveva sempre giudicata come una persona insensibile e priva di ogni regola morale, ma una cosa
doveva ringraziarle, dopotutto era per merito suo che ora era così forte e
determinata.
“Il mio
sogno…”
Lo
sguardo cadde due tavoli davanti a lei dove c’era seduto, assieme a suoi colleghi,
un uomo moro, dagli occhi del medesimo colore, l’aria rilassata ma allo stesso
tempo vigile e autorevole, lo sguardo profondo e deciso.
Masticò
un altro pezzo di pane: ecco, da piccola avrebbe considerato Roy Mustang il suo
futuro principe azzurro.
Forte,
leale, giusto, per questo gli stava affianco: condividevano stessi ideali e
stessi pensieri, avrebbe lottato per difendere il sogno di una persona che così
tanto le somigliava e che così tanto stimava e ammirava.
Abbozzò
un mezzo sorriso tornando a chinare lo sguardo sul suo piatto: che razza di
stupida!
Strinse
la mano intorno alla sua tazza: era capitato che ogni tanto si fosse fatta
prendere dalla fantasia e che avesse pensato al suo Superiore come qualcuno di
completamente diverso, si era illusa di poter essere per lui non un suo
sottoposto qualunque, di valere di più, ma era ovvio che tutti quei sentimenti
e propositi erano a una sola direzione.
La
verità era una, e Riza l’aveva bene o male accettata: erano colleghi, Superiore
e sottoposta.
amici.
Chinò
la testa spostando la sua attenzione sul suo piatto: Roy Mustang si trovava
molto più a suo agio in compagnia di quelli con cui stava pranzando, anziché
con lei, e questo perché lei era…
<<
Frigida… sì, davvero! >>
Ecco
appunto…
Il
Tenente ignorò il commento che veniva dalle sue spalle: ecco il motivo per cui
odiava così tanto l’ora di pranzo.
Continuò
a mangiare cercando di non badare ai vociferi e i commenti spudorati che
facevano su di lei i soldati, sia maschi che femmine, accompagnati sempre da
grosse risate e altre parole fuori luogo: ogni giorno la stessa storia.
<<
Ma dai, io mi gioco tutti i soldi che ho che quella lì è una bomba a letto!
>> Disse a voce troppo alta un soldato.
Riza
ignorò seppur indignata: come si permetteva un soldato di quarta categoria come
quello di parlare così di un Tenente?
<<
Ma va, quella lì secondo me non sa neanche come si fanno i bambini! Pensa solo
alle sue benedette pistole! >>
<<
Beh, ma è un buon cecchino no? Hawkeye è uno dei migliori soldati dell’esercito,
non dovremmo parlare così male di lei… >> La difese una timida voce
femminile.
La
bionda sgranò gli occhi sorpresa: questa sì che era una rarità! Erano anni che
qualcuno non la difendeva, avrebbe voluto stringere la mano al povero soldato
che si era appena messo contro tutto quel branco di animali!
Era
stata una donna.
“Gli uomini sono tutti porci…”
<<
Ma per favore, scommetto che non è brava come dicono in giro, ha fama solo
perché ha un seno e un culo da favola! >> Riprese un altro soldato scocciato.
Riza
chinò ancora di più la testa, cercando di concentrarsi sul suo mangiare: quanto
valore energetico poteva fornire una polpetta di carne?
Nonostante
non si truccasse, evidentemente c’erano molti uomini che pensavano anche troppo
“bene” di lei.
Cercò
di fare ricorso a tutto il suo autocontrollo, ripetendosi mentalmente che lei
non aveva bisogno di un uomo stupido come quei soldati… ed era in momenti come
quelli che scopriva ogni volta di odiarsi: era fredda, calcolatrice, maniaca
del lavoro e delle pistole, non era spiritosa e neanche divertente, cosa
avrebbero potuto trovarci in lei gli uomini?
La
risposta era semplice: niente.
Ecco
perché non le interessavano gli uomini: perché quelli non erano interessati a
lei, ma come dargli torto?
Rabbrividì:
forse assomigliava a sua madre più di quanto non credesse!
Come
avrebbe voluto nascere uomo ed essere quindi bastarda come quei cani!
<<
Secondo me quella lì non troverà mai marito, scommetto che al primo
appuntamento punterebbe in faccia al povero uomo una pistola! >> Esclamò
una fredda voce femminile.
Si
sentì il petto come dilaniato: a questo punto, di solito, lei si alzava e se ne
andava dalla stanza, lasciandosi tutto alle spalle, ma quel giorno le sue gambe
non ne volevano sapere di muoversi.
“Muoviti
Riza, è un ordine”
Non
voleva sentire un’altra offesa, aveva paura di cedere e lei non poteva
permetterselo, nessuna donna poteva farlo…
“…le donne non possono piangere… non hanno nessuno a cui
affidare le proprie lacrime…”
<<
Volete che vi dico come stanno le cose? Ecco, per me Riza Hawkeye è una
grandissima TROIA! >>
Cedette.
“Le donne non devono piangere mai.”
Non
aveva mai fatto nulla di male, si era limitata a fare il suo lavoro.
Non si
truccava, e nemmeno si metteva la divisa con la gonnella.
Allora
perché erano tutti così duri con lei?
Perché
tutti la trattavano come sua madre?
Una
lacrima le solcò il volto, piccola e dispettosa, infrangendo così la promessa,
stava piangendo…
<<
SBAAM!! >>
Un
tuono sordo seguito da un inspiegabile silenzio: improvvisamente il
chiacchiericcio, che animava la mensa solo pochi secondi prima, si spense.
Riza si
voltò sorpresa, asciugandosi veloce le lacrime col dorso della mano, e rimase a
bocca aperta: davanti a lei, di spalle, c’era la figura di Roy Mustang, con ai
piedi il soldato che poco prima le aveva dato della troia, che guardava il
superiore con occhi terrorizzati e confusi.
Sgranò
gli occhi senza capire: perché il Colonnello aveva dato un pugno a quel
soldato? Per… difendere il suo onore?
<<
Scusa soldato, forse ho capito male… puoi ripetere quello che hai detto del mio
Tenente? >> Domandò con voce falsamente mielosa quello.
Il
militare tremò mentre la biondina continuava a guardare la scena incredula,
senza sapere bene cosa dire o fare: nessuno aveva mai fatto una cosa del genere
per lei.
<<
Io… io… >> Balbettò quello strisciando lontano dal Flame Alchemist.
<<
Tu cosa soldato? >>
<< Nie… niente… >>
<<
Sai soldato, quel posto ti si addice. Continua a strisciare nella polvere
proprio come i cani, ma ti avverto: la prossima volta che ti rivolgerai così a
un mio diretto sottoposto, non sarò altrettanto tenero come questa volta, sono
stato chiaro? >>
L’uomo
si alzò in piedi di scatto e si mise in posizione.
<<
S-sì signore! >>
Mustang
sorrise vittorioso e si voltò verso Riza.
<<
Ehilà Hawkeye, se hai finito di mangiare potresti venire con me? Dobbiamo
terminare qualche lavoretto prima dell’arrivo di Acciaio, torna proprio oggi
dalla sua missione… >>
Quella
non se lo fece ripetere due volte: si alzò velocissima dal tavolo abbandonando
tutto lì, mentre tutti nella stanza osservavano i due, paralizzati, seguendoli
con lo sguardo ogni passo che quelli facevano.
<<
Colonnello non doveva farlo! >> Lo rimproverò la donna mentre camminavano
tra i tavoli.
<<
Cosa non dovevo fare? >> Domandò innocentemente l’uomo.
<<
QUELLO CHE HA FATTO!! >>
<<
E cioè? >>
Riza
sospirò furiosa: cercare di venirne a capo con quel testone era tutta fatica
sprecata, però…
Sorrise
chinando il capo per impedire all’altro di vedere: chissà cos’avrebbe detto sua
madre di una cosa del genere!
Un uomo
che difende l’onore di una donna, nonostante quella fosse struccata, avesse
appena pianto e lo stesse ancora facendo!
<<
Hawkeye asciugati quelle lacrime, pensi che non me ne sia accorto che stai
piangendo? >>
La
bionda sussultò sorpresa poi eseguì l’ordine veloce e puntuale.
<<
Sì Colonnello. >>
<<
Le donne non devono piangere mai… >> Disse il moro con tono di voce
dolce.
Il
Tenente spalancò gli occhi chinando nuovamente lo sguardo.
<<
Perché altrimenti rovinano il trucco? >> Domandò con un sussurro.
Roy
sgranò incredulo gli occhi.
<<
Ma certo che no! Non devono piangere perché devono essere forti, non solo per
sé stesse, ma anche per gli uomini, dopotutto noi non siamo così forti come
cerchiamo di dar a vedere… >>
Riza
oscillò incredula: ecco le parole giuste! Le parole che quel giorno avrebbe
dovuto dirle sua madre! Il vero motivo!
Sorrise
annuendo in direzione del Colonnello.
Quello
sorrise a sua volta e, così facendo, cinse il braccio attorno alle spalle dell’altra
attirandola a sé, in modo che tutti potessero vedere la scena, poi si voltò
verso la platea e sorrise soddisfatto all’indirizzo di quegli infami che
avevano parlato in quel modo del suo Tenente.
<<
Co…Colonnello posso sapere cosa sta facendo? >> Domandò la donna
arrossendo mentre percepiva il suo corpo ogni tanto sfiorare quello del suo superiore.
<<
Una piccola vendetta, non preoccuparti Hawkeye… >>
Si
lasciò sfuggire un altro piccolo sorriso mentre uscivano dalla stanza.
“Il principe azzurro non esiste…”
“Ti
sbagli, esiste eccome ed è proprio qui al mio fianco” Pensò tra sé e sé la
bella Tenente appoggiando la testa sulla spalla del Superiore.
<<
Grazie Colonnello… >>
*****
[The End]
Angolino:
Finita, contro ogni mia aspettativa non è nemmeno così lunga!
Che ve ne pare?
Spero vivamente che vi sia piaciuta, diciamo che come “primo approccio”
con le RoyAi mi ritengo abbastanza soddisfatta, ovviamente sta a voi giudicare!
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e commentato la mia precedente
fic “Cercasi Regalo di Natale Disperatamente”: no, care fan delle RoyAi, mi
dispiace ma è una RoyEd…
Ringrazio chi ha letto e soprattutto chi mi lascerà un commentino:
spero di tornare presto con altre fic su questa coppia che lentamente mi sta
facendo innamorare!
Bacioni e auguri di buone feste!
Eril