Siamo tutti un po' fragili.
Chi di più, chi di meno. Nella vita impariamo a prendere
colpi. Chi non ci riesce, invece, ha bisogno
di aiuto, ha bisogno di essere amato.
Solo in questo modo si impara ad amare.
Magari gli altri.
O forse sè stessi.
WE'RE ONLY HUMAN.
by Abigail Shadow William
CAPTER ONEChi di più, chi di meno. Nella vita impariamo a prendere
colpi. Chi non ci riesce, invece, ha bisogno
di aiuto, ha bisogno di essere amato.
Solo in questo modo si impara ad amare.
Magari gli altri.
O forse sè stessi.
WE'RE ONLY HUMAN.
by Abigail Shadow William
The incident
Avevo sempre odiato la la fretta degli ospedali. Tutte quelle infermiere che corrono qui e là per i corridoi come se qualcuno stesse per morire…
Okay, paragone un po’ inadeguato, dato il fatto che la maggior parte delle persone sono in fin di vita.
Nonostante i medici mi ordinassero di lasciare aperta la porta della mia stanza io la richiudevo, solo per non avere proprio alla mia destra tutta quella gente che scorrazzava urlando termini incomprensibili, robe da medici, creando così una confusione assordante, che, per l’appunto, faceva solo male alla mia testa ammaccata.
Ogni tanto tornavo indietro, al giorno dell’incidente. Il giorno in cui persi il mio migliore amico. Non nel senso che morì, no. La mattina a scuola mi disse che si sarebbe dovuto trasferire in Nuova Zelanda. Non ressi bene la novità, ero solo, senza più genitori ne amici. Completamente perduto senza di lui.
Andai all’incrocio tra la via della scuola e quella della casa di George, attraversai la strada sovrappensiero, per andare dalla mia “famiglia”, non feci caso al semaforo – rosso – arrivò il camion, io me ne accorsi solo all’ultimo momento, e poi grida, urla, buio.
Dopo tre giorni mi trovavo in una camera tremendamente bianca, in un letto che non era il mio, al fianco una cena ormai fredda, con una benda alla testa e fasciature in ogni parte del corpo.
I miei ricci erano stati in parte rasati, anche se dopo una settimana hanno ritrovato la loro forma.
I dottori lo chiamavano “il miracolo”, dicevano che se non avessi avuto un fisico così resistente, la forza del furgone bianco mi avrebbe spezzato in due come un ramoscello.
E diciamocelo, il mio fisico era più simile ad un albero fatto e sputato, non ero grasso, anzi. Ero parecchio in forma, non per vantarmi. Il mio corpo era una delle poche cose che mi piacevano di me.
Niall, il mio migliore amico, alla fine non si era nemmeno trasferito, quindi l’incidente era completamente e definitivamente inutile. Non che un incidente possa effettivamente essere utile, sarebbe una cosa sciocca da dire. Però la confusione che avevo in testa quel giorno non sarebbe dovuta esserci.
Ormai ero in ospedale da quasi due settimane e mi ero abituato ben bene al cibo che servivano lì, ammetto che era perfino piacevole stare lì.
ERA.
Un giorno come un altro, stavo facendo un giro per i giardini del ricovero per prendere un po’ d’aria e lasciare libero sfogo alle mie più assurde fantasie.
Del tipo: mi piaceva immaginare che l’uomo che ogni giorno vedevo seduto solo sulla panchina del parco L avesse una relazione segreta con la donna dei boschi. La donna dei boschi era una signora cicciona, dagli occhi gialli e i capelli verdi schizzati in aria, che appena lo vede tornare nella lor casa sull’albero lo aspetta alla porta con uno scoiattolo canterino in braccio pronto ad urlare “Jimmy dalle labbra blu”. Ovviamente tutto di mia invenzione.
Okay, hai 21 anni Harry, smettila di fare l’idiota.
Comunque, dicevo, avevo fatto un giretto attorno all’ospedale per poi tornare subito alla mia stanza.
Quando tornai però, non erano presenti solo i miei vestiti, i miei libri e altri miei vestiti, ma anche gli indumenti di qualcun altro che, stranamente era stato collocato nella mia camera.
Mi sdraiai sul mio letto facendo attenzione a non sbattere troppo la testa, poi, dopo averlo sistemato all’altezza giusta, caddi in un sonno profondo, non pensando più a chi potesse essere il nuovo individuo che, molto probabilmente, sarebbe stato il mio coinquilino.
°La parentesi di Abigail°
Buona sera a tutti quanti, come primo capitolo ammetto che è un po' corto.
Però prometto che la prossima volta sarò molto più esauriente.
Era da un bel po' che progettavo questa fan fiction, e spero vivamente che sia di vostro gradimento.
In questo capitolo non ho avuto occasione di sviluppare a pieno i personaggi, ma la prossima volta ci proverò di più.
Per adesso, spero che questa misera parte vi sia piaciuta.
Baci al cioccolato,
Shadow.