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Autore: darkrin    19/04/2015    1 recensioni
Quando la guerra finisce, Sasuke se ne va e Sakura si ritrova ad aspettare.
Forse ci sarà sempre una parte di lei impegnata solo ad amarlo perché è stato il suo primo amore e la prima persona che abbia desiderato proteggere con braccia tremanti e c’è una parte di lei che continuerà ad aspettarlo per sempre, ma Sakura comincia a pensare che non è tutto, che c’è altro, che la sua vita non è finita quando avevano dodici anni e Sasuke è scomparso.
(Sakura-centric - pre-epilogo)
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Note: ci sono due o tre(cento) cose che non mi sono andate giù dell'epilogo di Naruto e che, ancora, non sono riuscita a digerire e lo scopo di questa storia era quello di giustificarne almeno una parte. Ho iniziato a scriverla subito dopo aver letto l'epilogo e l'ho cancellata e ricominciata da capo una cosa come tre volte prima di arrivare ad oggi. Nel corso delle ristesure la storia è cambiata, ma ci sono due o tre(cento) cose che sono rimaste tali e quali a quelle del progetto originale:
1. volevo scrivere una cosa su Sakura e basta, su quella Sakura forte e matura che Kishimoto aveva creato e che ha sembrato poi distruggere con il finale della serie. Volevo mostrare come lei avesse una vita, come lei non sia rimasta con le mani in mano e non sia corsa tra le braccia di Sasuke non appena lui è tornato al villaggio, perché sono cose che non riesco a tollerare. 
2. è tutto pre-Sakura/Sasuke e lo è volutamente. Il finale resta aperto e mi piace pensare che Sasuke abbia finalmente dovuto sudare per riconquistare Sakura, a partire dalla sua fiducia.
3. ci sono hint piuttosto espliciti di Sakura/Kakashi because of reasons. 
4. il tema ricorrente di questa one-shot (il tema su cui è nata) è quello dell'attesa, ma non un'attesa passiva, un'attesa che si riempie di vita e di cose da fare, ma che rimane, comunque, di sottofondo. 
5. sono probabilmente andata OOC, ma -
6. NARUTO TVB ANCHE SE NON COMPARI PRATICAMENTE MAI. 
7. sono troppo vecchia per (tornare a) scrivere su Naruto e (tornare a) e non ho una beta, quindi segnalatemi qualsiasi svista/strafalcione.
8. questa storia è un po' per Alexiel Mihawk perché l'ho pensata un po', mentre scrivevo.
8bis. perché mi dimentico le cose: l'immagine degli incubi di Sakura è stata ispirata da questa fanart che consiglio a tutti. <3




 
È una guerra, questo nostro amore
 
 
 
“L' attesa di sempre, l' antica attesa delle donne in tutti i paesi del mondo: che gli uomini tornino dalla guerra.”
(Il dolore, M. Duras)

 
 
Giorno 1
 
Quando la guerra finisce, Sasuke se ne va e Sakura si ritrova ad aspettare.
 
 
 
Si era ripromessa che non avrebbe più permesso a lui o a Naruto di lasciarla indietro, ma quando gli chiede, con voce flebile di portarla con sé, lui la interrompe prima che lei possa spiegargli che può aiutarlo, che può combattere, che può curarlo. Sasuke scuote piano il capo e afferma:
- È il mio viaggio di redenzione. Tu non c’entri nulla. –
Sakura si trova improvvisamente senza parole perché non c’è nulla che lei possa obiettare e perché una parte di lei sapeva già che il ragazzo non avrebbe accettato - la sua proposta o la sua compagnia - , quindi si morde il labbro, sorride e finge che quelle parole non l’abbiano ferita.
- Ci vediamo quando torno – la saluta lui con una gentilezza che ancora le risulta estrania.
È sempre gentile, da quanto è finita la guerra, e i suoi movimenti sono sempre lenti e misurati, come se avesse paura di aprire altre ferite, di versare altro sangue solo sfiorando qualcuno con la punta delle dita.
Sakura non sa cosa fare di tutta quella delicatezza, di quei silenzi, di quegli occhi improvvisamente privi di qualsiasi odio, ma sa che Konoha non è ancora casa sua e che forse non lo sarà mai, per questo lo lascia andare senza protestare e, quando Kakashi le poggia una mano sulla spalla, si volta a sorridergli debolmente.
- Ha detto che tornerà – afferma, senza troppa convinzione.
Non è sicura che Sasuke ripercorrerà mai i suoi passi fino a Konoha, ma c’è una parte di lei, che assomiglia spaventosamente a Naruto, che vuole credergli.
Sasuke se ne va, Sakura inizia ad aspettare e, sorprendentemente, la vita va avanti.
 
 
 
Giorno 65
 
I primi mesi sono i più difficili.
Tutti i sogni romantici che una Sakura bambina aveva coltivato per anni e che erano tornati a batterle nel petto come piccole farfalle, quando Sasuke era comparso a combattere al loro fianco, sembrano crollarle intorno. Aveva sperato che vedendola (o vedendo Naruto) avrebbe capito cosa aveva sacrificato e avrebbe scelto di restare con loro, di restare con lei e, con il tempo, avrebbe imparato ad amarla, ma Sasuke se ne va e a lei non rimane nient’altro che Konoha.
 
A volte le sembra di aver passato una vita intera solo a rincorrere persone e sogni e rancori altrui (a volte ancora si sveglia, nel cuore della notte, con le mani di Sasuke strette intorno alla gola o uno dei suoi kunai piantati nel ventre) e ritrovarsi, improvvisamente, ferma ad aspettare le sembra innaturale come respirare sott’acqua.
Naruto continua a non darsi pace: ogni tanto giungono al villaggio, voci di viaggiatori che hanno intravisto Sasuke o uomini a lui somiglianti e lui non può fare a meno di partire.
- Sono passati mesi da quando se n’è andato – le spiega una volta, davanti ad una ciotola di ramen fumante.
Sakura scuote piano la schiena.
- È il suo viaggio di redenzione – risponde e quella punta di sarcasmo nella sua voce non ce l’ha messo lei, assolutamente no.
-Ma…- inizia, ma Sakura lo interrompe subito.
- Dagli tempo. –
Naruto mette il broncio e gonfia le guance.
- Pensavo ti sarebbe mancato – afferma. – Pensavo che tu fra tutti che avresti capito e visto che tu non puoi andare a cercarlo perché ti sei fatta incastrare con l’ospedale da Tsunade, pensavo che l’avrei cercato per entrambi – conclude e si sente solo leggermente tradito perché Sasuke – cercare Sasuke – è sempre stato cosa loro, è quello che fanno. Per anni è stato quello che erano.
Sakura alza gli occhi sul cielo ed è azzurro – così azzurro che quasi ferisce lo sguardo.
- Mi manca – dice. – E capisco, ma non serve più a nulla cercarlo. Ha detto che tornerà e Sasuke non ci ha mai mentito! – esclama, mentre il sorriso che aveva sulle labbra, si trasforma in una smorfia perché non è certa che sia vero.
 
 
 
Giorno 110
 
Più il tempo passa, più andare avanti diventa naturale.
Ci sono ancora missioni e ancora ferite da suturare e ossa da saldare, ci sono veleni da estirpare dal corpo e Sakura si trova ben presto a dover gestire da sola l’intero ospedale di Konoha.
(- Perché dovrei occuparmene io, visto che ci sei tu? – le chiede Tsunade, inarcando un sopracciglio, e infilandosi un intero yakitori in bocca. Sakura annaspa alla ricerca di una risposta, mentre il sopracciglio di Tsunade sembra inerpicarsi sempre di più sulla sua fronte e la ragazza, infine, richiude le labbra, sconfitta).
 
Ino le regala una pianta per festeggiare la sua promozione.
- È un cactus – le spiega prima che Sakura possa ripeterle, per l’ennesima volta, che è una condanna, una tortura con cui Tsunade l’ha incastrata, di nuovo, non una cosa da festeggiare. - È ciccione quanto te e non ha bisogno di essere annaffiato tutti giorni, quindi se fai troppo tardi in ospedale e sei troppo stanca per dargli l’acqua o se devi partire in missione per giorni interi... non c’è nessun problema. Sarà sempre qui ad aspettarti. –
Sakura non può fare a meno di abbracciarla e affermare, con un ghigno:
- Ino-chan, sbaglio o hai messo su peso? –
Kakashi le regala una bottiglia di sakè e Naruto si ubriaca e collassa sul suo divano.
Una parte di lei comincia a pensare che, se anche Sasuke non tornasse, potrebbe essere felice lo stesso. Continuerebbe a mancarle e non smetterebbe di amarlo - forse ci sarà sempre una parte di lei impegnata solo ad amarlo perché è stato il suo primo amore e la prima persona che abbia desiderato proteggere con braccia tremanti e c’è una parte di lei che continuerà ad aspettarlo per sempre, ma Sakura comincia a pensare che non è tutto, che c’è altro, che la sua vita non è finita quando avevano dodici anni e Sasuke è scomparso -; continuerebbe a sentire il vuoto lasciato da quel ragazzino pallido e dagli occhi più scuri che lei abbia mai visto, ma Sakura comincia a pensare che potrebbe essere felice lo stesso – che lo è stata, anche senza di lui.
Pensa anche che, se Sasuke proprio non voleva tornare, poteva almeno dirlo, grazie tante.
 
 
 
Giorno 130
 
Ogni tanto Sakura coglie Kakashi intento a guardarla e, nell’unico occhio, l’uomo ha un misto di approvazione e affetto – e nostalgia, forse, per la ragazzina che ha conosciuto anni prima. Sakura sa di non essere mai stata la sua allieva prediletta: non aveva abbastanza demoni dentro di sé o nel suo passato perché lui potesse dedicarle tutta la sua attenzione, ma sa che è fiero di lei, sa che ci sono cose che può condividere solo con lei, cose che possono capire solo loro.
Per questo una sera, dopo un bicchiere di sakè di troppo, gli dice:
- A volte penso che il fatto che non voglia più distruggere Konoha, che non voglia più vendicarsi, sia abbastanza. –
- Il fatto che abbia trovato la pace – conclude Kakashi con un sospiro e lei sente le labbra piegarsi in un sorriso triste.
L’uomo le poggia una mano sulla spalla e Sakura pensa, distrattamente a quell’intimità che sembra unirli, in certe sere.
 
 
 
Giorno 149
 
Una mattina, Sakura si sveglia tra lenzuola che non hanno il profumo della sua nuova casa e sul comodino non trova ad accoglierla il cactus che Ino le ha regalato, ma un libro di un genere che lei non sfoglierebbe mai neanche per errore. C’è un braccio, che non le appartiene, mollemente abbandonato lungo il suo ventre e Sakura sa quale vista l’attende dall’altro lato del letto, sa quali cicatrici, quali capelli e quali occhi, l’aspettano. Ed è un paesaggio che sa di conforto e di riposo e Sakura chiude gli occhi e si stringe ancor di più al corpo caldo alle sue spalle.
 
 
 
Giorno 187 – Ritorno: Giorno 1
 
Un giorno, all’improvviso, l’attesa finisce.
Una Sakura dodicenne si sarebbe aspettata lampi, tuoni, fuochi d’artificio e annunci tali da scuotere le intere fondamenta del villaggio perché Sasuke era tornato e non c’era cosa più importante; nella realtà di quel mondo adulto che stanno cercando di ricostruire, Sasuke ritorna nel silenzio di una mattina brumosa. Una sera non c’era alcuna traccia di lui e la mattina successiva è intento a fare colazione nello stesso locale in cui, anni prima, Itachi Uchiha si era recato per assicurarsi che il Villaggio rispettasse la promessa che il Terzo Hokage gli aveva fatto, quando avevano stabilito lo sterminio degli Uchiha.
La notizia la raggiunge, mentre beve un caffè stantio in una casa non sua e Kakashi la guarda con quel sorriso di chi già sa, insieme a quella della festa che Naruto ha già organizzato in onore di Sasuke e del suo ritorno.
Sakura sorride e scuote piano il capo. Una parte di lei non sa se fidarsi di questo ritorno miracoloso, non sa se credere che Sasuke troverà mai la forza di rimanere, ma la nebbia si sta levando dalle strade e fa abbastanza caldo per indossare il nuovo kimono che ha comprato.
 
Alla fine, rimane alla festa in onore di Sasuke per poco più di un’ora, prima di venir richiamata all’ordine per un’urgenza in ospedale e dover scappare, accompagnata dagli sfottò di Ino.
 
 
 
Giorno 188 – Ritorno: Giorno 2
 
- Sasuke si chiedeva dove fossi finita, ieri sera. Se lo sono chiesti tutti – la informa Kakashi, comodamente seduto sul davanzale della finestra del suo studio.
Sakura accoglie quelle parole con uno sbuffo, mentre si sfila i guanti di lattice dalle mani.
- C’è stata un’emergenza – afferma.
C’è una luce nell’unico occhio dell’uomo che non le piace per niente.
- Non hai neanche salutato. –
Sakura scuote piano la testa, mentre si volta per gettare i guanti sporchi nel cestino accanto alla sua scrivania.
- Come ho già detto: un’emergenza – sputa fuori tra i denti stretti.
- Sakura, se è solo una ripicca…-
L’uomo non riesce a finire di parlare perché improvvisamente la kunoichi gli è addosso e stringe tra le dita il bavero della sua maglia per avvicinarlo al suo volto.
- Non è una ripicca – ringhia. - È la mia vita. -
Kakashi esala un oh prima di annuire e, intorno agli occhi, Sakura può vedere le pieghe che indicano che Kakashi sta sorridendo. L’uomo le posa una mano sulla testa e Sakura poggia, per un istante la fronte contro la spalla dell’uomo.
- Allora dovresti farglielo capire – conclude.
Sakura esala un verso che è a metà tra un singhiozzo e una risata.
 
 
 
Ritorno: Giorno 6
 
- Mi stai evitando? – le chiede.
Sakura si morde il labbro e arrossisce un po’ per l’imbarazzo un po’ per un improvviso moto di rabbia. Ancora una volta sono nel suo studio: quando vi è tornata, dopo un giro di visite, ha trovato Sasuke intento a studiare i ninnoli che tiene sulla scrivania e la kunoichi non può fare a meno di chiedersi perché nessuno si renda conto che è impegnata, grazie tante.
- Perché pensavo saresti… -
- Sasuke – lo interrompe, depositando con uno schiocco secco la pila di cartelle che teneva tra le mani sul tavolo. – Non ti sto evitando – afferma, indicando con un cenno del capo i fogli che ora occupano tutta la sua scrivania e parte del pavimento (pessima mossa sfogare il suo nervosismo su di loro; ora riordinarli sarà un’impresa titanica, ugh).
Sasuke li studia per un istante, prima di esalare un oh (e cosa ha fatto di male per meritarsi sempre quella risposta?) e annuire. Le pare di scorgere l’ombra di un rossore ricoprirgli le gote, ma non ne è certa.
Sasuke si porta una mano al collo, in un gesto che è così tanto Naruto da strapparle un sorriso. Naruto, però, avrebbe balbettato qualche scusa imbarazzata, prima di scappare dalla finestra, invece Sasuke si limita a raccogliere un foglio che era caduto ai suoi piedi ed affermare:
- Allora buon lavoro. –
Solo quando la porta si chiude alle spalle del ragazzo, Sakura realizza di aver stretto tanto il foglio tra le dita da averlo strappato.
Maledizione!
 
 
 
 
   
 
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