19/04/2015
0 recensioniEra appena cominciata la stagione delle piogge.
Come al solito ero lì su quella panchina a riflettere.
Qualcosa di strano?
Solo che ero seduto senza ombrello.
Sentivo le gocce di pioggia sfiorare il mio viso.
Perché fare tutto questo?
Semplicemente per dimenticare.
Volevo che l'acqua cancellasse quei ricordi.
Ormai quel passato non mi apparteneva più.
Ero stato un faraone.
Avevo sacrificato la mia vita per il mio popolo.
Adesso mi era stata data la possibilità di vivere come un ragazzo normale.
Così per distrarmi, uscivo di casa nei giorni di pioggia e mi sedevo sempre su quella panchina.
Cercavo di dimenticare quegli avvenimenti risalenti a 3.000 anni fa, però era sempre diffcile rimuoverli dalla mia mente.
I miei pensieri furono interrotti da qualcosa:
un ombrello stava coprendo la mia testa.
Alzai lo sguardo e vidi una figura davanti a me sorridermi.
Una ragazza.
Rimasi sorpreso dal suo gesto e dalla domanda che mi pose:
"Posso ripararti? Non vorrei che ti prendessi un raffreddore."
Istintivamente la ringraziai.
Per un attimo scordai ciò che stavo facendo e posai la mia attenzione su di lei.
Sembrava essere mia coetanea, ma appariva più giovane della sua età.
Le donavano le lenti che portava poiché si intonavano con i suoi occhi color nocciola e i ricci capelli biondi.
Di scatto mi alzai.
Intanto lei al mio ringraziamento rispose: "Figurati!
Comunque mi chiamo Benedetta, piacere di conoscerti!"
Anch'io mi presentai.
Rimase sorpresa dal mio nome: "Yami? In giapponese significa «oscurità»; sai, non ti rispecchia proprio questo nome!"
Rimasi stupito dalla sua affermazione.
Come aveva dedotto che quel nome non mi apparteneva?
Era riuscita a dirlo con certezza solo conoscendomi da un paio di minuti.
Ormai il mio vecchio nome da faraone, Atem, che avevo cercato per molto tempo, non esisteva più.
"Come mai eri su quella panchina senza ombrello?"
mi chiese con ingenuità mentre cominciammo a camminare.
Le risposi spiegandole che volevo cancellare dei brutti ricordi.
Credevo che passasse oltre alla mia risposta e cambiasse argomento;
invece lei contro le mie aspettative spiegò:
"Sai, i ricordi fanno parte del nostro essere.
Secondo me bisogna fare tesoro dei nostri ricordi, anche se sono dolorosi.
Quest'ultimi soprattutto bisogna conservarli, poiché ci hanno reso la persona che siamo e che saremo in futuro...
Oh, scusa. Forse ti stai annoiando a sentirmi parlare così."
Si scusò.
Credeva di star parlando fuori luogo,
mentre io rimasi incantato da quel discorso.
Smise di piovere e la ragazza chiuse il suo ombrello.
Così arrivati alla stazione, la giovane mi salutò con un sorriso a trentadue denti.
Non sapevo se l'avrei mai rivista:
conoscevo solo il suo nome, però avevo l'impressione di averla già incontrata tempo fa.
Appena si allontanò, provai una strana sensazione:
il mio cuore accelerò di colpo.
Era strano, ma piacevole quel battito irregolare.
Tutti i miei dubbi si schiarirono, quando dalla vetrina intravidi nel mio riflesso un leggero rossore colorare le guance.
In quel giorno di pioggia imparai qualcosa di molto importate:
per la prima volta provai quel sentimento chiamato «amore».
Yugioh by mangaqueen1158
Ciao a tutti!
Sì, non avete le allucinazioni.
È il prologo di "A Day in the Rain"; stavolta però ho raccontato le vicende dal punto di vista di Yami.
Era da tanto che volevo raccontare il primo incontro con Benny dal suo punto di vista!
(Fai di tutto per tardare l'epilogo dell'altra storia. :Seto)
(Ci sto lavorando, diciamo che ho il blocco dello scrittore... :Benny)
(Tutte scuse... :Seto)
(Uffa! Vado a fare un brain storming per buttare giù qualche idea! :Benny)
Con questo ringrazio tutti i lettori silenziosi che seguono la mia fanfiction e fatemi sapere se vi è piaciuta questa one-shot.
Bye!