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Autore: sophiejworld    19/04/2015    4 recensioni
I've never felt this way before
Everything that I do reminds me of you.
And the clothes you left,
they lie on the floor
And they smell just like you,
I love the things that you do.
When you walk away
I count the steps that you take
Do you see how much I need you right now?
{OutlawQueen}
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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We were made for each other 
Out here forever 
I know we were.


 
 
 







Maine, 7 Ottobre, 1941.
Due mesi prima dell'attacco del Giappone alla base di Pearl Harbor.

 
 
"Ti ricorderai di me anche quando saro' via?" chiese Robin accarezzando lievemente il viso della donna che aveva di fronte.
 
"Io mi ricordero' sempre di te amore mio.." concluse Regina posando la mano sulla sua, accennando un lieve -seppur malinconico- sorriso.
 
Robin le sorrise a sua volta, poggiando la fronte a quella della mora e continuando ad accarezzarle la guancia col pollice, sentendo quella pelle liscia e profumata sotto le proprie dita, rievocando alcuni tra i ricordi piu' belli.
Ricordi che l'avrebbero accompagnato anche nei momenti piu' bui.
Ricordi per cui avrebbe lottato.
Ricordi per cui sarebbe tornato a casa.
 
"Devi proprio partire? Non voglio che tu vada via.." mormoro' la mora socchiudendo gli occhi e mordendosi con forza la guancia nel tentativo di trattenersi.
 
"Devo.. il mio paese ha bisogno di me, ma non temere, tornero' prima che voi ve ne accorgiate" la rassicuro' Robin, abbassando lo sguardo su quel ventre rotondo, coperto solo da un leggero vestitino blu smanicato, che premeva contro il suo addome.
 
Un piccolo sorriso aleggio' sulle sue labbra nel vedere quella pancia, consapevole che li' dentro vi fosse la vita che entrambi avevano concepito.
Un bambino tutto loro.
L'ennesima speranza per loro di essere felici.
 
Robin scosto' la mano dalla guancia della moglie, posandola su quel ventre settimino ed accarezzandolo dolcemente, percependo appena dei leggeri movimenti sotto il palmo della propria mano.
Percependo il suo bambino muoversi.
 
"Ci mancherai, mi mancherai.."
 
"Lo so.. ma ti scrivero' ogni qualvolta che potro'. Ti telefonero' ogni volta che ci sara' un telefono nei paraggi. Non sarai mai sola"
 
"E se la notte mi tormetera' qualche incubo?" Robin sorrise alla domanda della sua piccola donna, trovandola dolce persino in quel momento.
 
Ecco uno dei tanti motivi per cui si era innamorato di lei.
La sua infinita dolcezza, il senso strano dell'umorismo, il vederla piccola e fragile.
Il modo in cui si portava i capelli dietro l'orecchio quando era nervosa.
Il suo balbettare frasi senza senso dopo il loro primo bacio sotto il piccolo portico di casa sua.
Oppure la tenue sfumatura di rosso che assumevano le sue guance nei momenti di imbarazzo.
Queste erano le cose che l'avevano fatto innamorare sin dal primo sguardo in quel bar a pochi metri dal suo posto di lavoro.
E queste erano le cose che avrebbe ricordato durante la sua permanenza lontano da casa.
 
"Indossa queste e guarda fuori, nel cielo.." disse Robin prendendole la mano ed aprendola appena, poggiandovi sul palmo delle piastrine ed una catenina. La stessa che lui ed i suoi compagni portavano al collo durante la guerra. "..e rileggi la frase, poi pensami e pensa al fatto che dovunque io sia, stia facendo la stessa cosa pensando a te."
 
Regina abbasso' lo sguardo sul palmo della sua mano, osservandole entrambe e  leggendo le poche righe sulla piastrine che teneva sul palmo della mano, a bassa voce.
 
"Lascia che il mio amore sia la luce che ti guidi fino a casa..." bisbiglio' appena la mora, sbattendo le palpebre piu' volte per impedire alle lacrime di offuscarle la vista "Questa e'-"
 
"Esatto, e' la frase con la quale ti ho chiesto di sposarmi. L'ho fatta incidere su questa piastrina, mentre nell'altra ci sono i nostri nomi ed il giorno in cui ci siamo incontr-" Ma non ebbe nemmeno il tempo di concludere la frase che si ritrovo' travolto da un abbraccio, seguito subito dopo da un silenzioso bacio.
Ma non un bacio d'addio.
Quella era una promessa silenziosa.
Una supplica silenziosa come: "ti prego, torna a casa sano e salvo".
E Robin lo capi' subito.
Lui lo capiva sempre.
 
Silenziosamente le prese il viso tra le mani, baciandola ancora ed ancora, fino a che i suoi polmoni glielo permisero.
Baciandola come se non ci fosse un domani, ma solo loro, lì e adesso.
 
"Ti amo.."  sussurro' lievemente Robin, scostando delicatamente una ciocca di capelli dal viso pulito e fresco di Regina.
 
"Ti amo anch'io Robin."
 
Il militare sorrise, posando un dolce e tenero bacio sulla guancia di sua moglie, soffermandosi su quegli occhi color nocciola, scrutandoli fino infondo all'anima.
Diamine se l'amava.
Ma stavolta fu il turno di Regina di sorprenderlo.
La piu' giovane, infatti, porto' le mani dietro la propria nuca e sgancio' il ciondolo argentato che portava al collo, agganciandolo poi a quello del marito, che a quell'insolito gesto la guardo' stranito.
 
"Tienila tu.. cosi' ogni volta che la vedrai, ti ricorderai di me.. o di quella piccola ed adorabile balena che e' tua moglie"
 
Entrambi scoppiarono a ridere e Robin poso' ancora una volta la mano sul pancione di Regina, solo che stavolta si abbasso', mettendosi a livello di quella pancia rotonda. E la mora -consapevole di cosa stesse per fare- si porto' una mano sul viso, nascondendo una lieve risata dietro di essa ed incrociando le braccia sotto al seno, osservandolo incuriosita.
 
"Ciao piccolino o piccolina.. qui e' il tuo papa' che parla. Voglio che tu sappia, che qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa dovesse succedermi, io ti vorro' sempre bene e vegliero' su di te, sempre"  e concluse il suo piccolo discorso baciando la pancia. La mora asciugo' qualche lacrima dal viso col dorso della mano, tirando appena su col naso e passando una mano tra i capelli di Robin.
 
"A che ora parti domani?" chiese dopo essersi schiarita la gola.
 
"Alle otto e venti John verra' a prendermi, poi il resto lo sapro' non appena arrivo. Ma ho sentito dire che non andremo lontanissimo, probabilmente andremo fino alle Hawaii, li' sapremo cosa fare e.. quando tornero' da te."
 
"E dopo, cosa faremo?"
 
"Ce ne andremo da questo paesino del Maine.. ricominceremo una nuova vita io.. tu e questo bellissimo bambino"  e nell'attimo in cui Robin poso' -nuovamente- le mani sul pancione, il piccolo scalcio' forte, facendo sussultare persino Regina, che sorrise.
 
"Credo che al piccolo piaccia questo piano.." mormoro' la piu' giovane, portando nuovamente le braccia dietro il collo di Robin e baciandolo ancora, non volendo perdersi nemmeno un attimo.
Nemmeno un secondo.
 
"Andiamo fuori.." continuo' la mora, posando la mano su quella di Robin ed intrecciando le dita alle sue, rubandogli l'ennesimo bacio.
 
"Regina dovresti riposare, lo sai?" la rimprovero' Robin.
 
"Sono incinta, mica senza una gamba.. e poi, qui in casa fa caldo, il ventilatore si e' rotto di nuovo"
 
"Hai chiamato Marco? di sicuro lo aggiustera' immediatamente''

"Si, si, ho gia' provveduto a chiamarlo e mi ha detto che verra' domani pomeriggio"
 
"Okey, va bene, allora..."
 
Lascio' in sospeso la frase e senza dire o fare qualcosa, si abbasso' leggermente, prendendo in braccio quella piccola donna, sentendola dapprima urlare per la sorpresa, ma perdendosi subito dopo nel suo cristallino della sua risata.
Anche se lei non perse occasione di ricordargli quanto infantile ed idiota fosse, il tutto seguito da piu' e piu' piccoli baci.
 
Robin apri' la porta di casa, uscendo nel piccolo porticciolo e poggiando delicatamente Regina sul dondolo che vi era a muro, sedendosi poi accanto a lei, fingendosi stremato per via della fatica.
Ma ricevendo solo un piccolo schiaffo di protesta.
 
"Sai tesoro, ho constato adesso una cosa.."
 
"Quanto mi ami?" ribatte' Regina con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.
 
"No, quanto tu sia bassa in realta'! Dio, potresti essere l'ottavo nano"  mormoro' trattenendo una risata, ma osservando l'espressione allibita e stizzita della moglie.
 
"Io sarei un nano? Ha parlato l'uomo che non riesce a cambiare una tubatura che fa praticamente allagare un'intera cuci-"
Ma stavolta non ebbe il tempo di concludere la frase che le labbra di Robin furono nuovamente sulle sue, nel tentativo di farle dimenticare la pessima battuta appena mormorata.
Perche' loro erano cosi'.
Si lanciavano battutine, frecciatine e a volte litigavano pure, ma stranamente, l'amore incondizionato che provavano l'uno per l'altra, li portava sempre a far pace, concludendo tutto quell'enorme sbaglio con un semplice ti amo oppure con un dolce e significativo bacio.
E quella sera non fece eccezione.
 
Rimasero in piedi fino a tardi, scherzando, ridendo e mangiando un po' del dolce avanzato la sera prima, fin quando entrambi non decisero che era il momento di andare a letto, vista la giornata che si sarebbe prospettata loro domani.
Dormirono insieme, accoccolati l'uno all'altra per impedire agli incubi di farsi strada nelle loro menti.
Accoccolati l'uno all'altra per potersi stringere e sentire ancora una volta, prima di stare lontani per mesi e mesi.
 

 
 [x]


 
La mattina dopo, nessun rumore era udibile da dentro quella casa.
I rumori della natura al di fuori di essa non facevano altro che accrescere quell'immensa solitudine, quell'immenso vuoto che avrebbe colmato il cuore di entrambi.
Il lieve fruscio delle foglie al vento.
L'incessante abbaio del cane del vicino.
Il rumore di una piccola auto.
E quello di un borsone che si chiudeva, accatastando dentro quanti piu' ricordi possibili.
 
 
Robin si volto' verso Regina, trovandola seduta di fronte allo specchio della camera da letto, col viso tra le mani ed il labbro stretto nella morsa dei denti, probabilmente per non piangere.
 
"Ehi.." le sussurro' avvicinandosi a lei ed abbracciandola da dietro, accarezzandole un braccio lentamente.
 
La mora sollevo' appena lo sguardo, guardando il riflesso del marito attraverso lo specchio, sollevando gli angoli delle labbra in un sorriso malinconico e triste. Aveva paura, certo, ma anche gli ormoni non aiutavano per nulla.
 
"Sto bene, giuro, sono solo gli ormoni!" si affretto' a replicare, asciugandosi le lacrime col dorso della mano per poi scostarsi dal viso una ciocca di capelli neri, sfuggita al suo quasi perfetto chignon.

‘’No tesoro.. sono gli ormoni quando alle tre del mattino mi sveglio e trovo te a chiedermi una fetta di torta alle mele e cannella. Sono gli ormoni quando ascolti una canzone alla radio e piangi ininterrottamente per dei minuti infiniti e sono anche gli ormoni quando tu vieni da me e-‘’

‘’Okey, va bene! Però stavolta.. giuro, sono davvero gli ormoni, amore.’’




Robin sorrise tra se' e se', lasciando un dolce e tenero bacio sulla guancia della moglie e stringendola a se', respirando quel tenue e lieve profumo che gli caratterizzava ogni notte da quando stavano insieme.
Un profumo che non avrebbe mai dimenticato.
 
"Che ore sono?" chiese Regina con un filo di voce.
 
"Le otto e un quarto, John dovrebbe venire a prendermi tra cinque minuti.." rispose Robin intrecciando  le mani a quelle della sua dolce meta' e stringendole piano, poggiando il mento sulla spalla ed osservando la loro figura allo specchio.
Desiderando solo di restare li' con lei per sempre.
 
Eppure, per quanto magici ed interminabili sarebbero stati, i minuti scivolarono via come acqua dalle mani di entrambi, facendoli destare dal proprio sogno solo quando il rumore di un clacson non li fece rinvenire.
Allora Robin si alzo', si volto' e prese il borsone posto sul letto, osservando con la coda dell'occhio Regina, che si era alzata in quell'istante, consapevole di cosa stava lasciando andare.
 
 
Qualche minuto dopo, entrambi furono davanti il piccolo porticciolo di quella casetta, in un silenzio che aveva ben poco da invidiare a quelli funebri.
 
Gli occhi scuri di Regina scrutarono Robin mentre caricava le sue cose in quella specie di auto, pronto a partire.
 
"Buongiorno a voi!" disse John scendendo dal veicolo e avvicinandosi ad entrambi, scrutando curioso il ventre arrotondato della compagna del suo migliore amico, ma decidendo di non dire nulla.
 
"Buongiorno a te John" rispose Regina con un mezzo sorriso stampato in volto ed una mano stretta alla catenina che portava al collo.
La catenina che Robin le aveva dato proprio la sera prima.
 
"Come stai? Ti vedo bene e.. la pancia e'.. e'-"
 
"...enorme? Sì, puoi dirlo, perche' credo che tra un po' iniziero' a rotolare"
 
"Beh io non volevo dirlo, sei tu che l'hai detto!" confermo' l'uomo ridendosela di gusto e contagiando la mora di fronte a se'.
 
"Qui nessuno rotolera', men che meno tu amore mio.." intervenne Robin improvvisamente, sbucando da dietro la piccola auto a due posti, dopo aver caricato dentro le proprie cose.
 
Si avvicino' ad entrambi e con un braccio circondo' la vita di Regina, avvicinandola a se' e alzando per un attimo lo sguardo sul suo compagno di viaggio, facendogli intuire di lasciarli soli.
John annui' automaticamente e risali' in auto, richiudendosi lo sportello alle spalle e mettendo in moto, pronto per partire.
Beh, o quasi.
 
"Stá attento.. ti prego." mormoro' flebilmente Regina, provocando un sorriso spontaneo a Robin, che le accarezzo' lievemente una guancia, nel tentativo di rassicurarla.
 
"Me l'avrai detto circa venti volte da ieri sera, Regina.." Robin poso' un dito sotto il mento della mora, costringendola ad alzare lo sguardo e a tuffarsi per l'ennesima volta in quegli occhi scuri e profondi che mai nella sua vita si sarebbe sognato di lasciare andare via "..non preoccuparti, staro' bene."
 
Regina annui' impercettibilmente e senza riflettere poso' una mano dietro la nuca del marito, sollevandosi sulle punte e baciandolo, tentando -invano- di reprimere le lacrime che si stavano nuovamente annidando ai lati dei suoi occhi.
 
"Ti amo" rispose Robin sulle labbra della mora.
 
"Ti amo anch'io.." continuo' Regina reprimendo un singhiozzo.
 
"Amore... dovrei andare"
 
"Sì, scusami"
 
La mora si scosto' immediatamente da Robin e fece un passo indietro, osservandolo allontanarsi e contandone ogni singolo passo.
Ogni singolo passo che l'allontanava da lei.
Ogni singolo passo che l'avvicinava sempre piu' al sottile confine tra vita e morte.
 
E per l'ennesima volta nella sua vita, Regina senti' quell'immane senso di nostalgia e di mancanza farsi strada dentro di lei, impedendole persino di parlare.
Ma lasciandola li', ad osservare la scena.
Sola ed in silenzio.
Anzi, non completamente sola.
 
"Ouch.."  sibilo' la mora al sentire un calcetto -non cosi' delicato- del piccolo.
 
Si sfioro' la pancia per l'ennesima volta, sorridendo appena nel sentire quella piccola vita muoversi dentro di lei, facendole provare una sensazione a meta' tra lo strano ed il meraviglioso.
Qualcosa che solo una madre come lei poteva capire.
 
Regina alzo' ancora una volta lo sguardo, rivolgendolo ai due uomini in uniforme che aveva davanti.
Sentendo il cuore perdere qualche battito e la creatura che portava in grembo agitarsi.
Come se anche lei -o lui- sentisse già la mancanza del padre.
 
Robin le sorrise, mentre John le fece un sorriso d'assenso, impegnato dalla manovra per uscire da quel magnifico vialetto di Mifflin Street.
Vialetto che, con molta probabilita', non avrebbero rivisto prima di un anno.
Un anno.
Ben cinquantadue settimane.
Trecentosessantacinque giorni.
Un tempo quasi eterno.
E mentre i due militari si lasciavano dietro quella magnifica villetta bianca, incastonata nel verde, sia Robin che Regina ebbero un fremito. Una brutta sensazione.
Ma nessuno dei due ci fece caso.
Perche' nessuno dei due avrebbe mai potuto sapere cio' che sarebbe successo.
 
"Torneranno presto piccolino, ne sono sicura.." disse Regina tra se' e se', scrutando quell'auto allontanarsi.
Allontanarsi.
Ed allontanarsi.
Fino a sparire totalmente dalla sua vista non appena voltato l'angolo.
 





And the days feel like years
when I'm alone 

And the bed where you lie
is made up on your side. 

When you walk away
I count the steps that you take 

Do you see how much I need you right now?







Ed eccomi quii! Probabilmente le OQ si ricorderanno di me per la one shot giusto un pò tragica su Robin e Regina 'Welcome back to the dark side, Regina' e già al solo pensiero mi stanno odiando u.u
Maaa stavolta sono tornata con una long (anche se so che dovrei andare a finire il capitolo 12 della storia SwanQueen x.x) che durerà più o meno dieci capitoli :3 intanto eccovi il capitolo uno u.ù
Devo dire che questa malsana idea mi è nata dopo aver rivisto il film 'Remember me' ma ho deciso di fare qualcosa di diverso e di imbientarlo nel 1941, poco prima dell'assalto alla base militare di Pearl Harbor. 
Vi chiedo sin da ora di perdonare eventuali disguidi o errori, ma la storia non è il mio forte e potrei sbagliare molte e molte volte XD 
Detto questo, spero che l'idea vi piaccia e che la storia sia di vostro gradimento.
Ora vado a rinchiudermi dentro un manicomio per finire questo benedetto capitolo dodici e poi iniziare il primo capitolo di un futuro crossover. Sì, sono da ricovero, ben pensato.
Buona lettura, baci.
-Sophie.

 
 
 
 
   
 
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