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Autore: Neflehim    20/04/2015    2 recensioni
Subito dopo la partita contro il Rakuzan, Kagami viene invitato da uno sponsor di una delle più famose università a tornare a Los Angeles per iniziarsi al professionismo.
Kuroko ferito per l'abbandono dell'amico decide di non avere più alcun rapporto con lui, di qualsiasi genere.
Passano tre anni, e Kuroko con la sua vecchia "famiglia" delle medie (i Miracoli) si ritrovano a doversi recare a Los Angeles per problemi personali, sperando con tutto se stesso di non fare incontri dolorosi.
Ma si sa, Oha Asa non sbaglia mai!
E per l'Acquario ha previsto poca fortuna ancora per molto, molto tempo.
[Coppie principali: KurokoxKagami,AominexKuroko,AominexMomoi,MidorimaxTakao.
Forse altre nel corso della storia]

[SOSPESA]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap IV

Le vecchie abitudini sono dure a morire.


Nel reparto davanti alla porta di quel maledetto inferno fatto di libri, Kagami Taiga se ne stava stanziato indeciso su quale rivista sportiva comprare.
Lo sapeva che quel posto avrebbe portato solo guai.
Dannato Akashi!
Vergognandosi di se stesso si nascose dietro uno degli scaffali, prese il cellulare ed inviò un messaggio.
- Sono nella merda!-
Non dovette aspettare molto prima di ricevere il rimprovero da parte del suo ex capitano.
-Modera il linguaggio Daiki.-
Lo riprendeva pure?
Imprecò coloritamente sotto voce, contro Akashi,Kagami,i libri, Kagami, l'università, Kagami e tutti gli dei del basket che avevano fatto in modo che i giornalisti scrivessero sullo sport, portando il rosso a venire in quella maledetta biblioteca.
Scrisse velocemente: -Senti é solo tua la colpa se mi ritrovo in questa situazione, quindi non lamentarti chiaro?-
Due minuti dopo gli arrivò una risposta abbastanza intelligente.
-Quale situazione?-
Si rese conto che in effetti non sarebbero arrivati molto lontano e Kagami sembrava restare nella sua indecisione tra "NBA" e " SuperBasket".
Prendile entrambe, dannazione a te!
Ovviamente non lo disse ad alta voce.
Sbirciò ancora ma nulla. Pareva una guardia che stanziava tra la porta e la cassa!
Praticamente non aveva una via d'uscita.
Non poteva pagare ne andarsene senza essere visto.
Inoltre anche se riusciva a scappare di nascosto dal rosso, rischiava la vita tornando a casa senza il libro per Akashi.
-Kagami é qui alla biblioteca.-
Inviò il messaggio e attese.
-Non puoi andartene senza che ti veda?-
Sospirò.
-Senza comprarti il libro?-
Due secondi ci mise ad arrivare la risposta.
-Scordatelo.-
Infatti.
-Comunque è davanti alla porta, non potrei passarlo senza essere placcato.-
Si sporse di nuovo e lo trovò a sfogliare Superbasket.
Imprecò ancora per la dannata passione del rivale sul basket.
-Dovremmo mettere in atto il piano prima del tempo.-
Gemette, perché nonostante fosse stato lui stesso ad aver proposto quel piano,sperava di poter trovare un modo per non doverlo picchiare in modo diretto.
Lo fai per Tetsu.
Per Tetsu.
Per Tetsu.   
Per Tetsu.
Se lo ripeté come un mantra ed uscì dal nascondiglio dopo aver mandato l'ultimo messaggio.
-Va bene ci penso io.-
Non picchiarlo.
Non picchiarlo.
Non picchiarlo.
Il secondo mantra della giornata.
Si diresse sicuro - almeno all'esterno- verso la cassa, stringendo spasmodicamente il libro per Akashi tra le mani.
" Aomine."
Sobbalzò internamente quando sentì quelle parole.
Si girò con calma verso Kagami, cercando di mostrare un volto sorpreso, ma l'altro lo fermò immediatamente.
" Nascondersi dietro uno scaffale non è da te, Aomine."
Mantenne un espressione indifferente, mentre dentro si chiedeva da quando Kagami fosse così intuitivo.
" Non è da te far finta di non vedere"
Quello sorrise e scosse la testa.
" Sappiamo entrambi che sapevo già del vostro arrivo a Los Angeles"
Aomine annuì.
Era decisamente cambiato, Kagami.
Probabilmente era cresciuto, come tutti loro.
Aveva più consapevolezza di se stesso.
" Prendiamo un caffè?"
Kagami accettò e Daiki si rese conto che si stava trattenendo dall'agire d'istinto e sorrise.
Una persona non poteva plasmare totalmente il proprio essere.
Le vecchie abitudini sono dure a morire.
" Pago il libro."
Kagami adocchiò il titolo e si accigliò " Compendio del diritto tributario? Correggimi se sbaglio ma non è per te quel libro."
Prese sia NBA che Superbasket e le diede alla cassiera.
Aomine lo guardò male, pagò il libro,le riviste e poi uscì assieme al rosso.
Camminarono in silenzio, cosa strana per il carattere di entrambi, fino al bar e ancora fino a che non arrivarono le loro ordinazioni.
" Da quanto siete qui a Los Angeles?"
Diretto. Questo non era cambiato.
"Più di una settimana. Su per giù" lo fissò e lo vide stringere nervosamente le mani attorno alla tazzina da caffè.
" Non me lo aspettavo."
Aomine annuì " Immagino."
Kagami fece un profondo respiro poi si decise a chiedere quello che davvero lo interessava di più.  
" Lui... lui dove é?"
Non c'era bisogno di capire a chi si riferisse.
" A lezione. Lo incontrerò più tardi."
La tazzina traballò sul piattino e senza farsi notare Daiki notò le mani del ragazzo tremare tanto che dovette nasconderle sotto il tavolo.
Sorrise internamente: non era un genio ma delle reazioni così plateali le capiva pure lui.
Per Kagami, Tetsu era ancora importante e probabilmente voleva rivederlo.
Avrebbe reso le cose più semplici.
" Come sta?"
Daiki lo fissò per un po' " Sta... bene." Cercò di non dare una risposta più precisa e Kagami sembrò capirlo ma non disse nulla.
Ancora silenzio e alla fine Aomine si stancò.
" Senti Kagami, non giriamoci attorno." Il suo tono brusco portò il rosso ad alzare lo sguardo su di lui.
" Mentire non é da me, tanto quanto non lo é nascondermi dietro gli scaffali." Sbuffò un po' imbarazzato quando vide un piccolo sorriso spuntare sulle labbra di Kagami.
" Ti stavo evitando, si e a dire la verità, in questo momento mi sto trattenendo dal picchiarti a sangue..." Soddisfatto lo vide agitarsi un po' a quelle parole.
" Non lo farò, in quanto non vali abbastanza per una settimana in gattabuia."
Era molto duro ma... beh se si stava trattenendo dal picchiarlo questo non voleva dire che lo facesse anche dall'insultarlo!
Kagami comunque non rispose alla provocazione e questo lo sorprese in quanto non era decisamente da lui.
Non gli piaceva che fosse così remissivo. Allo stesso tempo però,  forse gli avrebbe reso il compito più semplice.
“ Siamo qui per motivi personali, non per te. Tetsu non vuole vederti, ma credo che il numero disabilitato sia stato un indizio abbastanza chiaro” ci tenne a precisare facendo incassare le spalle al rosso.
Sospirò infastidito.“ Tetsu non prese bene la tua partenza, Kagami. Non é il tipo da farti sentire in colpa ma... non la prese per nulla bene.” Non gli disse dello sfogo violento né delle lacrime disperate che aveva versato il giorno della sua partenza. Neppure delle crisi di panico che lo prendevano quelle rare volte in cui aveva notizie troppo vicine su Kagami.
Quelle parole preoccuparono incredibilmente l'altro “ Hai detto che sta bene!”
La sua voce si era alzata e Aomine sorrise. Quando si parlava della salute di Tetsu la vecchia personalità di Kagami tornava a galla.
“ Ora sta bene. Quasi.” Si maledisse per quell'ultima parola. Stava per farsi sfuggire qualcosa che non doveva e già vedeva Akashi seppellire il suo cadavere nel giardino dei vicini.
Si affrettò a continuare in modo che il rosso non vi ci soffermasse troppo “ Ma quando te ne sei andato non é stato per nulla bene.”
Kagami rimase in silenzio, e dalla sua espressione sembrava stesse analizzando ogni sua parola minuziosamente.
Improvvisamente sospirò e poi mise una mano nella tasca dei jeans, prese il portafogli e tirò fuori qualcosa che sembrava terribilmente un biglietto di qualcosa.
Fece strisciare verso di lui il pezzo di carta e quando Daiki lo prese si ritrovò a sgranare gli occhi sorpreso: un biglietto aereo diretto in Giappone per la settimana prossima!
“ So che ero in ritardo di tre anni ma... il Giappone , la squadra e... Kuroko mi mancavano, ogni giorno di più. L' America mi piace... sono cresciuto qui e i giocatori contro cui mi sfido sono i migliori del mondo” con una mano e un sorrisetto bloccò sul nascere la protesta di Daiki su quell'ultima frase “ E' ora che tu ti renda conto che l'unico che può batterti non sei solo tu, chiaro?”Aomine abbozzò ma rimase ad ascoltarlo.
“ Non mi sto giustificando... e non mi pento di essere venuto qui. Sono come te … ricerco nuove sfide, ma questo non vuol dire che non mi pento di essere partito.”
Daiki lo fissò scettico “ Kagami ti stai contraddicendo da solo”.
Taiga sorrise amaramente “ Non mi sono pentito di essere venuto qui a giocare per la mia carriera e soddisfazione personale, ma mi pento di aver lasciato la squadra, gli amici e … lo sai.” prese un bel respiro “ Kuroko … lui mi mancava e mi manca più di tutti. Era...” sembrò esitare e chiudere gli occhi, come se parlare al passato fosse davvero doloroso “ il mio migliore amico, confidente e beh, come un fratello. Mi sosteneva nelle partite, salvandole la maggior parte delle volte e aveva lo strano dono di calmarmi ogni volta che mi scaldavo troppo!” Sorrise nostalgico.
“ Ci misi un po' per capire perché ogni partita vinta qui mi lasciava sempre con l'amaro in bocca nonostante fossero tutte di alto livello...”
Aomine ascoltava in silenzio, attento. Quelle parole glielo avevano reso molto più sopportabile.
Non poteva giudicarlo fino in fondo. Non ne aveva il diritto in quanto anche lui aveva fatto la stessa cosa tanto tempo prima e ne stava ancora pagando il prezzo, anche se Tetsuya sembrava averlo del tutto perdonato.
“ Non era la stessa cosa, giusto?”
Kagami annuì.
“ Quando giochi con Tetsu per un po', ti rimane dentro per sempre … giocare con qualcun altro sembra come se mancasse qualcosa”
Annuì di nuovo concorde.
Kagami ci aveva messo del tempo, quasi tre anni.
Aomine fortunatamente solo sei mesi o poco più. E tutto per merito di Tetsu e Kagami...
Non era poi così più intelligente del rosso.
Una bella tacca al suo orgoglio ma poteva superarlo.
“ Voglio... vorrei incontrarlo.”
Daiki alzò lo sguardo su di lui.
Gli occhi di Kagami erano determinati più che mai.
“ Immaginavo. E nonostante questo possa stupirti, sono d'accordo.”
In effetti il rosso sgranò gli occhi .
“ Tetsu non sta del tutto bene … é rimasto piuttosto… ferito. Nonostante non lo voglia ammettere credo che … vada bene se tu lo incontri per … riallacciare i rapporti o almeno chiarirvi.”
Silenzio.
Kagami lo fissava tranquillo fuori mentre i suoi occhi erano colmi di speranza.
“ Non ora. Non oggi.”
Daiki si sentì un po' in colpa nel dover spegnere l'entusiasmo del rosso.
“ Di comune accordo con gli altri lo incontrerai... quando Tetsu sarà pronto.”
Rimase sorpreso quando Kagami non protestò, ma annuì docile con lo sguardo basso .
“ Se questa é la cosa migliore per Kuroko... allora va bene.”
Kagami era decisamente cambiato.

“ Chi...hiro?”
Seijuro rimase fermo.
Non riusciva a dire altro ne a fare qualunque cosa.
Aspettava. Non sapeva bene cosa.
Probabilmente che Mayuzumi dicesse qualcosa. Intanto si prese tutto il tempo necessari per osservarlo sfacciatamente.
Era diventato più alto e anche un po' più muscoloso. I lineamenti del volto si erano fatti più marcati e maturi. I suoi occhi avevano una nuova luce, più consapevole: del mondo, degli altri ,di se stesso?
Non lo sapeva e stranamente per lui non riusciva neppure a decifrarlo.
“ Akashi... non pensavo di trovarti qui.”
Seijuro sbatté un paio di volte le palpebre cercando di dire qualcosa che non risultasse un balbettio indistinto, avvenimento per nulla da lui e che probabilmente sarebbe rimasto nella storia
Prese fiato impercettibilmente “ Neppure io Chihiro... neppure io...”
Di nuovo silenzio.
Che perdurò un po' troppo, così Mayuzumi decise di parlare per primo.
“ Senti... prendiamo un caffè allo Starbucks della Facoltà che ne dici?”
Akashi diede un'occhiata all'orologio e si rese conto che aveva ancora un paio d'ore prima di doversi ritrovare con gli altri per pranzo.
Accettò.
Dopo aver preso il caffè però, non rimasero nel negozio ma si diressero verso il Parco delle Sculture con i classici bicchieri americani a portar via.
Entrambi misero su un'espressione disgustata dopo la prima sorsata.
“ Caffè annacquato...” mormorò irritato Mayuzumi.
Akashi sorrise leggermente. Molti ricordi delle superiori al Rakuzan gli si affacciarono nella mente ma scosse la testa per non pensarci.
Chihiro lo fissò un po' perplesso ma non disse nulla consapevole che non avrebbe avuto risposte.
Le vecchie abitudini sono dure a morire.
Si sedettero su una panchina davanti ad una fontana e finirono il loro schifosissimo caffè in religioso silenzio, fino a quando Seijuro non decise che quella situazione stava diventando decisamente fastidiosa.
Purtroppo pero, proprio quando stava per dire qualcosa sentì la tasca vibrare e fu costretto a tirare fuori il cellulare per leggere il messaggio appena ricevuto.
Aggrottò le sopracciglia irritato alla vista del nome impresso sullo schermo.
- Hai 1 nuovo messaggio da parte di Aomine Daiki.-             
Aprì automaticamente il messaggio e il suo umore peggiorò.
Sotto lo sguardo perplesso di Chihiro, digitò velocemente la risposta.
Lo scambiò continuò per alcuni minuti mentre da irritazione passava velocemente a preoccupazione.
Che diavolo faceva Kagami in una biblioteca?
Chiuse il cellulare di scatto e strinse un po' la presa sul bicchiere, nervoso.
“ Problemi?”
Akashi si voltò verso Chihiro e scosse la testa.
Il ragazzo al suo fianco sorrise di sbieco “ Aomine e Kuroko, giusto?”
Seijuro si permise di mostrare un volto sorpreso e il sorriso di Mayuzumi si accentuò e rispose alla domanda silenziosa di Akashi.
“ Quell'espressione somiglia molto a quella che facevi quando Aomine ti dava problemi e allo stesso tempo è anche molto simile a quella che mostravi quando era Kuroko a dartene.”
Un occhiata di fuoco fece sparire il sorrisetto a Chihiro.
Le vecchie abitudini sono dure a morire.
“ Tetsuya non mi dà problemi... solo preoccupazioni. E per quanto riguarda Aomine... lui è un problema vivente e vagante.”
Chihiro riprese a sorridere.
“ Come sta Tetsuya?”
Il rosso abbassò lo sguardo “ Sta....” prese un profondo e forzato respiro per mentire nel modo più convincente possibile “ Bene.”
Ovviamente Chihiro non ci credette ma non disse nulla.
Alla fine fu Seijuro a cambiare discorso “ Come mai sei qui a Los Angeles?”
“ Vacanza.... sono venuto qui due mesi fa...”
Akashi ricordò che il motivo del trasferimento di Mayuzumi era stato il lavoro mai stabile di suo padre che lo portava a viaggiare per i paesi esteri.
“A quando la prossima partenza?” disse ironico.
L'altro scosse la testa “ Nessuna partenza... non mi va più di viaggiare. Ho bisogno di stabilità e tranquillità.”
Lo aveva detto in modo strano e le ultime parole erano state stranamente forzate.
Questo lo preoccupò.
Non era da Chihiro mostrare emozioni, anche se minime.
Gli era accaduto qualcosa?
Ricordava che era sempre stato molto attaccato alla sua famiglia. Soprattutto a sua sorella minore... Asuka se non ricordava male.
“ Che é successo?”
Chihiro sospirò. “ Un anno fa i miei si sono separati e mia mamma e mia sorella sono venute ad abitare qui a L.A... sono stato per un po' con papà ma alla fine non ho retto il continuo viaggiare e il non poter mai avere un punto fermo. Mi sono trasferito qui due mesi fa, da mia madre e mia sorella.”
La voce era intrisa di una strana sofferenza. Conoscendo l'attaccamento alla sorellina di cinque anni doveva essere stato davvero doloroso stare lontano da lei per dieci lunghi mesi.
Non disse Mi dispiace o qualcosa di simile. Mayuzumi non aveva ma sopportato cose del genere e lui non era il tipo.
Forse era per questo motivo che Chihiro era l'unica persona che poteva insultarlo o riprenderlo.
Ovviamente escludendo la sua famiglia allargata.
“ Tu invece come mai sei qui?”
La domanda di Mayuzumi non lo sorprese più di tanto.
“ L'università.”
Mentì, ma sapeva benissimo che non avrebbe ingannato Chihiro.
Solo che non aveva previsto una reazione così espansiva da parte sua.
Infatti sembrò alterarsi.
Non in maniera violenta, ma alzò la voce.
“ Smettila di dirmi cazzate! Non avresti mai lasciato il Giappone senza Tetsuya e se lo hai fatto allora lui c'entra!”
In quel momento aveva scoperto una nuova parte di Chihiro che non gli dispiaceva per nulla, per qualche motivo.
“ E' per Tetsuya, c'è qualcuno che può aiutarlo e siamo venuti a parlare con questa persona”disse la verità, non poteva fare altro dopotutto.
“Immaginavo.”
Si era calmato.
La verità funzionava sempre con Chihiro.
“ Ti sei iscritto a Legge? Non pensavo volessi continuare i passi della tua famiglia.”
Akashi alzò le spalle “Non ne ho intenzione... diventerò procuratore sportivo. Perché non far credere loro che voglia seguire le orme di famiglia?”
“Proprio da te.”
“ Tu invece? Come mai frequenti legge?”
Mayuzumi scosse la testa “ Non frequento legge. Un mio amico studia qui e lo sono venuto a trovare. Io studio a Psicologia ...”
Akashi sorrise “ Allora incontrerai Tetsuya …e anche Daiki.”
“ Immaginavo anche questo ora che so che sono qui anche loro.”
Rimasero in silenzio e intanto Akashi rifletté.
Fatalmente era riuscito ad incontrare di nuovo Chihiro... era disposto a lasciarlo andare?
Di nuovo?
La risposta era decisamente ovvia.
Non aveva alcuna intenzione di lasciarselo sfuggire di nuovo dalle mani.
“Hai da fare a pranzo?”
L'altro sembrò sorpreso per quell'invito “No... non direi, perché?”
“ Tra un ora ho appuntamento con gli altri per pranzo, ti unisci a noi?”
Chihiro parve di nuovo sorpreso.
Akashi Seijuro non chiede mai. Pretende e gli altri devono obbedire.
Era cambiato?
No. O almeno non del tutto.
Mayuzumi rimase in silenzio a pensare sul da farsi.
Voleva rivedere Akashi? O avere ancora a che fare con lui?
Sorrise. La sua risposta l'aveva data nel momento stesso in cui aveva chiesto ad Akashi di prendere il caffè.
Era stato istintivo. Aveva provato l'impulso di riavvicinarsi a lui.
Annuì.

Dopo aver lasciato Kagami al bar, Daiki affrettò il passo sulla strada del ritorno, verso la Facoltà dove doveva incontrarsi con Tetsuya prima di andare a pranzo.
Lo trovò appoggiato ad uno degli alberi che costeggiavano il viale. Leggeva un libro, come al solito.
“ Tetsu!”lo chiamò e l'amico alzò lo sguardo dal libro e gli sorrise . Ripose il mega volume di qualcosa nella borsa e si diresse verso di lui.
Appena però gli fu più vicino il sorriso gli si spense sulle labbra e il suo sguardo si fece indagatore facendo sudare freddo Daiki.
“ Andiamo?” gli chiese cercando di distoglierlo dai suoi pensieri.
Non ci riuscì.
“ Hai incontrato Kagami-kun, vero?”
Daiki sgranò gli occhi, evitandosi imbarazzanti bugie e scuse.
“ Come lo sapevi?”
“ Hai la faccia irritata che riservi solo a Kagami-kun...”
Lo disse senza alcuna inflessione nella voce.
Non sembrava scosso o avere alcun attacco di panico come quello della sera precedente.
“Stai bene?”
Tetsuya annuì “Si ...” prese un bel respiro “sto bene Daiki... sapevo che prima o poi l'avremo incontrato facendo parte della UCLA, speravo che non fosse così presto ma … ormai é successo. Me ne sto facendo una ragione.”
Intanto avevano iniziato ad incamminarsi.
“ Allora... come sta?”
La domanda improvvisa lo sorprese come sempre ma non così tanto. Ci stava facendo l'abitudine.
“ Sta... sta bene”gli rispose un po' incerto.
“C'è qualcosa che non va?”
Daiki prese un bel respiro “ Pare che volesse tornare in Giappone. Un viaggio di sola andata.”
Tetsuya sgranò gli occhi, ma dopo pochi secondi la sua espressione tornò quella impassibile di sempre.
“Oh... e come mai?”
“Ha detto che il Giappone, gli amici... tu, gli mancavate.”
Kuroko emise un debole verso tra un sospiro e la stizza.
Daiki decise di dare una specie di indolore colpo di grazia.
“Ha detto che vuole incontrarti.”
Tetsuya si irrigidì ma poi si rilassò nuovamente e disse “ Già, credo sia il caso.”
Stavolta Daiki si fermò spiazzato.
“ Sei d'accordo?”
Tetsuya annuì “ Daiki, non posso più andare avanti nella paura di incontrarlo. Non posso più dare a voi dei problemi. E … non ci crederai ma voglio incontrarlo anch'io”
Lo sguardo di Kuroko aveva qualcosa di doloroso ma anche una forza che lo aveva da sempre caratterizzato.”Insomma non voglio avere alcun rimpianto. Potrei non avere molto tempo. E voi smettetela di fare piani alle mie spalle, ok? Tanto non funzionano.”
Beh, c'era da dire che Testu aveva dato una pista a tutti fin dall'inizio. Non gli chiese come faceva a sapere del piano.
“Quindi...”
“Quindi aspetterò che il caso ci faccia incontrare. Niente forze esterne per favore.”
L'occhiataccia che gli aveva lanciato era ben chiara.
Alla fine ripresero a camminare verso la mensa comune.
“ Ah! Akashi-kun mi ha riferito di aver incontrato Mayuzumi-kun e che pranzerà con noi...”
Daiki alzò le spalle indifferente ma disse comunque “ Non pensavo che Akashi lo invitasse visto il suo carattere iperprotettivo”
“Mayuzumi-kun è apposto, credo, e mi Akashi-kun mi è parso un po' felice al telefono mentre me lo diceva.”
Aomine si ritrovò ad alzare le sopracciglia “ Akashi felice? Te lo sarai immaginato...”
Tetsu scrollò le spalle “ Forse...”
Arrivati davanti la porta della mensa Daiki lo fermò “ Una cosa: Non dire mai più stronzate come Potrei non avere molto tempo o cose del genere ok? Andrà tutto bene!”
Tetsuya annuì ma aveva smesso da tempo di credere alle favole.
   
 
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