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Autore: M4RT1    20/04/2015    2 recensioni
Senti i suoi passi, adesso. Li senti nella terra che trema e nell'aria che spostano le sue gambe: è veloce, ma non quanto te. Un ghigno preme per uscire sul tuo viso e tu accetti, consenti alle tue labbra di piegarsi un'ultima volta all'insù prima della fine. E' strano, perché per mesi ti sei vantata dicendo che avresti vinto, eppure ora speri che vinca proprio lui, quello che dicevi sarebbe stata la tua ultima vittima.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Alive

 
La mort est plus forte que l'amour, c'est un défi à l'existence. 
[Emile Zola]
 
 
Ti viene in mente all'improvviso, proprio quando è così paradossale da farti provare dolore: sei viva

Sei viva e respiri. E guardi il cielo, senti il solletico dell'erba, muovi le dita fredde. E il tuo cuore batte, il sangue ti scorre sulla fronte, la bocca trema nello sforzo di urlare. Solo la mente non funziona, non bene - la mente sta già scappando lontano da quel posto, dalla Cornucopia e dalla morte. Ha perfino perdonato Tresh - perdonare, non hai mai usato quel verbo - per quel che ti ha fatto: dopotutto, tu hai ucciso più e più volte. 

All'improvviso capisci che non hai mai sperato di vincere, non veramente: non saresti una brava Mentore, non saresti una brava persona. Saresti solo un'assassina, come Enobaria. E tu sai, lo sai nel profondo, che lei non è felice.

"Clove!"

E poi deve vincere Cato. Lui sì che sarebbe un bravo Mentore, con quella sua strafottenza e quei rari momenti d'umanità. 

Senti i suoi passi, adesso. Li senti nella terra che trema e nell'aria che spostano le sue gambe: è veloce, ma non quanto te. Un ghigno preme per uscire sul tuo viso e tu accetti, consenti alle tue labbra di piegarsi un'ultima volta all'insù prima della fine. E' strano, perché per mesi ti sei vantata dicendo che avresti vinto, eppure ora speri che vinca proprio lui, quello che dicevi sarebbe stata la tua ultima vittima. E speri anche che arrivi in tempo, che ti stringa le mani e ti faccia sentire amata, per una volta.

Non forte, non Vincitrice, non brava. Semplicemente amata. Vuoi provare questa sensazione un'ultima volta ancora.

"Clove, sono qui!"

Ed eccolo, l'unico che ti abbia mai fatto sentire in quel modo. L'unico che non ti ha mai vista come la ragazza dei coltelli, ma come quella persona antipatica, crudele, fredda che sei davvero. L'unico che ti abbia mai spinta a cambiare, perché per lui l'hai fatto - l'hanno detto gli istruttori, l'hanno detto i vostri compagni: hai provato ad essere meno te e più lei, la Clove adolescente che ti eri vietata di essere da quando sei entrata in Accademia, a undici anni e tre quarti. Eri una bambina, allora, eppure avevi lo sguardo duro di chi vuole vincere.

Ma cosa volevi vincere, Clove? Di certo non questo. Di certo non avevi capito che trionfare equivaleva a ergersi su una pila di cadaveri, di bambini morti per mano tua. Eppure te ne sei resa conto tardi. Tardissimo. Dopo aver tirato coltelli, assalito, ingannato, ucciso, fatto suonare quel cannone così tante volte - così tante volte che ne manca solo una, l'ultima, la decisiva.

"Andrà bene, Clove. Resteremo insieme."

Ma Cato sembra non essersene accorto. Lui ti sta stringendo una spalla con la mano tremante - ed è così grande, la sua mano, che quando trema fa sussultare anche te. Lui ti guarda, anche: i suoi occhi color cielo si confondono con il cielo vero, quello alle sue spalle. E anche se il secondo è più grande e infinito e brillante, quella piccola volta celeste del ragazzo ti sembra il posto giusto in cui perderti prima di morire. Il posto giusto in cui lasciarlo.

"Resta con me" sussurra. "Ti prego."

Con difficoltà, alzi una mano e gli stringi il polso. E' sottile, molto più esile di quello che eri abituata a toccare quando lottavate all'Accademia. Anche il suo viso sembra smunto, provato - lo è, lo è anche il tuo. Il sangue ormai ti copre una guancia, cola come assurde lacrime scarlatte.

"Vinci" sussurri solo. Vorresti pronunciare il suo nome, dirgli che è forte ma che tu lo sei di più - scherzare, magari. Ma non ce la fai. Non ce la fai perché stai morendo, Clove, e a nulla è valso evitare di pensarci fino ad ora. A nulla è valso fare la forte, la sbruffona, vantarti di aver ucciso la bambina e seguire Cato nelle sue imprese. A nulla è valso perché stai morendo e nemmeno lui, il Favorito tra i Favoriti, può far qualcosa che non sia stringerti a sé e continuare a chiamarti, il tono sempre più acuto e gli occhi sempre più liquidi.

Ora non sembrano più cielo, ma acqua. Mare. Ti sarebbe piaciuto vederlo, una volta, era uno dei motivi per cui avresti dovuto vincere. Gli altri non li ricordi più. Mare. Ci sono le onde, ora, ti cullano avanti e indietro facendoti sentire stanca e fredda.

Mare.

 
Stai annegando, Clove. 
  
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