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Autore: telesette    20/04/2015    2 recensioni
Una sensazione magnifica e, allo stesso tempo, indescrivibile, capace di sciogliere il rude atteggiamento di Haruka con una tenerezza che lei stessa dubitava di possedere.
Haruka chiuse gli occhi e l'abbracciò.
Un abbraccio timido ed incerto, forse per timore di stringerle troppo le spalle, ma poi fu Michiru che la pregò intensamente di stringerla a sé con più forza.
E Haruka la baciò ancora.
E ancora.
Nelle loro labbra vi era la prova tangibile del loro affetto reciproco, del sentimento che le univa dal profondo, e di tutto ciò chi di caro la vita aveva per loro...
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Haruka/Michiru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria di un'amica'
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In memoria di un'amica:

Nata a Chieti, il 4 marzo del 1977, Gina Ciriegi era una persona di animo semplice e molto creativa.  
Oltre a scrivere, sapeva creare delle bellissime riproduzioni e decorazioni angeliche. Molto brava anche col photoshop, con il quale sapeva creare delle immagini molto tenere coi personaggi di varie serie animate.
Inguaribile e dolcissima romanticona, amante delle storie d'amore e dei finali lieti.
Fedelissima conoscitrice dei vari capolavori di animazione DISNEY ( "Gli Aristogatti", "La Carica dei 101", "La Sirenetta", "Il Re Leone", e molti altri ancora ). Sognatrice e sensibile, nonostante le tante difficoltà della vita, sempre volta a rincorrere le tante piccole gioie che ogni persona desidera per sé: la serenità, la pace, gli affetti, l'amore...  
Gina si spegne il 7 marzo 2013 all'età di 36 anni, lasciando un grande vuoto nei cuori di molte persone ( me compreso! ), e un dolore immenso in tutti coloro che la conoscevano per la persona meravigliosa che era.  
Di tutte le cose che ho ancora di lei, e della nostra bellissima amicizia nata su Facebook, senza dubbio rimane il ricordo delle nostre interminabili chiacchierate. C'erano così tante idee in lei, così tante storie da creare, perciò vorrei tentare di riportarle su queste pagine a nome suo. Nelle mani uno strumento, nella mente un pensiero, ma il cuore è quello che lega entrambi alla fantasia che abbiamo condiviso assieme.  

Ciao Gina!

***

Un delfino da salvare

( immagini tratte da internet )

 

 

 

Il mare era davvero molto agitato quel pomeriggio...
Sebbene non piovesse, il cielo era grigio e plumbeo e la fresca brezza salmastra penetrava fin dentro le ossa. Tuttavia, anche così, l'immensa e sconfinata distesa d'acqua manteneva inalterato il suo potente e fragoroso fascino. Gli occhi di Michiru sembravano quasi voler catturare con lo sguardo ogni singola onda, ogni scoglio, ogni emozione...
Era talmente assorta da quello spettacolo che, se Haruka non l'avesse riportata alla realtà, probabilmente sarebbe rimasta lì ad osservarlo per ore.

- E' tardi - esclamò la bionda compagna con un sorriso. - Dovresti riposare di più, di questi giorni, ormai il tuo prossimo concerto è vicino!

Michiru sospirò.
Haruka sapeva essere tanto premurosa quanto inopportuna, a volte. Certo, il suo pensiero era giusto ma... Insomma, era veramente difficile staccarsi così da un simile panorama.
Con la testa dolcemente appoggiata sulla spalla dell'altra, Michiru annuì suo malgrado ed entrambe fecero per voltarsi e tornare allla vettura ferma sul margine della strada.
Ad un tratto però, cogliendo distintamente gli schiamazzi e le grida di un gruppo di teppistelli fermi sulla riva, le due ragazze si voltarono a guardare e videro allora una scena davvero raccapricciante.
Il corpo buona parte intrappolato in ciò che restava di una vecchia rete da pesca, lacero e sanguinante per i fili durissimi che incidevano profondamente sulla sua carne, un povero delfino giaceva dentro una piccola conca sabbiosa piena d'acqua. Qui un gruppo di giovinastri, invece di preoccuparsi di chiamare soccorsi, erano fermi a ridere della sofferenza e dei lamenti del povero animale ferito.

- Ma che state facendo ?!? - urlò Haruka minacciosa, facendo scappare via quegli insensibili ragazzacci.

Subito lei e Michiru corsero rapidamente sulla riva, mosse a pietà per il delfino, e senza perdere tempo si accinsero a tagliare via quei fili robusti come metallo. Michiru si tolse il soprabito per avvolgerlo sul corpo del delfino a mo' di coperta, preoccupata che il freddo pungente potesse nuocergli, e allo stesso tempo si chinò ad esaminare la gravità delle ferite presenti sul dorso e sulle pinne.
Il mammifero gemette sommessamente, guardando le due ragazze con occhi tristi e supplicanti, tuttavia si sentì riavere non appena Michiru gli infuse parte del proprio potere planetario attraverso le mani.

- Dobbiamo portarlo via da qui - esclamò la fanciulla, guardando Haruka. - Chiamare qualcuno, non possiamo lasciarlo senza cure... Morirebbe!
- Aspettami qui - la ammonì l'altra. - Vado a cercare un telefono, spiegando la situazione, così manderanno un camion adatto al trasporto!

Correndo agilmente sulla sabbia e rimontando svelta in macchina, Haruka partì sparata recuperando in pieno l'assetto come su un circuito di Formula Uno. Circa un quarto d'ora dopo, una volta informato chi di dovere, le autorità locali mandarono sul posto un comodo furgone pieno d'acqua per consentire all'animale di viaggiare verso l'ente veterinario competente. Purtroppo, essendo così lontani dall'ente per l'assistenza delle creature oceaniche, nessuno in città disponeva di una struttura adeguata per alloggiare il delfino.
Fu allora che Michiru, offrendosi generosamente di accollarsi tutte le spese, chiese ed ottenne che il delfino fosse temporaneamente sistemato presso la sua sontuosa residenza estiva di famiglia. La villa dei Kaiou, oltre ad essere così vicino al mare, era dotata infatti di una grande vasca-vivaio capace di contenere, per dimensioni, anche una verdesca di circa seicento libbre. Le autorità non ebbero alcuna obiezione, nel concordare i permessi e i timbri necessari, cosicché il delfino giunse a casa di Haruka e Michiru come ospite di tutto riguardo.

- Beh, sembra che si stia ambientando - osservò Haruka, nel vedere l'animale riprendere pian piano le forze.

Difatti il delfino, una volta medicato e curato a dovere, aveva preso a sguazzare felicemente nell'enorme vivaio di Michiru con grandi spruzzi d'acqua ed emettendo il suo verso festoso a più non posso.

- Non immagini che sollievo sia, vederlo così - sospirò soavemente Michiru. - Ero così preoccupata che temevo non avrebbe retto al trasporto... Ma sembra proprio che stia bene, adesso!
- Pensi sia il caso di rimetterlo in libertà?
- Secondo il veterinario, è ancora presto - spiegò Michiru. - La ferita sul dorso era molto profonda e, se lo rimettiamo nell'oceano prima che sia del tutto rimarginata, potrebbe cadere facile preda della fauna aggressiva; ci vorrà almeno un mese, perché si riprenda completamente!

Il delfino emise un verso squillante all'indirizzo della sua benefattrice, come per salutarla, e si tuffò in acqua per scomparire sul fondo del vivaio.

- Accidenti, che riconoscenza - scherzò Haruka. - Di' un po', non è che gli hai fatto colpo, per caso?
- Spiritosa - rintuzzò Michiru sarcasticamente. - E' un gran giocherellone, come tutti i delfini del resto, e sinceramente lo invidio!

Haruka colse un'ombra nella voce di Michiru.
Certo, fin da piccola, la sua infanzia era stata tutto fuorché giochi e spensieratezze.
Michiru Kaiou, pittrice e violinista di fama internazionale, aveva avuto molte cose dalla vita... eccetto però i giochi e il divertimento per sé stessa.
Solo una volta, Michiru pareva aver espresso questo suo particolare rimorso per la propria vita, quando tra le lacrime rinfacciò ad Haruka la sua mancanza di tatto e di sensibilità. Se il destino non l'avesse eletta Paladina Sailor, votata a doveri precisi e precise responsabilità, anche Michiru avrebbe forse potuto avere un'infanzia ricca di sogni e giocosità.
Sfortunatamente per entrambe, però, il tempo dei giochi pareva non esserci mai stato.
Guardando poi l'allegria e solarità di Usagi e delle sue amiche, dove la parola "seriosità" era spesso e volentieri fuori luogo, sia Haruka che Michiru avrebbero volentieri dato tutto per assaporare un po' di quella stessa serenità d'animo così apparentemente lontana dalla loro vita di tutti i giorni.

- Scendiamo giù a vederlo? - propose dunque Michiru, trascinando in fretta la compagna per il braccio.
- Ehi, ma... Aspetta, dove mi porti ?!?
- Rilassati - scherzò Michiru allegramente. - Guarda che non ti mangio mica!
- Beh, ma insomma... Che bisogno c'è di tirare, diamine?
- Uffa, come sei delicata!
- Michiru, smettila, ma che cavolo ti prende oggi...

***

Poco dopo, nella parte più bassa della villa attraverso il vetro, Michiru ed Haruka potevano vedere il loro amico delfino nuotare allegramente sul fondo della vasca. In quei dieci metri di profondità, dove tutto pareva tingersi di un tenue e delicato colore bluastro, il grigio perla del delfino andava mimetizzandosi in modo armonioso con l'ambiente.

- Guardalo com'è contento - sorrise Michiru, battendo leggermente due dita sulla superficie del vetro.

Per tutta risposta, l'animale scosse festoso il capo e, con una capriola all'indietro, prese a nuotare e ad esibirsi in evoluzioni sotto lo sguardo ammirato del suo piccolo pubblico. Più volte sfrecciò sott'acqua, passando a ridosso del vetro trasparente, e più volte parve indugiare davanti agli occhi limpidi e dai riflessi cangianti della bella Michiru.

- Secondo me, ti sta lanciando una sfida - ipotizzò Haruka beffardamente.

Michiru la guardò stupita.

- Fidati - proseguì lei. - Conosco quello sguardo: luce ardente, passione e desiderio di mettersi alla prova... Vuole sfidarti, amica mia, è evidente!
- Su, dai, non scherzare!
- Cos'è, hai paura di fare brutta figura?

Michiru strinse gli occhi.

- Non mi provocare - sussurrò.
- A proposito, non è che hai messo in naftalina il costume, vero?
- Haruka - fece Michiru, le gote rosse per l'imbarazzo di una simile domanda.
- Andiamo, è solo un pesce...
- Un mammifero - precisò Michiru.
- Quello che è... Non vorrai farti battere nel nuoto da lui, spero!

Silenzio.

- Allora?

***

Michiru si dette molto da fare, per testare le capacità di recupero dell'animale.
Il delfino nuotava che era una meraviglia, ma anche lei non era da meno. Messi a confronto, nella grande vasca di acqua limpida, era davvero difficile stabilire chi dei due fosse parte naturale dell'elemento liquido. Sembravano davvero in sintonia, come se avessero provato in precedenza ogni singola evoluzione, e per ogni volta che riemergevano... subito schizzavano sotto come due frecce, testa a testa, cercando ostinatamente di superarsi a vicenda.
Alla fine, soddisfatta per la nuotata e il sapore autentico della sfida, Michiru accarezzò l'animale sul dorso e si avvicinò al bordo per uscire dalla vasca.

- Sembra che siate pari - esclamò Haruka, porgendole garbatamente l'asciugamano.

Michiru non rispose, limitandosi semplicemente a sciogliere i lunghi capelli raccolti sotto la cuffia, tuttavia si vedeva benissimo che era contenta.

- Non mi divertivo così da... Neanche mi ricordo più da quanto!
- Adesso però dovresti concentrarti di più sulle prove - osservò l'altra. - Manca meno di una settimana al concerto!
- A dire la verità, stavo pensando di annullarlo!
- Come ?!?

Haruka sbarrò gli occhi, convinta di avere sentito male.

- Ci saranno altri concerti, la stagione musicale è lunga, e poi la mia sostituta è davvero molto brava...
- Ma stai scherzando - sbottò Haruka furiosa. - Non vorrai rinunciare a suonare, solo per stare dietro a un delfino!
- Ho forse scelta? - ribatté dunque Michiru severa. - I delfini sono molto sensibili, non amano stare da soli, e ho paura che possa intristirsi mentre sono via!
- Ma non ha senso, voglio dire... Insomma, stiamo parlando di un delfino!
- E' un essere vivente, Haruka - la rimproverò Michiru. - Non è un giocattolo, ha dei sentimenti come me e come te, e non posso lasciarlo solo per un mio capriccio!
- Ma si tratta della tua carriera!
- E con questo?
- Scusa ma non ti capisco - tagliò corto Haruka, voltandole le spalle per evitare quella spiacevole discussione.

Michiru la guardò tristemente.

***

Più tardi, trovando Haruka seduta di fianco ad una finestra, Michiru si avvicinò a lei e si sedette. Haruka evitò ostinatamente di guardarla negli occhi, tenendo lo sguardo fisso contro il vetro, finché l'altra non le prese dolcemente la mano nella propria e le si rivolse quasi in tono di supplica.

- Haruka - mormorò. - Ti prego, non voglio che litighiamo per questo...
-  Neppure io - sottolineò Haruka. - Solo che non capisco il perché devi rinunciare al tuo concerto!
- Ma te l'ho già detto il perché!
- Sì, ma mi sembra assurdo: mettere da parte un'orchestra lirica e un concerto, solo per evitare che un animale si metta a piangere... Non lo concepisco, mi dispiace!
- Ma puoi comprenderlo... se si trattasse di me?

Haruka tacque.

- Mettiamo il caso - proseguì dunque Michiru. - Se invece di un delfino, fossi io a soffrire di solitudine, davvero non rinunceresti a una gara o una corsa importante solo per trascorrere un po' di tempo con me?
- Ma... Ma questo che c'entra ?!? Non ha senso...
- Sì, invece, ne ha molto... Per me, almeno!

Nel pronunciare quelle parole, gli occhi di Michiru divennero lucidi. Haruka la guardò sbalordita, persino un po' confusa, tuttavia ancora non riusciva a capire. Non concepiva il "perché" Michiru attribuisse una tale importanza ad un delfino, come se si trattasse di una persona, e non certo perché fosse insensibile o priva di sentimenti.

-  Haruka, io voglio molto bene a quel delfino - spiegò. - Gli sono affezionata, perché è esattamente come vorrei essere io: libera, capace di giocare e di divertirmi... e purtroppo questo, per me, non sarà mai possibile!
- Michiru - fece Haruka con un filo di voce. - Michiru, io non... non...

Haruka non sapeva davvero che dire.
Era spiazzata.
Tuttavia Michiru, socchiudendo un attimo le palpebre, prese a spiegarle con maggiore veemenza.

- Ci sono molte cose importanti nella vita, cose a cui molti attribuiscono più o meno il giusto valore, ma i sentimenti... I sentimenti sono tutto quello che veramente rende una vita degna di essere vissuta!

Haruka tacque.

- Ricordi quello che ha detto Usagi, vero? - sorrise Michiru. - Sono parole sue: "La vita di una persona non è nulla, se non vi è amore in grado di toccarne il cuore, e amore e amicizia riempiono la vita di ciò che veramente è importante"...
- Bah, sciocchezze - replicò Haruka, poco convinta però.
- No Haruka, è vero, su questo Usagi ha perfettamente ragione: finché daremo molta più importanza alle cose, piuttosto che ai sentimenti e a quello che ci tocca molto più intimamente, la nostra non sarà "vita"... Lo capisci questo?
- Michiru, che cosa stai cercando di dirmi ?
- Ti sto dicendo che quello che mi importa, che davvero mi importa, non è un pubblico gremito di fiori ed applausi; io voglio solo un po' di quel calore che Usagi va predicando, voglio l'affetto e i sorrisi di chi veramente mi è caro, e desidero solo parte di ciò che tutti quanti possiedono!
- Stai dicendo un mucchio di sciocchezze senza senso - ribatté brusca Haruka, ritirando la propria mano di scatto, facendo per alzarsi e andare via nuovamente. - E non intendo star qui ad ascoltarti un minuto di... Hmm ?!?

Dal momento che le parole non parevano essere recepite da quella sua zuccaccia dura, Michiru cercò dunque di spiegarsi ad Haruka in un modo che anche lei potesse perfettamente comprendere.
Nel bacio che le diede, c'era tutta la passione del suo dolce ed autentico sentimento per lei.
Una sensazione magnifica e, allo stesso tempo, indescrivibile, capace di sciogliere il rude atteggiamento di Haruka con una tenerezza che lei stessa dubitava di possedere.
Haruka chiuse gli occhi e l'abbracciò.
Un abbraccio timido ed incerto, forse per timore di stringerle troppo le spalle, ma poi fu Michiru che la pregò intensamente di stringerla a sé con più forza.
E Haruka la baciò ancora.
E ancora.
Nelle loro labbra vi era la prova tangibile del loro affetto reciproco, del sentimento che le univa dal profondo, e di tutto ciò chi di caro la vita aveva per loro...
Solo e semplicemente l'amore!
Adesso Haruka pareva finalmente comprendere un po' meglio ciò che intendeva dire Michiru.
Per lei quel delfino era importante, indubbiamente molto più importante di un concerto o di qualcosa di simile, così come lei era importante per Haruka stessa.

- Se qualcuno si prendesse cura del delfino al posto tuo, lo faresti il concerto? - chiese Haruka sommessamente.
- Come?
- Dico sul serio - ripeté Haruka, inebriandosi ancora una volta col profumo e con l'intenso sapore fresco delle sue labbra. - Lo faresti, se mi prendessi io cura di lui al posto tuo?
- Ma lo faresti davvero?
- Ehi, anch'io tengo molto a te, cosa credi - tagliò corto Haruka. - Tu devi fare quel concerto, è un'occasione troppo importante per te!


***

Tra il dire e il fare, però, Haruka si rese conto ben presto dell'onere che si era presa.
Infatti, il delfino era come un bambino, vivace e giocherellone. Haruka sapeva essere gentile e premurosa ma... parlando in termini di pazienza, le era davvero difficile sopportare gli scherzi e le ingenti spruzzate d'acqua con cui il delfino era solito inondarla da capo a piedi.
In due giorni, non aveva più un solo vestito asciutto.
Metà della sua roba era perennemente stesa al sole, mentre l'altra metà le gocciolava in parte addosso e parte nel cesto della biancheria.

- Smettila, smettila subito,  hai capito ?!? Oh no... Non ci provare sai, no... NOOO !!!

SPLASH !!!

Bagnata, infradiciata e ridicolmente beffeggiata dagli innocui scherzi del delfino, Haruka dovette contare fino a centomila per trattenersi dal riempirgli la vasca di acido.
Michiru stette via con l'orchestra per due settimane, lasciando il mammifero alle cure dell'amica, pur domandandosi come costei se la stesse cavando.

- Ma benissimo, naturalmente - mentì Haruka spudoratamente, pure strizzandosi la camicia dentro un catino messo proprio di fianco al telefono. - E' così tranquillo che meglio di così non potrebbe andare!
- Ma sei sicura?
- Certo, perché me lo chiedi ?
-  Ma questo gocciolìo... Non è che si è rotto l'impianto idraulico, per caso?
- Come ?!? N... No, certo che no... E' solo la... la... la doccia, sì, l'acqua calda che scorre! Sai, mi stavo facendo un bagno e allora...

A parte le scuse, decisamente povere di fantasia, Michiru non poté fare a meno di sorridere al pensiero della compagna in balìa degli scherzi del suo amico delfino.

- Haruka - pensò. - Sei davvero un tesoro!

***

I giorni volarono e, di ritorno dal concerto, Michiru decise di comune accordo con Haruka che era arrivato il momento di salutare quel mammifero birbante.
Ormai il delfino si era completamente ristabilito, la ferita era cicatrizzata, ed era pronto per tornare a far parte dell'immenso oceano blu.
Le due ragazze stettero immobili sulla riva a guardarlo, mentre l'animale riprendeva poco a poco il largo salutandole coi suoi versi e i bianchi spruzzi provocati dalla pinna caudale, e immobili rimasero anche quando questi scomparve oltre la linea dell'orizzonte.

-  Sei triste? - chiese Haruka, cingendo Michiru da dietro le spalle.
- Un po' - ammise l'altra. - Ma è giusto che lui torni libero: sarei un'egoista, altrimenti...
- Io invece sono molto "molto" egoista - sussurrò Haruka, voltandola bruscamente per poi guardarla dolcemente negli occhi. - Egoista di te, perché non voglio dividerti con nessuno!
- Oh, Haruka...
- Ti amo!
- Anch'io! 

FINE

Angolo Autore:

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