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Autore: Giadavnt    20/04/2015    2 recensioni
Arrivò all'ora stabilita nel posto stabilito.
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Niente, pensavo solo a correre più che potevo per poterti salvare il culo.
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Piccola storiella nata dal mio crescente interesse verso Fast and Furious.
Non so se questa scena è presente o anche simile a qualcuna nel film dato che non li ho visti tutti.
I personaggi sono inventati da me e ognuno potrà personificarsi nei protagonisti.
Dopo una piccola corsa, un momento dolce ;).
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivò all'ora stabilita nel posto stabilito.

Il ragazzo scese dall'auto nera guardandosi intorno. Il vento gli muoveva leggermente i capelli corvini e la camicia di jeans che indossava. La strada era illuminata leggermente solo da qualche lampione sconnesso che non emetteva una luce continua. L'asfalto danneggiato con numerosi fossi e circondato da innumerevoli fabbriche abbandonate. Lungo le mura di queste vedeva bottiglie vuote, fogli, striscioline di carta e siringhe di cui, personalmente, preferiva non sapere il contenuto. Alcuni cartelli stradali erano piegati e arrugginiti. Si riabbassò leggermente nell'auto e accese i fari per poter vedere meglio l'ambiente. Quando si rialzò notò 5 uomini arrivati, immaginò, da dietro la fabbrica vicina. Non riusciva a vedere i loro volti ma immagino chi fosse quello grassoccio al centro. La sua idea venne confermata non appena udì la voce di quell'uomo.

-Allora – cominciò l'uomo – Ecco il vincitore della gara di oggi.- continuò con finta enfasi -Ti sei divertito a correre pur sapendo che la vittoria sarebbe stata comunque tua?!- ora la sua voce si era fatta minacciosa.

Il ragazzo non ci diede molto peso e parlò con tono tranquillo: - Davvero mi ritieni così bravo? - disse con aria di sorpresa – Tanto da immaginare che avrei già vinto contro il tuo miglior pilota? - rise piano.

-Finiscila di fare il finto tonto!- disse l'uomo con rabbia – So benissimo che hai vinto soltanto perché hai corrotto Evans!- L'uomo cominciò ad avanzare minaccioso.

-Ehm...-il ragazzo fece finta di pensarci mettendo una mano sotto il mento – No!- disse poi deciso.

-Il tuo caro Evans è venuto da me a farmi la proposta, cioè lui mi lasciava la vittoria ma io dovevo dargli i soldi della vincita. Peccato per te che io abbia rifiutato.- continuò tranquillo.

-Non ti credo, lurido figlio di...- venne interrotto dalla voce del ragazzo.

-Dì quello che vuoi. Io non ho accettato. Ho vinto da solo, con le mie capacità e la mia macchina.- disse, stavolta serio – Da me non avrai neanche un centesimo.- e detto questo si girò e fece per rientrare in macchina.

-NO! Dove pensi di andare!? SPARATE IDIOTI!- e i quattro uomini di fianco a lui alzarono le pistole e con spari precisi andarono a bucare tutte e quattro le ruote dell'auto.

-EHI! La mia auto!- il ragazzo si voltò e cominciò ad avvicinarsi all'uomo.

Non ebbe neanche il tempo di arrivare a metà del lungo tratto di strada che li divideva che 2 auto apparvero improvvisamente da dietro la fabbrica e cominciassero a corrergli intorno sempre più vicini.

Nel rombo assordante delle auto, udì la voce dell'uomo che stava raggiungendo.

-Non vuoi darmi i soldi? Bene! Ne riparleremo quando ti avranno dimesso dall'ospedale!- il tutto seguito da una risata sguaiata.

Il ragazzo di guardò attorno, le auto che giravano in torno a circa 100 chilometri orari, costatò. Gli avrebbero spezzato le gambe. Non poteva fuggire, una delle due macchine lo avrebbe ucciso a quella velocità. Erano a circa 5 metri di distanza quando si sentii un forte clacson e delle luci in lontananza avvicinarsi a grande velocità. Le 2 auto si fermarono e con una vertiginosa inversione a U si posizionarono dietro al ragazzo con la parte anteriore rivolta verso l'auto in arrivo.

Il ragazzo non si mosse. Aveva riconosciuto quell'auto blu metallizzata che dopo qualche secondo si fermò proprio al suo fianco tracciando sul terreno una curva più scura. Dal finestrino abbassato vide la chioma rossa e il viso chiaro della ragazza; in un attimo aprì lo sportello buttandosi sul sediolino del passeggero. Sentì il rombo delle due auto dietro.

-VAI! VAI!- urlò e la ragazza spinse velocemente il piede sull'acceleratore. Le ruote stridettero contro l'asfalto per poi ruotare come non mai mentre la velocità aumentava ancora, sempre più. La rossa continuava ad accelerale tenendo le mani serrate sul manubrio nero, i denti stretti e gli occhi socchiusi cercando di vedere più di quello che i fari bianchi le permettevano. Diede un veloce sguardo allo specchietto retrovisore.

-Sono ancora qui.- ringhiò. Non lo diceva a nessuno particolarmente. Piccolo promemoria per se stessa, per incitarsi a non rallentare e continuare quella corsa da suicidio a cui personalmente non era abituata.

-Ci stanno alle calcagna.- le confermò il suo vicino affacciato al finestrino.

Il ragazzo tirò fuori una piccola rivoltella dalla cintura che prima non aveva notato e cominciò a sparare sporgendosi con circa metà corpo dal finestrino. In altre occasioni avrebbe urlato ma ora non poteva e si auto- convinse ad essere forte e continuare. Nel rombo assordante delle auto si sentì un infrangere si vetri e una delle 2 auto andò fuori strada andandosi a schiantare contro uno degli edifici decadenti che intervallavano di tanto in tanto i campi di terra circostanti a quella strada. Sentì il ragazzo imprecare e sedersi di nuovo in auto mentre lanciava la pistola sui sedili posteriori, i proiettili erano finiti.

-Spegni i fari!- le ordinò il ragazzo.

-CHE COSA?!- rispose lei isterica girandosi di scatto verso di lui.

-Ti ho detto: spegni quei dannati fari!- gli rispose lui irato.

Lei non lo fece, sarebbe stato un suicidio! Ancora più di fino ad ora. Continuò ad accelerare ma ad un tratto la luce davanti a lei si arrestò. Non urlò solo perché le mancava il fiato in gola. Non vide dove girò ma sicuramente non si trovava più sulla strada asfaltata, ne erano testimoni i numerosi sbalzi della vettura. Frenò di colpo girando il manubrio verso destra. Per un attimo penso che l'auto si sarebbe sbilanciata e schiantata contro qualcosa. Ma non successe.

Rimase così, in silenzio e rigida, a osservare, da circa 500 metri di distanza, l'auto che li inseguiva fermarsi sulla strada per poi ritornare indietro. L'auto si era mimetizzata nel buio dei campi.

Restarono così ancora per qualche minuto, poi il ragazzo parlò.

-Brava.- disse semplicemente voltandosi verso la ragazza, aveva ancora lo sguardo fisso in avanti, sconvolta.

-Per essere stata la tua prima corsa devo dire che...- si fermò – niente – continuò poi – non ho niente da dire. Brava.- disse voltandosi di nuovo.

-Sei uno stronzo- disse lei calma, una calma apparente, ovvio. -Ti rendi conto di ciò che poteva succedere?!- disse passandosi una mano sulla fronte.

Passò qualche secondo.

-Guido io?-

La ragazza sospirò leggermente, poi mosse la testa e annuì.

Il ragazzo scese e camminò verso l'altra portiera mentre la ragazza, dall'interno, si spostava sul sediolino di fianco.

-Cosa provavi mentre correvi?- le chiese il ragazzo una volta entrato in auto.

-Niente, pensavo solo a correre più che potevo per poterti salvare il culo.- disse un po' velenosa, ma lei era così.

Il ragazzo sorrise: -Lo rifaresti?-

La ragazza trattenne il respiro: -Si. Si, certo che lo rifarei.-

Il ragazzo sorrise ancora e partì tornando sulla strada .

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Era passata l'una di notte. Si era fermato a fare benzina ad un distributore un po' malconcio ma l'importante è che funzionasse. Inserì la banconota e la macchina automatica cominciò a far sgorgare la benzina dal tubo già collegato all'auto. Finito il pieno tornò in auto voltandosi verso la ragazza addormentata sul sedile al suo fianco. Guardò il viso chiaro e rilassato, la bocca dischiusa e i capelli lisci spettinati che le incorniciavano il viso. Una maglia nera lunga le faceva da vestito evidenziando la figura piccola ed esile. Notò il pantaloncino di jeans da cui partiva un lungo strappo delle calze per poi finire negli stivali alti, anch'essi neri. Si sfilò il giubbotto che indossava e glielo poggiò sulle spalle per poi ripartire.

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Quando fermò l'auto nel viale di casa sua erano le quasi le tre di notte e nel cielo si vedevano chiaramente tutti i puntini bianchi luminosi che aveva imparato a riconoscere. Guardò la ragazza ancora addormentata. Le mosse piano la spalla chiamandola per svegliarla. Lei si guardò intorno spaesata poi fece per scendere dall'auto. Ma lui le trattenne il polso. Lei sobbalzò leggermente mentre lui la tirava a se tenendola a 2 o 3 centimetri dal suo viso. Poi le sue labbra le toccarono le proprie e diventare un vero e proprio bacio mentre sul viso di ognuno compariva un sorriso.

  
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