Nella camera era diffusa una delicata penombra e l'odore di lavanda che Sakura aveva la mania di spargere in tutte le stanze, copriva quello del sonno delicato del bimbo nella culla.

Sasuke non si era mai realmente abituato a quel profumo così domestico che sapeva di una pace così difficile da sperare fino a pochi anni prima da apparirgli ancora surreale. Eppure ormai quel profumo era parte della sua nuova vita e non riusciva più a seprararsene. Era diventato parte dei suoi giorni come capo della polizia di Konoha nonché vice Hokage assieme a Naruto.

Gli anni della guerra sembravano solo più una cupa ombra proiettata lungo un campo durante un alba splendente di quotidianità e normalità, quella normalità che il fato gli aveva strappato da bambino e che solo ora stava tentando di riottenere.

Ora che i suoi tratti dolci erano diventati decisi, che i capelli color pece si erano fatti più lunghi e ordinati e i suoi occhi avevano smesso di utilizzare tecniche proibite e avevano inizato a perdere gradi. Ora che l'età adulta era giunta, Sasuke Uchiha stava tentando, giorno dopo giorno, di ricostruire la sua identità di essere umano, ferito e distrutto dentro più volte, eroso dalla guerra e dagli inganni ma che con l'aiuto di una gracile donna dai capelli rosa stava riuscendo a riprendersi.

Sakura era stata per lui una delle colonne, assieme a Naruto, del suo percorso di reinserimento nel villaggio e di anni di cure fatte di discrezione, gentilezza e sopportazione per arrivare a raggiungere un equilibrio.

Si posizionò accanto alla culla, facendo bene attenzione a non far rumore, e appoggiò la testa sul braccio steso lungo una delle sponde della culla mentre con le dita della mano abbandonata lungo la stessa sponda, andò a sfiorare delicatamente le guanciotte paffute del bambino dormiente. Si stupì della sua stessa dolcezza e per un momento, si chiese se si fosse rammollito: suo figlio gli dava sempre una sensazione di gioia e disagio immensa. Quel fagottino di pochi chili riusciva a metterlo con le spalle al muro e farlo sentire imbranato come un ragazzino il primo giorno d'accademia. Per non parlare di quando, prendendolo fra le braccia, il piccolo apriva i grandi occhi neri e prenderva a esplorare il volto del suo papà con tanta vivacità da farlo dubitare del suo autocontrollo. La prima volta che lo aveva tenuto contro di sé, il giorno del parto di Sakura, una strana insicurezza lo aveva afferrato e guardando quell'esserino tanto piccolo e indifeso si era reso conto che non avrebbe mai più potuto fuggire dal suo ruolo, che non sarebbe bastato ignorare i richiami, le domande o chiudersi in un silenzio perpetuo: d'ora in poi si sarebbe dovuto occupare di qualcuno proprio lui che non aveva ricevuto cure da nessuno durante l'infanzia. Da allora si era sempre un po' sentito spaesato, il grande Uchiha, ultimo membro di una stirpe di gurrieri potenti e maledetti, senza la presenza di Sakura la quale sapeva sempre come toglierlo dall'impaccio di una tranquillità a cui non era ancora abituato.

Il bimbo si mosse appena sotto la carezza di Sasuke che quasi dispiaciuto ritraè un po' le dita dalla pelle del piccolo il quale, con stupore del suo stesso papà, si girò sul fianchetto proprio contro il dorso della grande mano dell'Uchiha, come se avesse percepito la presenza di qualcosa di piacevole ed essenziale per il suo tenero sonno, per la sua innocente ed inconsapevole vita.

Timidamente Sasuke poggiò il palmo sul corpicino mollemente abbandonato al sonno e le sue labbra si incresparono in un lieve sorriso. Poi, accarezzò i capelli liscissimi del piccolo e alla luce soffusa del sole osservò i tratti dolci del bambino e pensò che assomigliasse molto alle foto di Itachi neonato contenute nel vecchio album di famiglia. In realtà lo aveva pensato dalla prima volta in cui aveva sentito il grido forte e chiaro del suo bimbo finalmente al mondo, aveva sentito in quell'urlo alla vita la sua stessa caparbietà e la costanza di suo fratello defunto e di era reso conto che il piccolo sarebbe stato la conciliazione dei loro due spiriti separati in dimensioni diverse.

Improvvisamente un raggio di sole penetrò oltre le veneziane alla finestra e colpì il visino del piccolo, facendolo contrarre in una espressioncina di fastidio e il mugugno assonnato che seguì, interruppe i pensieri di Sasuke il quale, con più naturalezza del solito, prese a dondolare sul fianco il neonato.

-Sshh...-sibilò con una dolcezza che non aveva quasi mai, lui con quel muro di ghiaccio inscioglibile-non è nulla, Itachi. E' solo il sole...

L'uomo alzò la testa oltre la culla, sentendosi osservato, e sulla soglia della porta oltre il lettino incrociò lo guardo intenerito di sua moglie.

Sbuffò imbarazzato e ritornò a guardare il loro bambino.

La risatina di Sakura lo irritò un po' ma appena lei gli fu accanto e con una mano gli portò il capo contro il suo ventre, restando in piedi accanto contro di lui per osservare Itachi, lui ne fu sollevato.

-Non è niente-gli mormorò con voce rilassata per trasmettergli tranquillità-è solo il sole... è solo luce, Sasuke.