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Autore: hethium    21/04/2015    3 recensioni
La donna si girò verso di me; i suoi occhi, in cui potevo leggere enorme compassione, fissi nei miei. Capii di non voler sapere la risposta, e le sue parole risultarono più spaventose di ogni avvenimento accaduto fino a quell'istante.
(plot preso dalla creepypasta di wolfreakm)
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il dolore fu lancinante, ed inaspettatamente breve; lo sentii infiltrarsi in ogni parte del mio corpo, oscurando ogni mio senso e coprendo ogni mio pensiero, ma solamente un secondo dopo, era tutto finito.

Inizialmente, pensai di essermi rotto qualcosa, forse un braccio, forse qualche costola; ma cercando di muovermi, provando ad allungare una mano per tastare il mio corpo e trovare l’origine del dolore, non sentii nulla.

La mia visuale era bloccata dal tettuccio, piegato verso l’interno, della mia macchina, ormai ridotta ad un rottame dopo aver rotolato un paio di volte giù dalla collina. Forse non sentivo niente perché avevo ancora troppo alcool in corpo, pensai.

Bastarono pochi secondi e un minimo sforzo per divincolarmi dalla cintura che ancora indossavo, riuscendo ad uscire all’aria aperta; inspirai ed espirai un paio di volte, ma non provai nessun senso di sollievo. Un’idea iniziò a farsi spazio della mia mente, e voltandomi indietro, ebbi la spaventosa conferma: il mio corpo era ancora sul sedile, la bocca aperta in un grido di terrore mentre il sangue ancora sgorgava dalle ferite fresche.

Capivo ora l’assenza di dolore, e di ogni altra sensazione. La mia mente, però, funzionava ancora, e un’ondata di sconforto mi percorse; morire così, per un bicchiere di troppo, che orribile modo per andarsene. Prima che potessi fare qualsiasi cosa, sentii una voce alle mie spalle.
“Allora! Avuto una buona vita?” Voltandomi, vidi una donna sorridente osservare me e la macchina dietro di me. Il colore del suo viso, dei suoi capelli, dei suoi vestiti.. Tutto era sbiadito. Ecco come appaiono le anime, riuscii a pensare. Ecco come appaio io ora.

Non trovai una risposta, e mentre continuavo a guardarla, spaesato, lei ridacchiò. “Sembra tu la stia prendendo bene. Non hai ancora iniziato a piangere o ad urlare cercando di rientrare nel tuo corpo, è un buon segno. Oh, io sono Cindy, comunque.”

Avrei potuto trovare di cattivo gusto le sue parole; dopotutto, ero appena morto, e questa donna era compiaciuta del fatto che la stessi prendendo bene. Forse era una qualche prova, un qualche giudizio di una forza più grande per decidere quale sarebbe stato ora il mio destino.
“Cosa succede ora? Inferno? Paradiso?” Chiesi allora.
Cindy rise, stavolta di gusto. Aggrottai le sopracciglia, sentendo la rabbia iniziare a montarmi dentro, ma prima che potessi dire altro sentii una gran confusione arrivare da poco lontano; in quella situazione, mi spaventò, e non poco.

Gli occhi della donna si spalancarono in un espressione di puro terrore mentre afferrava la mia mano ed iniziava a correre nella direzione da cui provenivano quei rumori. “Andiamo, muoviti!” Mi urlò, mentre io cercavo di non inciampare; non ero ancora abituato al non avere un corpo.

“Sei stata una brava persona?” Mi chiese mentre correvamo. “Cosa?”
“Hai fatto qualcosa di buono durante la tua vita?!” Il suo tono era duro, scocciato, ma cercando di pensarci, in quella situazione, riuscii solo a balbettare qualche parola.
“Io.. Ho donato il sangue, una volta..”
Sentii uno sbuffo, ma non ebbi il tempo di preoccuparmi di Cindy. Eravamo arrivati davanti ad un ospedale, e il panorama che si apriva davanti ai miei occhi era terrificante.

L’origine del rumore erano decine e decine, forse centinaia di anime che combattevano, tutte contro tutte, usando come arma ogni cosa che trovavano a portata di mano. Quelle che soccombevano, uscivano dalla mischia e urlavano dal dolore, con arti quasi completamente staccati e i corpi pieni di  ferite. Non potevano morire, potevano solamente.. Soffrire.
“Cosa cazzo sta succedendo qui?” Urlai, la disperazione riconoscibile nella mia voce.

Cindy mi rispose, osservando la scena con il mio stesso miscuglio di curiosità e disgusto. “Qualcuno sta partorendo, lì dentro. Queste anime stanno combattendo per riuscire ad entrare nel corpo del neonato.”
“Ma il bambino..” Cercai di protestare, sempre più disorientato.
“Ascoltami! Non c’è nessun bambino finché un’anima non entra all’interno del corpo! Se nessun’anima riesce a penetrarvi, il guscio vuoto viene considerato morto dai dottori.”

Non riuscivo a parlare, a pensare, messo di fronte a rivelazioni del genere. Cindy continuò. “La tua forza e la tua abilità nel combattere dipendono dal Karma. Un’anima di un pedofilo, o di uno stupratore.. non ha alcuna chance di farcela. Non otterranno mai un nuovo guscio, e lentamente e dolorosamente appassiranno. I più pericolosi sono i bambini, stai lontano da loro durante i combattimenti.. Anime pure.”

L’unica domanda che mi ronzava ancora in testa fu la sola frase che uscì dalle mie labbra. “Ma.. Riguardo il paradiso.. E l’inferno?”

La donna si girò verso di me; i suoi occhi, in cui potevo leggere enorme compassione, fissi nei miei. Capii di non voler sapere la risposta, e le sue parole risultarono più spaventose di ogni avvenimento accaduto fino a quell’istante.

Questo è l’inferno! E più importante.. La vita che ti sei lasciato alle spalle.. Quella è il paradiso.”



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