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Autore: cryleshton    21/04/2015    1 recensioni
[dal testo]
“Ragazzi, lascio la band.” era bastata quella frase a far crollare tutte le certezze di Louis. Il mondo gli era piombato addosso in un batter d’occhio ed era rimasto con lo sguardo fisso su Zayn, senza vedere però ad un palmo dalla sua mano.
Aveva Harry – l’amore della sua vita, Liam, Niall, lo staff, ma Zayn per lui era davvero tutto.
Era la sua spalla, il suo confidente, l’unico con cui si sentiva libero perché non doveva essere nient’altro che sé stesso quando erano insieme.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio:
Sam per avermi dato l'idea,
Charlie (la mia bro) per non abbandonarmi nei momenti di crisi profonda.
Grazie mille.

 

“Ragazzi, lascio la band.” era bastata quella frase a far crollare tutte le certezze di Louis. Il mondo gli era piombato addosso in un batter d’occhio ed era rimasto con lo sguardo fisso su Zayn, senza vedere però ad un palmo dalla sua mano.
Aveva Harry – l’amore della sua vita, Liam, Niall, lo staff, ma Zayn per lui era davvero tutto.
Era la sua spalla, il suo confidente, l’unico con cui si sentiva libero perché non doveva essere nient’altro che sé stesso quando erano insieme.
E ora?
Louis aveva paura – una paura folle nelle ossa – perché sapeva, lo sapeva che la distanza rovina i rapporti, li corrode piano piano. Arriva sempre come una folata di vento e il ferro duro e indistruttibile inizia a sgretolarsi lentamente. E Louis non poteva sostenere un altro addio mascherato da arrivederci.
Senza dire una parola, per la prima volta – silenzioso come non era mai stato, si era chiuso in sé stesso e aveva lasciato che le lacrime gli portassero via un po’ di azzurro dagli occhi, senza vergognarsene. Aveva accostato la porta della sua stanza e si era steso sul letto, con la speranza di addormentarsi e svegliarsi qualche ora dopo come se tutto quello fosse solo un brutto sogno.
E, invece, Zayn l’aveva seguito e si era seduto al suo fianco, ma Louis non voleva parlare, non voleva guardarlo in faccia – non ne aveva la forza. Sapeva che sarebbe crollato completamente e si sarebbe polverizzato in una frazione di secondo. Il cuore batteva fortissimo contro il petto, voleva schizzare fuori dalla gabbia toracica per nascondersi da quella maledetta paura che non lo lasciava ricucire la ferita in pace.
Odiava sentirsi vulnerabile, non era da Louis – lui doveva essere sempre forte per tutti. E, invece, era così sensibile che ogni avvenimento lo segnava dentro, lo radeva al suolo, e non c’era verso di stare meglio. Ogni volta che riusciva a ricostruire le fondamenta il destino mandava un uragano a distruggere tutti i suoi sforzi.
Stavolta era stato Zayn, questo uragano. L’aveva travolto e nemmeno se ne era reso conto. Solo quando si era trovato con un pugno di mosche in mano aveva capito che doveva tirarsi su le maniche e farcela da solo perché, prima o poi, tutto quello che avevano passato insieme sarebbe svanito nel nulla. Non per Louis, lui ci avrebbe pensato ogni giorno, ma sarebbero rimasti solo ricordi.
Niente più Zouis.
Erano rimasti così, Louis con il viso coperto di lacrime e lenzuola e Zayn al suo fianco a fissare il vuoto, per ore; senza proferire parola. Così simili da non riuscire a dirsi tutto quello che avevano provato in quei cinque anni – sei il fratello che non ho mai avuto, così diversi da non riuscire a far incontrare le loro strade: due linee parallele perfettamente identiche costrette a non correre mai vicine, se non all’infinito. E la loro amicizia sembrava infinita davvero agli occhi di tutti.
Louis ci aveva provato nei giorni successivi ad essere sorridente, più per sé stesso che per il mondo, ci aveva provato sul serio. Credeva di esserci riuscito, era anche tornato ad interagire con Harry – non potete togliermi tutto, aveva detto ai manager – perché era l’unico che sapeva tirarlo su ogni volta e aveva bisogno di lui più che mai.
E Harry c’era, più presente di sempre, con gli occhi di smeraldo e il cuore grande.
E Harry lo abbracciava forte e gli baciava le lacrime sleali che lo assalivano di notte dopo un concerto mentre ripensava a quante cose avrebbero potuto fare e dire lui e Zayn per far divertire il pubblico o a come sarebbe stato liberatorio ridere insieme degli sbagli una volta scesi dal palco.
E Harry era sempre lì per lui, senza chiedere nulla in cambio. Gli bastavano i suoi occhi d’oceano e il suo sorriso di sole, lo sapeva bene Louis. E, in fondo, quando si guardavano il vuoto nel petto spariva davvero.
Era al suo fianco anche quando la rabbia l’aveva colto all’improvviso, mentre discuteva con Naughty Boy, quel 31 Marzo.
“Amore-“ aveva sussurrato al suo orecchio. “Lou, stai tranquillo. Zayn sa quello che fa.”
“No, Harry, no.” aveva risposto di rimando lui, in preda alla collera, senza l’ombra di un sorriso sulle labbra. “Non sa quello che fa, hanno appena twittato una loro canzone! Tu-tu, oddio.” E poi lo sdegno era troppo grande da sopportare ed era crollato di nuovo, tra le braccia dell’unico uomo che avesse mai amato.
Tutti dovevano sapere quanto Zayn l’avesse deluso, quanto quelle promesse non mantenute lo avessero ferito, quanto non si fidasse più di lui.
C’era stato un tempo in cui era il suo unico appiglio, quando le cose con Harry erano sul filo del rasoio, quando lo stress da sopportare era talmente tanto da arrivare a mettere in dubbio i suoi sentimenti, quando era sul punto di non lottare più.
E, proprio Zayn, l’aveva convinto a non mollare, ad essere forte, perché sapeva che per un amore del genere valeva la pena soffrire.
E, proprio Zayn, era riuscito a tirarlo fuori dal pantano in cui si trovava.
Perché quando gli prometteva che sarebbe andato tutto bene, che non lo avrebbe lasciato, Louis non poteva fare a meno di crederci ed essere felice.
E ora?
In quei giorni la rabbia era così avvinghiata alle sue ossa da ignorarlo completamente, ogni suo messaggio, ogni sua chiamata, non voleva più saperne. Louis era fatto così, ci mettevi anni a conquistare la sua fiducia e bastava un secondo per perderla. Non perché fosse ingrato o senza cuore – forse ne aveva anche troppo. Aveva paura e quello era solo un modo per proteggersi, per non soffrire più, per non riaprire ogni volta le cicatrici del passato e perdere un po’ di quell’anima che rischiava di sgretolarsi giorno dopo giorno.
“Sei sicuro, Tommo?” gli aveva chiesto Liam dopo averlo trovato con gli occhi fissi sul cellulare nel bel mezzo di un pranzo.
“Io-“ era insolito per Louis esitare, per un tipo deciso come lui, ma qualcosa dentro lo agitava. Qualcosa gli diceva che ne valeva ancora la pena, che Zayn non era come tutti gli altri, che i suoi occhi erano sinceri. “Non lo so, Liam. Non lo so.” la solita voce acuta ridotta ad un flebile sussurro.
“Lo conosco, lo conosci. E’ Zayn, fa un sacco di cazzate, ma non è mai bugiardo. Ha mille difetti, ma almeno la sincerità lasciagliela come pregio.” e un sorriso, stavolta, era Liam a strapparglielo.
Aveva ragione e Louis non voleva ammetterlo, la delusione gli stava ancora mangiando lo stomaco. Zayn era una delle persone più vere che avesse mai conosciuto e, a volte, si domandava come facesse. Anche se non parlava bastava guardare i suoi occhi per capirne i pensieri.
“Mi sento- mi sento tradito, non mi fido più. Lui aveva promesso! Aveva promesso, Liam.” il panico sembrava voler prendere il posto della rabbia, era tutto così confuso.
Aveva iniziato ad agitare le mani, a respirare a fatica, a camminare per la stanza senza un motivo ben preciso. In mente gli scorrevano solo tutte le risate, tutti i momenti passati con Zayn. E Louis voleva urlare, un grido violento gli si era annodato stretto alle corde vocali e gli bruciava la gola – incendiava tutto.
Voleva liberarsi e dire che era un casino e di amici ne aveva pochi, ma nessuno lo capiva come Zayn.
Voleva far sapere a tutti che non era forte come sembrava, che non sapeva più cosa pensare e chi fosse.
Voleva smettere di sentirsi sbagliato quando non aveva nessuna colpa.
Voleva riuscire a mettere da parte l’orgoglio, per una volta.
Voleva fidarsi delle persone, senza quella fastidiosissima pulce nelle orecchie che gli ripeteva sempre “ti farà del male, come tutti gli altri”, perché per lui avere la sicurezza che qualcuno gli sarebbe stato accanto nonostante tutto era fondamentale.
“Ti aiuterò io, Tommo, ok? In due è sempre più facile.” Liam gli aveva toccato la spalla e lui si era subito calmato.
Così avevano cominciato a scherzare più di prima, a prendere in giro Niall davanti a tutti, a raccontarsi ogni giorno di più come non era mai successo. E piaceva ad entrambi, avevano trovato la giusta combinazione: Louis faceva disastri e Liam prima lo assecondava e poi sistemava. Forse era vero che chiusa una porta si apre un portone, pensava il più grande.
 

 ***

 
Erano passate poco più di due settimane dall’ultima volta che avevano parlato e Louis non riusciva a credere che proprio quella sera Zayn, il suo Zayn, si sarebbe presentato per la prima volta ad un evento da solo. O con il suo nuovo migliore amico, si ripeteva sadicamente. Sapeva che avrebbe vinto e fatto un discorso e, forse, nel profondo sperava di sentire un ringraziamento anche per loro quattro. Anche una frase detta a mezza bocca, quasi inudibile, sarebbe andata bene. Perché gli avrebbe fatto capire che non aveva dimenticato, che ancora esistevano da qualche parte, che la loro amicizia non sarebbe crollata così facilmente.
Una certezza, una minuscola certezza.
Ed era rimasto ad aspettarla, questa sicurezza. Ogni tanto entrava su Twitter e cercava nuove informazioni, con la speranza incastrata nel petto.
“Vorrei anche prendermi questo momento per ringraziare quattro dei ragazzi migliori che io abbia mai incontrato, tutto quello che abbiamo fatto insieme resterà con me per il resto della mia vita e ne sono grato.”
Louis aveva visto quel video miliardi di volte, le lacrime avevano cominciato a colorargli le guance di blu e si sentiva leggero – il suo amico non lo aveva rimpiazzato. Aveva chiamato Harry, dall’altra parte del mondo, e aveva pianto al telefono con lui dicendo cose senza senso ché era troppo felice per ragionare. E agli occhi di chiunque sarebbe potuta sembrare una reazione esagerata, in fondo di amici Louis Tomlinson poteva averne quanti voleva, ma a lui non importava, non aveva mai dato troppo peso ai pensieri altrui. Se una cosa gli scaldava il cuore, allora era quella giusta. E stavolta andava a fuoco.
A fine evento Zayn lo aveva chiamato, nel momento esatto in cui stava per farlo lui, e si erano scusati per quei giorni difficili e Louis non si sentiva più triste, non doveva più esasperarlo quel sorriso – era vero, genuino. Non voleva più promesse e l’altro non ne avrebbe più fatte, stavolta erano i fatti a contare.
“Buona fortuna per la partita, non farti espellere. Mi raccomando.” aveva scherzato Zayn prima di salutarlo e Louis aveva riso con lui, dandogli ragione. Quando si innervosiva nessuno poteva fermarlo.
E quando era arrivato allo stadio con il Sole stampato in viso, ché sapeva sarebbe stata una buona giornata, una fan gli aveva chiesto come stesse il suo migliore amico.
Lui di rimando, senza esitare, aveva risposto “è ancora il mio ragazzo”. Con troppa enfasi, forse, ma anche tanta felicità – una felicità che non provava da tanto.
E lo sarà per tanto tempo, pensava mentre firmava gli autografi con gli occhi luminosi.

   
 
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