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Autore: ELIOTbynight    22/04/2015    1 recensioni
Io sono Hanako Kitamura, la nuova manager della squadra di pallavolo maschile della Karasuno. Non lo sarò per sempre, perciò voglio essere la più brava manager che esista!
Amo la pallavolo e mi piace stare con i ragazzi; sono diventati la mia seconda famiglia. So tutto di loro, si confidano continuamente raccontandomi la loro vita, i loro pensieri, sentimenti, gioie e dolori. Cose che normalmente non sarebbero capaci di raccontare a nessuno, perché sono emozioni troppo forti e importanti.
Siete curiosi? Venite con me: vi farò leggere le loro anime.

*
Ambientata appena dopo la prima stagione anime, quindi saranno presenti alcuni spoiler per chi non è arrivato alla seconda.
Pairing: KageHina, AsaNoya, DaiSuga, TsukkiYama + accenni di UkaTake, KuroKen e IwaOi. Della serie, chi più ne ha più ne metta, perché di feels non ce ne sono mai abbastanza. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Karasuno Volleyball Club, Nuovo personaggio, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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~ Lettere di un pallavolista ~





 
Capitolo 1: La nuova manager


Ricordo benissimo il momento in cui misi piede in quella palestra.
Lo tengo ancora fisso nella mia mente, perché in quel preciso istante avvertii una strana sensazione percuotermi il corpo. Era come se stessi entrando in una dimensione alternativa, quasi magica.
Sapevo che cosa mi attendesse, eppure ero inspiegabilmente tesa come una corda di violino, come se ci fosse qualcosa di cui nessuno era a conoscenza e che io dovevo scoprire.
- Ragazzi, questa è Kitamura-chan.-
Appena la voce di Kiyoko raggiunse timidamente le mie orecchie, mi risvegliai dallo stato catatonico in cui ero entrata, accorgendomi all’improvviso di essere circondata da alcuni ragazzi altissimi che mi fissavano con curiosità.
Quando realizzai di avere tutti quegli occhi addosso, arrossii come un peperone ed accennai un inchino per abbassare lo sguardo e non cedere di fronte ad una tale visione.
- Piacere di conoscervi, io sono Hanako Kitamura!- esclamai, emozionata.
- Sei tu la compagna di classe di Yachi-san?-
Sorpresa da quel tono di voce cordiale, rialzai il capo e davanti mi ritrovai un ragazzo che all’apparenza non c’entrava niente in quella schiera di adolescenti così atletici. Era alto come me e mi guardava con un sorriso smagliante, facendo brillare gli occhi castani e passando una mano in mezzo ai capelli corti e color carota.
Stupita, lo fissai da dietro le lenti tonde che portavo sul naso e risposi:
- Sì, sono io … -
- Molto piacere, mi chiamo Shoyo Hinata!- si presentò subito lui, porgendomi la mano.
Era incredibile come avesse un sorriso così luminoso e limpido. All’inizio non capii perché si impegnasse tanto nel sorridermi, ma fui contagiata dal suo entusiasmo e ricambiai la stretta, sorridendo a mia volta.
Un altro ragazzo con la testa rasata premette una mano sul cranio di quel Shoyo Hinata tanto simpatico, facendolo gemere dal dolore.
- E bravo Hinata, ti sei presentato per primo alla nuova ragazza carina!- ridacchiò lui; poi mi guardò e puntò il pollice verso di sé: - Io sono Ryunosuke Tanaka, baby!-
Travolta dalla sua energia, ebbi appena il tempo di mormorare “piacere mio”, quando un terzo ragazzo mi toccò leggermente una spalla, facendomi voltare verso di lui. Lo fissai dal basso, quasi intimorita, ma mi calmai non appena mi parlò:
- Non dar loro troppo peso, sono due teste calde. Io sono Daichi Sawamura, il capitano della squadra di pallavolo maschile della Karasuno!-
Decisamente più tranquilla, sorrisi con convinzione ed annuii.
- Molto lieta di conoscervi.-
Prima che qualcun altro potesse presentarsi, il tizio rasato si avvicinò a Kiyoko e la fissò con occhi stralunati, esclamando:
- Kiyoko-san, sei sempre più bella!-
A quelle parole, si schierò vicino a lui un suo compagno di squadra, che mi stupì per la sua bassezza ancora più del primo che si era presentato. Sembrava un bambino, se non fosse stato per i ribelli e corti capelli color della terra e il ciuffetto biondo in fronte.
- Brilli come il sole, Kiyoko-san!- aggiunse lui, allargando i suoi occhi che erano già grandi.
Divertita dalle loro espressioni, lanciai un’occhiata complice a Kiyoko, commentando:
- Anche qui hai degli ammiratori, non è vero senpai?-
Tuttavia lei mi ignorò, rivolgendosi ai due con vago tono di rimprovero:
- Trattatela bene, mi raccomando. Lei prenderà il posto di Hitoka-chan durante il suo viaggio all’estero. Mi ha detto di salutarvi e dice che fa sempre il tifo per voi.-
- Davvero??- fece Hinata, allargando un sorriso simile a quello degli altri suoi compagni. - Se la risenti, ringraziala tantissimo!-
Anche Tanaka e il nanetto coi capelli all’insù parvero ringraziare, anche se solo con un’espressione di adorazione nei confronti di Kiyoko. Quest’ultima mi sorrise e mormorò:
- Andrà tutto bene, se saprai resistere all’entusiasmo dei ragazzi. Ci vediamo presto!-
- Certo!!- risposi, guardandola andare via e facendo il saluto militare.
Tornando ad ammirare i bei maschioni che stavo per conoscere, mi caricai di ottimismo ed esordii:
- Farò del mio meglio per essere all’altezza di Yachi-san. E’ un piacere essere la vostra manager temporanea!-
Tutti i ragazzi che avevo davanti e anche quelli che stavano arrivando alle loro spalle si inchinarono insieme ed esclamarono:
- Il piacere è nostro!-
Imbarazzata dal fatto di essere rimasta l’unica femmina tra loro, nonché dal fragore con cui mi avevano accolta, arrossii di nuovo e cominciai ad arrotolare una ciocca dei miei capelli lunghi e castani intorno a un dito, talmente ero nervosa.
- Ehm, Hanako-san, giusto?- a parlare fu di nuovo Hinata, che mi osservò con curiosità. - Ho sentito che hai insistito molto per sostituire Yachi-san mentre lei sarebbe andata all’estero per via del lavoro di sua madre. Lo hai fatto per non lasciare sola Shimizu-senpai?-
Non sapevo esattamente il perché, ma speravo che qualcuno me lo chiedesse. Avevo il timore che nessuno di loro si interessasse alla mia presenza, invece notai il contrario.
- Sono qui perché Shimizu-senpai è impegnata con i corsi di preparazione all’università … ma soprattutto perché adoro la pallavolo.- dissi, felice.
Il tipo con i capelli ribelli e il ciuffo biondo mise le mani sui fianchi, quasi come si sentisse un gigante come i suoi compagni, e fece:
- Sul serio? Devo sentirmi lusingato, allora! Oh, non mi sono ancora presentato … Io mi chiamo Yuu Nishinoya!-
- Spiacente, sono arrivato prima io!- soggiunse Tanaka con qualche gomitata. - E ancora prima di me è arrivato Hinata, quindi fatti da parte!-
- Non sono un pervertito come te, Ryu, io le ragazze le rispetto.-
- Come osi, Noya-san??-
Una piacevole sensazione nacque in me, a vedere Tanaka e Nishinoya che battibeccavano senza scollarsi il sorriso dalle labbra. Ridacchiai divertita, poi avvertii una voce nuova accanto a me.
- Lascia perdere i loro discorsi da bambini, Kitamura-san.-
Insieme al capitano Sawamura, vidi un suo compagno di squadra dai capelli grigi e un sorriso rassicurante, a cui risposi:
- Va tutto bene, li trovo molto simpatici! Tu come ti chiami?-
- Koshi Sugawara, molto piacere.- disse, stringendomi la mano. - Davvero ti piace la pallavolo? E ci hai anche giocato?-
Grattandomi nervosamente la nuca, raccontai che alle medie giocavo, ma a causa di un infortunio alle ginocchia avevo dovuto smettere. Cercai in tutti i modi di sorridere mentre lo dicevo, anche se dentro ne soffrivo ancora molto, perciò avevo continuato ad amare la pallavolo e non ci avevo pensato due volte a propormi come manager, quando Yachi mi disse del suo viaggio.
Avrei voluto mettermi a saltare e gridare dalla gioia, quando ero entrata in quella palestra, con la rete e i palloni, i giocatori che si allenavano … Era un mondo meraviglioso, di cui però non potevo fare completamente parte.
- Stupendo, allora potrai aiutarci con gli allenamenti, quando ne avremo bisogno!- esclamò Hinata, entusiasta.
Stavo per rispondergli, ma un compagno di squadra che fino a quel momento non aveva detto nulla gli mollò un pugno in testa, facendolo strillare di dolore. Il ragazzo, alto e bruno, fece:
- Pensa prima ad impegnarti per conto tuo, Hinata!!-
- Che male, Kageyama, potevi spaccarmi il cranio … - si lamentò il rosso.
- Era proprio quello che volevo fare!-
Provavo istintiva solidarietà nei confronti di Hinata, ma non riuscii a non scoppiare a ridere alle parole del suo compagno. Sorpreso dalla mia reazione, quest’ultimo mi guardò incuriosito con i suoi profondi occhi blu e disse:
- Oh, tu sei quella che sostituisce Yachi-san. Io sono Tobio Kageyama.-
- Piacere … - mormorai, senza aggiungere altro per non agitarlo ancora, ma soffermandomi ad osservarlo.
Alle sue spalle vidi arrivare un tizio biondo, ancora più alto – sicuramente arrivava al metro e novanta – che subito sbottò con arroganza:
- Non riesci a trattenerti dal trattare male qualcuno, vero Kageyama?-
- Chiudi il becco, Tsukishima!-
Ignorando la risposta di Kageyama, quello mi vide e con sguardo sornione spiegò:
- Spero che il Re del Campo non ti abbia spaventato. Vedi, a quanto pare non può farci nulla … Ah, per la cronaca, io mi chiamo Kei Tsukishima.-
- E io sono Tadashi Yamaguchi!- commentò un terzo ragazzo con il viso pieno di lentiggini, sbucato alle spalle del biondino improvvisamente.
Decisi di non prendere troppo sul serio le parole di Tsukishima, ma cercai di sorridere ancora:
- E’ un piacere conoscervi tutti … Uh?-
Dietro Hinata e Kageyama, un po’ in disparte, notai un altro giocatore della Karasuno che ancora non si era avvicinato per salutarmi. Mi accorsi di lui, perché portava i capelli insolitamente lunghi legati in una crocchia e sembrava che avesse più muscoli di tutti gli altri. Lo guardai ammirata; non mancava mai da parte mia un’occhiata di apprezzamento nei confronti di certi esemplari d’uomini.
Quando però lui si accorse che l’osservavo, mi fissò scandalizzato e distolse lo sguardo. Pareva insicuro, così fui io ad andargli vicino.
- Io sono Hanako Kitamura, invece tu come ti chiami?- gli domandai gentilmente.
Pensavo che mi rispondesse con tranquillità, invece spalancò gli occhi e si abbassò leggermente per guardarmi in viso, esclamando:
- Aspetta, quindi non ti faccio paura??-
- Cosa? No, non vedo perché dovresti … - risposi, stupita.
Nishinoya mi cinse le spalle con un braccio e, mentre io arrossivo per l’improvviso contatto fisico – erano tutti dei bellissimi ragazzi e il mio corpo non accennava a dimenticarsene – fece:
- Scusalo, per favore. Il nostro asso è sempre così dispiaciuto per il suo aspetto, crede di far paura alle persone! Avanti, Asahi, stringi la mano alla nuova manager …!-
L’altro, titubante, allungò una mano e si grattò la nuca con la seconda, imbarazzato:
- Sono Asahi Azumane, molto piacere … -
- Il piacere è tutto mio!- sentenziai, stringendogli la mano grande con tutte e due le mie.
Ora che avevo fatto le presentazioni, mi sentivo più sollevata. Provavo un senso di completezza e la strana sensazione che mi aveva avvolta all’inizio era scomparsa.
Il capitano Sawamura esclamò:
- Bene, ora possiamo tornare agli allenamenti! Chissà se oggi il coach Ukai si farà vivo … -
Ricordai solo in quel momento che avrei dovuto scambiare due parole anche con l’allenatore Ukai, ma a quanto pare non era ancora arrivato, perciò mi limitai ad osservare le attività dei ragazzi, seduta in panchina.
Prima, però, fermai Nishinoya per un braccio.
- Nishinoya-san, posso farti una domanda?-
- Certo!-
- Perché Azumane-san è soprannominato “asso”?- chiesi, curiosa.
L’altro allargò un gran sorriso e lanciò un’occhiata all’asso in questione, dicendo:
- Sono sicuro che, quando lo vedrai giocare, ti risponderai da sola.-
Sbattei le palpebre e mi limitai ad annuire, rasserenata dall’aria spavalda ed orgogliosa di Nishinoya. Decisi di non pormi più altre domande e di lasciarmi trascinare dall’atmosfera, scoprendo cose in più su quei ragazzi poco per volta.
 
Guardandoli mentre si allenavano in ricezione, fui sopraffatta dalla nostalgia.
Alle medie facevo parte della squadra di pallavolo femminile; avevo giocato anche in qualche torneo e non potei dimenticare i brividi frenetici che mi attraversavano da capo a piedi ogni volta che entravo in campo. Agli allenamenti, poi, arrivavo sempre prima delle mie compagne, che mi trovavano impegnata a palleggiare contro il muro. Passavamo interi pomeriggi ad allenarci e giocare insieme …
- Rolling thunder!!-
La voce di Nishinoya mi riportò alla realtà. Riuscii a malapena a vederlo: si buttò a terra per recuperare la palla in un’acrobazia stranissima e la rimandò perfettamente verso la rete. Quando fu di nuovo in piedi, mimò un ok con le dita e fece:
- Impeccabile.-
- Come al solito hai poca fantasia, Noya-san!- aggiunse Tanaka, sghignazzando come una iena.
L’altro gli gridò dietro qualcosa, mentre io ridevo. Presa dall’entusiasmo, esclamai dalla panchina:
- Bravo Nishinoya-san!-
Lui mi ringraziò con un sorriso splendente. Ennoshita, che era arrivato in ritardo e che quindi avevo conosciuto dopo, era dall’altra parte della rete a servire i palloni e commentò:
- Nishinoya è il miglior libero che la Karasuno possa desiderare.-
- Davvero?- dissi io, ammirata. - Anche io, all’inizio, ero un libero. Non sono molto alta, perciò quando alle medie entrai in squadra fu il mio primo ruolo.-
Hinata, che ricevette dopo Nishinoya, mi chiese:
- Il tuo primo ruolo? Perché, ne hai avuti altri?-
- Sì. Non ero molto tagliata per la ricezione, in realtà, infatti poco dopo entrò una nuova compagna in squadra, che era molto più brava. Così cambiai ruolo!-
A quel punto, anche gli altri che erano in fila si interessarono al mio racconto. Me ne accorsi, perché tutti ormai mi stavano guardando.
- E quale fu il tuo ruolo seguente??- domandò Hinata, con i suoi vispi occhi curiosi.
Ammiccando, incrociai le braccia davanti al petto e risposi:
- Mi spiace, ma è un segreto. Vediamo se prima o poi riuscirai a indovinare!-
Il rosso mi guardò con disappunto, mentre vicino a lui Tsukishima cominciò a ridersela, attirando le imprecazioni dello stesso Hinata.
In qualche modo mi sentivo molto simile a lui. Eravamo alti – o bassi? – uguali, eppure entrambi giocavamo a pallavolo, uno sport dove “altezza” è la parola d’ordine. Confidai nel fatto che non sarebbe stato difficile, per quel piccoletto, intuire quale fosse il mio ruolo nella squadra ai tempi delle medie.
Dopo pochi minuti, mentre i ragazzi passavano ad allenare le schiacciate, fui distratta dall’arrivo in palestra di un uomo giovane, con i capelli biondicci tirati indietro, dall’aria quasi annoiata.
Che fosse l’allenatore Ukai? Inizialmente non lo credetti possibile.
- Oh, bravi, avete già cominciato … - esordì, spegnendo la sigaretta che teneva in bocca e buttandola fuori dalla porta, dietro di sé.
- Buongiorno, coach!- fu il coro che seguì quella frase.
Sbalordita, mi alzai dalla panchina e mi avvicinai per presentarmi. Quello mi guardò con leggera curiosità e mi strinse la mano:
- Piacere, Kitamura. Io sono il coach Ukai e mi sono ritrovato, mio malgrado, ad allenare questi scapestrati giovani talenti.-
Fu una frase sola, ma lasciò trasparire molto della sua personalità e dell’opinione che aveva della squadra. Il sorriso sornione che gli si dipinse in viso quando diede uno sguardo ai giocatori impegnati ad allenarsi mi convinse che il rapporto tra loro e l’allenatore doveva essere ottimo.
- Sono felice di conoscerla, coach.- sorrisi, con un timido inchino.
Sedendosi vicino a me, Ukai mise le mani nella felpa e cominciò a seguire i ragazzi con lo sguardo.
- Ora stanno facendo schiacciate, quindi per ora lascerò il lavoro a Sugawara e a Kageyama … - fece con un sospiro.
- Sono loro due gli alzatori, allora.- osservai. - In realtà non l’avrei mai detto, per Kageyama-kun.-
- Ma davvero? Pensa che ormai è il nostro alzatore titolare.-
Non mi ero mai interessata al ruolo di alzatrice. Prima di iniziare a giocare a pallavolo, non sapevo nemmeno che esistesse un ruolo del genere. Mi ero accorta della presenza di un giocatore che palleggiava rimanendo sotto rete, ma non avevo mai creduto che fosse un ruolo fondamentale, finché non entrai in una vera squadra.
A guardare Kageyama, poi, alto e fiero, pensai subito che fosse un centrale o uno schiacciatore. Invece, quando mi voltai verso la rete, notai che Kageyama alzava la palla per tutti i suoi compagni con una precisione e un controllo a dir poco perfetti. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, per giunta!
- E’ bravissimo!- commentai, meravigliata. - Anche Sugawara-san gioca in questo modo?-
L’allenatore poggiò la schiena alla parete e mise le mani dietro la nuca, spiegando:
- Sugawara ha i suoi pregi, ma emergono meglio in partita, quando gli schiacciatori hanno bisogno di alzate affidabili. Kageyama, più che altro, ha tecnica e talento da vendere che lo rendono in effetti un alzatore d’eccezione.-
- Caspita … E’ per questo che lo chiamano Re del Campo?-
Proprio quando mi sembrava di averci preso, Ukai mi guardò con stupore. Imbarazzata, continuai:
- Ecco, prima Tsukishima-kun parlava di Kageyama-kun chiamandolo Re e ho pensato che fosse dovuto alla sua bravura. Magari lo ha chiamato così per invidia … -
- La ragione è ben diversa, Kitamura.- fece l’altro, divenuto improvvisamente serio.
Era evidente che il coach volesse dire qualcosa di preciso, ma non riuscii a capire di che cosa stesse parlando. Stavo per chiederglielo, quando udii proprio la voce di Kageyama:
- Hinata, stupido! Se non salti come si deve, come faccio a farti arrivare la palla??-
- Ho capito, ma non arrabbiarti, uffa …!- fu la protesta del suo compagno.
In quel momento dovetti ammettere che quell’atteggiamento non mi piaceva. Quell’espressione accigliata e gelida non abbandonava mai il viso di Kageyama e la cosa mi inquietava. Girandomi verso il coach, domandai:
- Fa sempre così?-
- Sì, ma alle medie era ancora peggio.- fece lui. - Hai mai sentito parlare della Kitagawa Daiichi?-
Certo e me la ricordavo anche bene! Aveva una squadra maschile fortissima. Un mio amico delle medie che giocava a pallavolo si lamentava sempre del fatto che contro la scuola Kitagawa Daiichi non c’era verso di vincere nemmeno un’amichevole.
L’allenatore mise le mani di nuovo in tasca e tirò fuori un pacchetto di sigarette, giocherellando con il coperchio. Nel frattempo proseguì:
- Passando molto tempo in panchina, Sugawara mi ha raccontato la storia. La Kitagawa era forte anche grazie a Kageyama, prodigio delle alzate fin da allora. Come te, quasi tutti credevano che il titolo di Re del Campo fosse azzeccato proprio per il puro e semplice talento, ma … -
- Ma, cosa?- gli intimai di continuare.
- … ma pochi conoscevano la verità. Erano stati i suoi compagni ad affibbiargli il titolo di Re, perché da egocentrico ed affamato di vittoria che era, Kageyama li trattava da tiranno, come se fossero stati i suoi sudditi.-
- Veramente?- mormorai, attonita.
Davvero esistevano persone in grado di comportarsi in quel modo con i propri compagni di squadra ed una di queste persone era Kageyama? Aveva uno sguardo ed un atteggiamento un po’ freddi, ma ad una prima occhiata non l’avrei mai ritenuto capace di una cosa simile.
Infatti, quando lo vidi alzare la palla per quel gigante di Azumane, lo vidi scusarsi con nervosismo, nonostante quell’alzata fosse perfetta ai miei occhi. Ukai si accorse della mia curiosità ed aggiunse:
- Scommetto che vuoi sapere perché non fa il dittatore con i suoi compagni della Karasuno … -
Colta nel vivo, mi voltai nuovamente verso di lui ed attesi la sua spiegazione.
- Non dovresti stupirti, se ti dico che ormai le alzate di Kageyama erano ingestibili persino per i suoi stessi schiacciatori.- disse, sospirando ancora. - Una serie di errori, insieme all’abbandono definitivo dei compagni, portò alla sconfitta della squadra. Il suo peggiore incubo, a quanto pare.-
Non dissi altro. Non volevo credere che fosse davvero accaduta una cosa del genere a Kageyama.
Eppure ora era lì, sul campo, a fare quello che gli piaceva, con la soddisfazione stampata in faccia. Più la palla si avvicinava alla sua testa, più le sue dita lunghe e sottili fremevano dalla voglia di palleggiarla in alto. Erano gli unici e brevissimi istanti in cui riuscivo a intravedere del calore nei suoi occhi, gli unici momenti in cui Kageyama sembrava tutto, tranne che un re.
Era come se cercasse disperatamente di liberarsi della sua corona … e la cosa più sconvolgente fu che avvertii l’impulso irrefrenabile di aiutarlo.
Ciò che però nessuno poteva ancora immaginare fu che, oltre a lui, altri otto ragazzi avevano bisogno del mio aiuto e Kageyama era solo il primo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Volevo aspettare a pubblicarla, perché ho tipo altre tre long a cui pensare e non volevo iniziare a postare per poi aggiornare una volta ogni tre mesi se va bene... ma oh, la tentazione era troppo forte.

Raga, finalmente inizia la mia long su Haikyuu!! Quanto amo quei dorks della pallavolo, nemmeno dio lo sa. Io, figuriamoci. xD
Comunque, ormai sono qua e devo andare avanti. u.u

So che scrivere in prima persona è un grandissimo azzardo, soprattutto se devo trattare delle coppie e il personaggio che parla in prima persona è un originale che con le coppie non c'entra una beata. Ma oh, ormai avevo cominciato a scrivere e non mi sono più fermata... perciò ho pensato ad un escamotage che spero troviate carino ed è il motivo che sta alla base del titolo della storia.

Spero che vi siate incuriositi e che cominciate a seguire la storia di Hanako, che ovviamente è un'estensione di me stessa, nel senso che è un personaggio abbastanza autobiografico e contiene un po' della sottoscritta. E poi beh, ce la metterò tutta per creare un'esplosione armonica di feels per ogni pairing che tratterò! Li amo tutti, Haikyuu è la mia ultima ossessione, il mio grande amore (?) e perciò farò del mio meglio!

Ditemi, per ora, cosa ne pensate dell'inizio e se vi va di vedere un'immagine di Hanako, visto che una mia cuginetta me l'ha disegnata. :3
Ah e se sono andata OOC, vi prego di dirmelo. Se vado OOC senza saperlo è una tragedia per me, sul serio. D:

Grazie mille per l'attenzione e a presto! :*

Eliot ;D


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