-Elena, sbrigati, la cena è pronta!- urla il mio fratellone per i corridoi della casa dove ho sempre vissuto.
Oh, non mi sono ancora presentata. Il mio nome, come avrete già intuito, è Elena, faccio undici anni esatti a dicembre. Ho i capelli castano chiaro e gli occhi verde erba, contornati da un paio di grandi occhiali dalla montatura rosso scuro, sono piuttosto bassa e magra quanto basta. Non sopporto la confusione e mi piace rimanere in silenzio.
-Marco, non urlare. Ci sento benissimo.- rispondo, leggermente seccata per l'ingenuità di questo diciottenne che mi ritrovo come fratello.
-Sì, e tu và a sederti. Mi sono fatto in quattro per preparare una pizza, ripagami con la giusta moneta.- ribatte lui, freddo come non mai, come se un pezzo di ghiaccio si fosse conficcato in questo istante nel bel mezzo del suo corpo. Lo odio quando fa così.
-Questa mattina è arrivata una lettera, era intestata a te.- spiega Marco dopo aver tracannato un'enorme bicchiere d'acqua.
-Ah, sì?- chiedo, fingendomi interessata. -E da dove veniva?-
Lui ingoia un grosso pezzo di pizza prima di rispondere, in tono pacato e indifferente:-Hogwarts.-
Per poco non mi affogo con un pezzo di mozzarella. Hogwarts?! Quella... quella scuola di magia che ha frequentato anche lui...?! No, è impossibile. Non posso essere una strega, insomma... non ho i requisiti adatti!
E, come se non bastasse, lui risponde, come se mi avesse letto nel pensiero:-Sì, sorellina. Sei una strega. E andrai ad Hogwarts, non sei contenta?-
-M... Ma... Hogwarts non accetta solo studenti inglesi?-
-Hehehe... vedi Elena, Silente, il Preside, ha fatto un piccolo sacrificio per me e ha deciso di fare altrettanto con te. Quindi, cara la mia streghetta, da domani dovremmo Smaterializzarci a Diagon Alley per prendere ciò che ti serve. La lista del necessario dovrebbe trovarsi nella lettera. A proposito, che sbadato che sono!- mi porge una busta ingiallita, sigillata da un timbro rosso sangue con una grossa H in bella calligrafia. La apro frettolosamente, come se volessi vincere una gara. Riesco a malapena a reggerla ferma; dall'emozione mi tremano le mani. Ma riesco comunque a leggere distintamente le parole verde smeraldo sulla carta giallognola, e la lista delle cose che devo comprare.
-Marco- mormoro piano, mentre lui si sta infilando un pezzo enorme di pizza in bocca. -Non possiamo andare subito?-
-Ma dove vuoi andare alle nove e mezzo di sera?- chiede per poi scoppiare nella sua risata cristallina così simile alla mia. -Dovrai saper aspettare. Domani andiamo...-
Non ci diciamo altro fino alla fine della cena, poi torniamo nelle rispettive camere, e io riesco ad addormentarmi solo dopo due ore buone, con la busta della lettera stretta fra le braccia.
Angolo autrice
MA BUONSALVE POPOLO DEL PROSCIUTTO!
Questa è la mia prima storia, spero vi piaccia... il primo capitolo è corto, spero di poter aggiornare presto.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, se potete :)
E alla prossima!