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Autore: _Trixie_    22/04/2015    12 recensioni
[Spoiler quarta stagione, rating giallo solo per il colorito linguaggio della signorina Swan].
«Non credo sia una buona idea presentarci da questa Lily proprio ora» disse Regina, storcendo il naso. «E ancora non ho capito perché non abbiamo preso la mia auto».
«Questo piccolino non mi hai mai abbandonata» rispose Emma, riferendosi al proprio Maggiolino con espressione innamorata. «Ad ogni modo, sono d’accordo con te. È meglio fermarci per la notte e vedercela con Lily domani mattina. Ora non ci resta che cercare un motel. Googlalo, per favore».
«Cosa? Googlalo?» fece Regina, confusa.
Emma si mise a ridere.
«Oh, ti prego, dillo di nuovo. Googlalo. Voglio mandarlo a Henry!»
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Say that you’ll stay a little, 
don’t say bye bye tonight.
 
 
 
«Non credo sia una buona idea presentarci da questa Lily proprio ora» disse Regina, storcendo il naso. «E ancora non ho capito perché non abbiamo preso la mia auto».
«Questo piccolino non mi hai mai abbandonata» rispose Emma, riferendosi al proprio Maggiolino con espressione innamorata. «Ad ogni modo, sono d’accordo con te. È meglio fermarci per la notte e vedercela con Lily domani mattina. Ora non ci resta che cercare un motel. Googlalo, per favore».
«Cosa? Googlalo?» fece Regina, confusa.
Emma si mise a ridere.
«Oh, ti prego, dillo di nuovo. Googlalo. Voglio mandarlo a Henry!»
«Oh, non essere ridicola, Emma. E frena, qui c’è uno stop».
Emma alzò gli occhi al cielo.
Per l’intera durata del viaggio, Regina non aveva fatto altro che dirle di rallentare, stare attenta agli stop e fermarsi con il rosso.
«Guarda che sei tu quella che ha ottenuto la patente con una Maledizione, non io» le aveva ricordato Emma, esasperata.
«Sì, e con il massimo del punteggio» aveva replicato Regina.
Emma aveva deciso di lasciar perdere quella discussione, con un sorriso.
Ah, Regina Mills era una donna impossibile.
Emma si fermò allo stop e controllò nello specchietto retrovisore che non ci fosse nessuno. Era notte tarda e le strade erano deserte.
Prese il proprio telefono dalla tasca.
«Non possiamo fermarci qui, Emma» disse subito Regina.
«Non diamo fastidio a nessuno».
«Ma-»
«Regina».
«D’accordo» si arrese la donna, controllando lo specchietto retrovisore. «Ma se arriva qualcuno-»
«Sì, sì, come vuoi. Non ripeterai googlalo per me, ancora una volta, vero?»
«No» rispose Regina, secca. «Cosa stiamo facendo esattamente qui? Stiamo perdendo tempo?»
«No, sto cercando il motel più vicino» disse Emma, scorrendo le pagine sullo schermo del proprio telefono. «Ecco, trovato, chiama questo numero. Vedi se hanno posto» disse poi, porgendo il telefono a Regina.
«Perché non lo fai tu?»
«Perché tu sei Regina Mills. Se anche non dovessero avere letti disponibili, tu riusciresti a trovarli» rispose Emma, ingranando la marcia e svoltando a destra.
Aveva dato un veloce sguardo alla cartina, prima di dare il telefono a Regina, e aveva memorizzato grosso modo la zona del motel. Ora non vedeva l’ora di buttarsi su un letto e dormire.
«Pronto?» disse Regina, dopo pochi secondi. «Sì, vorrei sapere se avete due camere libere, per questa notte».
Emma premette sull’acceleratore.
E Regina le tirò una manata sul braccio, attirandone l’attenzione.
«Rallenta» mimò con le labbra.   
Emma sorrise. E aumentò la velocità. Non stava nemmeno andando al massimo del limite consentito, dannazione.
«Sì, sì, va benissimo. Saremo lì tra poco. Arrivederci» fece Regina, prima di chiudere la telefona.
«Emma Swan, dannazione! Non possiamo morire in quest’auto, abbiamo un figlio!» urlò poi, rivolta alla ragazza che guidava.
Emma rise.
«Rilassati, lo sai che non ti metterei mai in pericolo» rispose d’istinto.
Regina strinse le labbra.
Ed entrambe si concentrarono sulla strada.
 
Non avevano molte valigie, con loro.
O meglio, Emma aveva giusto una sacca da viaggio con l’indispensabile, mentre Regina si era portata ben due borse.
Emma si chiese incuriosita cosa ci fosse dentro.
Si era offerta di portare quella più grande per conto di Regina su per le scale del primo piano, dove si trovavano le loro camere, e aveva scoperto che pesava molto più di quanto si fosse aspettata.
«Regina, cosa diavolo ti sei portata dietro?»
«Oh, giusto due cose» rispose la donna, sovrappensiero, leggendo i numeri sulle targhe delle porte.
100, 102, 104…
«Eccoci, finalmente» disse infine, fermandosi di fronte alla stanza numero 108.
«Sul serio hai preso la stanza con il numero civico di casa tua?» domandò Emma, scuotendo la testa divertita.
«Mi piace, questo numero» rispose Regina, stringendosi nelle spalle e prendendo la propria valigia dalle mani di Emma.
La ragazza rabbrividì.
Regina aveva le dita fredde.
«Tu sei nella 106, giusto?» domandò il sindaco, schiarendosi la gola.
Emma annuì.
«Allora… Buonanotte».
«Buonanotte, Emma» salutò Regina, sparendo nella propria stanza.
 
Emma stava congelando.
Si avvolse nell’accappatoio, saltellando sul posto e battendo i denti.
Il custode notturno le aveva avvisate di non rimanere a lungo sotto la doccia, perché di notte l’acqua calda era un problema.
Ma evidentemente Regina Mills non aveva colto il messaggio, perciò Emma si era ritrovata mezza insaponata e con un getto improvviso di acqua gelida sulla schiena.
Quella donna sarebbe stata la sua fine, se lo sentiva.
Con una disumana forza di volontà, Emma si era diligentemente risciacquata il sapone residuo e poi si era fiondata fuori, intirizzita, elencando in ordine alfabetico ogni parolaccia che conosceva.
Dopo cinque minuti, infilandosi il secondo calzino, Emma concluse finalmente con la lettera Z e tirò un sospiro di sollievo.
Ora poteva dormire.
Si lanciò sul letto e afferrò il telecomando, con l’intenzione di conciliare il sonno con qualche stupido programma televisivo, ma per quanti tasti premesse, l’apparecchio non ne voleva sapere di accendersi.
Dopo numerosi tentativi, Emma si arrese.
Dalla stanza accanto provenne la sigla di una vecchia serie televisiva.
Evidentemente, la televisione del sindaco funzionava senza alcun problema.
Emma afferrò il telefono e inviò un messaggio a Regina.
Ti prego, Regina, non dirmi che ti piace quella serie. 
Con gran sorpresa di Emma, la risposta non si fece attendere.
Mi stai controllando?
Le pareti sono di cartone.
Già, prima ho sentito il tuo linguaggio estremamente forbito. Non azzardati a parlare così di fronte a Henry.
Emma sorrise. Forse era meglio non dirlo a Regina, ma un paio delle sue espressione preferite le aveva imparate proprio da suo figlio.
Emma non aveva idea di dove il ragazzino le avesse sentite, ma le aveva immediatamente inserite nella sua collezione personale.
Se tu non avessi finito l’acqua calda...
Se tu avessi scelto un motel decente... I cuscini sono troppo morbidi, il bagno è piccolo, il letto non è abbastanza imbottito e la tappezzeria è orrenda.
Emma guardò il messaggio di Regina scandalizzata.
Lei aveva a malapena avuto la forza di individuare la porta del bagno e non confonderla con la finestra, mentre Regina aveva già ispezionato l’intera camera.
Sospirò.
Oh, smettila di lamentarti sempre. Non è poi tanto male. E poi, la tua tv funziona, a differenza della mia.
La giusta punizione per la tua orribile scelta di motel.
Emma alzò gli occhi al cielo, poi, sorpresa, li riportò al telefono. Un secondo messaggio da parte di Regina.
Se prometti di non cambiare canale, possiamo condividere la tv.
Emma ci pensò per qualche secondo.
Ormai, non aveva più sonno.
E quella serie tv non era poi tanto male.
Nemmeno Regina era tanto male.
Promesso, tra due secondi sono lì ;D
 
La porta si aprì prima che Emma potesse bussare.
«Quel punto e virgola prima della D ti fa sembrare una pervertita» la accolse Regina, facendosi da parte per fare entrare Emma.
La ragazza grugnì.
«Quel punto e virgola prima della D si chiama smile, Regina» disse Emma, lanciandosi sul letto senza nemmeno chiedere il permesso. «E mi rende simpatica, non pervertita».
«Pervertita» ripeté Regina. «E spostati un po’ più in là, questo è il mio lato».
Emma rotolò su sé stessa, poi iniziò a guardarsi curiosamente in giro, mentre Regina si sedeva con grazia sul letto.
«L’ho nascosto, il telecomando, Emma» la avvisò Regina.
Emma mise il broncio.
«Crudele».
«Pervertita».
Emma le fece le linguacce.
«Smettila, o ti ricaccio nella tua camera».
Emma sbuffò, ma si mise a guardare pazientemente quella stupida serie tv.
Un’orribile trasmissione era meglio di nessuna trasmissione.
E una camera con Regina Mills era meglio di una camera senza Regina Mills.
In fondo, quella donna le piaceva.
Come amica, ovviamente.
Emma la guardò di sottecchi e si rese conto che Regina non stava davvero guardando la televisione, ma stava chiaramente pensando ad altro.
«Risolveremo anche la faccenda di Robin, te lo prometto» disse Emma, allungando la mano per stringere quella di Regina.
La donna sussultò.
Poi le sorrise.
«Non devi farlo. Immagino vorrai passare un po’ di tempo con il tuo pirata e io non faccio che-»
«Killian è un uomo paziente» rispose subito Emma.
Killian.
Ah, già.
Avevano litigato, prima che lei partisse per cercare la figlia di Malefica.
Regina può farlo da sola, Emma, le aveva detto, e, in ogni caso, non è che sentiremo la mancanza di un cattivo in meno.
Emma era scattata.
Già, forse dovresti salpare con la tua Jolly Roger e non farti più vedere da queste parti.
Oh, andiamo, Emma, era solo una battuta! Amore!
Non gli aveva nemmeno risposto. E quella era stata la sua ultima conversazione con il pirata.
August era ancora scandalizzato dalla notizia della sua relazione con Killian. E Emma, per la prima volta, aveva visto quanto ci fosse di sbagliato tra lei e Hook.
Comunque, aveva deciso di non pensare al pirata, non in quei giorni.
Una volta tornata a Storybrooke si sarebbero seduti, avrebbero parlato e avrebbe deciso sul da farsi come due persone adulte.
«Henry si è lasciato sfuggire che avete litigato» disse Regina, abbassando lo sguardo. «Per colpa mia».
Emma scosse la testa.
«Non è stata colpa tua».
«Il pirata avrebbe preferito che non mi accompagnassi tu».
«Killian non può decidere cosa posso o non posso fare, Regina. E io voglio cercare Lily. È stata mia amica, anche se per poco. E anche se fosse stata una completa sconosciuta, non ti avrei mai lasciata andare da sola» aggiunse Emma, stringendole appena la mano.
«Quando avremo trovato Lily, tornerai a Storybrooke con lei, Emma. E io andrò da Robin».
«Ci andremo insieme, da Robin».
«Inizio a pensare che Robin ti piaccia più di quanto dovrebbe» scherzò Regina, scuotendo la testa.
Emma pensò che con una scimmia ci era già stata e le era bastato, ma non appena si rese conto della cattiveria di quelle parole, si riscosse.
«A essere sincera... Quando se ne è andato… Mi è dispiaciuto, certo, per te. Ma una parte di me era sollevata. A me e a Henry non piace molto» confidò Emma. «Ma se tu sei felice, noi siamo felici».
«A Henry non piace nemmeno il pirata» commentò Regina. «E nemmeno a me. Insomma, un pirata, sul serio?»
Emma arricciò il naso.
«Oh, ti prego, Regina, come se tu avessi gusti migliori dei miei, in fatto di uomini».
«A mia discolpa, devo ricordarti che non ho avuto scelta, riguardo a Robin. La Polvere di Fata-»
«La Polvere di Fata è una gran stronzata».
«Emma!»
«Ogni volta che ricorriamo all’aiuto delle fate, provochiamo solo danni» le fece notare Emma.
La sua mano copriva ancora quella di Regina, che mosse le dita.
La ragazza pensò che il sindaco volesse interrompere il contatto, ma quando la mano di Regina non fece altro che intrecciarsi alla sua, Emma sospirò. Poi arrossì.
«Non credi che Robin sia  il mio…»
«Credo che dovresti chiederlo a te stessa».
Regina annuì.
«Grazie».
«Regina Mills, sei la donna più subdola che io conosca. Ci ho messo un po’ a capire perché volessi proprio quel posto, ma…» disse poi Emma, con una strana luce negli occhi.
Il sindaco spalancò la bocca e rimase immobile, mentre la ragazza si stendeva con parte del corpo sopra di lei e infilava la mano libera sotto il cuscino di Regina.
Quando Emma si scostò, stringeva nella mano libera il telecomando.  
«Ridammelo, Emma».
«No».
«Hai fatto una promessa».
«Avevo le dita incrociate!»
«Non è assolutamente valido!
«Sì, lo è».
«Signorina Swan».
Emma cambiò canale e Regina sospirò.
«Henry era più gestibile di te».
La ragazza sogghignò, continuando a fare zapping.
 
Regina si addormentò con la testa appoggiata alla spalla di Emma dopo un’ora di battibecchi.
Emma, mi stai facendo venire la nausea, smettila di cambiare canale così.
Tanto lo so che ti piace, la mia compagnia, altrimenti mi avresti già cacciata.
La ragazza controllò l’ora.
Era davvero tardi.
Tentò di divincolarsi da Regina, senza svegliarla. Riuscì ad appoggiare la testa della donna su un cuscino, ma non appena mosse la mano, ancora legata a quella del sindaco, Regina si agitò nel sonno, mugugnò - Emma si maledisse per non aver registrato una rarità del genere - e aprì gli occhi.
«Rimani» sbiascicò il sindaco.
Emma dubitava che Regina fosse del tutto sveglia o che l’avesse riconosciuta.
«Regina, sai chi sono?»
«Emma».
Il cuore di Emma esplose.
Swan, è solo Regina, si disse, cercando di calmarsi. Probabilmente è solo spaventata di rimanere sola in un luogo che non conosce, senza magia. Respira, Swan, è solo Regina.
Emma, con fatica, usando una sola mano, fece scivolare le coperte da sotto il proprio corpo e quello di Regina, per poi coprire entrambe.
«Ok, rimango» sussurrò poi, quando si fu sistemata accanto a Regina. «Buonanotte».
Regina non rispose e si limitò a stringerle debolmente la mano.
 
Emma rientrò nella propria camera all’alba.
Il suo cuore batteva, forte.
Dio, come al solito aveva combinato un fottutissimo casino.
Perché non poteva evitare di cacciarsi in quelle situazioni e avere una vita sentimentale priva di scimmie volanti, figli di Signori Oscuri, pirati o regine?
Perché, semplicemente, non poteva non avere una vita sentimentale?
Emma prese un respiro profondo.
Aveva dormito con Regina Mills. Semplicemente dormito.
Beh, le aveva tenuto la mano per tutta la notte, ma nulla più.
E poi, Emma si era svegliata.
Regina dormiva ancora.
E Emma aveva desiderato svegliarla con un bacio.
Voleva baciare Regina.
Emma Swan voleva baciare Regina.
Era stato quel pensiero a farla scattare fuori dal letto, fuori da quella stanza, lontano dalla presenza di Regina.
Oh, Emma Swan era fottuta, dannatamente fottuta.
 


NdA 
Piccolo fluff SQ ispirato a promo pic e video che sono usciti. 
La canzone che dà il titolo alla shot e da cui proviene la citazione iniziale è appunto Save Room, di John Legend (e io non so mai dove va la "h", in John). 
As always, grazie a Dops per il betaggio <3 (See? Non scrivo solo porno). E non preoccuparti, per la Challenge, perderai presto il tuo vantaggio u.u 
Grazie per aver letto, 
a presto, 
Trix :3 


 
 
   
 
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