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Autore: adiamondinthesky    22/04/2015    2 recensioni
Amy e Karma...una relazione dolorosa, sofferta...Anni di profonda amicizia e un saldo legame affettivo...ma un errore cambia tutto. Anche lo sbaglio più piccolo può dare il via alla catastrofe più grande di sempre. Cosa accadrà tra Karma ed Amy questa volta?
E Lauren? come sarà la sua vita ora che tutti sanno il suo segreto??
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Triangolo
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Lunedì 30 marzo

Erano passate ormai due settimane da quando Karma e Amy avevano smesso di parlarsi.

Era stata una decisione presa da Karma, alla quale Amy aveva acconsentito forzatamente e, nonostante il fatto che entrambe ci avessero meditato su, ne avessero ragionato e un po' discusso, non fu affatto una scelta facile da accettare. A rendere tutto più complicato erano i sentimenti di Amy verso la rossa. Ancora una volta ad Amy era stato spezzato il cuore e sempre dalla solita persona. Quella notte si era rassegnata, aveva abbracciato la sua pena a capo chino, gli occhi spenti e il sorriso smorzato, la stessa forza di chi brandisce scudo e spada e sa che ha già perso tutto, ma combatte per tenere alto l'onore delle vesti che indossa, della maschera che porta.
Karma aveva sentenziato la rottura definitiva della loro amicizia dopo l'enensimo insopportabile incubo, in cui Amy e Liam erano accoccolati sul letto, si sorridevano felici dopo una lunga estenuante notte di sesso sfrenato. Peccato che ciò che era davvero massacrante era, di fatto, la consapevolezza di quello che era successo tra l'amore della sua vita e la sua migliore amica. Karma era ferita nel profondo, nessuna scusa le sarebbe servita a risanare il dolore che le persone più importanti della sua vita le avevano inflitto. Lei non poteva perdonare nè lui nè lei, le loro giustificazioni non potevano far tornare il tempo indietro o cancellarle la memoria. Fino a quel momento aveva finto di poter convivere con quella cognizione, ma la verità era che non riusciva più a vedere Amy con gli stessi occhi di sempre, e pur di non ritrovarsi di punto in bianco ad odiarla, avrebbe preferito vederla piangere per qualcosa che almeno in minima parte poteva gestire, piuttosto che sparire senza una parola, dopo aver fatto finta che andasse tutto bene tra loro.
Anche quella notte per Karma non fu diverso dalle precedenti e questo la convinse a prendere in mano la situazione, una volta per tutte. Si era svegliata nel cuore della notte, dopo il solito bastardo in cubo, l'immagine di Amy mentre baciava Liam ancora vivida nella mente. Si era vestita frettolosamente ed era uscita di casa lasciando dietro sè solo uno sporco alone di luce e la porta del retro socchiusa. Si era immersa nella fresca notte primaverile trattenendo il respiro e si era diretta a passo svelto verso l'abitazione di Amy.
Quando vi giunse, notò che la luce della camera di Amy era ancora accesa, sebbene fossero più delle due di notte; intuì che anche lei non se la stesse passando molto bene, e proprio a quel pensiero la sua determinazione si accentuò, forte dell'idea che quella scelta fosse la migliore per tutte e due. Doveva essere risoluta, più caparbia che mai, doveva dominare la compassione che provava per la bionda, anche se sapeva perfettamente che era in preda a dei fortissimi sensi di colpa, ma stavolta Karma non poteva più rivestire i panni del confessore cui Amy si era sempre rivolta per lavare i via i propri peccati. No, adesso Karma doveva assumere il ruolo che si era preposta di rivestire:se stessa, senza più mentire, simulare sentimenti di gioia per cose che le facevano provare tristezza e senza più dissimulare il dolore che provava nel vedere Amy ogni santo giorno. Lei doveva essere la sua migliore amica, la sua anima gemella, ma anche lei aveva tradito la sua fiducia e non riusciva più a farselo scivolare di dosso, doveva immediatamente troncare i rapporti, per prevenire che le cose peggiorassero in un immediato futuro.
Prese un bel respiro e bussò piano alla porta finestra, non voleva spaventarla.
Amy si voltò per cercare la fonte del rumore e quando la vide accorse gaiamente ad aprirle la porta, per un attimo le era sembrato tutto come ai vecchi tempi: lei che aspettava Karma a tarda notte, le luci soffuse e la luna nel cielo scuro che sembrava sorriderle.
“Amy, ciao” esordì Karma non appena fu dentro, andò a sedersi sul letto e aspettò che la bionda facesse altrettanto.
“Ciao” le rispose sorridente Amy, sembrava raggiante, felicissima di vederla.
“Togliti quel sorriso dalla faccia, dobbiamo parlare” disse grevemente. E così il sorriso si smorzò nel luminoso volto di Amy.
La ragazza deglutì e con sguardo preoccupato la esortò silenziosamente a continuare, incapace di proferire parola le si sedette accanto.
“Ho sognato ancora te e Liam a letto” le disse pacatamente la rossa, senza tante cerimonie.
“te lo ripeto: non è stato nulla, tra me e lui non c’è niente”.
“lo so, ma non m’interessa. Hai commesso un errore madornale. Come possiamo continuare a far finta di niente se ogni volta che mi addormento sogno te e lui?” gli occhi di Karma dardeggiavano, quelli di Amy venivano trafitti.
“non so che fare…è successo. E’ stato uno sbaglio, certo, ma non possiamo tornare indietro. Io sono veramente dispiaciuta!” le urlò quasi quell’ultima frase, rischiando di svegliare i genitori.
“Mi pare il minimo” la rabbia di Karma stava prendendo piede, inspirò lentamente e aggiunse: “ proprio perché non possiamo cancellare il passato e a me le scuse non bastano…convengo che ci serva una soluzione migliore”.
“per esempio?” chiese stridula l’altra.
“ti sto dicendo addio, Amy. Sei stata la persona cui ho voluto più bene, mia compagna di mille e uno avventure. Assieme abbiamo affrontato il mondo, giorno dopo giorno, la grinta di due guerriere, ed è stato sempre meraviglioso lottare al tuo fianco, ma ora è il momento di salutarti. Me ne pentirò appena sarò tornata a casa, mi maledirò. Ma è giusto cosi. Da stasera io e te non ci parleremo più. Fa male anche a me, non solo a te” aveva abbassato lo sguardo, non voleva incontrare gli occhi afflitti di Amy.
“Karma…aspetta. Perché proprio ora?” domandò la ragazza.
“Perché fino adesso ho fatto finta che mi andasse bene continuare a uscire insieme, a divertirci, ho mentito nella speranza che mi sarei svegliata un giorno e non avrei più avuto l’immagine di te e Liam a letto insieme, ma se dopo tutto questo tempo non riesco a levarmela dalla testa, beh, allora è inutile continuare a fingere” alzò le spalle e allargò le braccia.
“Hai ragione. Ma io non voglio stare senza di te”
“Neanche io vorrei dover rinunciare alla nostra amicizia, ma a quanto pare forse ho proprio bisogno di tempo da sola per riflettere”.
“Posso darti tutto il tempo che vuoi, Karma, ma non lasciarmi da sola, ti prego”.
“Amy, ti voglio bene, di questo non devi temere, ma non posso continuare così. Devi lasciarmi andare”  a quelle parole una lacrima scese sul viso di Amy.
“Okay, come vuoi. Se hai bisogno di me, sai dove cercarmi”
“sempre”
Inaspettatamente Karma le si fece più vicina e sorridendo tra le lacrime tese le braccia verso l’altra giovane, la quale ricambiò il gesto. La loro amicizia terminò con un patto di non belligeranza; in fondo si volevano molto bene ed entrambe credevano che quella fase sarebbe durata poco, giusto il tempo di schiarirsi le idee, qualche giorno al massimo.
E invece erano già passate due intere settimane.
Amy ogni giorno fremeva sempre di più, sobbalzava quando il suo cellulare squillava o quando suonavano alla porta; era tesa come una corda di violino, sentiva dentro di sé che la rossa sarebbe venuta da un momento all’altro a dirle che la sua lotta interiore era finita, che aveva sconfitto il demone che l’aveva convinta a prendere un così brutale provvedimento all’ingenuo, stupido, maledetto errore che Amy aveva fatto.
Ma di Karma neanche l’ombra, la intravedeva ogni tanto nei corridoi, ma spariva quasi subito, la rossa sembrava essere diventata un fantasma e lei la bambina con le allucinazioni.
Quel clima era diventato per lei insostenibile, era in astinenza dalla sua migliore amica, le mancava tutto di lei, il calore della sua pelle, l’odore dei suoi capelli, il contatto col suo corpo, gli sguardi furtivi a lezione e i bigliettini rimpiattati nell’armadietto, i commenti sarcastici sul pranzo della mensa, le passeggiate nel cortile, i pettegolezzi, le risate trattenute. 
E ogni ricordo era uno spillo che andava a conficcarsi nel suo cuore, non bastava che presentasse delle crepe, no, doveva pure somigliare a uno scolapasta, pieno di buchi, utile solo a filtrare qualcosa: i suoi sentimenti. Non poteva pensare ad altro se non al dolore che implacabile la divorava dall’interno, mangiava la carne e sputava l’osso. Quello che rimaneva di lei era un misero scheletro, un guscio privo di qualsiasi emozione.
E così passò un’altra settimana, sette giorni di puro, ineluttabile silenzio. Tutto ormai sembrava essersi assestato, le ragazze non si parlavano più, non vi erano più drammi, più scenate, vi era solo un po’ di amarezza, ma se non altro non dovevano più affrontare quell’argomento spinoso. Forse, dopotutto, quella era stata davvero la migliore scelta possibile, una saggia decisione.


Lunedì 6 Aprile

Il sole era appena sorto in casa Cooper. La sveglia di Amy stava suonando gagliardamente sul comodino, segnava le sei e mezzo di mattina e le stava dicendo che ora di alzarsi, di dare il via a un’altra giornata. Amy pedissequamente si mise a sedere sul letto, zittì quel marchingegno infernale e si stiracchiò.
“Che palle” si scoprì a dire mentre la madre sbucando dal niente entrò in camera sua.
“Amy, smettila di dire parolacce. Sei una ragazza" la rimproverò la donna.
“una ragazza non può essere avvilita, mamma?" la provocò la bionda.
"certo, ma non è necessario utilizzare sempre parole brutte per esprimere il proprio disappunto" rispose prontamente la madre.
Amy si stizzì per il suo falso contegno, era fin troppo facile dire agli altri cosa dire e fare senza mai prendere in considerazione l’idea di seguire i suggerimenti dati agli altri. La ragazza si alzò sbuffando e lasciò che la madre continuasse a svolazzare in camera alla ricerca di qualcosa da rimettere in ordine. Andò verso il bagno, ma proprio quando fu dietro la porta, udì degli strani gemiti provenire da dentro, sembrava il pianto di una ragazza. Lauren?
Bussò impercettibilmente e senza fare troppo rumore entrò nel vano. Ciò che vide la sconvolse.
Lauren era seduta sul pavimento freddo, le ginocchia raccolte e cinte dalle braccia, le mani giunte e la testa china. Un rivolo di sangue si faceva strada lungo il suo avambraccio, fino ad arrivare al gomito e da lì sgocciolava sul marmo e confluiva in una macchia scura.
Amy rimase a bocca aperta, gli occhi spalancati. Per un minuto abbondante non fu capace di formulare neanche il più banale dei pensieri, guardava incredula lo scenario più improbabile di sempre.
Fu riportata bruscamente alla realtà dalla voce rauca della sorellastra, che si era voltata a fissarla e le stava urlando di uscire immediatamente, le lacrime che le rigavano il viso, il mascara che colava e le macchiava le guance.
Lauren stava cadendo a pezzi, si stava sfaldando sotto lo sguardo attonito di Amy, la ragazza che più di tutte avrebbe voluto vedere ciò accadere, ma che proprio mentre stava assistendo alla scena si sentiva più di tutte in dovere di evitare che ciò accadesse.
“Lauren, che stai facendo??” le corse accanto, le tolse la lama che stava passando ancora una volta sulla sua bianca pelle. “Sei impazzita?”
“Vattene, per favore, lasciami da sola”la supplicò debolmente Lauren.
“Scordatelo…non ti lascerò in una pozza di sangue. Ti odio, ma non fino a questo punto”
“Stai per avere esattamente quello che vuoi: la mia dipartita. Fammi morire sommersa dal mio dolore, ti scongiuro, non ne posso più” e le lacrime scendevano a fiotti.
“No, Lauren, no, ti prego, non piangere”
“lasciami” cercò sempre più flebilmente di liberarsi dalla ferrea presa di Amy, senza successo.
“ti porto in camera, aspetta un secondo” le disse premurosamente, cercando con lo sguardo un asciugamano piccolo con cui coprirle le ferite. Ne trovò uno vicino il lavandino e glielo avvolse maternamente attorno al polso, la guardò con affetto e la aiutò a mettersi in piedi.
“Pronta? Ora ti porto in camera tua e ti faccio sdraiare”
“No, ti prego. Voglio farla finita!”
“Lo so che stai male, ma questa non è la via di uscita. Devi sopportare un po’, vedrai che tra un po’ starai meglio” cercò di rassicurarla come una vera sorella. E senza badare troppo alle lamentele della sua acerrima nemica la portò in camera e la fece sdraiare sul letto. Dolcemente le si sedette accanto.
“Lauren, che ti prende?” le chiese cautamente, sapeva qual era il movente e ne era immensamente dispiaciuta. In quelle ultime settimane si era totalmente chiusa in se stessa, aveva pensato solo a lei e non si era minimamente preoccupata di nessun altro, neanche di Lauren che sapeva bene essere sola e bisognosa di aiuto.
“E’ lunedì, oggi”
“lo so, Lauren, è lunedì”
“Non voglio tornare alla Hester. Tutti sanno del mio segreto”
“Fregatene, devi essere comunque te stessa. Cosa ti importa di quello che pensa la gente?”
“Adesso mi  guarderanno con occhi diversi”
“Chi ti odiava prima ti odierà ancora, chi ti amava prima, adesso ha un motivo in più per farlo” le sorrise amabilmente.
“Come siamo ottimiste stamattina” le rispose acidamente la sorellastra.
“Non molto. E’ lunedì anche per me”
“Ma tu non sei nell’occhio del ciclone”
“No, ma neanche tu”
“Invece, sì. Hai visto come mi squadrano quando cammino nei corridoi?”
“ti squadrano non perché tu sia intersessuale e perché vogliano scrutarti l’anima, ma perché vogliono essere protetti casomai tu decidessi di sferrare un tuo solito attacco”
“Non credo, penso proprio che vogliano cercare di scoprire altro su di me”
“Lauren, tranquillizzati. Nessuno vuole farti del male, hanno solo paura di te”
“E che mi dici delle occhiatacce che mi lanciano tutti?”
“lasciali perdere. E adesso riposati” Amy senza uscì dalla stanza per poi fare ritorno qualche minuto dopo con dell’acqua ossigenata e delle bende. Disinfettò i tagli dell’altra ragazza e le sorrise cercando di infonderle un po’ di speranza.
Vedere Lauren seduta in bagno l’aveva lasciata sbigottita, non l’aveva mai vista sfaldarsi neanche per un secondo appena, l’aveva sempre vista forte, glaciale, inarrestabile e invece sapere che anche lei poteva sentirsi a pezzi ed essere fragile la rendeva così…umana. Non sembrava neanche più lei.
“Vuoi che rimanga con te a casa?”
“No…grazie”
“Sicura?” Amy la fissò dritta negli occhi e scorse il terrore nei suoi, così senza attendere risposta si sdraiò accanto a lei e le sussurrò nell’orecchio:
“Non importa se non vuoi che stia qui con te, non potrai liberarti facilmente di me, sappilo. E non lo dico perché mi fai pena, e tra parentesi non me ne fai, ma lo dico perché voglio essere accanto a te in un momento in cui hai bisogno di qualcuno accanto” e le fece un sorriso smagliante, la abbracciò e le riscaldò. Lauren, stremata dal dolore che provava, abbattuta dalla tristezza che l’aveva pervasa e disarmata dall’inattesa comprensione mostratale da Amy, si addormentò tra le sue braccia, e l’ombra di un sorriso sembrò aleggiare anche sul suo volto. Amy ne fu compiaciuta e decise di concedersi anche lei un po’ di riposo. Chiuse gli occhi e lentamente scivolò in un sonno profondo.
   
 
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