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Autore: bibersell    22/04/2015    0 recensioni
Carrie Evans e Ian Hall, questi sono i nomi dei due protagonisti di questa classica storia senza pretese e dai toni leggeri.
Lei è la tipica ragazza organizzata, con ogni situazione sotto controllo, e la media del dieci e mezzo in ogni materia.
Ian, ovviamente è il suo opposto: scapestrato, con zero preoccupazioni e mille pensieri per la testa. Col serbatoio della moto sempre pieno e il portafoglio vuoto.
Classici personaggi standard che si incontreranno nel modo più banale possibile: una progetto scolastico!
Ma anche il finale sarà quello standard? Cosa succederà a questo Prom tanto atteso da tutti gli studenti della High School?
Storia semplice e leggera con l'unica pretesa di strapparti una risata tra una litigata e un bacio appassionato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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*Note di un'autrice fallita!

E bene, questa storia inizia proprio con le note. Allora mal capitati lettori, se non mi conoscete mi presento.
Mi piace scrivere storie prettamente tristi e con un finale per nulla lieto. Le trame e i personaggi sono quasi sempre articolati e tutte le volte mi impelago in situazione da cui non so più uscire. Questa è la mia prima storia "leggera" e spero che l'apprezziate. Detto questo, passiamo alla parte tecnica. I capitoli non saranno lunghissimi, sappiatelo, non amo fare sproloqui che annoiano prima me e poi voi. I nomi dei capitoli saranno sempre strani e anomali e all'inizio ci saranno foto che non hanno nulla a che vedere con la storia- in questo cado dei fiori- ma che a me piacciono e che quindi ho deciso di mettere.

Il resto del discorso ve lo dico sotto, buona lettura mal capitati!

Prom!

Capitolo uno.
Pazienza.





Tutti gli studenti di dodicesimo grado* della Pacific High School non attendevano altro dal primo giorno di scuola. Il Prom era atteso da tutti da mesi. Le ragazze, come me, lo sognavano fin da bambine. Già si immaginavano con quei sontuosi e pomposi vestiti eleganti accompagnate sotto braccio del Principe Azzurro dei loro sogni. Non c’era una persona nel giro di chilometri che non parlasse d’altro. Perfino i nerd e quelle che venivano definite “emo senza cuore” e le “suore di clausura” non riuscivano ad evitare di pensare e parlare della fatidica serata che risultava sempre più vicina.
I corridoi brulicavano di ragazze sorridenti che non smettevano di lanciare urletti isterici per il semplice fatto che il ragazzo di cui erano innamorate le aveva invitate al ballo. E c’erano anche quelle che piangevano perché non avevano ricevuto nessun invito. E poi c’erano quelle che non smettevano di chiedermi a che punto fossero i preparativi.
Già, perché da brava studentessa modello con la media altissima e frequentatrice di tutti i progetti extracurriculari e non, mi ero impelagata in quest’altra impresa. Mi avevano nominata presidentessa del club studentesco e da tale dovevo occuparmi della serata che stava facendo letteralmente impazzire l’intera scuola.
Ma ero contenta di come erano andate le cose. Ero riuscita a partecipare attivamente alla ragione di tutta quell’euforia, anzi ero una parte importantissima visto che il successo del prom dipendeva da me.
Era stato faticoso e super stressante riuscire a conciliare tutti gli impegni, lo studio, la famiglia, gli amici e trovare dei buoni sponsor per la serata visto che come al solito la High School non aveva abbastanza fondi e non poteva di certo attingere a questi per un insulso ballo studentesco.
Ma con un buon piano di lavoro e una tabella di marcia ero riuscita a raggiungere tutti gli obbiettivi che mi ero prefissata. Ma soprattutto c’era voluta tanta pazienza. Tanta. In quantità industriale.

-Non ho ancora capito come riesci a sopportare tutto questo- esordì Pen, la mia compagna di armadietto nonché migliore amica fin dai tempi della creazione, nonché fidata compagna di laboratorio e rompipalle assurda. Non ricordo nemmeno come ci siamo conosciute né dove, so solo che è sempre stata la mia migliore amica. Abbiamo frequentato tutti e dodici gradi scolastici assieme, abbiamo condiviso parecchie merendine e abbiamo avuto anche la nostra dose di litigate, bronci e ci mandavamo a quel paese con un'alta frequenza: in media una volta al giorno.
Eravamo le persone più diverse di questo mondo. Lei era patologicamente allergiche a qualsiasi tipo di gonna, abito o vestiario che lasciasse scoperta le gambe.
Le sue parole non sembravano venire da un dizionario bensì da un tritarifiuti!
Amava infinitamente l’arte e non vedeva l’ora di aprirsi un negozio e lavorare come tatuatrice, mentre io non sapevo tenere in mano nemmeno una matita.
Pen era una ragazza con carattere e non si teneva sulla punta della lingua nemmeno un pelo. Tutto l’opposto di me che ero la persona più accondiscendente di questo mondo.

Posai i libri di trigonometria nell’armadietto e presi quelli di chimica. Ovviamente con me avevo l’agenda piena di diecimila impegni, fogliettini volanti e post-it colorati.
-Mi piace vedere la gente felice, ecco come faccio- Risposi sicura chiudendo l’armadietto e sistemando i libri sul braccio. Sapevo che Pen non era d’accordo con il mio modo di fare da “posso fare tutto, basta solo organizzarsi”.

-Ehi sorella, non sei la crocerossina della situazione e qui nessuno ti paga per fare quello che fai. Non hai nemmeno un attimo per respirare- si lamentò Pen e sbuffò quando vedemmo Ana, una mia compagna del corso di letteratura inglese avvicinarsi.

-Ciao Carrie, volevo chiederti un favore. Oggi dovrei andare a comprare il vestito per il ballo e non posso proprio venire al corso di letteratura inglese su Shakespeare. Non è che potresti prendere tu gli appunti per me?- chiese sorridendomi gentilmente con quegli occhi enormi e speranzosi. Avrei voluto dirle di si per renderla felice e aiutarla. Non eravamo amiche intime, i nostri rapporti si limitavano ad impegni scolastici ma questo non voleva dire che non dovessi aiutarla colo perché non condividevamo i nostri segreti più intimi. Volevo davvero dirle di si, ma per quel pomeriggio avevo l’agenda piena e non sapevo proprio dopo trovare una mezz’oretta per copiarle i compiti. Quel giorno sarei uscita da scuola alle sette, dopo una giornata piena e aver seguito il corso d’inglese e fisica. Senza contare che sarei dovuta passare dal preside per avere il permesso di accedere ai laboratori creativi a tempo indeterminato. E quando sarei tornata a casa avrei dovuto fare i miei compiti e lavare i piatti visto che era mercoledì e il mercoledì toccava a me lavare i piatti.

-Certo, nessun problema Ana- le sorrisi cordialmente sapendo di aver appena firmato il contratto che mi assicurava un’altra notte in bianco.

-Grazie Car, sei la migliore- mi fece l’occhiolino e scomparve tra i tanti ragazzi che affollavano il corridoio.

Lo sbuffo di Pen risuonò forte e chiaro al mio fianco. -Con te è tutto fiato sprecato. È inutile. Ci rinuncio- mi lanciò un’occhiata di traverso.
-Sai, credo proprio che a te piaccia farti del male mia cara amica masochista-.

Scoppiai a ridere fermandomi di botto in mezzo al corridoio e cercando di non far cadere i libri sul pavimento.
-Cammina spiritosona, che non mi voglio beccare un ritardo proprio a fine anno-.


**
Erano le sei e venti quando uscii dell’aula del terzo piano e mi diressi come una furia al primo piano.
Avevo appuntamento con il preside. Da rappresentate degli studenti ed organizzatrice del ballo mi spettava il libero accesso ai laboratori creativi per poter prendere il materiale necessario per lavorare con le sceneggiature e avevamo anche bisogno di un’aula dove poter stare in pace e tranquillità. E non sarebbero stati mal accetti dei volontari per la preparazione delle scenografie. Inutile dire che il grosso del lavoro era fatto da me, ma anche gli altri del club mi davano una mano. Beh, questi altri non è che fossero molti e tutte femmine, eccetto per Dustin, il ragazzo per cui avevo una cotta e che, ahimè, non mi guardava nemmeno di striscio.
Mi considerava solo una buona amica e a me bastava così. O meglio, me lo facevo bastare.

Corsi come una furia giù per le scale per arrivare puntuale nell’ufficio del preside senza nulla di rotto. Quando aprii la porta vidi che la stanza era vuota, eccetto per Janine, la segretaria.
-Ciao cara, il preside Calton è impegnato, roba di un attimo.- spiegò premurosa la segretaria sulla quarantina.
Era una donna paffutella e dalle buone maniere. Era gentile con tutti e si metteva sempre a disposizione. Non era affatto come la segretaria di prima che non faceva altro che parlare a telefono e fare solitari con le carte. Le sorrisi riconoscente e mi andai a sedere tirando un respiro di sollievo. Ero in perfetto orario con la mia tabella di marcia. Dopo il colloqui col preside sarei potuta andare a casa e fare le ultime cose che mi rimanevano. Dall’interno dell’ufficio del signor Calton si sentivano delle voci però non riuscivo a capire cosa stessero dicendo.
Nell’attesa decisi ci iniziare a copiare i miei appunti sul sonetto shakespeariano su un foglio volante da dare domani ad Ana. Almeno mi sarei anticipata il lavoro da fare a casa. Se qui ci fosse Pen di sicuro mi avrebbe rimproverata dicendo che quando avrei imparato a dire di no sarebbe stato troppo tardi. Ma quel giorno non sarebbe mai arrivato e lo sapevamo entrambe. Ero fatta così e nulla e nessuno avrebbe potuto cambiarmi. La porta dell’ufficio si aprì e un ragazzo che in quattro anni di scuola avevo visto si e no un paio di volte. Non mi ricordavo nemmeno come si chiamasse. Dietro di lui c’era il signor Calton che appena mi vide cambiò espressione. Il viso si illumino come se si fosse appena ricordato di qualcosa. Che si fosse dimenticato di parlare con gli inservienti e firmarmi il permesso? E bene si, in quello scuola per accedere ai laboratori in ore di assenza di lezione serviva il permesso del grande capo. Assurdo ma vero. Che volete farci, è l’America!

-Salve signorina Evans, capita proprio a pennello- disse sorridendo e poggiando una mano grande e rugosa sulla spalle del ragazzo. -Le ho firmato il permesso che le darò tra un attimo e ho risolto anche l’altra problematica che nel nostro precedente colloquio lei aveva sollevato-.

Alludeva forse al fatto che ci servivano delle braccia in più altrimenti non ce l’avremmo mai fatta a terminare le sceneggiatura?

-Si da il caso che il qui presenti Hall abbia delle ore da recuperare e credo proprio che del sano lavoro extrascolastico faccia per lui- sorrise il preside.

Una strana sensazione si impossessò di me. Guardai il ragazzo e non sapevo bene il motivo ma non volevo che lui lavorasse con noi. Ma naturalmente non dissi nulla, rivolse solo cordiale sorriso senza replicare.
Ma a quanto pareva il ragazzo era ben lungi dal pensarla allo stesso modo. -E cosa dovrei fare esattamente?- chiese prendendo parola per la prima volta da quando ci eravamo visti.

-Aiuteresti il club degli stupenti con i preparativi per il ballo-. Spiegò il preside e per poco il ragazzo -dovevo assolutamente chiedergli il nome non potevo andare avanti a chiamarlo “il ragazzo”- non gli rise in faccia mostrando tutto il suo dissenso il quel gesto. Quello sbruffone stava forse denigrando il lavoro per il quale avevo tanto faticato?

-Non sei nella posizione giusta per avanzare richieste Hall, o questo o il diploma quest’anno te lo scordi- concluse il signor Calton con sguardo furbo. -Se adesso potete scusarmi, ho anch’io una casa e una famiglia da cui tornare. Se la signorina Evans mi segue nell’ufficio sistemiamo anche la faccenda dei permessi-. E senza aspettare un risposta si girò dirigendosi alla sua scrivania sulla quale erano sparse una marea di cartacce e varie bicchierini mi plastica sporchi di caffè. Lo seguii senza proferire parola e ignorando bellamente Hall con cui avrei dovuto trascorrere i miei pomeriggi per il prossimo mese.
Si prospettava un periodo di duro lavoro. L’importante era portare pazienza. Prima o poi sarebbe
passato tutto.

*La scuola americana è suddivisa in gradi che corrispondono al nostro anno scolastico. A differenza nostra loro hanno solo 12 gradi, mentre noi frequentiamo la scuola per 13 anni. Materna esclusa.

...Continuo delle note di un'autrice fallita
Ed eccomi di nuovo qui con voi!
Capitolo corto, lo so, ma era per ingranare. Fatemi sapere cosa ne pensate. Aspetto le vostre opinioni. Non mi deludete!!
  
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