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Autore: Leonetta99    23/04/2015    2 recensioni
Violetta e Leon. Due nomi e due persone diverse. Due persone che si sono amate fin quando qualcosa in loro é cambiato. Una decisione che porta alla fine della loro storia d'amore, appena incominciata e poco vissuta. Lui, la lascia senza spiegazioni. Il destino, l'unico che non puó sbagliarsi li porterá a rincontrarsi e riconoscersi. Cosa succederà? Riusciranno a sistemare tutto? O si saranno forse dimenticati l'uno dell'altro?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Federico, Francesca, Leon, Violetta
Note: Cross-over | Avvertimenti: Bondage
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Siamo davanti alla porta di quel che sembra un hotel più che una villa e sbuffo per la decima volta da quando siamo partiti da casa, questa mia idea ammetto che sia stata un po' assurda però è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. 
Guardo i miei genitori e noto quanto siamo sempre più diversi, sono abituati ad andare a eventi di questo genere, per me invece è la prima volta e credevo che non ci sarebbe mai stata nemmeno quella. 
Sono vestiti molto eleganti e si nota dalla loro espressione e portamento che non vedono l'ora di entrare e mostrare quanta ricchezza tengono. La proprietaria della casa ci accoglie nella sua umile dimora come la definisce lei e saluta con un gran sorriso i miei genitori. "Oh tu devi essere Leon, è la prima volta che ti vedo qui che piacere" -tanto quanto un bastone su per il culo- ribatterei ma mi limito a sorridere e a stringere la mano. Questa ci porta dentro una sala adornata da grandi lampadari e decorazioni sfarzose dove ci sono già alcune persone che parlano e che accolgono i miei genitori guardandomi come un alieno. Mi lascio presentare e sorrido a coloro che mi guardano, tutte le figlie di papà che ci sono mi fanno gli occhi dolci sbattendo le ciglia ma le saluto con un semplice cenno del capo privo di interesse. Noto ogni posata, bicchiere e luce sfarzosa nella sala sentendomi sempre più a disagio in una situazione come questa finché non la vedo guardare fuori dalle grandi vetrate e dimentico tutte le luci. Mi da la schiena ed è persa nei suoi pensieri. Ha un vestito elegante che le arriva a metà coscia e sono sicura che non lo sopporta. Troppo elegante, troppo normale. Porta i capelli legati in un concio perfetto non da lei e mi chiedo chi sia quella ragazza che sta guardando fuori dalla finestra, non sembra la mia Violetta, lo è ma non è lei. La osservo da lontano e vedo che prende un corridoio, così la seguo senza farmi notare finché non raggiunge un balcone enorme su cui si affaccia posando le braccia sulla ringhiera di pietra, alza la testa verso l'alto e sospira rilasciando una nuvola bianca. Mi levo lentamente la giacca e mi avvicino a lei posandogliela sulle spalle, si gira di scatto e le sue pupille si dilatano quando mi vede "Leon" le accarezzo una guancia con un dito e mi avvicino a lei così che siamo uno davanti all'altro. "Cosa ci fai qui?" non voglio parlare di questo vorrei solo baciarla e dirle tante cose che mi succedono con lei ma che non so spiegare. "Dovevo vedere come sono queste cene favolose che adora mia madre" invento facendola sorridere "non ti credo" e fa bene "dovevo parlarti e non potevo aspettare domani"-"credevo fossi arrabbiato con me" scoppio a ridere prima di posare le mani sui suoi fianchi e avvicinarla a me "non sono mai stato arrabbiato con te, geloso sì ma arrabbiato? Nah" mi circonda il collo con le braccia e un sorriso malizioso fa strada sul suo viso "geloso? Tu? E di cosa dovresti mai essere geloso" sorrido e la stringo ancora di più "oh beh io sono sempre geloso sai, odio che qualcuno tocchi ciò che è mio come la mia macchina" fa un faccia offesa e si allontana di poco da me "la tua macchina eh?" annuisco sorridendo e mi appoggio alla ringhiera. 
"Oh bene allora vi auguro una vita felice insieme" va verso l'interno della casa ma la prendo per un braccio facendola girare e scontrare con il mio petto "questi non servono" le prendo le forcine dei capelli e li lancio per terra lasciando che le sue ciocche mosse ricadano sulle sue spalle senza che lei abbia tempo di ribattere. Passo le dita fra queste il suo viso si avvicina al mio per baciarmi ma la fermo "Ora chi mi bacerà? La mia violetta o quella che vogliono quei ricconi di là?" i suoi occhi nocciola si fissano nei miei e so che non sa cosa dirmi "non voglio baciare la ragazza che vogliono loro, voglio baciare la mia ragazza. Quella che si diverte a farmi incazzare accettando l'invito di un nerd, voglio quella che ama mettersi le mie camicie e che ha sempre i capelli spettinati. Voglio la mia Violetta, voglio baciare lei nessun'altra" e le sue labbra sono sulle mie, passionali, le stringo la vita mentre gioca con i miei spettinandomi e so di avere tra le braccia la ragazza di cui sono fottutamente  innamorato.
Abbiamo ancora tante cose di cui parlare ma ci penseremo dopo. 
 
Credo sia la cena più lunga di tutta la mia vita, non ho fatto altro che giocare con la forchetta e annuire alle moine delle ragazze che mi toccano sempre il braccio, dio non lo sopporto. Finalmente abbiamo finito e posso cambiarmi e andare a correre la mia gara al carscrossed.
"Perché hai così fretta di andare a casa?" mi giro di scatto e la vedo appoggiata alla scalinata con le braccia incrociate e un sopracciglio alzato "ho una corsa" - "vengo anche io" dice mettendo le mani sui fianchi "vestita così non credo proprio" scende le scale fino ad arrivarmi vicino e mi da un pugno sulla spalla che non mi fa nulla naturalmente "stronzo" scoppio a ridere e dico "sei monotona sai?" mi guarda male e poi si addolcisce "mi porti con te?" le sorrido e annuisco "come facciamo? Non possiamo andarcene insieme" ci pensa un po' poi dice "faccio finta di star male così andiamo a casa e tu mi passi a prendere che dici?" - "ecco perché sei la mia ragazza" ride e corre di sopra. 
 
"Muoviti cazzo" urlo mentre si veste in macchina, non capisco perché io debba stare fuori ad aspettarla. Sono l'unico che può guardare quindi. "Ci sto provando ma la lampo del top non sale stronzo" dio, le donne. Cerco nel bagagliaio qualcosa e trovo una mia vecchia felpa, ecco dov'era. "Tieni metti questa" gliela passo aprendo la portiera "ma è tua.." - "Violetta ho una corsa tra due minuti, non fare storie" la sento sbuffare e dopo un minuto la vedo scendere abbastanza infuriata "mi sta enorme" si lamenta avvicinandosi a me, le metto un braccio sulle spalle e le lascio un bacio su una tempia "sei bellissima comunque" sorride e si stringe più a me. 
 
Stringo il volante tra le mani e tutti i pensieri scompaiono, amo questa sensazione. Mi sento libero e me stesso, senza timore. Dimentico le parole dei miei genitori, la loro indifferenza nei miei confronti e la merda che mi mettono sulle spalle. Danno il via e premo sull'acceleratore lasciando il mio sfidante in vantaggio per gasarlo, rallento sullo curva e negli ultimi cento metri schiaccio al massimo superandolo. Sorrido e arrivo al traguardo sentendo gli urli di tutte le persone che assistono. Esco dalla macchina con un sorriso trionfante e ignoro tutti quelli che si congratulano dirigendomi dall'unica persona che voglio in questo momento, la prendo per i fianchi e la bacio fregandomene di tutte le persone che ci guardano, è mia dio santo. Solo mia. Mi mette le braccia al collo toccandomi i capelli mentre continuo a baciarla in un bacio pieno di passione e amore. Dopo poco ci stacchiamo e appoggio la fronte alla sua, mi sorride e le sussurro "ti amo" - "dillo di nuovo" mi avvicino al suo orecchio e ripeto "ti amo" - "anche io, così tanto da star male". 
 
Cerchiamo di non far rumore mentre saliamo le scale e ci dirigiamo in camera mia. Ma proprio oggi i miei dovevano essere a casa? 
Appena arrivati nella mia stanza ci buttiamo entrambi sul letto distrutti senza nemmeno cambiarci, si rannicchia al mio fianco e appoggia il capo sulla mia spalla e le sussurro "domani dobbiamo svegliarci prima, devo portarti a casa" annuisce e si avvicina ancora più a me "che hai?" - "nulla, stavo pensando" - "a cosa?" - "a tutta la giornata di oggi" giro il capo verso di lei "più precisamente" mi guarda negli occhi e la vedo in panico, mi tiro su a poco e la stringo. "Lo so che hai paura ma ce la farai" annuisce senza dire nulla e non so veramente che fare quindi cerco di distrarla "ma tutte le ragazze che ci sono a queste fantastiche cene sono così?" si stacca guardandomi male e sorrido pensando di aver raggiunto il mio obiettivo - "così come?" - "ho paura di rispondere" scoppio a ridere mentre lei mi lancia pugni con il solo sguardo e nascondo il viso sotto il cuscino, mi salta sulla schiena e trattengo un lamento "Leon Vargas. Così come?" - "niente" mi da i pizzicotti alla schiena e mi muovo, li odio. Sa che non li sopporto e li usa contro di me, che stronza, beh dopotutto è la mia ragazza. "Dimmelo o continuo" - "INSOPPORTABILI OKEY?" urlo con la schiena distrutta - "non ti provoco più" mi risiedo mentre lei mi guarda con un po di senso di colpa, mi farebbe tenerezza se non avessi la schiena rossa. "A mia discolpa posso dire che hai sopportato di peggio" sussurra posando il viso sulla mia spalla "scusa amore non volevo farti male" la guardo male e lei mi ordina "togliti la maglia e sdraiati" le faccio un sorriso malizioso ma subito nega col capo. Vabbè ci ho provato. Faccio quel che mi dice e poco dopo sento le sue dita accarezzarmi la schiena, potrei morire così penso mentre mi rilasso. Al posto delle dita mi accarezza con le labbra e lascia un bacio su ogni punto della schiena colpita dalla sua ira poco prima. Sorrido e mi parto per il mondo dei sogni mentre continua a guarire non solo il male esteriore ma anche quello interiore. 
 
“Invece tu sei qui, non per prendere o lasciare, ma per rendermi ogni giorno un po’ migliore insegnandomi la semplicità di amare.”
  
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