Note di
un’autrice ormai
scomparsa…
Primo
capitolo della ff long “Who
the fuck are you?”. Sinceramente spero
interessi
l’inserimento di nuovi personaggi nella vita dei Gallavich
che vediamo poco
interagire con altre persone. Ovviamente, verrà approfondita
la psicologia del
nuovo arrivato o dei… Spero che Mickey risulti IC.
Fucking
Gatecasher
Quando Ian torna a casa
sono ormai le tre di notte, sento la
porta aprirsi e sbattere lievemente contro il muro, due voci che non
conosco e
poi la sua risata, uno dei due deve aver detto qualcosa di spassoso. Mi
alzo
stizzito, pronto alla guerra; fortuna vuole che Svetlana e Ian si siano
riappacificati, tanto che Yev passi tre notti alla settimana con noi,
ma non
abbastanza perché lei si fidi a lasciarcelo un intero weekend. Potrò urlare, incazzarmi e
sbraitare senza svegliare
il bambino!
Apro la porta della camera
da letto, di scatto, poco ci
manca che la scardini, Ian mi sente, si gira e mi guarda sorridendo;
grugnisco
in risposta quasi dimentico delle lamentele. I due intrusi sono in
piedi, ma
non sembrano essersi accorti della mia entrata in scena, si guardano
intorno.
Uno lo conoscono, forse era uno dei clienti di Ian, quello che ci aveva
invitato a casa sua: Roger, Ronald? No, Ryan! Il biondino non ho idea
di chi
sia, so solo che lo sguardo di disgusto che sta lanciando a ogni antro
della
mia catapecchia non mi va a genio.
“Che cazzo,
Ian?” esalo dopo essermi assicurato che non
cerchino di rubare le poche cose di valore. Lui mi guarda e non dice
nulla, ma
non sembra colpevole. E non so se fa parte della fase maniacale, se si
è
dimenticato le pillole oggi o non le ha prese di proposito e la cosa mi
spaventa; ci abbiamo messo tre mesi a convincerlo a riiniziare la
terapia, tre
mesi in cui ho smesso di respirare pensando che mi avrebbe lasciato sul
serio,
che non sarebbe più tornato.
“Stai
bene?” chiedo all’inizio apprensivo, ma Ian non mi
ascolta. Si appoggia al muro e sembra sfidarmi. “Ne
avevamo parlato, no?!
Non voglio dei cazzo di estranei in casa! E poi chi diavolo sono: dei
clienti,
dei tizi che ti vogliono scop…”
Non ho il tempo di finire
la frase, solo di vedere il
sopracciglio sinistro di Ian alzarsi, poi qualcosa si infrange al
suolo, una
bottiglia di birra, lasciata in giro ormai da mesi. Indirizzo lo
sguardo verso
il divano da cui è caduta e li vedo: i due estranei hanno
iniziato a baciarsi
come se nulla fosse, il biondino è già senza
camicia, mentre Ryan si sta
inginocchiando tra le sue gambe.
“Hanno bisogno
di un posto dove stare per qualche giorno,
Mick.” Capto a stento le parole del mio ragazzo prima che si
infili nella
nostra camera. Lo seguo, un po’ stupito
dall’accaduto, ma prima di chiudermi in
stanza i miei occhi cadono ancora sulla strana coppia sul divano. Il
biondo
ghigna nella mia direzione, puntando il suo sguardo grigio su di me e
sillaba –Ehi,
Mick.-, mentre passa una mano tra i capelli bruni dell’altro
tizio.
Chiudo la porta e sbatto
gli occhi, mentre Ian mi si avvicina
per riservarmi lo stesso trattamento del biondino.
Mentre il mio cervello si
spegne, ho solo la vaga sensazione
di aver appena conosciuto l’individuo più stronzo
dell’intero pianeta.
****
Lo spadellare in cucina mi
sveglia come ogni mattina: il
fatto strano è che sento chiaramente la presenza di Ian
vicino a me ed è anche
piuttosto consistente. Mi giro e lo stringo, mentre ancora dorme:
sembra ancora
il ragazzino innocente che lavorava per Asciugami in testa quando dorme
e un po’
mi rassicura vederlo così calmo.
L’ennesimo
rumore dal cucinino, mi obbliga ad alzarmi, mi
infilo un paio di boxer al volo e mi dirigo verso l’entrata;
come immaginavo
non si era trattato di un sogno, i due intrusi ci sono eccome e Ryan
sta pure
cucinando, mentre il Senza-nome-dai-capelli-biondi lo distrae rubando
un pezzo
di pan cake tra un bacio e l’altro.
“Mickey!”
Ryan mi nota e cerca di scrollarsi di dosso il
sessuomane, che però mi ignora e se lo rispinge contro senza
mezzi termini. “Dai,
smettila… devo finire di preparare…”
dice il bruno poco convinto. Finalmente,
il tizio si stacca e facendo finta che io non esista mi sorpassa e si
siede sul
divano.
Sto per dirgliene quattro,
ma Ryan mi ferma prima. “Sto
preparando dei pan cake, Mickey. In casa non c’era altro, mi
spiace per il
disturbo. Scusami” Annuisco in risposta, avvicinandomi al
divano e cercando l’attenzione
dell’altro. Cellulare alla mano non mi caga di striscio,
mentre mi siedo,
dandogli una spallata.
“Mickey,
comunque.”
Non alza neanche lo
sguardo dal telefono, dicendo “E a chi
interessa!”
Sto per dargli una
testata, ma la fortuna sembra dalla sua, perché
arriva Ian che senza tanti convenevoli esige un bacio e poi mi si siede
in
braccio.
“Grazie, Ryan.
Sei davvero gentile. Con tutte le volte che
mi hai ospitato, io non ho mai preparato nulla.” Sorride
sghembo e sappiamo
entrambi che anche se si sta scusando, non ci crede davvero.
“Ehi, Cas! Come
va?” interpella poi il biondino.
“Tutto a posto,
Ian! Il divano è molto comodo.” Nel finire
la rase mi lancia un’occhiata eloquente che non nasconde il
suo divertimento.
“Vaffanculo”
rispondo atono.
“Perché?”
continua a sorridere e giuro che gli tirerei un
pugno, se non fosse che non sono sicuro che Ian sia
d’accordo. “Facevo un
complimento alla tua bella casa.” Il sarcasmo sembra essere
nato per esser
messo nelle ultime tre parole e io comincio seriamente ad odiare questo
figlio di
puttana.
“Fanculo”
esalo di nuovo, non sapendo bene che rispondere.
“Originale!”
mi schernisce lui, mettendosi in piedi. Va dal
suo fidanzatino e lo coinvolge in un discorso profondo tra le loro
lingue,
prima di rubare un piatto
e cominciare a
mangiare. Ryan rimane immobile, guardandolo, i suoi occhi adoranti
quasi mi
spaventano: mi accorgo in quel momento di pensare che Ryan fosse una
brava
persona e che mi dispiace un po’ che sia andato innamorarsi di
un tale stronzo.