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Autore: _sonder    23/04/2015    1 recensioni
Nei suoi sogni Subaru Sumeragi vede i petali di ciliegio danzare e un uomo di fronte all'albero di sakura.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hokuto Sumeragi, Seishiro Sakurazuka, Subaru Sumeragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seishiro sorride sotto l’albero di ciliegio. La mano protesa in avanti ti persuade a cercarne la guida. Spianata verso di te, offre una presenza sincera; per nulla impaurita dai refoli di un’incerta primavera.
Provi un’immensa solitudine a guardarlo distante, al fioccare dei petali. Cadono in fretta per posarsi ai piedi delle radici. Lui non se ne cura. Ha le iridi agganciate al tuo corpo ancora immobile.
Sembra intuire che resterai; puoi capirlo dalle spalle arroccate all’ombra della chioma, dalla fermezza che ti trapassa le carni.
Non riesci a udire la sua voce. Eppure l’emozione sboccia nel torace, quando gli occhi scorgono le labbra formare le parole, ti aspettavo, e le dita tendersi per accoglierti.
Smetti di indugiare, affranto dal terrore che la bellezza del momento possa tremare e disfarsi. Cedi al tepore che inonda le guance; stai arrossendo mentre sfiori la sua pelle e una scossa ti pizzica il palmo. Chiudi gli occhi, vergognoso della gioia che invade le membra per quel singolo gesto di affezione.
Ed è allora che odi il tuo nome prorompere dalla sua bocca. Piacevole, scorre fuori dagli argini della vostra individualità e si mescola all’aria, con la scusa di legare gli animi.
Sgrani le palpebre per cogliere l’espressione di Seishiro, per ricevere conferma del suo interesse. D’improvviso non importa dove ti trovi.
Hai valicato il recinto della sua impassibilità: il cinguettio si smorza all’udito e il calore che scioglie i nodi della ritrosia si allarga nel petto. Credi provenga da lui e non dal sole che picchia con più discrezione, sotto l’ombrello di germogli.
Il vento scuote le fronde e lascia cantare le corde. Cigolano sinistre. Fra i rami filtrano volti cianotici, che intaccano i pastelli del giardino. Seishiro ti trattiene il polso e la presa si fa audace, nonostante la curva agli angoli della bocca sia mansueta, priva di increspature.
Sorride e la stretta sega la pelle, macchia di rosso l’incarnato pallido.
Sei incredulo. Resta il riflesso del predatore nelle tue orbite ed esso cala in picchiata a lacerare la luce.


 
Spalanchi le palpebre e cerchi il giorno, ma è una lampada artificiale a illuminarti il viso e l’olezzo di alcool e pelo di animale soffoca, assale le viscere. Le grida di tua sorella strappano dall’incubo in cui versi. Sentirla è una secchiata di familiarità e percepisci la sicurezza riaffiorare, rallentare il battito.
Il suo sguardo, assottigliato dalle sopracciglia, ti scruta severo.
— Su-chan! Non pensavo fossi così subdolo.
Batti le ciglia e non capisci. Ti guardi intorno. È un divano quello su cui sei steso: per questo la spalla morde di un dolore acuto. I contorni tornano netti; la vertigine della paura è stata scacciata dalle maniere franche di Hokuto.
— Avanti. Addormentarti per attendere il maritino che stacca dal lavoro, – schiaccia il dito sul tuo naso e tira una guancia, — sarebbe stato meglio aspettarlo a casa con indosso solo un grembiule! Come farò con te?! 
— Si è svegliato, Hokuto-chan? 
Seishiro entra a passo cauto nella stanza. Seishiro, l’uomo che si insinua nelle tue giornate e ha paura di disturbarti persino nel proprio studio. Un brivido ti incolla allo schienale, quando si erge dritto accanto a tua sorella.


 
— Subaru-kun, come ti senti? Hai dormito bene? — allunga il piattino con il tè caldo e ti invita a gustarlo. Annuisci, ma ancora non accetti la tazza fumante.
— Oh, io lo so. Puoi starne sicuro. 
Hokuto infrange la posa, braccia lungo i fianchi e scatta in avanti. Vuoi frenarla con un cenno. Sguscia via, acqua fra le dita, e trilla frizzante.
— Ha sognato di uscire con te, Sei-chan, — un dito sulle labbra e un occhiolino ammiccano; sbianchi, per mimetizzarti col lenzuolo poggiato sui vestiti.
— Hokuto-chan, non… 
— Ma è troppo puro per ammetterlo. Noioso è la paura giusta. Come tutti i ragazzi. Senza offesa, Sei-chan, — struscia una guancia sul dorso di una man, — e io che volevo assistere a una dichiarazione in piena regola! 
Seishiro si schernisce. Scrolla le spalle e incrocia il tuo sguardo. Accarezza Hokuto, che in un angolo continua a dichiararsi delusa e lamenta la tua scarsa intraprendenza amorosa. Le sue parole diventano un soffio leggero.
— Vorrà dire che aspetterò sia pronto.
Puoi avvertire un formicolio che si spande sulla schiena. 
— È proprio un comportamento da uomo maturo, Sei-chan! — piroetta, pigolando, — hai la mia benedizione. 
Le distanze si annullano al respiro vicino al tuo viso. I fremiti formano una trama che raggiunge la nuca e si poggia sulla bocca. Gli occhi di Seishiro vibrano di una nota calda, innocua; attraggono inevitabilmente verso di lui.

 
— Cos’hai sognato, Subaru-kun? Proprio non vuoi dirmelo?
Deglutisci ed evochi la mano tesa e l’ombra del ciliegio. Serri fra le dita la ceramica e la porti alle labbra. Seishiro-san è un uomo gentile. Non ha nulla a che fare con l'oscurità dentro di te e nelle sue iridi scorgi solo la passione di un animo devoto. Ne sei convinto, perché dimostra di essere al tuo fianco in ogni circostanza, perché è parte della tua quotidianità.
Mandi giù un sorso e abbassi le palpebre. E ti appigli alla cecità.

 
— Non ricordo. 
 
L'angolo di Son: Una sciocchezzuola che mi è balenata in testa stamani, mentre cercavo di buttare giù qualcos'altro (la pasta, per esempio). 
In Tokyo Babylon ci sono dei momenti ambigui, nei primi capitoli, in cui si fa cenno ai dubbi che Subaru pare nutrire all'immagine dell'uomo nei suoi ricordi che tanto somiglia a Seishiro-san. Quello che per noi lettori è palese senz'ombra di dubbio, per lui è uno strenuo tentativo di dare fiducia e tenere a sé ciò che gli è caro. Proprio il non voler credere all'inevitabile accentua la tragicità e la fragilità del personaggio di Subaru. 

Seishiro resta sempre irraggiungibile e c'è solo l'illusione di scalfirlo; è un paradosso che sia lui a penetrare l'animo degli altri, dato che manca di empatia... ma è sensato che un predatore conosca le sue prede.
Il titolo è molto semplice, ma riprende ciò che accade in natura. Gli animali predati, difatti, reagiscono soltanto allo stimolo di una belva carnivora che hanno già avuto modo di vedere e "registrare", in particolari condizioni di luce e proprio per il colore degli occhi delle bestie che cacciano. Mi ha affascinato parecchio come curiosità. Spero di scrivere meglio su loro due, dato che sono una mia OTP.
 
 
  
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