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Autore: lisoublie    23/04/2015    0 recensioni
Questa storia è nata dalla mia concezione pessimistica di tutte le cose, dalle mie angosce e da quella che si direbbe essere la mia vita oggi come oggi. E' qualche riga che descrive una situazione ricorrente, che tendo ad immaginarmi mentre ascolto determinate canzoni, o penso a determinate cose.
Questa storia, se così si può definire, è ciò che meglio descrive il mio inconscio, le mie paure, le mie pretese, e tante altre cose che non sto a riportare perchè basta psicanalizzarmi.
Non è niente di che, niente di pretenzioso o scritto in chissà che modo.
E' semplicemente la sintesi di me.
E ci tenevo che stesse qui.
(Il contesto è chiaramente ripreso dalla Città Incantata)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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I pezzi della mia vita si stavano pian piano ricomponendo.
Tutto stava tornando al suo posto.
Mi voltai verso Jev, con un sorriso splendente ad illuminarmi il volto.
E quel sorriso morì com'era nato, nel vedere come il suo sguardo malinconico si posava su di me.
-Vieni con me-, mi sussurrò all'orecchio, avvolgendomi il braccio attorno alle spalle.
Sapevo cosa stava per dirmi.
Sapevo cosa stava per fare.
Lo sapevo, e dentro di me qualcosa si spezzò.
-Stai per dirmi addio, non è così?-, mormorai con la voce spezzata dal pianto che stavo cercando di reprimere.
Jev mi guardava negli occhi e taceva.
-Jev ti prego, vieni con me. Ti ho rivelato il tuo nome, ti ho liberato, vieni con me. Ti prego.-, gli dissi con la gola in fiamme.
-Vorrei che fosse semplice come credi tu, ma non lo è. Io sono uno spirito Lis, non posso andarmene da qui e mantenere una forma materiale. Questo è il mio mondo, fuori di qui sarebbe tutto diverso.-
Le lacrime cominciarono a sgorgarmi dagli occhi, avevo un peso sul petto che mi faceva tremare. Volevo accasciarmi a terra, scomparire. Paradossalmente, desideravo lo stato in cui ero quando è iniziata quest'incredibile avventura.
I singhiozzi iniziarono a scuotermi, non riuscivo a parlare, mi coprii il volto con le mani e diedi sfogo al dolore che provavo dentro di me, e Jev mi prese le mani, le accarezzò, e mi baciò con tutto l'amore che poteva regalarmi.
E come avrei potuto farne a meno?
Come avrei potuto vivere una vita serena senza il suo sguardo verde-azzurro che mi accarezzava, senza le sue mani lunghe e sottili, senza la sua voce profonda e pacata, senza le sue labbra sulle mie? Come avrei fatto a superare le mie paure senza di lui al mio fianco? Mi staccai da lui a quei pensieri e mi avvolsi con le braccia, colta da un improvviso dolore alla pancia.
-Non posso perderti Jev! Rimarrò qui, non mi importa! Sarò Sen, e potremo stare insieme, vivere una vita felice!-, cercai di dirgli tra i singhiozzi.
-Tu non appartieni a questo mondo, Lis. I tuoi equilibri verrebbero stravolti, il tuo corpo inizierebbe a scomparire, proprio come il primo giorno. E non potresti più lasciare questo posto, ma neanche abitarlo a tutti gli effetti. Devi ritornare nel tuo mondo, con i tuoi genitori, e condurre la tua vita nel miglior modo possbile-, mi disse, afferrandomi saldamente per le braccia e guardandomi negli occhi.
I suoi erano diventati verdi, e nascondevano non troppo bene una certa angoscia, evidenziata dalle sue sopracciglia aggrottate.
Tutto ciò non poteva essere vero. Ci eravamo trovati, e per qualche stupida legge della fisica avremmo dovuto separarci.
Gli saltai tra le braccia d'impeto, e lui mi afferrò prontamente, tenendomi stretta a sè. Io affondai la mia testa nell'incavo del suo collo e ricominciai a piangere forte.
-Ti amo Jev-, gli dissi.
Lui mi strinse più forte, e lo sentii tremare. -Mi hai salvato la vita, mi hai liberato dalle mie paure più grandi, mi hai reso una persona migliore. Ti amo Jev, e vorrei potertelo dire fino a far perdere il significato a queste parole, a cui non ho mai creduto veramente. Non ti dimenticherò mai!-, glielo dissi senza pudore, senza insicurezze, col cuore in mano.
Jev era diventato la parte migliore della mia vita, la mia ancora di salvezza in così tante occasioni, e l'idea che non ci saremmo più rivisti mi logorava. -Lis, sei la ragazza più coraggiosa che conosca. E ti amo. Ti amo e ti amerò per sempre.-, nel dire quelle parole, la voce di Jev ebbe un tremito. Mi scostai e lo baciai, riversando in quel bacio tutti quelli che non ci saremmo dati in futuro, perchè eravamo senza futuro.
-Andiamo-, mi disse, prendendomi per mano, e conducendomi verso lo spiazzo verde davanti all'entrata della galleria buia da cui ero giunta.
-Vai Lis, e non voltarti indietro.-, mi sussurrò una volta arrivati.
Lo guardai terrorizzata. Mi assaporai gli ultimi momenti di lui, stringendogli con forza la mano, intrecciando le mie dita alle sue.
-Forse un giorno ci rivedremo. Forse deciderai di tornare lo spirito del fiume.-, una lacrima.
-Forse.-, un sorriso.
Il suo sorriso.
Mi baciò delicatamente la mano che stava stringendo, e poi mi lasciò andare.
Cominciai ad indietreggiare esitante, spaventata, con le lacrime che premevano insistentemente per uscire.
Mi guardai intorno.
Guardai il luogo che mi aveva fatta crescere, che mi aveva regalato emozioni uniche, il luogo che avevo pian piano iniziato ad amare.
Guardai Jev, il mio amato Jev, che mi aveva salvato e che avevo salvato.
Poi mi voltai e corsi via, senza guardarmi indietro, piangendo tutte le lacrime che avevo in corpo.
E proprio mentre mi accingevo a varcare il velo invisibile che mi avrebbe ricondotta nel mio mondo, sentii Jev gridare: -Non ti ricorderai niente di questo mondo! Non ti ricorderai di me!-
Ma era troppo tardi.
  
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