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Autore: Walter Simmons    23/04/2015    0 recensioni
La barba sfatta, i capelli lunghi. Un selvaggio. Il cappotto arancione è un pugno sferrato nel grigio del cemento, nell’aridità del cielo. Le mani nelle tasche sono sudate, viscide, fredde di rimpianto.
[un giorno smetterò di ambientare le mie storie in riva al mare. evidentemente, non è questo il giorno.]
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E, DAVANTI A LUI, L’ATLANTICO

 
 
C’aveva pensato un sacco, prima di partire. Prima la valigia, il biglietto, i saluti. La vita di prima sembrava a tratti così vicina da poterla afferrare, a tratti ormai così lontana da non poterla più nemmeno scorgere.
C’era poco da fare, ormai, si dice. Niente più da pensare, nessuno più da salutare, niente mani sudate che si stringono e si lasciano. Parto per l’avventura, si dice.
Si chiede se tutti gli avventurieri si sentano così vuoti prima di lasciare la riva. Il molo è il simbolo di qualcosa che se ne va, di una fuga, di un abbandono.
I gabbiani si rincorrono nel cielo, lanciano richiami striduli che si perdono nell’aria fredda, a volte si posano, combattono col vento. Sono temerari, i gabbiani, si dice. Sono bianchi come pensieri e veloci come addii.
A loro resta negata l’idiozia degli affetti, del dolore di andarsene quando è troppo tardi per tornare.
Spera di trovare abbastanza spazio per una nuova vita, nel nuovo mondo. Dove si comincia a costruirsi un’esistenza? Dove si trovano gli appigli che servono per dare inizio a qualcosa di nuovo?
La barba sfatta, i capelli lunghi. Un selvaggio. Il cappotto arancione è un pugno sferrato nel grigio del cemento, nell’aridità del cielo. Le mani nelle tasche sono sudate, viscide, fredde di rimpianto.
Mancanza. Per tutta la vita ha sentito la mancanza di qualcosa d’altro, qualcosa di diverso da tutto il resto. Niente che avesse a che fare però con altri, altre persone, altre vite. Quegli odiosi sentimenti altri, mai uguali al tuo, mai una corrispondenza, un’omogeneità.
Non era mai stato bravo con le persone. Guardava le nuvole grigie nel cielo che si tuffava nel mare e si diceva non sono mai stato bravo con le persone.
Ma ora che le abbandona, ora che finalmente ha comprato un biglietto per l’agognata solitudine, un pezzo di carta per lasciarsi alle spalle tutto e tutti, sente qualcosa di diverso da ciò che si aspettava.
E’ come una sensazione di strettezza nelle viscere, come se volessero stringersi le une con le altre per non lasciar entrare gli spifferi gelati. Come se avesse inghiottito qualcosa di duro, di appuntito, di cattivo.
Sale sulla nave a malincuore e non sa perché, è tutta la vita che aspetta questo momento. Se ne sta andando. Il rollio è dolce e lo culla come una voce materna ma quello che non riesce a smettere di pensare è cosa diavolo ci faccio io qui. Ci vai in giro per il mondo, si dice. Ci lasci a terra tutto quello che ti pare e poi te ne vai in giro senza pensarci più.
E’ così che fanno le persone, no? Lasciano a terra quello che non vogliono più e si allontanano verso ciò che più le attira. Sono volubili, le persone. Non sono gabbiani e non sono pensieri, non volano nell’aria e non restano sospese.
Quelle più forti addirittura piantano radici, allargano i rami più che possono, ma poi non si accorgono che non si vede più il cielo, né il sole. Sono cieche, le persone. Sono cieche, e maldestre, e sbadate, e distruggono le cose e le altre persone e non sanno nemmeno loro il perché.
Pensi davvero che ne sentirai la mancanza? si dice. Che matte che sono, si sparano, s’ammazzano. Sono matte, matte davvero, a volte persino si amano. La prua della nave lo chiama, continua a cullarlo.
Ormai è salito, il molo è alle spalle, ha un nome in testa che fa rima col rumore delle onde.
Cerca di dimenticarlo ma è difficile, e sa che potrà andare lontano quanto vuole ma non riuscirà mai ad essere troppo distante per non sentirlo più rimbombare nel suo petto.
Alza lo sguardo, chiude gli occhi, lascia che il vento lo accarezzi.
Andare via, via da te, pensa. E, davanti a lui, l’Atlantico.
"Away, away from humanity. To the sea. The naked, salt, elemental sea.
To go to the sea, to esacape humanity. "
D.H. Lawrence


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