Sbuffai e presi il mio telefono vicino a me che vibrava ininterrottamente da 20 minuti. Lo sbloccai e vidi che Federica si stava divertendo a inviarmi messaggi incomprensibili. Decisi di chiamarla sapendo che non avrebbe mai smesso.
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Girai per una buona mezzora senza una meta, passai anche vicino al centro della piccola città e mi persi in una delle piccole vie ricche di negozi in cui non ero mai entrata. Avevo lo sguardo rivolto verso l’alto a guardare la luna e a perdermi nei miei pensieri senza un capo o una coda. Qualcuno mi urtò violentemente e persi il mio precario equilibrio finendo col sedere per terra. Lasciai uscire un’imprecazione e un gemito e guardai chi fosse stato la persona che mi aveva urtato. Mi ritrovai davanti una zazzera rossa e due occhi azzurri in cui mi persi. Scossi la testa tornando in me e aprii la bocca per dare lanciare una montagna di insulti. <
Mi sistemai e mi massaggiai la base della schiena dolorante per la botta. <
Perché avevo rinunciato? Perché avevo sempre paura e rinuncio a tutto?
Continuai a camminare scuotendo la testa e sorridendo amaramente mantenendo lo sguardo basso. Mi sento afferrare il polso e mi giro a guardare chi mi avesse fermato. Mi ritrovo nuovamente davanti due pozzi azzurri, abbasso istintivamente lo sguardo.
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Ne approfitto per guardarmi intorno e noto che non è uno di quei classici bar affollati e pieni di persone. Individuo un paio di coppie che chiacchierano senza disturbare gli altri e anche un gruppo di amici. L’ambiente è accogliente, non è piccolo, al contrario è molto spazioso e arioso, le pareti sono in mattoni, i tavoli sembrano essere intagliati direttamente in tronchi di alberi che spuntano dal terreno, così come le sedie. Vedo un tavolo sotto una scala, ma sembra di più una grotta. Di fatti le pareti sembrano scavate in un muro. Alzo lo sguardo e vedo dei disegni di piccole fate, stelle e una luna. Individuo sagome fin troppo familiari che riconosco senza indugio: vi erano disegnate le ombre di Peter Pan, Wendy, Gianni e Michele. Sorrido guardando emozionata ancora il disegno. Ho sempre amato Peter Pan.
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Passai l’intero tragitto a pensare a quel curioso ragazzo che con un solo sguardo mi aveva praticamente reso felice dopo anni. Sorrisi al pensiero. Arrivai abbastanza velocemente a casa e, come immaginavo, nessuno si era accorto della mia assenza.
Cenai con il resto della famiglia e poi mi rinchiusi in camera prendendo il mio libro preferito: L’Ospite. Sentii vibrare il telefono e lo presi pensando che fosse Federica.
Da: Leto
Buonanotte tuffatrice olimpionica <3
Sorrisi leggendo il messaggio e ripensando alla mia figuraccia e sorridendo
A: Leto
Buonanotte anche a te Leto <3
Spensi il telefono e ritornai a leggere, ma chiusi il libro poiché pensavo solo a quel messaggio. Mi addormentai con il sorriso sulle labbra.
ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti, la storia è appena iniziata ma già in questo capitolo è successo molto. Forse è troppo lungo il capitolo e sono successe troppe cose. Sarei davvero felice se mi lasciaste qualche commento o voti così da poter capire se la storia vi interessa o è meglio se mi do all’ippica.
Baci Erica :3