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Autore: Elle_Ls    25/04/2015    0 recensioni
Mystic Falls, l'inizio.
Se Stefan non avesse conquistato Elena, se Damon avesse altro in mente che non fosse Katherine, se tutti si comportassero in maniera diversa.
Se tutto non fosse stato esattamente come l'abbiamo visto.
/Storia scritta a quattro mani.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mystic Falls, Dicembre

Elena's Pov.

-Caroline e la signora Lockwood stanno collaborando all'organizzazione della cena di Natale di quest'anno-
-Caroline e Carol Lockwood?- ripetei guardando la mia amica Bonnie. Eravamo nella piazza della città, a poche settimane dal Natale, incaricate di allestire le luci natalizie sugli alberi e sulle panchine.
-Si, lo so-fece Bonnie come se mi avesse letto nel pensiero. Entrambe erano due maniache del controllo, ed eravamo sicure entrambe che non avrebbero fatto passare niente fuori posto.
-Passami quella serie-dissi a Bonnie sistemando una serie di luci su una panchina.-Dove si terrà la cena?-
-La famiglia Salvatore ha offerto il Pensionato, me l'ha detto mia nonna-rispose Bonnie.
Casa di Stefan allora.-..oh. Capito-
Stefan era il nostro nuovo compagno di scuola, arrivato da New York e stabilitosi a casa di suo zio Zach Salvatore, nonostante nessuno conoscesse di persona il suo tutore.
Aveva destato subito le attenzioni di tutta la platea femminile scolastica: bello, affascinante, intelligente...
Io e lui avevamo stretto un legame in fretta, scoprendo che anche lui aveva perso i suoi genitori, come me.
Caroline aveva avuto subito un certo trasporto per lui, ma Stefan, a detta di Bonnie, aveva occhi solo per me. Eravamo usciti qualche volta insieme -come amici- e nonostante mi piacesse, non ero propensa a impegnarmi con lui. Lui non me l'aveva mai detto apertamente, ma potevamo considerarci buoni amici.
Forse in futuro sarebbe potuto cambiare qualcosa tra noi.
-E' successo altro tra di voi?-mi chiese Bonnie vedendomi assorta.
Scossi la testa-Direi di no-
-Niente di niente?-insistì Bonnie.
Mi girai a guardarla -No. Te l'ho già detto,Bonnie. Non mi sento pronta a iniziare una storia…-
-Ma Stefan ti piace-disse Bonnie in tono ovvio.
-Si, ma...è troppo presto*mi limitai a dire.
Bonnie strinse le labbra, tornando a sistemare le luci sugli alberi.
Sapeva che quando tagliavo il discorso non volevo parlarne.
Era il primo Natale senza i miei genitori, e questo non mi rendeva esattamente la ragazze più felice del mondo. Anzi, volevo solo che questa festa passasse il più in fretta possibile.
Era troppo...triste. E ogni distrazione era buona per non fermarmi a pensarci.
Questa cena di Natale per me era solo un impiccio. Avrei voluto solo starmene a casa quella sera, sotto le coperte, aspettando che passasse in fretta.

24 Dicembre


-Bene, ho preso il dolce. I regali...-
-Regali?-feci confusa mentre scendevo le scale -Zia Jenna hai davvero preso dei regali per il consiglio cittadino?-
-Beh, siamo ospiti...è il minimo indispensabile-fece zia Jenna allargando le braccia.
Jeremy mi seguì, senza dire nulla. Aveva l'aria corrucciata, certamente non andava giù neanche a lui l'idea di stare in mezzo a mezza città sotto gli sguardi pietosi della gente che ormai ci vedevano come due poveri orfani.
-Ehi-gli dissi prendendolo per il braccio.
-Che vuoi?-mi rispose scontroso.
Strinsi le labbra -Ti va di venire con me prima di andare a casa dei Salvatore?-
-Andare dove?-fece Jeremy.
-Verresti con tua sorella senza fare troppe domande?-gli feci a tono.
-Sempre meglio del consiglio cittadino-sbuffò.
-Dove vorreste andare?-fece Jenna -La cena comincerà tra poco-
-Non faremo tardi. Te lo prometto-sorrisi prendendo mio fratello per mano e uscendo in fretta da casa prima che zia Jenna ci fermasse.
Teneva al fatto che fossimo puntuali...io no.
-Si può sapere dove andiamo?-mi fece Jeremy una volta in macchina.
-Lo vedrai tra poco-dissi mettendo in moto la macchina.
Era quasi buio, e in strada non c'era quasi nessuno. Tutti erano in casa a preparare la cena in famiglia.
Fermai l'auto davanti all'entrata del cimitero, notando che Jeremy aveva sbuffato. 
Sapevo che odiava venirci...ma avevo bisogno di venire qui con lui.
-Andiamo-
Jeremy chiuse con forza la portella, seguendomi fino alle lapidi dei nostri genitori.
Mi sentii...vuota.
Colta da una sgradevole sensazione. Non era esattamente quello che mi aspettavo.
Jeremy battè un piede per terra -Cosa speri,Elena? Che accada il miracolo di Natale?Perchè siamo venuti qui?-
-Senti, lo so che odi venire qui Jer..-tentai di dire.
-Ma cosa?!-sbottò Jeremy -E' stata una cazzata venire qui, e lo sai anche tu!Mamma e papà non ci sono più e venire al cimitero la vigilia di Natale non è assolutamente d'aiuto!-
Trattenni le lacrime. Avevo sperato che Jeremy capisse, ma come si diceva?Ognuno affrontava il dolore a modo suo...e il mio era molto diverso da mio fratello.
-Io ho bisogno della mia famiglia-mormorai -Nemmeno a me piace più venire qui...o andare in quella casa piena di gente che ormai ci etichetta come gli orfani Gilbert. Ma questo è l'unico posto in cui...ci sono mamma e papà. E io volevo esserci con te...-
Jeremy mi guardò senza dire nulla.
-Mi mancano. Da morire-mormorai.-E...non è stato difficile solo per te,Jeremy. Ma tu sei tutto quello che rimane della mia famiglia. Della nostra famiglia. E in questi momenti ho bisogno di te. Ho bisogno di mio fratello-
Jeremy mosse un passo verso di me, stringendomi in un forte abbraccio.-Anche io ho bisogno di mia sorella...-
Lo strinsi forte, trattenendo a stento le lacrime -Ti voglio bene-
-Anche io- sentii Jeremy sorridere -Ma si è fatto tardi...e se non andiamo ci chiuderanno fuori-
Sorrisi -Andiamo-
-Saranno già arrivati tutti-notò Jeremy con poco entusiasmo mentre cercavo un parcheggio nell'enorme viale del pensionato.
C'erano Caroline e sua madre, la famiglia Lockwood al completo, i Fell...
-Sai se...Vicky e Matt verranno?-chiesi esitante a Jeremy mentre spegnevo la macchina. Io e Matt non eravamo più nei rapporti idilliaci di molto tempo prima, soprattutto dopo che ci eravamo lasciati quando era successo l'incidente dei miei.
Sapevo che Jeremy vedeva sua sorella Vicky, anche se sapevo che lei si vedeva anche con Tyler Lockwood. E non mi piaceva per niente.
-Io e Vicky abbiamo litigato-si limitò a dire Jeremy mentre scendevamo dalla macchina.
Mi sorpresi. Jeremy non mi aveva mai detto una parola su quello che combinava... forse esisteva davvero la magia del Natale?
-Tu stai bene?-mi limitai a chiedere. Non volevo entrare nei dettagli.
Jeremy strinse le labbra, guardandomi negli occhi.
-Ho bisogno di mia sorella stasera-disse.
Sorrisi, anche se mio fratello non era felice. Ma era la prima volta che mi parlava cosi dopo tanto tempo.
-Sono qui-sorrisi mentre bussavo alla porta del pensionato.
Stefan aprì la porta in meno di mezzo secondo. Sembrava agitato.
-Stefan?-gli feci più confusa che per salutarlo.*
-Ciao-mi disse. Si...sembrava scosso. Si era parato davanti alla porta, impedendoci quasi di entrare.
-Che succede?-gli chiesi.
-Oh..scusa-si lasciò andare a un sorriso nervoso. Tuttavia non si mosse.
-Possiamo entrare o..?-gli chiesi.
-Fa un tantino freddo-aggiunse Jeremy sarcastico.
Stefan strinse le labbra, spostandosi...finalmente. Faceva davvero freddo.
Il pensionato era addobbato a festa. Era caldo, accogliente. L'albero di Natale..le luci..agrifoglio..e la casa piena. Sembrava una di quelle raccolte cittadine di ogni primavera. Volevo cercare Caroline e Bonnie,ma una voce mi richiamò,facendo girare tutti gli ospiti presenti verso me e Jeremy. 
-Elena!Jeremy-esclamò Carol Lockwood venendoci incontro -Dove eravate? mancavate solo voi!-
Sorrisi nervosa, mentre distoglievo lo sguardo altrove.
E nella sala, notai che c'era una persona che non conoscevo.
 

Damon’s Pov.

Natale era la festa preferita mia e di mio fratello, almeno fino a quando avevo sette anni. La spensieratezza e l'allegria, andavano a pari passo con la fanciullezza, ed una volta cresciuti, si poteva solo assaporare la vera realtà. 
Babbo Natale non esisteva, ma se semini il male, ci pensa comunque la vita a regalarti pezzi di carbone.
"Fai il bravo, Damon, o non riceverai alcun regalo quest'anno!" 
Avevo gettato il suo trenino di legno nel camino, e mi teneva il muso.
La vocina di Stefan, mi risuonava ancora nelle orecchie, come se l'avessi udita ieri. Dopotutto mi mancava mio fratello.
"Okay, scusa. Ecco, ti do il mio" 
Ed ancora io, che per rimediare al mio errore, gli avevo regalato il mio.
Sorridevo al ricordare quelle cose, il nostro rapporto era cambiato profondamente da quando eravamo diventati dei vampiri, e da quando l'oscurità ci aveva inghiottiti completamente. Ma come avrei potuto infrangere la mia promessa? 
"Ti darò un'eternità di sofferenza" furono le mie parole. 
Ed ecco perché ero tornato a Mystic Falls. Avevo voglia di riabbracciare mio fratello, ma al contempo volevo mantenere fede alla mia promessa.
Che sia nel bene, o nel male, un legame fraterno non si poteva spezzare.
ll freddo era pungente, e nell'aria si elevava il fumo dei comignoli accesi. Avrei acceso anche io il mio caminetto, quello del pensionato Salvatore, avrei rivisto Stefan, e fra qualche giorno, sarei ripartito.
Tornare dove tutto era cominciato mi dava una strana sensazione, nostalgia mescolata a tristezza, ma anche odio...amore. 
Mancavo dal 1994, ed il pensionato non era affatto cambiato. La luce sul pianerottolo esterno era accesa, e come avevo sperato, vidi il fumo fuoriuscire dal tetto… mio fratello mi aveva anticipato, tornando a casa prima di me.
In casa non c’era nessuno. Meglio. Nessun convenevole o saluto forzato. Il pensionato era deserto da anni ormai.
Mi diressi subito nella mia stanza, dopo la vetrina dei Bourbon era il posto a cui ero più legato. E la mia vasca da bagno aveva bisogno di una visitina.
Fui felice di vedere che nulla era cambiato da allora.
-Tu... Damon!- Mi voltai, cercando di rimanere impassibile. Stefan era sulla soglia della porta.
-Riconosci ancora tuo fratello, ne sono lusingato- gli feci sembrando quasi felice alla sua vista.
-Sapevo che saresti tornato- Fece in un sussurro, stranamente non sembrava dispiaciuto di vedermi.
-Siamo a Natale, no?- feci in tutta risposta, questa volta nessun trenino di legno sarebbe servito a far pace, nè avrebbe cambiato le nostre esistenze.
Adesso sapevamo solo, che ci saremo ritrovati sempre.
Nell'odio, e nell'amore.
-Non avresti dovuto farlo- Stefan mosse un piede nella stanza, la sua preoccupazione riusciva sempre ad esaltarmi.
-E’ casa mia quanto la tua… fratellino-  risposi con noncuranza, mentre la sua fronte continuava ad aggrottarsi.
-Sai benissimo di cosa sto parlando...lo sai! Se hai deciso di tornare a Mystic Falls per poi poter rovinare tutto, beh..ti sbagli di grosso, perché io te lo impedirò!- 
Si avvicino quasi con fare minaccioso, e la cosa mi fece scoppiare a ridere. 
Come poteva rendersi sempre così ridicolo?
-Sono tornato da appena mezzora, e già inizi a blaterare cose senza senso?- Ridacchiai, provando a dargli più attenzione del dovuto, ma proprio non sarei riuscito a resistere a lungo.
Mi parò davanti un articolo di giornale, tirato fuori da non so dove.
Lo presi in mano, esaminando bene la scritta in nero che spiccava in testa al foglio.
"AGGRESSIONE AI CONFINI DEL BOSCO,RAGAZZA SQUARTATA DA UN ANIMALE"
Incredibile di come le autorità manomettessero gli eventi.
-Oh...e...- Mi accigliai, fingendomi preoccupato, sotto lo sguardo accusatore di mio fratello.
-..Stefan, è così grave. Sai, dopo il liceo, ti consiglio la Squadra Protezione della città...e si, ce n'è una. L'ho scoperto quando ho incontrato quella povera ragazza infreddolita nel bosco...temo di averle sporcato di sangue la divisa…-
Stefan mi portò le mani al collo, sbattendomi contro la parete alle nostre spalle. Sembrava così impotente.. sorrisi ancora.
-Va via da qua, Damon, o ti giuro che questa sarà la tua ultima notte- 
-Okay Stefan, calmiamoci, calmiamoci...- feci liberandomi da quella inutile e debole presa.
-Tu gioca pure le tue carte, fai il ragazzino. Io penserò a fare il vampiro, e sappi che le tue minacce non mi toccano affatto...provaci ancora, e questa sera il Consiglio scoprirà il nome dell'aggressore. E sai… che non sarà il mio-
Sorrisi, poi guardando l'ora, afferrai la giacca di pelle che avevo appoggiato sul letto -..ora se vuoi scusarmi, vado a presentarmi al sindaco. Non vorrai tenere nascosta la parte divertente della tua famiglia-
Uscii dalla stanza, finalmente riuscendo a liberarmi da quell'espressione tormentata, cupa.
Ed ipocrita.
Stefan non era sempre stato così, e adesso tutti quei sensi di colpa, sembravano stargli davvero bene addosso.
Sapevo solo che io, a differenza sua, sarei stato più simpatico alla popolazione dei conigli.

***

-Stefan Salvatore! Sembra un’altra storia adesso, il pensionato!- 
Il sindaco Lockwood, entrò insieme a sua moglie Carol, avvicinandosi a Stefan e complimentandosi per lo sfarzo degli addobbi. 

Come se non fossi stato io a mettere il vischio sulla porta, o ad aver tirato fuori l'albero di Natale.
Il mio sentimentalismo avrebbe colpito Stefan, gli avrebbe ricordato il nostro periodo felice...e sarebbe andato in pezzi, per la mia felicità.
-Buonasera sindaco, è un piacere avervi qui, a casa nostra- Avanzai, mentre la signora Lockwood mi sorrise. Sembrava gli stessi simpatico.
-E tu sei?..- Una voce dietro di noi, arrivò dietro ai due.
-Damon Salvatore, lei è lo sceriffo, presumo- Era una donnetta bassina, con i capelli biondi e sbarazzini. A Mystic Falls nessuno passava inosservato, anch'ella indossava la divisa.
-Liz Forbes, piacere. Non sapevo che Stefan avesse un fratello- si rivolse a Stefan, che tornò dopo aver fatto accomodare il sindaco e sua moglie.
Amavo la sua espressione tirata, sembrava camminare sui carboni ardenti.
-Mio fratello è tornato da poco in città, ed è solo di passaggio- si affrettò a dire.
-...ma si da il caso che questa città mi piaccia sempre di più, sapete? Credo che resterò per un po'- Feci con un largo sorriso, non avevo alcuna fretta in effetti, e la cosa iniziava a divertirmi.
Ci dirigemmo nel salone, attendendo l'arrivo degli altri invitati, quando dopo pochi minuti, la campana che avevamo all'esterno, suonò.
Andai ad aprire, e davanti mi si presentò una ragazza dai capelli rossi, pelle chiara…belle labbra.
-Buonasera, ehm... Stefan?- Domandò subito, mio fratello si era fatto tante amicizie a quel che vedevo.
-Prego, io sono Damon, suo fratello- Le porsi la mano, e lei ricambiò con eloquenza il mio sguardo. Sembrava piuttosto giovane, probabilmente doveva avere la mia età.
O meglio, la mia età umana. La lasciai entrare, e senza nemmeno riuscir a chiudere la porta, una coppia di ragazze si presentò davanti a me.
Una era bionda, occhi chiari, alta...non male, dovevo dire. Si soffermò sulla porta, guardandomi dalla testa ai piedi, doveva essere abbastanza curiosa, mentre la sua amica fece altrettanto.
Lei aveva la pelle più scura, capelli ricci e lunghi che le ricadevano sulle spalle, uno sguardo penetrante. Forse troppo.
-Entrate- Dissi loro, la ragazza dai tratti bruni, aveva un non so che di familiare. La fissai a lungo e quando se ne accorse, prese la parola.
-Io sono Bonnie, un'amica di Stefan. E lei è Caroline- L'altra mi salutò, porgendomi la mano, e sorridendo a trentadue denti. 
Bonnie mi tese la mano, e subito dopo avermela stretta, si ritirò bruscamente.
-Va tutto bene?- Strana reazione, pensai, la cosa mi puzzava.
-Uhm...si, certo. Qui è molto...suggestivo- Sollevò lo sguardo verso le pareti dell'ingresso, i mobili, pieni di addobbi e di candelabri accesi.
-Lo so, io e mio fratello abbiamo gusti retrò- Risposi, mentre ci addentravamo nel salone. 
-Wow, sei il fratello di Stefan! Quel ragazzo ha sempre più misteri- Intervenne Caroline, che ascoltava con tanto interesse le mie parole. Annuii compiaciuto.
-Mio fratello vive nel suo mondo, è chiuso, introverso...- tirai un sospiro, calandomi bene nella parte di fratello maggiore.
-..fortuna che ci sono io, la solitudine non gli deve far bene - 
La ragazza sorrise. Ogni tre per due, gli occhi di Stefan erano su di me. 
Ansia, paura...era questo l'effetto che gli provocava la mia presenza...niente di più bello per me.
La ragazza bionda –Caroline- continuò a parlare, parlare, parlare.
Fino al punto che l’avrei voluta soggiogare a tagliarsi la lingua se avesse continuato.
Poi, la porta d’ingresso si aprì nuovamente, e la stanza si riempì di una nuova, strana luce.

  
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