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Autore: lapoetastra    25/04/2015    2 recensioni
Le botte arrivavano una dopo l’altra, infinite, incessanti.
Salvatore cercava in qualche modo di proteggersi la testa, di ripararsi il viso.
Per quanto ci provasse, però, non ci riusciva, e la sua pelle rosea stava inevitabilmente assumendo un colore violaceo e malsano.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le botte arrivavano una dopo l’altra, infinite, incessanti.
Salvatore cercava in qualche modo di proteggersi la testa, di ripararsi il viso.
Per quanto ci provasse, però, non ci riusciva, e la sua pelle rosea stava inevitabilmente assumendo un colore violaceo e malsano.
Il giovane voleva gridare, chiedere aiuto, ma la voce non voleva uscire.
Non aveva poi molto senso, in fin dei conti.
Nessuno sarebbe accorso, nessuno lo avrebbe salvato.
E se avesse urlato avrebbe unicamente ottenuto il risultato di far arrabbiare maggiormente i tre feroci assalitori.
Nonostante li avesse visti in volto, Salvatore non riusciva a ricordarsi i loro lineamenti, i quali erano nella sua mente come i contorni indefiniti di una fotografia sfuocata.
I colpi continuavano ad arrivare come una pioggia interminabile di dolore.
Il sangue aveva iniziato a scendere, copioso e scarlatto.
e Salvatore era convinto che sarebbe morto a momenti.
Un pugno, un calcio, un altro pugno ed un altro calcio.
Una catena infinita di sofferenza.
Il giovane cominciava ad avere veramente paura, adesso.
Tantissima, più di quanta ne avesse mai avuta in tutta la sua vita.
Ma quel terrore assolutizzante era ancora lontano da quello che lo invase quando vide, con gli occhi pestati e gonfi, il luccicare di un coltello a pochi centimetri dal proprio viso.
< O’ picciotto, non fai più tanto lo spiritoso adesso, ah >, ghignò uno degli uomini intenti a distruggerlo, cercando di imitare il suo marcato accento siciliano.
Salvatore, che era tutto tranne che un codardo, avrebbe voluto ribellarsi, uccidere i tre sconosciuti che per chissà quale motivo ce l’avevano così tanto con lui, ma il suo corpo non rispondeva a ciò che il cervello gli comandava.
Fu un attimo.
Un attimo veloce e talmente fugace da non dare al ragazzo nemmeno il tempo di accorgersi di ciò che gli stava accadendo.
Solo quando sentì un dolore acuto e straziante alla gola, capì.
Solo quando vide il sangue bagnargli le dita ed inzuppargli gli eleganti abiti, comprese.
Stava per morire.
Era già morto, in realtà.
Non si sarebbe mai potuto salvare, adesso, non con la gola squarciata da parte a parte.
Ora era nulla più che un cadavere che ancora respirava.
I tre assassini, intanto, se n’erano andati con passo felpato, lasciandolo disteso scompostamente sul freddo asfalto.
Per Salvatore tutto divenne buio.
 
 
Una luce.
Una luce calda ed accecante.
Intensa e brillante.
Colori.
Salvatore aprì piano gli occhi pestati, ancora doloranti, e cercò di mettere a fuoco qualcosa.
Un letto.
Pareti bianche.
Una stanza spoglia.
Era in ospedale, lui a cui i dottori avevano sempre messo ansia.
Si tirò su a sedere, con una lentezza estenuante, ed il ricordo di ciò che gli era successo lo colpì come un fulmine.
I criminali, gli insulti, l’aggressione.
Le botte, la gola tagliata.
A quell’ultimo pensiero Salvatore si portò istintivamente la mano al collo, sicuro di sentirlo ancora squarciato.
No, ovviamente.
Era stato ricucito con cura ed attenzione dalle mani sapienti del primario dell’ospedale.
Era vivo, Salvatore.
Miracolosamente, quando mai ci avrebbe sperato.
Non aveva la minima idea di chi fosse stato a portarlo lì dopo l’aggressione, ma sinceramente non gli importava.
Non era morto, poteva continuare a vivere, solo questo contava.
Poteva vendicarsi di coloro che avevano cercato di ucciderlo, ma che per fortuna non ci erano riusciti.
Già, fortuna.
Salvatore era stato proprio fortunato a scampare alla morte in quella situazione disperata.
Aveva sempre cercato un soprannome con cui tutti potessero ricordarlo quando avrebbe conquistato Atlantic City.
E dopo estenuanti ed improduttive ricerche, ora ne aveva finalmente trovato uno.
“Fortunato”.
Lucky.
   
 
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