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Autore: Elinora Smirnv    25/04/2015    6 recensioni
❝I sette giorni nel mondo prigione e nel mondo normale, nei quali Bonnie Bennett ha conosciuto realmente Malachai Parker ed i sette giorni nei quali Malachai Parker ha provato qualcosa di più per Bonnie Bennett.❞
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Kai, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Di rabbia e di famiglia.



Non era di certo un segreto l’incrementare dell’odio che Kai provava nei confronti di Bonnie dopo che quest’ultima aveva spedito tutta la sua magia chissà dove.
Ma era pur ovvio e constatato che sebbene Bonnie sapeva il male che quest’ultimo era capace di farle provare, lei rimaneva lì, seduta sul divano di casa Salvatore ad osservarlo; e se egli da prima aveva creduto che quegli occhi trasudassero paura, l’ardire con il quale guardava il ragazzo faceva trapelare soltanto determinazione e disprezzo. Una determinazione ed un disprezzo che per poco lo divertivano finché la consapevolezza di quello che la ragazza aveva fatto non tornava ad albeggiare nella sua mente.

Era stato così per più di qualche ora, nella quale nessuno dei due iniziava una qualsivoglia conversazione su un qualsivoglia argomento e questo perché non c’era niente di cui parlare. Tutta l’eternità sarebbe stato un susseguirsi di silenzi pieni di tensione e odio ed era solo quel pensiero che a Bonnie faceva paura. Il che, a dirla tutta, la rendeva incredibilmente stupida. Stupida perché in realtà, lui non le faceva così paura.
Difatti era sua eterna convinzione che quello che Kai rappresentava non fosse altro che una brutta e violenta copia di qualcun altro. Questo non lo giustificava, assolutamente, ma in gran parte la aiutava a rimanere ferma ad osservarlo. Probabilmente Damon avrebbe gioito per il glorioso momento nel quale Kai non diceva nemmeno una parola ma Bonnie, stranamente, avrebbe preferito il contrario perché se nemmeno un ghigno usciva da quelle labbra significava che l’aveva fatta realmente grossa, così grossa da zittirlo per più di un’ora.
Ed è proprio per questo che qualche minuto più tardi, mentre lui fissava il suo cerca persone e lei fissava le sue mani, guidata dalla consapevolezza che non poteva farle male più di tanto, Bonnie si alzò dal divano, dirigendosi in cucina.

Dove stai andando. Il tono lieve con il quale fu pronunciata fecero uscire la frase meno interrogativa di quello che doveva essere e Bonnie, rischiando, non rispose.

Ci fu un rumore forte, associato alla sedia che strusciava sul pavimento, prima che Kai afferrasse la sua mano e la facesse voltare verso di lui. Era un contatto violento al quale Bonnie cercava di porre fine agitando fortemente il braccio.

Rispondi alla domanda. Disse, di nuovo, quasi più tranquillo di prima.

A farmi dei pancake. Rispose quest’ultima a denti stretti.

Okay! Il secondo con il quale cambiò radicalmente umore, passando da una smorfia contrariata ad un sorriso divertito fece rabbrividire Bonnie. Ne voglio anch’io. Un occhiolino precedette la sua entrata in cucina e Bonnie veniva lasciata lì, interdetta, mentre una domanda le si poneva chiara nella mente: ‘’che cosa aveva fatto?’’
 
{…}


Nessun rimorso? Aveva interrotto Bonnie dal suo quotidiano sproloquiare. Da quando aveva cominciato a preparare i pancake Kai era passato da un discorso all’altro senza mai prendersi una pausa per respirare e questo, sebbene confortasse più del silenzio, aveva innervosito la ragazza ancora di più ed era per questo che senza timore aveva deciso di interrompere.

Lui, seduto al tavolo, la guardò per un secondo prima di capire a cosa si riferisse e sembrò quasi rifletterci su per un po’ prima di rispondere. Lo rifarei.. Ma, probabilmente, cercherei prima mia sorella e poi quei..

Sembrò quasi che si stesse trattenendo dal dire qualcosa di inappropriato e a Bonnie fece quasi ridere: uno psicopatico che si preoccupava di come parlava davanti ad una ragazza? Tuttavia l’argomento e la sua risposta la fecero rimanere impassibile.  .. Bambini.
 
Lo straccio che Bonnie teneva in mano andò a sbattere sul lavello della cucina dove il fumo di un pancake bruciato cominciava a spargersi. Erano dei bambini!

Kai scosse la testa, ghignando. No, erano due stupidi stronzetti che avrebbero rubato il mio potere. C’è differenza.

No.. Bonnie rimarcò, più sicura, mentre si avvicinava al tavolo con stupido coraggio. .. Erano tuoi fratelli, erano la tua famiglia e tu hai cercato di ucciderli.

Kai alzò il volto verso di lei ma non emise una parola bensì, fu lei a farlo. Questa è la differenza.
Il tavolo tremò e con esso la sedia quando quest’ultimo si alzò velocemente.

Erano dei bambini che avrebbero preso il MIO posto, il MIO potere, la MIA vita! La vita a cui mio padre mi aveva cresciuto, la vita che lui aveva avuto uccidendo sua sorella. Adesso Kai era più vicino e la tensione più palpabile, Bonnie vorrebbe veramente dire qualcosa ma ancora una volta non fa altro che fissarlo con disprezzo.

E’ la mia congrega ed è così che funziona. Aggiunse poi, passandosi la lingua tra i denti e ritornando a sedersi.

Mi fai schifo. E furono quelle tre parole, non buttate così a caso ma con una ragione ben più che giusta, che segnarono la fine di Bonnie Bennett. In senso metaforico, ovviamente, ma pur sempre la fine.

Non che a Kai interessasse la sua opinione (forse..) ma quelle parole pronunciate in un modo così sincero, gli fecero ricordare quanto odio avesse provato al sapere che la sua magia non c’era più, che lei lo stava tenendo rinchiuso qui.

E cosa ne vuoi sapere tu, BonBon? Aveva detto, poi, ghignando e rialzandosi nuovamente. Gli occhi, tuttavia, non avevano niente a che fare con il sorriso sulle sue labbra ed era proprio per quel motivo che Bonnie aveva cominciato a retrocedere. Cosa aveva fatto? Fu di nuovo la sua domanda fissa, il suo dubbio primordiale.

Una piccola strega che gli amici usano.. Lui avanzava, Bonnie retrocedeva ancora e ancora. .. Sei solamente la loro fonte di potere, il loro modo di risolvere ogni piccolo problema. Ti stanno lasciando qui giù a morire con uno psicopatico..

L’isola della cucina aveva impedito a Bonnie di continuare a retrocedere, ma aveva permesso a Kai di avvicinarsi a lei così pericolosamente che alla ragazza sembrò mancare il respiro.

.. Piccola, dolce, patetica Bonnie.. Aveva poi detto lui, portando alcuni ciuffi dietro le sue orecchie.

 Bonnie voleva veramente retrocedere, voleva veramente allontanarlo, ma tutto quello che riusciva a fare era guardarlo.

Hai mai fatto sesso, Bonnie? Per quanto strana la domanda e assolutamente poco consona, Bonnie non aveva mostrato altro se non stupore. Era ovvio che la sua verginità fosse sparita tempo fa, grazie all’aiuto di Jeremy Gilbert, ma la sua voce sembrava essersi spezzata.

Non intendo se tu abbia mai perso la verginità, BonBon. E poi, tutto d’un tratto, aveva cominciato a ridere.

Intendo se qualcuno ti abbia mai veramente fottuto.. E la sua bocca si era fermata, semi aperta, mentre gli occhi avevano continuato a delineare le forme di Bonnie. Volevo sapere se qualcuno ti avesse mai fatto urlare..

Dopo questo, poi, non le ci volle molto per realizzare quello che stava accadendo. Kai aveva poggiato le sue dita affusolate sulle sue braccia scoperte ed aveva iniziato ad.. accarezzarla.

Kai Parker accarezzava Bonnie Bennett? No, Kai Parker voleva fottere Bonnie Bennett.

Vorrei sentire la tua voce rompersi mentre mi insulti sotto le lenzuola.. Diceva, mordendosi il labbro. .. O sul pavimento, o proprio sulla cucina.. E le mani avevano cominciato a scendere sulle sue cosce scoperte, creando un ritmo continuo di discese e salite lungo le sue forme.

Ma proprio quando la voce di Bonnie era tornata, quando aveva capito di potergli tenere testa, le mani di Kai vanno a finire sui suoi capelli ed una stretta ferrea come la sua li stringe prepotentemente. A Bonnie fa male, ma quello che la fa stare zitta sono le labbra del ragazzo fissate sulle sue. E’ un contatto violento, irruento, ma comunque pieno di desiderio.
La sua lingua era perfetta tanto quanto il vortice che si era creato, era tutto così estremamente perfetto che Bonnie si dimenticò di essere lì, in cucina, con un diavolo tra le mani ed un peccato sulle labbra.
Ed era proprio questo pensiero che fa finire il contatto tra i due e che rendeva l’espressione di Kai ancora più divertita di quanto dovrebbe essere.

Ti faccio schifo anche adesso, Bonnie? Ed il suo sorriso si trasformava in un piccolo e finto broncio di disapprovazione, mentre le mani di Bonnie (presa da un coraggio inspiegabile) andavano a spingere il corpo di Kai più lontano possibile dal suo. 

Se oserai toccarmi di nuovo, ti uccido con le mie mani. Aveva detto Bonnie, cercando di dare un contegno a quel subbuglio di emozioni che nient'altro portavano se non guai. 

Non bacio qualcuno da quando sono rinchiuso qui! Potresti almeno dirmi com'è stato, BonBon! 

Va a farti fottere! E così Bonnie lo aveva lasciato, divertito e nuovamente affamato di lei.

▻◅▻◅▻◅▻◅▻◅

{Fuori dal mondo prigione.}

Averlo rivisto lì, in quel rave, era stato per Bonnie un vero e proprio colpo basso. Dopo tutto quello che le aveva fatto, come aveva potuto Damon riportarlo lì? Da lei?
Quando gli aveva prontamente detto di no, al telefono, non era di certo una specie di richiesta che Damon avrebbe potuto declinare. Assolutamente no. Era un ordine.
Un ordine che non serviva per il bene degli altri, un ordine che serviva a lei e a lei solamente.
Così glielo aveva mostrato, gli aveva fatto provare tutte le cose orribili che Kai le aveva fatto e quel legame che avevano costruito in quattro mesi, si era rotto.
E a Bonnie importava, importava così tanto che le faceva male. Damon se n’era andato e con lui il tempo passato insieme.
Ma, e di questo lei ne era sicura, non era colpa sua se quel legame si fosse rotto. Non era stata lei a voler usare Damon, facendogli incontrare la peggiore persona che lui potesse mai conoscere.

E’ stato un tantino eccitante, devo ammetterlo, BonBon. Come una lama, come un’altra freccia nello stomaco, la voce di Kai era lì mentre apriva lentamente la porta.

L’impulsività fece sì che Bonnie portasse una mano di fronte al ragazzo ed uno sguardo pieno d’odio nei suoi occhi.

Sta lontano da me.

Non sono io quello che ti ha usato, BonBon! Aveva detto, portandosi una mano al petto.

Il suo volto era ironico, come sempre, ma in quei pochi secondi la sua espressione non era cambiata in qualcosa di cattivo (come succedeva sempre) ma in qualcosa di più umano, come quando l’aveva guardata a quello stupido rave.

Non mi hai sentito prima, vero Bonnie? Ed entrambi sapevano a cosa si riferiva.

Va via da qui, Kai. Il tono di Bonnie si faceva più alto, più minaccioso.

Devi ascoltarmi, Bonnie. Quello di Kai, invece, cercava in tutti i modi di sembrare il più controllato possibile.

Lei stava per emettere un altro suono, un altro comando che avrebbe dovuto spingere il ragazzo fuori da quella stanza, eppure la voce di Kai l’aveva battuta sul tempo.

Mi dispiace. Ma quelle parole sembravano buttate al vento, per Bonnie, che non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi. Mi dispiace, Bonnie Bennett, per tutto quello che ti ho fatto passare.

Ma Bonnie proprio non si decideva ad alzare il volto, proprio non voleva vedere (e capire) quanto sincero il ragazzo potesse essere in quel momento.

Guardami negli occhi, Bonnie.. Ma gli occhi erano fermi sul pavimento e Kai non ce la faceva più a rimanere lì, a guardarla. Si stava avvicinando, dunque, ma la voce di Bonnie segnò la fine di quei piccoli passi.

Va via! Lei aveva alzato lo sguardo, così come la voce, e finalmente aveva piantato i suoi occhi in quelli di lui. Ma a Kai quello sguardo non piaceva proprio, tanto meno i sentimenti che quello sguardo gli provocava: senso di colpa, pena, paura.

Bonnie Bennett non avrebbe mai perdonato Kai.


E il cuore di Kai, per la prima volta in tutta la sua vita, cominciò a battere realmente. Ma non quel battito essenziale per permettere alle persone di rimanere in vita, non quel battito eccitato dal dolore degli altri, quel battito che fa sentire vivi e pieni di emozioni ingestibili. Dannato Luke, dannata empatia, dannati sentimenti.

Pensi che delle stupide parole possano farti perdonare? Pensi questo, Kai?! Le urla erano poco più basse, ma erano sempre urla strazianti alle quali Kai non riusciva proprio a stare fermo.
Indietreggiava, quindi, proprio come quando era lei ad avere paura di lui.

Kai Parker ha paura di Bonnie Bennett.

Sei così, ora, grazie a tuo fratello Luke! Se fossi rimasto te stesso, a quest’ora, io sarei morta.. Sul serio.

Ma questo non era affatto vero. Non perché Kai non fosse uno psicopatico, prima di Luke, ma perché lei era veramente la migliore influenza su di lui. Non che ne avesse avute molte, in quel posto, ma Bonnie Bennett era tutto quello che lui avrebbe voluto essere. Non per il senso di colpa, di questo ora ne era certo, né per qualunque altra emozione, ma per essere colui adatto ad essere il capo della sua stessa Congrega, per essere colui che suo padre non avrebbe spedito dentro una prigione.
E adesso, con le emozioni nuove che Kai doveva gestire, quella voglia di essere come Bonnie aveva preso totale influenza su di lui eppure lei, non che quest’ultimo non la biasimasse, non voleva avere proprio niente a che fare con Kai.
Lui ci aveva provato, nel corso di questi giorni nei quali aveva saputo del suo ritorno, aveva provato a parlare allo specchio ma l’unica cosa che riusciva a fare era quella di balbettare. Aveva immaginato, comunque, alcune diverse ipotesi per quello che sarebbe potuto accadere dopo le scuse: Bonnie avrebbe sorriso, il senso di colpa sarebbe morto e la voglia di scusarsi con esso. Poi, ovviamente, le avrebbe realmente chiesto com’era stato. Ma non l’avrebbe fatto con la stessa fierezza e la stessa ironia dell’ultima volta, no, Kai lo avrebbe fatto timidamente, e non perché volesse, ma perché non poteva farci niente.
Se l’orgoglio e l’assenza di qualunque emozione, poco tempo fa, gli aveva fatto dimenticare di come quello fosse stato il suo vero primo bacio adesso, le emozioni e la loro ingestibilità, lo avevano fatto rabbrividire al solo pensiero.

Non mi hai sentito, Kai? Lei lo aveva dissolto dai suoi pensieri e, con un gesto della mano, lo aveva lanciato fuori da quella stanza facendolo cadere sul pavimento al di fuori di essa. Sparisci.

E detto questo, la porta di fronte a Kai si chiuse in una frazione di secondo, lasciandolo lì, inerme, ferito. Lui la voleva la sensazione di menefreghismo, la voleva così tanto in quel momento che avrebbe preferito non essere il capo della congrega, ma il solito Kai senza emozioni intrappolato nel mondo prigione.
E tanto voleva quella sensazione, così tanto voleva il perdono di Bonnie che avrebbe fatto di tutto pur di averlo.
Ed allora, quel giorno, glielo avrebbe finalmente chiesto, poi l’avrebbe baciata di nuovo e alla fine lo avrebbe ripetuto.
Com’è stato?






Spazio di Elinora. 

Okay, non so neanch'io cosa ho fatto... NON ARRABBIATEVI. 
Comunque, a parte questo, è la mia prima FF sui Bonkai e - come avete potuto vedere - rappresta dei Missing Moments durante TVD che io ho voluto scrivere. In realtà non sono neanche Missing Moments perché non seguiranno l'andazzo della serie tv, almeno per adesso, quindi non saprei come definirli... Spero comunque che vi piacciano! Ogni recensione buona, ogni recensione meno buona sono ben gradite! 
Grazie per aver letto, vi mando tanti bacioni. :3 
   
 
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