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Autore: Soly_D    25/04/2015    3 recensioni
#01. Zoro/Robin ♥ «Io ti accompagno in biblioteca, ma poi cerchiamo un bar ‘che ho voglia di sakè, capito?».
#02. Rufy/Hancock ♥ “L’amore vi sta rendendo una persona di gran lunga migliore, imperatrice Boa Hancock”.
#03. Sanji/Nami ♥ «Sanji-kun, ti avviso, questa cosa non ha nessunissimo doppio fine, capito?».
#04. Usop/Kaya ♥ «Capitan Usop! Pensavamo che non saresti più tornato, ora che sei diventato importante!».
#05. Smoker/Tashigi ♥ «Ronoroa di qua, Ronoroa di là... Questo spadaccino desta particolarmente il tuo interesse, eh?».
[Raccolta multipairing partecipante alla challenge "SCEGLI IL PAIRING, SCEGLI L’IMMAGINE" indetta da Nami93]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaya, Smoker, Tashiji, Usop, Z | Coppie: Rufy/Nami, Sanji/Nami
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction partecipa alla challenge SCEGLI IL PAIRING, SCEGLI L’IMMAGINE indetta da Nami93 sul forum di EFP.


Under the same sky, above the same sea

#04. Usop/Kaya − The triumphal return of a captain


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Fin da quando si era unito alla ciurma di Cappello di Paglia, nonostante le continue paure e insicurezze che lo attanagliavano, Usop non aveva mai avuto dubbi sul fatto che prima o poi Rufy sarebbe diventato il re dei pirati, Zoro il miglior spadaccino del mondo, Sanji avrebbe trovato l’All Blue, Nami avrebbe completato la cartina del mondo e tutti avrebbero realizzato i loro sogni.
Eppure, tornando nel villaggio di Shirop nelle vesti di re dei cecchini, quasi Usop non riuscì a credere di aver fatto tutta quella strada in così poco tempo: solo pochi anni prima era un ragazzino smilzo, pauroso e bugiardo che partiva per il mare insieme ad uno sconosciuto col cappello di paglia, ed ora, diventato uomo, tornava nel suo paese con una tartaruga di muscoli che avrebbe fatto invidia a chiunque e una taglia enorme che gli pendeva sulla testa. Chi l’avrebbe mai detto?
Appena sbarcato, Usop rivolse gli occhi al cielo e inspirò l’aria familiare del paese in cui era nato e vissuto per anni, poi imboccò la strada che lo avrebbe portato da colei che ancora aspettava il suo ritorno. Era così emozionato di rivederla che non riusciva a smettere di sorridere. Certo, grazie alle lettere che si erano scambiati in tutti quegli anni, sapeva che lei stava bene e che sentiva la sua mancanza, ma rivederla dopo tanto tempo sarebbe stata tutta un’altra cosa.
Impaziente, accelerò il passo e in poco tempo arrivò a destinazione: il palazzo di Kaya si ergeva davanti ai suoi occhi, incorniciato dalle fronde degli alberi, così maestoso che sembrava quasi avvolto da un incantesimo. A quel punto gli venne spontaneo sollevare lo sguardo sull’albero che con i suoi rami raggiungeva il balcone, lì dove anni prima si appostava per raccontare a Kaya avventure straordinarie – nient’altro che bugie, lo sapevano entrambi, eppure andava benissimo così − mentre ora avrebbe avuto storie vere da raccontare e tutto sarebbe stato ancora più bello.
In passato non gli era stato permesso entrare nel palazzo di Kaya, per questo si era sempre accontentato di parlarle attraverso la finestra. Questa volta, invece, sarebbe entrato dalla porta, da vero uomo qual era.
Mentre rifletteva, vide quella stessa porta aprirsi lentamente, lasciando fuoriuscire una voce dolce ma decisa.
Oh
, Usop ricordava bene quella voce, l’avrebbe riconosciuta tra mille.
«Tranquilli, è solo un raffreddore. Vi basterà stare un po’ a riposo per guarire. La prossima volta evitate di giocare sotto la pioggia, okay?».
Altre voci provenienti dall’interno, maschili e decisamente più infantili, mormorarono in coro uno strascicato «Sì» accompagnato da una serie di starnuti.
Usop sorrise ancora. Kaya glielo aveva raccontato nelle lettere, ma in quel momento il cecchino ne ebbe la conferma: era guarita davvero ed era diventata un medico, realizzando così il suo più grande sogno, proprio come era successo a lui e alla sua ciurma.
Usop stava per rivelare la propria presenza, quando la porta si spalancò completamente e tre ragazzini in procinto di uscire si bloccarono sulla soglia, fissandolo a bocca aperta. Il cecchino li squadrò uno ad uno: il più alto aveva un codino ispido che lo rendeva simile ad una Carota, il secondo ricordava un Peperone per i capelli verdi, il più basso aveva un viso rotondo coronato da un ciuffo biondo per il quale era noto con il nome Cipolla.
Usop fece un passo avanti con un grosso sorriso stampato sul volto. Ah, i suoi piccoli pirati...
«Certo che siete proprio cresciuti, eh!».
I ragazzini si scambiarono occhiate perplesse, quasi non lo stessero riconoscendo, poi sgranarono gli occhi e urlarono «CAPITAN USOP!» scoppiando a piangere. Usop si batté orgogliosamente una mano sul petto. «E sì, sono proprio io! Dopo anni e anni di avventure ho deciso di−».
Non fece in tempo a terminare le frase che i ragazzini gli corsero incontro e lo abbracciarono stretto.
«Capitan Usop! Pensavamo che non saresti più tornato, ora che sei diventato importante!».
Usop scompigliò teneramente i capelli di tutti e tre. «Be’, un salto a casa me lo posso permettere ogni tanto, no?».
I ragazzini sorrisero asciugandosi le lacrime e si prepararono a tempestarlo di domande, quando la voce di Kaya giunse nuovamente alle loro orecchie.
«Ragazzi, che succede?! Cosa avete da urlar−».
Quando Usop sollevò lo sguardo, Kaya era ferma sulla soglia della porta. Lo stesso colorito pallido, gli stessi capelli biondi, ma era cresciuta in altezza e il vestitino azzurro evidenziava le sue forme ora più prosperose. Non era più una ragazzina. Sembrava più forte, più donna.
Il cecchino boccheggiò, letteralmente ammaliato.
«Usop...». La ragazza si portò una mano alla bocca per trattenere un singhiozzo.
«...Kaya», rispose lui, deglutendo a vuoto. Lei sorrise tra le lacrime, infine gli corse incontro.
Usop allargò le braccia per accoglierla, ma inaspettatamente le mani di Kaya si posarono sulle sue guance, i loro nasi si scontrarono – un giorno ne avrebbero riso – e le loro labbra cozzarono le une contro le altre, in un bacio che sapeva di attesa e immensa felicità.
Colto alla sprovvista, Usop si irrigidì, gli occhi spalancati e le braccia stese lungo i fianchi, poi ricordò che quella era la ragazza che amava da tutta la vita e la afferrò per i fianchi, sollevandola letteralmente da terra e ricambiando il bacio con la stessa passione.
Kaya si strinse maggiormente a lui, sorridendo contro le sue labbra. «Voglio sapere tutto, capito?».
Perché leggere le sue lettere era un conto, sentirsi raccontare quelle fantastiche avventure dal vivo era un altro.
Usop sorrise di rimando, completamente rosso in volto. «Servirà tempo».
Gli occhi di Kaya brillarono. «Abbiamo tutta la vita davanti, no?».
Ad Usop suonò come la più bella dichiarazione d’amore che Kaya avesse mai potuto fargli e questa volta fu lui a baciarla, sotto le urla e i fischi di Carota, Peperone e Cipolla, che si godevano emozionati il trionfale ritorno del loro capitano.












Note dell'autrice:
Mmm so che questo capitolo non è pienamente Usop/Kaya se non per l'ultima parte, ma mi andava davvero tanto di descrivere il ritorno a casa del re dei cecchini (e comunque ci saranno altri capitoli dove svilupperò meglio questa coppia). Spero che l'idea vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie a tutti coloro che seguono e commentano, alla prossima ♥

Soly Dea
  
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