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Autore: ninety nine    25/04/2015    0 recensioni
31 Dicembre, Distretto Dodici.
Due famiglie del Giacimento di ritrovano per passare la serata del Capodanno insieme. I primogeniti di queste due famiglia sono da noi conosciuti molto bene, con i loro occhi grigi e i capelli scuri: Katniss Everdeen e Gale Hawthorne!
DAL PRIMO CAPITOLO:
esordisce il giovane subito dopo aver salutato.
Bravo, Gale, dritto al punto.
A sostegno delle sue parole poggio due dei tre scoiattoli che abbiamo ucciso sul bancone, sporcandolo leggermente di terra.
L'uomo li guarda, poi guarda noi e si strofina le dita di una mano con fare pensieroso.
Probabilmente, starà decidendo quanto ha compassione di due orfani e quanto pane darci. Odio quando noto questo sguardo nelle persone e so che lo odia anche il mio compagno.
DAL TESTO:
La sua risposta è prevedibile per la prima metà, ma la seconda lo porta in pareggio, perché ha ragione. Posso fingere di essere forte, ma in quanto a rapporti con le persone sono decisamente scarsa. Lui è l'unica persona a cui so di volere veramente bene, ad eccezione di mia
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Mrs. Everdeen, Primrose Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Corro per le strade del distretto Dodici tagliando per i cortili, come faccio ogni volta per arrivare fino alla casa di Gale. Ci impiego solo pochi minuti, ma sono abbastanza affinché la neve che continua a cadere mi inumidisca i capelli e il berretto.

Sul terreno si è già depositata una sottile patina bianca, su cui le mie impronte risaltano come quelle di una lepre nei boschi.

Il pensiero di poter essere una preda e non una cacciatrice è insostenibile, anche se in effetti è quello che sono: una preda nella rete del Presidente Snow, che aspetta soltanto il momento opportuno per ghermirmi.

Per ghermirci tutti.

Magari utilizzerà gli Hunger Games, o le miniere, o la fame, ma in qualche modo ci avrà piegati, o morti, di fronte a lui.

La visione di casa Hawthorne scaccia dalla mia mente questi pensieri che rimangono però sempre in agguato, sempre pronti a saltare fuori nei momenti meno opportuni.

Arrivo alla porta e busso, più per educazione che per altro.

Attendo qualche secondo senza ottenere risposta, così spingo il legno cigolante per l'umidità e il freddo ed entro in casa.

“Gale?” chiamo.

 

Oggi è il 31 dicembre e dovrebbe essere giorno di vacanza per i minatori del Distretto, che infatti appare stranamente deserto senza quelle figure vestite di grigio tra i quali pochi anni fa c'era anche mio padre, prima che una bomba lo facesse esplodere insieme a quello di Gale.

Il segno della sua perdita è ancora indelebile nel mio cuore. Resta lì, come una vecchia cicatrice di caccia non ancora del tutto rimarginata.

Io e il ragazzo ci eravamo comunque accordati per andare a caccia e cercare di portare qualcosa di decente in tavola questa sera, per permettere alle nostre famiglie di festeggiare in qualche modo almeno una volta all'anno.

Nel sentire la mia voce, Vick fa capolino da dietro la porta dell'unica camera da letto della casa e mi fa un cenno timido con la mano, mentre Rory mi si avvicina rapidamente, salutandomi con più convinzione di quella che so che ha realmente..

“Come sta tua sorella?” mi domanda, rapidamente, come se fosse una domanda buttata lì soltanto per parlare, anche se so bene che il mezzano dei fratelli Hawthorne ha una cotta segreta per la mia sorellina da sempre.

Prim non si è mai sbilanciata al riguardo, ma se dovesse scegliere qualcuno, non mi dispiacerebbe se fosse un Hawthorne.

“Prim sta bene, Rory. È impaziente che arrivi questa sera per passare un po' di tempo con te.”

Non mi ha detto proprio questo, però so che sta bene con Rory, nonostante l'abbia incontrato poche volte al di fuori di brevi momenti a scuola, dato che il ragazzino è un anno più piccolo, oppure quando le nostre famiglie si sono incontrate.

“Tuo fratello dove è?” domando, poco prima di sentire la sua voce nell'altra stanza.

“Arrivo, Catnip!” lo sento urlare. “Dammi un attimo, qui c'è una piccola peste che non vuole alzarsi dal letto!”

Dal tono di voce scherzoso che ha usato, immagino che la peste di cui parla sia sua sorella Posy, dato che è l'unica dei fratelli che manca all'appello e dato che Gale si rivolge così soltanto a lei.

“Io non sono una piccola peste, io sono una principessa, Gale, e le principesse si alzano tardi. Perché non l'hai ancora capito? Rory e Vick mi chiamano principessa, tu no!”

La voce della bambina mi arriva abbastanza distinta.

Mi piace, ha proprio un bel caratterino ed è tra le poche persone che riescono a esasperare Gale e a farlo sorridere, a parte me.

Dopotutto, per sopravvivere qui devi avere anche la testardaggine tipica della gente del Giacimento e se ha ereditato anche solo una piccola parte di quella del fratello maggiore non avrà problemi, in futuro.

Non più di quanti ne avrà per forza.

“Ammettilo che in realtà piccola peste ti piace di più come soprannome, Posy.”

Sento la bimba che gli risponde con una pernacchia e il ragazzo che ride.

“Ora devo andare, ti lascio con i tuoi fratelli; fai la brava fino a che mamma non rientra e alzati dal letto, forza!”

Pochi istanti dopo, fa capolino anche lui dalla porta, mi fa un cenno di saluto e prende la bisaccia dallo schienale della sedia su cui era posta.

E' una vecchia borsa in pelle consumata. Probabilmente apparteneva a suo padre, come la mia apparteneva al mio. Utilizzare questa borsa è un po' come portare con me una parte di lui.

“Rory, dai un occhiata a Posy finché mamma non torna dal giro biancheria, ok? Ci vediamo più tardi.”

Gale alza il mento in direzione del fratello e il ragazzino annuisce, fiero del suo compito.

Chissà se anche mia sorella è così felice quando le affido un compito, anche semplice. Non ci ho mai fatto caso, ma in effetti non le ho mai dato dei compiti particolari.

“Contaci, Gale. A più tardi!”

Rory ammicca poi in direzione del fratello minore.

“Vick, pronto a buttare Posy fuori dal letto?”

Gale si chiude la porta alle spalle prima di sentire la risposta del più piccolo dei maschi della famiglia e scuote la testa con finta disapprovazione, anche se si vede fin troppo bene che sta sorridendo e che vuole un bene immenso a quei tre bambini.

“Sono tutto per te, ora. Programma della giornata?” mi chiede, mentre ci avviamo verso il Prato e verso la recinzione che ci porterà nei boschi del Distretto.

Luogo vietato, è vero, ma luogo in cui io e lui ci sentiamo veramente liberi. Veramente vivi.

Siamo entrambi perfettamente consapevoli che catturare qualcosa oggi sarà piuttosto complicato, vista la neve che scende da giorni, ma vogliamo comunque provare a recuperare qualcosa per il cenone di Capodanno.

Mi è sempre piaciuta questa notte: segna la fine di qualcosa e l'inizio di un periodo nuovo. Ogni anno, ho sperato che cambiasse qualcosa. Anche quest'anno, nonostante mi fossi imposta di smetterla dopo l'ennesima delusione, dopo l'ennesimo constatare che tutto sarebbe rimasto esattamente uguale, lo sto facendo. Rimarremo comunque una famiglia povera, che combatte per sopravvivere. Miserabili siamo e miserabili saremo, ma la speranza è l'unica cosa che mi fa andare avanti. Perché un giorno qualcosa cambierà.

Rigetto la treccia che mi è appena ricaduta su una spalla all'indietro sulla schiena e osservo il mio migliore amico: la neve gli si è già posata sui capelli scuri e lui sta scuotendo la testa con fare infastidito per cercare di togliersela.

Dalla bocca gli escono sbuffi di fiato che condensano immediatamente, andando a confondersi con il cielo bianco di nuvole nevose.

Credo che lui potrebbe avere la capacità di cambiare qualcosa, con la sua mentalità ribelle e l'aria sfrontata.

Sorrido impercettibilmente.

“Direi di cercare di prendere qualche coniglio. Magari, se siamo fortunati, becchiamo anche una pernice bianca o qualcosa di simile da barattare al Forno!”

So che la mia voce suona troppo entusiasta per questo contesto, eppure non sento di frenare questa strana euforia che mi prende il cuore.

Gale annuisce e sorride. Gli piace avere le idee chiare sul cosa fare.


 

Una volta scavalcata la recinzione avendo cura che nessuno ci noti, recuperiamo i nostri archi dal tronco cavo in cui li deponiamo alla fine di ogni battuta di caccia, protetti da teli impermeabili di resina che mio padre aveva preparato con cura, e ci addentriamo nei boschi innevati.

La neve scricchiola sotto i nostri piedi e rende l'atmosfera più surreale del solito.

Io e Gale avanziamo vicini, gli archi tesi con le frecce incoccate, pronti a reagire al minimo movimento, anche se sappiamo entrambi fin troppo bene che la selvaggina scarseggia in inverno.

A complicare il tutto ci si è messa anche la neve che continua a cadere incessante e rende la visibilità faticosa, avvantaggiando notevolmente gli animali.

Ad un certo punto, Gale si blocca improvvisamente e stringe l'arco con più forza. Vedo le dita della sua mano, lasciate libere dai guanti che coprono soltanto l'inizio di esse, sbiancare per la forza della stretta.

“Oh, al diavolo! Di questo passo non porteremo a casa nulla, Catnip! Gli animali sentono i nostri passi sulla neve, non c'è leggerezza che tenga!”

I suoi occhi lampeggiano arrabbiati come li ho visti di rado. È vero, succede che a volte faccia queste tirate contro Capitol City, ma oggi sento la rabbia veramente viva nella sua voce.

“Ehi, Gale. Calmati. Da quando_”

Faccio per avvicinarmi a lui, ma lo vedo indietreggiare e poggiare un pugno sul tronco di un albero, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa di avventato.

Vedo il suo braccio che trema, ma non so se è il freddo o la rabbia che glielo fa muovere.

“Da quando? Beh, da quando penso a quante cose mangeranno a Capitol City questa sera e a quanto invece avremo noi in tavola!”

Anche la sua voce trema come il suo corpo.

“Con questa neve è già tanto se becchiamo uno stupido scoiattolo! E poi? Ti sembra giusto che noi avremo poco in tavola, mentre nella capitale si ingozzeranno fino a scoppiare? Che noi moriremo di freddo e là si vestiranno con pellicce multicolori?”

Mi porto al suo fianco e poggio una mano sul suo petto. Sento i battiti accelerati del suo cuore e il suo respiro rapido.

Vorrei dirgli che ha ragione, ma tutto ciò che riesce ad uscire dalle mie labbra riassume le mie riflessioni di poco prima.

“Un giorno o l'altro finirà” sussurro, molto più piano di quanto abbia fatto lui fino ad ora.

Vedo che l'ho sorpreso con le mie parole. Chissà quante volte ci ha pensato anche lui, a questo. So che queste frasi non sono nuove in casa sua, ma io non mi ero mai sbilanciata troppo, fino a questo momento.

“Non finché qualcuno avrà la forza di prendere in mano le redini di una rivolta.”

Anche lui sussurra ora e la parola rivolta sembra aleggiare in mezzo a noi, sospesa nell'aria ghiacciata.

“La gente è scontenta ma nessuno ha il coraggio di fare nulla. Il coraggio, ecco cosa manca a Panem. Il coraggio di farsi sentire di urlare che questo sistema non ha senso. I miei fratelli, mia madre, la tua famiglia, Katniss. Loro non sono scontenti? Loro non rischiano di morire? I nostri padri non lo sono già? Morti in miniera, esplosi. Non è rimasto nulla nemmeno da seppellire. E i tributi mandati al macello, invece? Ha forse un senso tutto ciò?”

Oltre che rabbiosi, i suoi occhi sono anche pieni di disprezzo.

Disprezzo verso Snow, verso Capitol City, verso il mondo intero.

Ha ragione. So che ha ragione, ma non migliora la situazione e di sicuro non la miglioro io dandogli corda.

So che se potesse guiderebbe lui stesso questa rivolta di cui tanto parla, ma alla fine cosa è? Un diciassettenne che sbraita nei boschi, spaventando quel poco di selvaggina che potremmo ancora trovare.

“Ascoltami, Gale.”

Le parole di papà mi tornano alla mente all'improvviso: diceva sempre che finché avrebbe avuto la sua famiglia vicino, sarebbe andato tutto bene.

“Non vogliono una rivolta perché sanno che potrebbero trovarsi in una situazione peggiore. È sbagliato, lo so, ma fare così non ci aiuta. Vediamo se, invece, riusciamo a recuperare qualcosa per rendere felici le nostre famiglie questa sera, okay?”

Mi guarda e annuisce amareggiato.

Le sue labbra sono strette in una smorfia mal celata.

“Già, che altro possiamo fare?”


 

 

Alla fine la caccia non è andata poi così male.

Quando torniamo all'interno del Distretto abbiamo con noi tre scoiattoli, una lepre e un piccolo ermellino.

Decidiamo senza particolari discussioni di barattare due scoiattoli con un po' di pane dal signor Mellark e l'ermellino con qualcosa di particolare che possa fare felici i nostri fratelli.

Non siamo molto esperti nell'acquisto di cose che vanno oltre lo stretto necessario, ma dopotutto è Capodanno e io un'idea ce l'ho.

“Arance” butto lì, come se fosse un'opzione come un'altra, ma in realtà vorrei che il mio compagno di caccia la consideri veramente.

Gale mi guarda e inarca un sopracciglio, in cerca di spiegazioni che gli do volentieri.

“Papà un volta mi ha portato un'arancia per Capodanno.”

Ricordo ancora lo stupore con cui io e Prim abbiamo accolto quel semplice frutto rotondo, così comune sulle tavole della capitale ma così estraneo sulla nostra.

“La ricordo come la cosa più buona che io abbia mai mangiato, forse un po' anche perché l'ho assaggiata con persone a cui volevo bene.

Comunque, scommetto che Posy non ne ha mai mangiata una e che le farebbe piacere!”

Il ragazzo mi guarda e sorride.

Il velo che era sceso sui suoi occhi nei boschi se n'è andato, ma so che rimane lì, sotto una serenità apparente, pronto a tornare fuori non appena qualcuno tocca quel tasto.

“Arance siano!”

Ora la sua voce suona quasi entusiasta.

“Se vogliamo andare per il sottile, nessuno di noi Hawthorne ne ha mai mangiata una!”

Lo guardo mentre si passa le dita tra i capelli disordinati e vedo il ragazzino che è ancora nascosto dentro di lui, quello costretto, come molti altri nel Giacimento, a crescere troppo in fretta.

Mi piacerebbe conoscere un po' meglio quella parte di lui, così poco visibile, così sotterrata in una parte imprecisata di lui.

“Prima passiamo dal fornaio però, si sa mai che il vecchio sia in vena di sentimentalismi e ci dia un po' di pane in più” finisce rapidamente la frase.

Attraversiamo la piazza del Distretto fino ad arrivare davanti alla bottega di Joshua Mellark, lasciando le nostre impronte anche qui, nella neve, che però si mescolano a quelle di mille altre persone che sono passate prima di noi.

Il fornaio ha un figlio della mia età, ma non ho mai avuto modo di parlare con lui. In generale i miei contatti con i Mellark si limitano a scoiattoli e pane, anche se sarò eternamente in debito con la loro famiglia, dato che proprio Peeta mi ha salvato la vita, pochi mesi dopo la morte di mio padre.

Non dimenticherò mai quel suo gesto, ma quando lo guardo non riesco più a vedere quel ragazzetto che si è fatto picchiare per aiutarmi. E' cresciuto ora, ben piazzato e con le spalle larghe e io, nemmeno volendo, saprei come prenderlo.

Lancio una rapida occhiata all'interno del negozio per controllare che la moglie del fornaio non sia in vista, poi spingo la porta ed entro seguita da Gale.

Veniamo accolti dalle occhiate sospettose di un paio di donne della zona ricca che stanno finendo di fare acquisti per questa sera, anche se scommetto che sanno benissimo cosa ci facciamo qui.

Ci conoscono quasi tutti nel Distretto come i due che vanno a caccia illegalmente, eppure tutti fingono di esserne all'insaputa.

Non so se biasimarli o essere certa del fatto che lo farei anche io.

Mi avvicino al bancone e scorgo dietro di esso il figlio maggiore di Joshua, Ryan.

Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri come tutti i membri della sua famiglia, ma non mi è mai piaciuto particolarmente. Ha preso qualcosa dalla madre: forse la sua arroganza o lo sguardo altero. Anche ora, ci lancia un'occhiata sprezzante, anche se probabilmente apprezza i nostri scoiattoli molto più di quanto non faccia con noi.

Non appena le donne escono dal negozio, chiama il padre perché vanga a servirci e va nel retrobottega, dove lo sento litigare con il fratello minore.

“Katniss, Gale” ci saluta il fornaio, accompagnando le sue parole con un gesto della mano.

“Buongiorno.”

Ricambio il saluto restando più neutra possibile, ma lancio a Gale un'occhiata eloquente. So che è ancora acceso dai nostri discorsi di questa mattina, ma se vogliamo ottenere qualcosa dal nostro baratto non è sicuramente il momento di essere scortesi.

Il ragazzo mi restituisce l'occhiataccia, poi sfoggia un sorriso tirato e saluta l'uomo.

Non capisco fino in fondo questa sua profonda avversione verso tutti gli abitanti di questa zona del Distretto, dato che sono i nostri maggiori clienti, ma preferisco non toccare questo discorso per evitare scoppi d'ira come quelli di oggi.

“Buon capodanno, signore. Abbiamo due scoiattoli da barattare, cosa è disposto a darci in cambio?” esordisce il giovane subito dopo aver salutato.

Bravo, Gale, dritto al punto.

A sostegno delle sue parole poggio due dei tre scoiattoli che abbiamo ucciso sul bancone, sporcandolo leggermente di terra.

L'uomo li guarda, poi guarda noi e si strofina le dita di una mano con fare pensieroso.

Probabilmente, starà decidendo quanto ha compassione di due orfani e quanto pane darci. Odio quando noto questo sguardo nelle persone e so che lo odia anche il mio compagno.

Il signor Mellark si volta e afferra quattro panini, che mi porge con rapidità.

“A voi e che non se ne parli più. Buon Capodanno a tutti.”

Ci congeda con rapidità, anche perché un altro cliente si sta avvicinando alla panetteria.

“Grazie, signore”

Annuisco soddisfatta e porgo i panini a Gale.

Sono ancora tiepidi sulle mie mani e penso che sia veramente un miracolo, almeno finché non penso che dobbiamo farceli bastare in otto.

Gale li prende due a due e li appoggia con cura nella sua bisaccia.

“Auguri anche a lei” conclude, poi si volta ed esce dalla porta, ma si capisce che è soddisfatto anche lui.

Faccio un cenno di saluto a fornaio e lo seguo, tornando fuori tra la neve che turbina scivolando giù dal cielo.

 

 

“Quattro panini, Catnip! Il vecchio era davvero in vena di sentimentalismi!” ride Gale non appena siamo abbastanza lontani.

Di solito, dobbiamo barattare almeno una preda per una pagnotta, quindi direi che ci è andata decisamente bene. L'aria di festa che si respira anche tra queste strade povere influisce anche sull'umore della gente e per fortuna, aggiungerei.

“Fosse sempre Capodanno!” rispondo sullo stesso tono “Vediamo se con l'ermellino saremo altrettanto fortunati, dai!”

Non è da noi essere così euforici, ci stiamo comportando come due ragazzini, ma siamo stati costretti ad abituarci ad approfittare dei momenti felici quando ce li ritroviamo davanti, per quanto insensati possano sembrare.

Corriamo come due scolaretti fino al Forno, la vecchia costruzione in cui ha il suo centro il mercato nero del Distretto.

Mio padre lo frequentava abitualmente, quindi sono stata accettata dalle persone che vi commerciano e lo stesso è stato per Gale. A dire la verità, credo che nessuno di loro possa permettersi di rifiutare un cliente, visto che le loro tasche sono vuote almeno quanto lo sono le nostre.

Appena entriamo, ci avvolge il famigliare odore di carbone, di aromi poveri e di sudore e il vociare della gente venuta qui per cercare di racimolare qualcosa di speciale per questa sera.

Sae la Zozza, la vecchia che vende zuppa e chissà cos'altro a seconda della stagione e delle sue disponibilità, ci saluta da lontano e ci fa cenno di avvicinarci.

“Andiamo?” mi chiede Gale, indicando con la testa alla donna.

La mia mente corre subito all'arancia di cui ho parlato prima al ragazzo, ma non voglio far capire quanto effettivamente ci tenga.

“Andiamo, dai. Magari ha qualcosa da darci...”

Credo che Gale capisca comunque subito dove voglio andare a parare, vista l'espressione che si apre sul suo viso, e le sue parole me lo confermano.

“Dubito che Sae abbia delle arance, Catnip, sai?”

Mi guarda e abbozza il sorriso sghembo che riserva a quando vuole prendermi in giro.

Mi piace quando lo fa, anche se ogni volta il mio orgoglio mi impedisce di scherzare insieme a lui e ogni volta reagisco esageratamente, facendolo soltanto divertire di più

Anche questa volta, gli tiro un pugno sul braccio, pur sapendo che non gli farò per niente male.

Davanti all'aumento del suo ridere, lo rimbrotto sottovoce, stringendo i denti.

“Ringrazia che nel periodo delle feste siamo tutti più buoni, Hawthorne.”

Gale non accenna a smettere di sorridere sornione.

E' così raro vedere quel suo sorriso qui, in pieno distretto, e non nella solitudine e nel verde dei boschi.

“Altrimenti?” continua a stuzzicarmi.

“Altrimenti, ti devo ricordare chi dei due è più bravo a tirare con l'arco?”

La risata di Gale si interrompe di botto.

Mi guarda, come pensando a una risposta da darmi, anche se scommetto che sa benissimo che non lo farei mai.

Uno a zero, Gale non posso evitare di pensare.

“Non lo faresti mai, Katniss. O chi verrebbe a caccia con te, poi?” La sua risposta è prevedibile per la prima metà, ma la seconda lo porta in pareggio, perché ha ragione. Posso fingere di essere forte, ma in quanto a rapporti con le persone sono decisamente scarsa. Lui è l'unica persona a cui so di volere veramente bene, ad eccezione di mia sorella.

Uno pari, Gale.

Decido di non ribattere o, vista la nostra testardaggine, questa discussione potrebbe protrarsi a lungo e mi avvicino Al bancone di Sae.

Come ogni volta, lei non mi degna nemmeno di uno sguardo, perché ha occhi solo per il giovane.

“Guardati qua, che bel ragazzo che sei, Hawthorne. Hai intenzione di essere così anche l'anno prossimo?” scherza la vecchia, ponendo l'accento sull'evidente fascino che il mio migliore amico ha.

So che molte ragazze vorrebbero essere al mio posto, eppure io non riesco a vederlo in un modo diverso da un amico, o certe volte un fratello.

Come fa ogni giorno, Gale ignora l'anziana.

Un po' la cosa mi fa piacere, perché per quanto possa sforzarmi di dire il contrario le attenzioni che gli altri gli rivolgono mi preoccupano. Non tanto che ne sia gelosa, ma piuttosto perché temo che qualcuno possa portarmi via il compagno di caccia.

Quel compagno che mi capisce così bene da anticipare ogni mia mossa.

“Ah, Sae! Katniss voleva delle arance, non è che ne hai alcune per noi?”

Gale si fruga nella borsa mentre parla.

“Avremmo un ermellino da barattare.”

Così dicendo, il ragazzo tira fuori la preda e la mostra a Sae.

La donna esamina l'animale, poi si volta e caccia nella borsa di Gale cinque arance.

“Proprio perché sei tu, Hawthorne” dice, ammiccando verso di me.

“Degno figlio di tuo padre.”

Poi fa una breve pausa e ci guarda più intensamente.

“Non cambiate mai, ragazzi miei. Buon anno nuovo e filate ora, via, che non voglio problemi perché commercio illegalmente con due ragazzini!”

Così dicendo ci fa un cenno infastidito con la mano, come a voler mascherare la vena di affetto che trasparisce dalle sue parole.

“Tu non fai altro, Sae” osservo, beccandomi soltanto un'occhiataccia.

Decido che è meglio allontanarmi prima che cambi idea dato che i nostri commerci per oggi sono finiti.

Ci allontaniamo in silenzio dal Forno, raggiungendo velocemente la casa di Gale. Dalle finestre sghembe arriva il vociare dei piccoli Hawthorne e che fa illuminare lo sguardo del ragazzo.

“Ci vediamo stasera, Catnip.”

Gli faccio un cenno di saluto con la mano e mi avvio anche io verso casa, calpestando la neve sporca.

“A stasera” dico, voltandomi ad osservare la sua figura mentre attraversa il cortiletto e si china per raccogliere un legno bagnato dalla piccola catasta accanto alla porta, probabilmente per attizzare il fuoco, anche se non so cosa riuscirà a combinare.

 

Buonasera lettori! Innanzitutto (e come al solito) grazie per essere arrivati fino a qui! Ora, metto subito le mani avanti e dico che questa storia è una rivisitazione della vecchia ''Happy New Orange Year'', che troverete nel mio profilo. La storia è rimasta sostanzialmente la stessa, ma ho cercato di ampliare la parte descrittiva/introspettiva e ho eliminato un paio di momenti che mi sembravano di troppo. Ho anche diviso la storia in due parti, poiché era risultata davvero troppo lunga per essere sviluppata in un capitolo solo (ehm...anche per me nella fase di rilettura finale) come era l'altra.

Ecco, la storia vecchia mi piacerebbe non eliminarla, perché può essere un modo sia per me che per voi per vedere come si sta evolvendo il mio stile (in meglio, spero!)

Non ho granché da aggiungere in queste Nda, se non che Joshua è il nome che ho dato al padre di Peeta.

Sperando che questa decisione della ''doppia storia'' non violi nessun punto del regolamento (l'ho letto e non mi sembra ^^) e sperando che qualcuno voglia farmi sapere cosa ne pensa, a tra pochi giorni per il prossimo capitolo che devo soltanto riguardare!

Oh, a proposito...non interesserà a nessuno, ma mi sono innamorata della foto di Gale nel banner <3

K_j

 

PS Questa mini long partecipa al concorso ''Slince of Life contest'' sul forum di EFP

 

PPS Come avevo fatto nell'altra storia, vorrei ringraziare l'autrice Kary91 per avermi fatto venire voglia di scrivere sugli Hawthorne. Se vi piace questa famiglia, fate un salto da lei!

 

PPPS: Ecco la lista degli attori che ho utilizzato nel banner: -Gale/Katniss/Mrs.Everdeen/Prim : posso evitare di scriverli? XD Sono quelli

del film, li conosciamo tutti!

- Rory: Colin Ford

-Vick: Freddie Higmore

-Posy: ignota, trovata tramite Google...se dovesseo esserci problemi di copyright, contattatemi

-Hazelle: Keyra Knightley

  
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