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Autore: moni_cst    26/04/2015    8 recensioni
“C’era stato un omicidio nella 25th Avenue proprio al confine tra l’11° e il 12° distretto. L’omicidio era di competenza dell’11° ma la Gates chiese a Beckett di mettersi in contatto con la detective Martinez della Omicidi dell’11° in quello stesso pomeriggio.”
Tutto ebbe iniziò così….
e mentre risolvono il caso, Castle e Beckett discutono sulle particolarità del dottor Morgan (fantasia vs. razionalità) mentre una chiacchierata, inaspettatamente intima, tra le due detective crea il presupposto per un atteso confronto tra Henry Morgan e Jo Martinez.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Capitolo 1

 

Castle camminava avanti e indietro nella sala relax del distretto. Aveva in mano una tazza di caffè fumante e continuava ad osservarla. Una fitta allo stomaco gli tolse il respiro e per un istante il suo cuore batté in modo irregolare. Da quando aveva iniziato a frequentare Beckett il suo consumo di caffeina giornaliero era aumentato a dismisura e il suo dottore gli aveva consigliato di ridurre il numero delle tazze quotidiane. Nel checkup annuale, che da qualche anno aveva iniziato a fare, le analisi avevano evidenziato valori sopra la norma e il medico gli aveva suggerito di fare una gastroscopia a cui non aveva la minima intenzione di sottoporsi. Però quel bruciore di stomaco stava aumentando sempre di più e poi lui ne era sicuro: non c’entrava il caffè, la colpa era sicuramente di Henry Morgan, il medico legale dell’11° distretto della Polizia di New York.

 

Il dottor Morgan era una persona affascinante e, da quando Castle lo aveva incontrato, il suo interesse per lui era salito ogni giorno di più. Sembrava che vivesse fuori dal tempo in una dimensione tutta sua. I suoi vestiti erano di rara fattura e eleganza antica, con quel panciotto sempre perfettamente abbinato al completo.

Non indossava niente al polso ma controllava l’ora in un orologio da taschino con un gesto che, ogni volta, lo sorprendeva per la sua innata disinvoltura.

Inoltre, poche persone erano capaci di calamitare la sua attenzione come faceva lui quando iniziava a parlare. Aveva una capacità intuitiva fuori dal comune e sembrava conoscere molto bene ogni oggetto legato al passato, il che era piuttosto normale per una persona che vive nel seminterrato del più fornito e rinomato negozio di antiquariato di tutta New York. Probabilmente ne era anche il proprietario insieme al suo socio, un uomo anziano che gestiva personalmente gli affari. Ma per Castle, la cosa più affascinante di tutte era la profonda conoscenza che dimostrava avere per la storia anche nei dettagli più insignificanti, di quelli che davvero non si studiano a scuola. Conoscenza che aveva permesso di risolvere brillantemente il caso in cui erano stati recentemente coinvolti insieme per una collaborazione voluta fortemente dal capitano Gates.

Quando Beckett era stata convocata nell’ufficio della Gates, circa un mese prima, non si aspettava davvero che avesse due cose così insolite da comunicarle.

La prima l’aveva resa davvero felice: il periodo di ostracismo di Castle dal distretto sarebbe terminato quel giorno stesso, sempre se il signor Castle avesse avuto voglia di smettere a giocare a fare lo Sherlock Holmes, tanto per citare le testuali parole del capitano. Il procuratore le aveva telefonato quella stessa mattina dicendo che, viste le circostanze, visto l’importante servizio reso fino a quel momento e viste le altolocate conoscenze…. In realtà la Gates aveva confidato a Beckett che il sabato precedente era stata invitata a cena dal capo della Polizia e da sua moglie e che, in quella occasione, aveva avuto modo di fare un po’ di pressioni sull’importanza del reintegro di Castle, fosse solo per il cospicuo assegno che ogni anno Richard Castle staccava in occasione della Festa della Polizia in favore della Fondazione dei Familiari degli Agenti Caduti in Servizio.

La seconda notizia che Beckett si sentì comunicare era di certo non meno inaspettata e insolita. C’era stato un omicidio nella 25th Avenue proprio al confine tra l’11° e il 12° distretto. L’omicidio era di competenza dell’11° ma la Gates chiese a Beckett di mettersi in contatto con la detective Martinez della Omicidi dell’11° in quello stesso pomeriggio.  La vittima era il rampollo della famiglia Duncan, proprietaria della Duncan & Co., la maggior ditta import export di Newark, nonché cugino del marito della Gates. Il capitano voleva avere informazioni di prima mano, così aveva chiesto al tenente Reece, il diretto superiore della Martinez, di accettare nella sua squadra il detective Beckett. Reece non era sembrata entusiasta della cosa ma, avendo grado inferiore, non aveva potuto che accettare, suo malgrado.

 

Castle si portò lentamente la tazza alla bocca fermandosi un istante per assaporare l’aroma sprigionato dalla tostatura del caffè. Il vapore caldo lo indusse a chiudere gli occhi ed è proprio così che lo trovò qualche istante dopo la detective Beckett, appoggiato al bancone con un fianco e con le palpebre chiuse,

“Rick!” lo chiamò sottovoce ma lui non rispose.

“Rick!” riprovò più decisa avvicinandosi.

“Ehy”

“Che fai? Ti addormenti in sala relax?” chiese Kate strizzandogli un occhio “ così la Gates si pentirà di averti fatto tornare.

“Non sia mai!” scherzò lo scrittore“ stavo solo assaporando questo caffè prima con l’olfatto e poi…”

“…poi volevi venirmelo a portare. Grazie, sei un tesoro!” prese dalle sua mani il caffè e iniziò a berlo allontanandosi velocemente. Beckett sperava che lui non si accorgesse che quello era solo uno stratagemma per impedirgli di ingurgitare l’ennesima dose di caffeina.

Ma non funzionò.

“Kate! Il mio caffè!” provò a reclamare.

Sua moglie fece finta di non sentire e si diresse a passo svelto verso la sua scrivania.

“Kate! Non ti ci mettere pure tu! Non c’entra niente il caffè con le analisi. “

“Ah no?”

“No!”

“Bene!” si allungò dall’altro lato della scrivania e facendo scorrere il filo dietro il monitor del computer poggiò il telefono dalla parte di Castle “Allora chiama il St. Luke Hospital e prenota la gastroscopia” lo esortò.

Si stava comportando come un bambino e rifiutava di fare gli accertamenti dicendo che non ne aveva bisogno, ma la realtà era che suo marito stava affrontando per la prima volta un problema diverso da un raffreddore e non lo accettava.

Castle si alzò stizzito.

“Sto bene. PUNTO.”

“Allora perché sono notti che non dormi per il mal di stomaco?”

“Non dormo perché anche mia moglie non mi crede. E questo mi offende nel profondo” disse portandosi le mani al cuore con una melodrammaticità che avrebbe reso orgogliosa sua madre.

“Non mi dire che stai ancora farneticando sul Dr. Morgan” chiese spazientita Kate mentre rimetteva il telefono al suo posto.

“Non sto farneticando, sto dicendo che quell’uomo non è normale, non è.. non è… umano” disse seccato.

Kate si alzò dalla sedia, gli prese la mano e con lo sguardo lo invitò a risedersi. Poi prese un bel respiro come a controllare la sua pazienza o a cercare le parole giuste

“Rick, sai come la penso, ne parliamo da un mese. Mi piace da morire, ormai lo posso ammettere senza problemi, quando fai strane teorie sugli alieni o sull’esistenza degli zombie ma questa volta non ti seguo. Il dottor Morgan è sicuramente una persona molto particolare…”

“Tanto particolare…” la interruppe Castle.

“Ok, tanto particolare quanto intelligente ma da qui a cred…”

“Non a credere, Kate. Henry Morgan non è umano!”

Kate sbuffò spazientita roteando gli occhi al cielo.

“Kate, un uomo che non conosce la saga di Stars Wars non è normale. Dimmi quello che ti pare!”

“Rick, non mi offendo se decidi di scrivere un romanzo su di lui o se vuoi far avere a Nikki Heat una storia con un personaggio ispirato a lui…” chinò la testa aspettando la sua certa reazione.

“E Rook? Tradiresti Rook? E’ così?” la conversazione era salita di tono e Beckett fece cenno a Castle di stare tranquillo che stavano iniziando ad attirare l’attenzione.

La donna prese di nuovo un respiro e lisciò con le mani la copertina del fascicolo che aveva davanti.

“Scherzavo, Castle. Scherzavo. Ok?” Rispose mentre con la coda dell’occhio cercava di controllare che la loro conversazione privata rimanesse tale, anche se erano nell’open space.

“Ci sono! Ti piacerebbe provare l’ebbrezza di essere sedotta da un uomo immortale!”

Beckett lo guardò a lungo a bocca aperta. Poi socchiuse gli occhi come per inquadrarlo meglio e iniziò a parlare lentamente.

“Primo: non esistono Highlander perché di Sean Connery e Christopher Lambert non se ne trovano in giro poi molti… poi…” con la mano gli fece cenno di stare zitto visto che aveva ricominciato ad agitarsi “… Secondo: se una persona è brillante e riesce a calamitare l’attenzione di tutti quando parla, se molti rimangono affascinati dal suo carisma non significa che non sia normale. E soprattutto vorrei sapere dove ti è uscita fuori questa idea dell’immortalità. E’ di certo un uomo fuori dal comune, molto interessante, ma stop. Basta. Solo questo.”

Castle scosse la testa e se ne andò sconsolato verso al sala relax biascicando qualche parola incomprensibile tra sé e sé.

La detective Beckett si guardò intorno.

Le veneziane dell’ufficio della Gates erano chiuse da quando il capitano era arrivato questa mattina. Evidentemente non voleva essere disturbata. Si allungò per vedere se Ryan ed Esposito si erano accorti della scenetta di poco prima ma entrambi sembravano assorti nel loro lavoro. Ryan era intento a fare un controllo sul centro documentale delle persone scomparse, forse per trovare una corrispondenza con il corpo senza vita di una giovane donna ritrovato la notte precedente. Esposito stava lavorando alla stesura di un verbale. La detective guardò in sequenza prima il fascicolo che teneva in mano e poi Castle che dentro la sala relax si stava preparando un nuovo caffè con aria torva e accigliata. Doveva decidere se finire di firmare i documenti che Ryan ed Espo gli avevano lasciato sulla scrivania o se rimandare e affrontare Castle. Di questo passo si sarebbe ammalato sul serio.

Fissò a lungo le scartoffie indecisa sul da farsi poi prese il cellulare e cominciò a digitare un sms.

Adoro le tue teorie ma questa è assurda. Fammi togliere di mezzo le scartoffie e ce ne andiamo a casa dove ti prometto che ti ascolterò finché non mi convinci, con parole o altro ;-)

Beckett guardò verso la veneziane aperte della sala ristoro e vide Castle prendere in mano l’Iphone e leggere il messaggio. Lo scrittore si girò verso di lei e mimò un bacio nella sua direzione.

Mentre teneva la testa china a siglare ogni singolo dannato foglio del fascicolo, la parte che più odiava del suo lavoro, sentì il tono d’avviso di una nuova mail.

Non poté non sorridere apertamente nonostante il luogo dove si trovava. Alzò la testa in direzione di Rick e lo cercò con lo sguardo ma di lui nessuna traccia. Già aveva spiccato il volo. Rilesse piano la mail e pensò a quanto era fortunata ad aver sposato quell’uomo che rendeva la sua vita speciale ogni giorno.

 

Angolo di Monica:

La settima stagione di Castle è quasi alla fine e così la prima sorprendente stagione di Forever. In attesa di sapere se l’anno prossimo potremo dilettarci ancora guardando nuove puntate (cosa probabile per Castle ma ahimè molto improbabile per Forever) ho iniziato a pensare che Castle di fronte ad un uomo come Henry Morgan sarebbe andato in un “brodo di giuggiole”. Insomma chi se non uno come Castle in fondo potrebbe capire e credere alla particolarità della vita del Dottor Morgan?

Spero che questa storia vi piaccia e che abbiate intenzione di accompagnarmi in questa avventura.

Ringrazio tantissimo la mia red pen friend che come sempre mi è vicina durante la stesura delle mie storie – e davvero non solo *___* - e ringrazio Rebecca e Diletta che hanno letto in anteprima assicurandomi che non stavo andando OOC nella descrizione dei personaggi di Forever, di cui per la prima volta mi accingo a scrivere.

E un grazie sincero a chiunque vorrà leggere questa storia, magari facendomi sapere anche che ne pensa.

Un abbraccio

Monica

  
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