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Autore: jas_    26/04/2015    2 recensioni
Sembrava avere una trentina d'anni, i capelli scuri erano leggermente spettinati come se fosse quello l'effetto desiderato e le sue guance erano tinte di un lieve rosso probabilmente a causa del caldo che c'era. La maglietta a maniche corte che indossava metteva in mostra un tatuaggio complicato e colorato che gli copriva il braccio sinistro. Ella percorse con lo sguardo il suo intero corpo, ammirando il suo fisico asciutto, fino ai jeans chiari e alle scarpe sportive che calzava. Era indubbiamente un bell’uomo, i lineamenti del suo viso erano armoniosi ma ciò che lo rendevano attraente ai suoi occhi, erano il suo sguardo profondo, il suo sorriso perfetto e quelle dannate guance paffute e rosse.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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RED


 
You were red
 
 

Il Purple era affollato quella sera.  Ella aveva appena finito di suonare, aveva la gola secca per lo sforzo e il viso imperlato da un lieve strato di sudore a causa del caldo che avvolgeva il piccolo locale gremito di gente. I tavoli erano tutti occupati e le persone arrivate troppo tardi erano state costrette a sorseggiare i loro drink in piedi, tra una chiacchiera e l'altra.
Ella era seduta al bancone, sfiorava il pavimento con le punte dei suoi anfibi scuri e le sue gambe ancora leggermente abbronzate nell'estate finita da alcune settimane, erano messe in mostra dagli shorts in jeans che indossava. Una canottiera bianca dalle spalline fini era invece infilata nella vita alta dei pantaloncini, e i suoi capelli blu le accarezzavano le spalle, scendendo leggermente mossi fino ai gomiti.
«Mi porti una birra piccola?» chiese al barista, quando riuscì ad attirare la sua attenzione. Il ragazzo annuì, e in attesa del suo ordine Ella si guardò in giro. Sebbene suonasse piuttosto spesso in quel locale, non aveva mai stretto un vero legame con nessuno. Si ritrovava a parlare con qualcuno tra un drink e l'altro, ma nessuno che frequentasse quel posto con costanza e che potesse rivedere.
Le luci erano leggermente soffuse e le risultava difficile mettere a fuoco i numerosi clienti del locale, quasi quanto quando era sul piccolo palco ad esibirsi, con alcuni fanali bianchi puntati addosso.
Sorrise al barista quando questo le porse il suo drink e ne bevve subito un lungo sorso dissetante, passandosi la lingua sulle labbra dipinte di un rosa chiaro per pulirsi da eventuali rimasugli di schiuma.
Appoggiò i gomiti sul tavolo e il viso sui palmi delle mani e osservò in silenzio il barista che l'aveva servita al lavoro. Era nuovo, non l'aveva mai visto prima se non un pomeriggio in cui era passata per chiedere conferma della sua esibizione successiva e l'aveva visto fare pratica sotto lo sguardo severo di Ron, il proprietario del locale.
Era giovane, alto e dal viso pulito. Non aveva alcun accenno di barba a coprire la sua pelle bianca, i lineamenti erano ben definiti e i suoi occhi blu erano contornati da delle sopracciglia folte e di un biondo scuro, come i suoi capelli.
Ella bevve nuovamente la birra e alzò il braccio destro per attirare l'attenzione del ragazzo.
«Mi puoi controllare il bicchiere mentre vado in bagno?» domandò gentilmente.
Lui annuì. «Certo» le disse, prima di tornare a dedicarsi ad un altro cliente.
Ella si alzò dallo sgabello e attraversò la sala per raggiungere le scale che portavano ai bagni. Il piano inferiore del Purple era dedicato alla ristorazione, la sala era poco più piccola di quella adibita a pub ed era molto più illuminata. Al contrario del piano superiore, solo pochi tavoli erano occupati da chi non aveva ancora finito di cenare, gli altri erano già ordinatamente apparecchiati per il giorno successivo.
Ella entrò nella prima porta che trovò sulla destra, i servizi maschili e femminili erano situati nella stessa stanza, un ampio spazio era dedicato al lavandino, di fronte al quale una porta viola era socchiusa.
La ragazza la spinse leggermente e inarcò le sopracciglia, sorpresa e allo stesso tempo disgustata dallo stato in cui ritrovò il piccolo abitacolo. Della carta igienica era sparsa sul pavimento umido e sporco e all'interno del water. Ella arricciò il naso, cercando di trattenere il respiro per l'odore che sentiva, ed uscì dalla stanza aprendo la porta posta sullo stesso lato del lavandino sebbene avesse affisso un piccolo cartello con la scritta "privato".
Il bagno dei dipendenti era pulito e profumato, Ella sorrise tra sé e sé, mentre si chiudeva la porta alle spalle. Tecnicamente faceva parte dei dipendenti del bar, pensò, osservando la parete bianca di fronte a lei, con delle spazzolate di fucsia. Osservò il lavandino posto alla sua destra ma decise di lavarsi le mani fuori, onde evitare che qualcuno la cogliesse in flagrante. Nello stesso istante in cui aprì la porta, un uomo entrò nel bagno. Ella temette che fosse qualcuno del personale ma il viso non le era per niente famigliare e anche lui le lanciò uno sguardo disinteressato prima di aprire la pota del bagno.
Ella si avvicinò al lavandino ed aprì l'acqua, sciacquandosi con calma le mani.
«Che schifo» lo sentì mormorare.
«C'è il bagno del personale se vuoi» intervenne Ella.
L'uomo si voltò verso di lei, la ragazza lo guardò attraverso lo specchio che aveva davanti, continuando a dargli le spalle.
Sembrava avere una trentina d'anni, i capelli scuri erano leggermente spettinati come se fosse quello l'effetto desiderato e le sue guance erano tinte di un lieve rosso probabilmente a causa del caldo che c'era. La maglietta a maniche corte che indossava metteva in mostra un tatuaggio complicato e colorato che gli copriva il braccio sinistro. Ella percorse con lo sguardo il suo intero corpo, ammirando il suo fisico asciutto, fino ai jeans chiari e alle scarpe sportive che calzava. Era indubbiamente un bell’uomo, i lineamenti del suo viso erano armoniosi ma ciò che lo rendevano attraente ai suoi occhi, erano il suo sguardo profondo, il suo sorriso perfetto e quelle dannate guance paffute e rosse.
«Lavori qua?» fu la risposta di lui.
La ragazza arricciò le labbra. «Non proprio» rifletté.
«Cosa vuol dire non proprio?»
Ella chiuse il rubinetto e prese un pezzo di carta col quale si asciugò le mani. Era sorpresa dalle domande che le erano state rivolte, lei si era limitata a dargli un consiglio che non le era parso un buon punto di partenza per fare conversazione.
«Ma non dovevi andare in bagno?» lo rimbeccò infatti, ma lui non parve percepire il noto stizzito di Ella, oppure si finse indifferente ad esso.
«Non proprio, volevo soltanto staccare un attimo.»
Ella lo guardò evidentemente incuriosita di quelle parole, ma si trattenne dal domandargli perché avesse avuto la necessità di staccare, o meglio, da che cosa.
Lui la guardò confuso. «Non vuoi sapere la mia storia?»
«Non necessariamente.»
Ella si appoggiò al muro e si mise a braccia conserte. Non si mostrava particolarmente loquace ma era evidentemente interessata alla piega che quella conversazione stava prendendo.
«Intanto però sei ancora qui» osservò lui, con un sorriso vittorioso. «Comunque sono stato obbligato da un mio amico a partecipare ad un'uscita a quattro, con sua moglie ed un'altra donna che  non mi interessa proprio.»
«Cos'ha che non va?» domandò lei.
«Si da troppe arie, e odia i tatuaggi. Insomma, mi hai visto?» spiegò, lasciandosi scappare una risata che Ella non poté fare a meno di continuare.
«Ed è a quel punto che tu ti sei tolto la felpa, scommetto.»
«Esatto! Come hai fatto ad indovinare?»
Ella si strinse nelle spalle, trattenendo un sorriso. «Intuito.»
«E tu perché "non proprio" lavori qui?» domandò lui, non dimenticandosi di come quella conversazione era iniziata.
«A volte suono in questo locale, ma per la miseria che vengo pagata e visto che sono in nero, non so se reputarmi dipendente» spiegò Ella.
«Che cosa suoni?»
«Mi esibisco con la chitarra, ma so suonare anche il pianoforte.»
«Canzoni tue o...?»
«Solo cover» lo interruppe lei. «Non sono un granché come autrice, ho scritto alcuni brani ma non... Non sono niente di che» concluse, abbassando lo sguardo.
«Non ne sarei così certo» ribatté lui.
«Ma se non mi hai mai sentita!» lo riprese Ella, accennando un sorriso.
«Intuito» rispose lui, increspando le labbra.
In quel momento la porta del bagno si aprì, un uomo alto e coi capelli corti osservò prima Ella e poi il suo interlocutore, soffermandosi su quest'ultimo.
«Pierre!» esclamò. «Ci chiedevamo che fine avessi fatto.»
«Sono stato trattenuto» rispose lui, rivolgendo un occhiolino ad Ella.
L'amico osservò la ragazza e poi tornò con lo sguardo su Pierre. Era evidentemente confuso e incuriosito da quella situazione ma non aggiunse altro
«Ti aspettiamo per il dolce» si limitò a dire, prima di andarsene.
«Mi vogliono proprio far soffrire fino all'ultimo» si lamentò Pierre divertito, aprendo la porta. «È stato un piacere chiacchierare con te.»
«Anche per me» rispose Ella, ricambiando il sorriso che lui le rivolse e guardandolo sparire dietro la porta in silenzio.
Anche lei si avvicinò all'uscita del bagno ma prima che potesse sfiorare la maniglia, questa si abbassò e Pierre fece capolino.
«Non mi hai detto come ti chiami.»
«Ella» rispose lei.
«Ella» ripeté lui. «A presto.»



Ciao a tutti!
Mi mancava scrivere sui Simple Plan, questa storia l'ho completata quasi due mesi fa, ma ho deciso di postarla solo ora. Si ispira ad una canzone, le cui parole saranno scritte all'inizio di ogni capitolo (quattro in totale), e che vi consiglio di leggere con attenzione in quanto la trama di tutta la storia è molto legata ad esse. Spero che vi piaccia! 
Jas
   
 
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