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Autore: _f r a n c y_    26/04/2015    3 recensioni
Al momento non ci sarà un "Oltre la neve-parte II". Vorrei provare a trasformare questa fanfic in un'originale e per farlo dovrò mettere tutto in discussione, dal primo capitolo. Grazie a chiunque mi abbia seguito fino a qui. Spero di ritrovarvi in un futuro non troppo lontano.
*Riassunti della storia all'inizio dei capp. 18 e 37*
Un'amazzone residente nelle Terre del Nord ed un ninja proveniente dalla Terra del Fuoco. Due mondi distanti e diversi che si scontrano inaspettatamente. Due persone che non si cercavano, ma che iniziano a rincorrersi, finendo per divenire indispensabili l'una per l'altra.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti ad un fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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(Tempesta di neve - II parte)





Le tre Amazzoni tornarono alla locanda poco dopo l'ora di pranzo. Avevano camminato controvento per quasi tutto il tragitto ed erano letteralmente stremate. La pelle dei loro volti pareva pronta a frantumarsi, come la crosta di un dolce lievitato rimasto troppo nel forno. Spogliatesi degli alter ego e varcata la soglia delle cucine, sperarono di ricevere una gradevole e rigenerante accoglienza. Invece, aperte le porte, vennero travolte dallo sconcerto delle altre Sorelle.
 - Avete saputo? -
 - Ayako non vi ha detto nulla stamattina? -
 - Non è possibile... Io non ci credo! -
Kaname fu lesta a reclamare il meritato silenzio.
 - Avete una vaga idea della mattinata che abbiamo avuto? Fuori si gela, sta per arrivare una tempesta. Non urlate, dannazione. -
Si lasciò cadere pesantemente sulla panca e appoggiò entrambi i gomiti al tavolo. Tutte le presenti la imitarono, senza osare spezzare per prime la quiete. Hitomi soffocò una risata: ritte come alberi, si mordicchiavano le labbra tamburellando con le dita sulle braccia, mentre attendevano impazienti di riavere la parola. Si offrì di aiutare Rin a cucinare qualcosa di caldo, ma quella le intimò di farsi servire come qualunque altra, una volta tanto.
Shiharu disaccavallò le gambe e le invertì. Miyu lanciava occhiate speranzose verso Kaname. Makino sospirava insofferente, quasi supplichevole.
 - Perché questo silenzio non mi sta rilassando per niente? - constatò Kaname, rovesciando la fronte sulla larga mano.
 - Andiamo, falle parlare. - ridacchiò Hitomi al suo fianco, - Stanno impazzendo. -
 - E va bene.... -
Le altre Amazzoni si sporsero su tavolo, le bocche già aperte. Come uccellini in attesa di essere imboccati.
 - ... Ma! - si affrettò ad aggiungere la mora, - Una alla volta. Cominciando dalla più anziana. -
Un coro di lamenti si sparse per la stanza, mentre Miyu riprese a spiegare.
 - Sorella Sango... se n'è andata. Questa notte, dopo aver lasciato i festeggiamenti. -
Il buonumore morì sulle labbra di Hitomi. Kaname si raddrizzò, di nuovo sveglia. Accanto a lei, Tenten si appellò alle sue più recondite doti di attrice per fingere stupore.
 - Ce lo ha detto Sorella Ayako questa mattina. - proseguì Akane, un'altra delle maggiori, - Non era nel suo letto. Anzi, sembra non vi abbia neppure dormito. -
Shiharu scosse la testa, le ciocche bionde che oscillavano come seta. Violando l'ordine, si intromise nella discussione:
 - Perché avrebbe dovuto andarsene? Non ha portato niente con sé: né cibo né abiti di scorta. Nemmeno la sua spada. -
 - Che-Che cosa vorresti dire? - balbettò Hitomi.
 - E' stata rapita. -
Il caos esplose nuovamente.
 - Stai insinuando che Sorella Ayako ci avrebbe mentito? Ti rendi conto di quello che stai dicendo, almeno? - la accusò Miyu.
 - E chi l'avrebbe mai potuta rapire? - domandò Hitomi alla sua aiutante, mentre serviva loro piatti di zuppa fumante.
 - Gli Hyuga, forse. Chi altri sarebbe in grado di infiltrarsi nella locanda, se non un ninja? -
 - Questo è impossibile. - intervenne Tenten risoluta, - Ci stavano aspettando da giorni vicino alla Grotta Alta. Non avrebbero avuto motivo di prendere ostaggi. -
 - Da quando ti fidi degli Uomini? - le chiese Girin a bruciapelo. Sedeva di fronte a lei e soltanto allora Tenten si rese conto che aveva continuato a fissarla da quando aveva messo piede nelle cucine.
 - Girin, è tua Sorella maggiore. - la riprese Kaname, - Dovresti portarle più rispetto. -
 - I ninja hanno un codice d'onore, Girin. Non sono delinquenti di bassa lega. -
 - Oh, e tu conosci bene i ninja, non è così? -
Kaname la rimproverò di nuovo, ma ormai la stanza sembrava il Mercato della Valle e la sua esclamazione si dissipò nella confusione generale.
Tenten studiò con cautela le iridi magnetiche della rossa. Un brivido le percorse la schiena. Girin si alterava raramente e, quando lo faceva, era certa al cento per cento della veridicità delle proprie dichiarazioni.
 - Sorella Kaname, lei ci ha ... -
 - Silenzio! -
La voce acuta di Sonoko restituì le cucine alla pace. La Fedelissima squadrò le tre Amazzoni tornate dalla missione. Kaname fece per alzarsi e informarla di aver già fatto rapporto. Quando però lo sguardo affilato si fermò su Tenten, sospettò non si trattasse di una banale coincidenza.
 - Sorella Tenten, la Madre desidera parlarti. Subito. -
 - Sorella Sonoko, - osò obiettare Rin, e tutte trattennero il respiro, - Non potrebbe finire il suo pranzo, prima? Ha camminato per ore nel vento gelido e... -
Gli occhi della Fedelissima trapassarono la cuoca come lame di zaffiro e la sospinsero a farsi da parte.
Tenten si levò dal tavolo lentamente, con compostezza. Lo sguardo di tutte era su di lei, bruciava sulla sua pelle. Pungeva di curiosità, come quando, in quella medesima stanza, lei aveva decantato il suo primo, tagliente dialogo con il ninja.
Questa volta, però, Tenten si rivolse solamente ad una di loro.
 - Grazie per il pranzo, Sorella Rin. -
Uscì a testa alta, attraverso lo spazio lasciatole dalla Fedelissima, che richiuse le porte alle loro spalle.
Le Amazzoni si guardarono l'un l'altra, nella vana speranza di leggere una risposta sui visi delle altre.
Shiharu si concentrò su Girin e nessun'altra. Non aveva idea di cosa avesse confidato a Sorella Ayako quella mattina, mentre era in preda al panico. Era sicura, tuttavia, che fosse quella la verità che tutte stavano cercando.
 - Ho agito nell'unico modo giusto. Anche tu lo avresti fatto. - la anticipò la rossa.
 - Vuoi spiegarmi cos'è successo? -
Tutte le Amazzoni seguirono lo sguardo di Shiharu.
Fu però un'altra a parlare.
 - Era un addio... - mormorò Makino, tremante. Si voltò verso Rin, che non fu in grado di contraddirla né di confortarla. Portò semplicemente una mano sopra la bocca carnosa. - Quando ti ha ringraziata, Sorella, in realtà stava dando un addio a tutte noi. -



Tenten seguì la Fedelissima al piano inferiore. Non tradì affatto l'apprensione causatale da quella convocazione improvvisa: non avrebbe mai dato una simile soddisfazione a Sonoko.
Continuava a ripensare alle insinuazioni di Girin. Non era possibile che sapesse di Neji, del fatto che lui aveva scoperto il segreto delle Amazzoni. Più probabilmente, la sera precedente l'aveva udita mentre raccomandava a Sango di dargli un'occhiata e ciò aveva alimentato i più frivoli pettegolezzi riguardo il rapporto tra lei e il ninja. Un atteggiamento immaturo, ma dopotutto la vita nelle Terre del Nord poteva essere molto noiosa.
Come sempre, quando Tenten entrò nell'ufficio della Madre dovette abituare la vista alla semioscurità della stanza. Le pareti ombrose e le rade candele creavano un ambiente protetto, una tana in cui ripararsi dal male del mondo. Queste erano le sensazioni in cui lei si era sempre crogiolata, dopo aver superato l'iniziale fastidio. Quella volta, però, il compimento del passaggio non curò il disagio di Tenten. Nessun calore le venne trasmesso dallo spazio e dalle persone che la circondavano.
Sonoko si era portata accanto ad Ayako, anch'ella presente. Le mani giunte davanti al corpo, la fissavano entrambe con ripugnanza. La Madre sedeva alla scrivania in legno d'ebano. La scrutava con un'espressione disegnata da troppe emozioni perché le cupe candele potessero aiutare ad interpretarla. Non lasciava trapelare un giudizio su Tenten, non ancora.
La componente istintiva di Tenten, l'unica che potesse guidarla, le pompò nel sangue un'ustionante reazione di paura.
 - Lo Hyuga? - chiese infine la Madre.
 - Lo... lo Hyuga? - balbettò Tenten, - Lo abbiamo consegnato ai suoi parenti. Sorella Kaname non ve lo ha detto nel suo rapporto? -
 - Lo avete consegnato vivo? A noi puoi dire la verità, Tenten. -
La Madre sembrava sospesa. Il suo respiro successivo sarebbe dipeso dalla riposta di Tenten.
Lei esitò. Le labbra schiuse, gli occhi vacillanti sotto quelli di ametista. La Madre si sporse impercettibilmente in avanti, le mani intrecciate davanti alla bocca. Implorante, come mai nessuno l'aveva vista.
Che cosa le stava chiedendo veramente?
 - Lo abbiamo drogato, come da procedura. -
Le Fedelissime fremettero, pronte ad agire, ma la Madre alzò una mano.
 - Figliola, parla liberamente. Hai forse nascosto alle tue compagne di missione di averlo avvelenato ed ucciso? -
 - No, vi giuro. Abbiamo consegnato il ninja mentre era sotto l'effetto di sedativi. E' stata sufficiente la dose di questa mattina, durante la colazione. -
La Madre inspirò profondamente. Rifletté alcuni secondi, poi proseguì.
 - Tenten, sono state sollevate accuse molto pesanti contro di te. Io ripongo fiducia nella Sorella che le ha avanzate, nella sua capacità di giudizio quanto nella sua sincerità. Ripongo parimenti fiducia in di te, tuttavia. Deve esserci stato un fraintendimento, dunque. Un equivoco determinato da circostanze fuorvianti. -
La sua voce era calma. Tenten ebbe l'impressione che stesse cercando di convincersi delle proprie parole.
La Madre la fissò dritta negli occhi, abbattendo ogni sua possibile difesa ed arrivando a toccare la sua anima.
 - L'Uomo che ha dormito nella tua stanza per undici notti ha scoperto il nostro segreto? -
Una serie interminabile di scariche elettriche percorse il corpo di Tenten. Lungo la sua pelle, poro dopo poro.
Non ebbe modo di controllarle, non ebbe modo di celarne gli effetti.
Furono quei due secondi a tradirla.
Tenten osservò il volto della Madre mutare e deformarsi: sorpresa, incredulità, delusione e infine dolore. Un dolore che solo una ferita aperta nello sterno poteva causare.
 - Non è come pensate... -
Ma le Fedelissime la interruppero.
 - Non fingere, Tenten. - sibilò Sonoko, - "Non lo rivelerò a nessuno. Lo giuro sulla mia famiglia". -
 - "Sono un uomo di parola." - proseguì Ayako, - Riconosci queste frasi? -
Il vento non poteva raggiungere quella stanza sotterranea. Lo si udiva appena fischiare, oltre le pareti. Eppure Tenten si sentì in balia dei suoi schiaffi, sballottata da un angolo all'altro dello studio.
Doveva essere un incubo, non poteva essere reale. Un incubo iniziato la sera precedente, in camera di Sango. Voleva ridestarsi, voleva scuotere le proprie membra, quelle autentiche, e indursi un risveglio violento. Perché non riusciva?
Comprese di trovarsi tuttavia nel mondo reale quando scorse le prime lacrime fuggire al controllo della Madre. Nemmeno nelle sue fantasie più spericolate avrebbe mai immaginato che una donna tanto forte potesse piangere.
 - Come hai potuto? Come hai potuto fare questo a noi, la tua Famiglia? Come hai potuto farlo a me? -
Ogni sillaba era un laccio di spine che si stringeva intorno al cuore di Tenten.
 - Ti ho accolta quando il mondo esterno ti ha rifiutata, ti ho insegnato tutto quello che so. Sei stata l'allieva più promettente che abbia mai avuto... -
 - Madre... - gemette Tenten, assaporando un calore salato sulla punta della lingua, - Lui manterrà il segreto. Credetemi, non ci tradirà. -
Tre paia d'occhi la fissarono spalancati. Occhi di rapaci notturni. La Madre portò una mano tremante alla bocca.
 - "Tradirci"? Tu... lo consideri uno di noi? -
 - Proprio tu, Tenten. - sputò Sonoko, - Ti sei lasciata sedurre da un Uomo. Sgualdrina. -
 - Come temevo, questa missione ha solo aumentato il tuo ego smisurato. - le fece eco l'altra, - Ora metti in discussione le regole date dalla Madre in persona. -
 - Non è così! Lui è divers... -
Lo schiaffo della Madre si schiantò contro la sua guancia tanto violentemente da farla arretrare.
 - Tu per me eri veramente come una... -
Serrò il pugno e lo premette contro le labbra, maledicendosi per la propria ingenuità.
 - Rinchiudetela. Che nessuno la tocchi, che nessuno le parli. Privatela delle sue armi e fate stracci dei vestiti che ha nell'armadio. Nessuno dovrà avere contatto con la Traditrice e con i suoi effetti. -
Di nuovo, Tenten cercò di avvicinarsi a lei per spiegarsi, ma questa volta Sonoko e Ayako intervennero. Una fitta acuta alla nuca e poi Tenten perse i sensi.    
Le Fedelissime erano già sulla soglia quando la Madre le richiamò.
 - Avete avuto notizie su Sango? Qualcuna delle Amazzoni sa cosa sia successo? -
 - Nessuna, Madre. Temo che sia inutile ormai cercare ulteriori spiegazioni. Non possiamo aggrapparci ad un'illusione, ci farebbe soltanto del male. -
 - Sango è partita. Non c'erano segni di lotta nella sua camera. Né la porta né la finestra sono state forzate. Se n'è andata di sua spontanea volontà. -
La Madre assentì. Si voltò, l'equilibrio instabile. Si appoggiò al bordo della scrivania.
 - Perché...? Prima Sango, adesso Tenten... Perché le mie figlie si allontanano da me? Perché non sono felici? -
Sonoko e Ayako percepirono la sua sofferenza. Le mandibole serrate, si ordinarono di non lasciarsi trasportare dall'empatia. In quel momento, dovevano essere forti per lei e sostenerla.
Loro tre erano un unico essere, le fondamenta di quella locanda. L'avevano costruita col proprio sudore, pietra dopo pietra, tronco dopo tronco, quasi trent'anni prima. Il legame che le univa andava oltre la semplice amicizia, oltre la condivisione di un ideale, oltre la sorellanza. Era più della semplice somma di questi elementi. Era una promessa per la vita, un impegno a cui votarsi fino alla morte.
 - Non meritavano di appartenere a questa Famiglia, Madre. Non erano all'altezza di realizzare il nostro progetto. -
 - Noi non vi abbandoneremo mai. Proteggeremo sempre le Amazzoni, tanto dalle minacce esterne quanto da quelle interne. -
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Ebbene sì, la Madre non aveva affatto orchestrato l'attentato a Sango. Spero si capisca che le Fedelissime abbiano agito così nel suo bene, non per sopraffarla o simili. Vogliono proteggere il sogno che hanno avviato insieme, con qualsiasi mezzo.
Chiedo immensamente scusa per il ritardo. Ricordate quando vi avevo accennato ad una situazione sentimentale complessa? Ecco, è finita. Gennaio e febbraio sono stati mesi orribili. Col senno di poi, non avere quella persona accanto a me è solo un bene, tutto di guadagnato. Ma all'inizio è stata davvero dura.
Complice, inoltre, un trimestre intenso e pieno di scadenze, non ho mai avuto non solo la testa ma nemmeno il tempo materiale per scrivere.
Vorrei dire che la vostra attesa è stata ripagata da questo doppio aggiornamento, ma forse non è stato così. Per qualsiasi errore o incomprensione, non esitate a scrivermi. Ditemi tutto. E' stato un capitolo molto complesso da scrivere, in effetti.

Risponderò alle vostre recensioni appena possibile. Intanto vi ringrazio dal profondo del cuore: sono sempre più belle, sempre più sentite. Rasento le lacrime ogni volta che ne leggo una. Grazie davvero. Per la vostra pazienza, per la vostra cortesia, per le parole magnifiche che scrivete. Spero di esserne all'altezza :)

A presto,

Francy
  
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