Who waits forever anyway?

There's no chance for us
It's all decided for us
This world has only one sweet moment set aside for us

Queen - Who Wants to Live Forever?

*

La corteccia ruvida dell'albero gli si conficca nella schiena.

Serra le labbra e stringe maggiormente gli occhi. Bruciano. Le lacrime gli pizzicano le guance bollenti, e la mani continuano a tremare incontrollabilmente.

Ha le dita sudate. Scivolano fastidiosamente sul manico della katana, gli impediscono di serrarvi la presa sopra.

Uno basso ringhio frustrato gli sfugge di bocca.

Il sangue vischioso gli imbratta il ventre e gli abiti. Gli cola pigramente sulle gambe, in rivoli scomposti dal profumo strano.

La lama gli perfora le carni, le squarcia. Gli penetra nel ventre e lo stralcia a brandelli. Ha la sensazione che il metallo sia incadescente.

Le scariche di dolore lo attraversano impietosamente, senza dargli tregua, massacrandogli i muscoli.

Tenta disperatamente di concentrarsi, impedirsi qualsiasi movimento brusco: non vuole contorcersi a terra in preda a quei feroci, impietosi spasmi. Non è cosa per lui, o almeno, gli piace pensarlo.

Le gambe cedono rapidamente sotto il suo peso. Le ginocchia si piegano, incapaci di sostenerlo, lasciandolo crollare a terra.

Anche l'arma finisce sul prato insaguinato.

Prima che possa rendersene conto il suo profilo esangue è abbandonato sull'erba scarlatta.

Ne respira a fondo l'odore e spera con tutto se stesso di poter dimenticare il profumo di quei ciliegi in fiore.

Lascia che il sollievo lo invada lentamente non appena realizza che il respiro gli si è fatto più flebile ed impercettibile.

Tiene gli occhi chiusi. Tra poco, pensa, tra poco tutto quel dolore scomparirà.
Non quello rassicurante del sangue, no, quello non gli dà alcun fastidio, perché può sopportarlo. Può sopportarlo.

La ferita più profonda che ha è anche l'unica che non è mai riuscito a vedere. Sa che non ci riuscirà mai, sa che non smetterà mai di fargli male, sa che continuerà a bruciare ogni dannato giorno della sua vita.

Il pensiero dei ciliegi acuisce soltanto il dolore, scatena la sua rabbia.

Gli eroi sopportano qualsiasi cosa. Perché gli eroi sono persone migliori. Gli eroi ti rendono una persona migliore.

Stronzate, pensa. Solo stronzate.

Non vuole essere un eroe, non se il prezzo da pagare è così alto.
Perché l'ha capito così tardi?

Giace riverso sul prato immerso nell'apatia del pomeriggio. Non un alito di vento arriva a dargli sollievo.

I polmoni prendono a bruciare furiosamente, togliendogli il respiro.

Finalmente.

*

Si rimette in piedi, barcollando leggermente. L'odore del sangue lo rende ubriaco.

Più ubriaco del solito, almeno.

Scende a toccarsi il ventre piatto e liscio. Nessuna cicatrice. Non un segno della pena che ha voluto infliggersi. Soltanto la pelle chiara e un po' abbronzata di un inglese che non è abituato al sole dei paesi esotici.

Sputa a terra, biascicando un'imprecazione che sa di disperazione.

Vuole che siano in grado di vederla, quella cicatrice.

Deve solo aspettare, pensa.

Prima o poi si sarebbe scordato il profumo dei ciliegi, il viso di Yaeko, e i consigli della Carpa.

Fino a quel momento, però, tenterà ancora di sistemare le cose a modo suo.

E' la quarta volta, oggi, che Takezo Kensei tenta di togliersi la vita.