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Autore: Dedenputtis    26/04/2015    4 recensioni
Questa storia è ambientata in un ipotetico periodo posteriore a DB-GT. Re Pilaf, per la seconda volta, viene in possesso delle sfere del drago. Questa volta hanno delle stellette blu ed esprime erroneamente il desiderio di far tornare Goku bambino. Solo che, questa volta, con lui c'è anche Vegeta. I due tornano immediatamente ad essere piccoli sayan, con tanto di coda che gli garantisce la possibilità di diventare ssj4 solo in alcune 'occasioni'. Solo che la trasformazione può durare, ogni volta solo per due ore, dopodiché i due tornano piccoli e non ricordano cosa succeda loro quando sono adulti.
Buona lettura!
PS: I fatti raccontati NON sono frutto dell'invenzione dell'autore.
ATTENZIONE: lettura sconsigliata a tutti coloro che desiderano sapere come sarebbe la loro vita con un bambino in età prescolare...
Io vi ho avvisato.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku, Pan, Trunks, Vegeta | Coppie: Pan/Trunks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel tardo pomeriggio di quella lunghissima giornata, i quattro sayan avevano programmato di ripartire, ma il governatore, Beet, insistette che si fermassero fino al giorno successivo, per potersi riposare, ricaricare le batterie della navicella e godere della festa che, quella stessa sera, lui avrebbe indetto in loro onore, per ringraziarli di aver salvato il pianeta e, ovviamente, di averlo fatto tornare in vita.
Gli ospiti accettarono senza nemmeno pensarci troppo, dato che erano tutti stranamente attratti da quel lontano pianeta, sul quale si sentivano come…come…a casa.
Beet organizzò una festa degna del migliore re che si fosse mai visto, comprensiva di banchetto, balli, spettacoli con dei giocolieri eccezionali, considerando che, in due, potevano vantare la bellezza di sedici braccia. E poi musiche e tante altre sorprese che, ai quattro sayan seduti al tavolo d’onore, non poterono fare altro che piacere. Il governatore fece addirittura venire un mago, da una regione a sud del pianeta, per intrattenere i due bambini che non gli tolsero gli occhi di dosso, neppure per un momento, tanto il prestigiatore fosse bravo a far sparire e ricomparire vari oggetti.
Quando ormai, a tarda serata, i sayan furono accompagnati nei loro alloggi, Pan, Trunks e tutti i piccoli abitanti del pianeta erano così stanchi che a fatica si reggevano in piedi. Al termine della festa, solo Goku e Vegeta sembravano come ‘drogati’ dall’eccitazione della bella serata che avevano trascorso.
 
Non appena Trunks appoggiò la testa sul cuscino guardò negli occhi la sua amata e le sussurrò:
“Sei felice, principessa?”
“Avremo un bambino, Trunks…Come potrei non esserlo? Tu lo sei?” chiese lei di rimando regalandogli un dolcissimo sorriso.
“Sì, immensamente. ‘Notte piccola” concluse il ragazzo vedendo gli occhi di Pan chiudersi cedendo alla stanchezza.
“’Notte, Trunks e grazie…per ciò che mi hai dato” riuscì a rispondere lei prima di abbandonarsi ad un sonno profondo.
Mentre anche Trunks chiudeva gli occhi beandosi della visione della madre del suo futuro figlio, i due piccoli sayan stavano entrando nella loro stanza. Si voltarono verso Beet, che li aveva personalmente accompagnati e gli dissero all’unanimità:
“Eizarg Beet, anoub etton e a inamod!”
“Anoub etton a iov, etaf ingos d’oro” rispose l’esserino chiudendo la porta della loro camera.
 
Nemmeno dieci secondi più tardi, i due erano a saltare sul letto come dei pazzi, tenendosi per mano e girando in tondo, come avevano fatto sul letto di Pan e Trunks, non appena saliti sulla navicella.
“Sì, ma non farmi ridere, questa volta, Vegeta! Che se faccio la pipì è un disastro!” si lasciò sfuggire Goku tra una risata e l’altra.
“Vai a farla se ti scappa, Kaaroth. Mica te lo devo dire io che puoi andare al bagno, ti pare?”
“Sì, è meglio che vada” rispose il bambino correndo verso l’enorme bagno presente nella camera da letto.
Non passò neppure mezzo minuto da che Goku era entrato nella toilette, che subito si mise a gridare:
“Vegeta! Vegeta! Vieni a vedere che vasca da bagno enorme! Ci si può tuffare, se la riempiamo d’acqua!”
Il principe si precipitò nel locale dove lo stava aspettando l’amichetto e, appena vide la vasca esclamò un:
“UAU! Riempiamola, forza!”
“Sì, ma niente schiuma ‘sta volta, va bene, Vegeta?”
“Già, meglio di no…”
Dieci minuti dopo i due erano immersi fino al collo nell’acqua moderatamente calda della vasca. Appoggiando la testolina al bordo, Goku, per sbaglio, premette un pulsante e, dal fondo della vasca, iniziarono a salire bolle che cominciarono a solleticare i piedini e il resto del corpo dei due piccoli sayan.
“Kaaroth, cos’hai combinato? Cosa sono queste bolle?” chiese Vegeta rimettendosi in piedi.
“Non looo sooo, ma soooono troooppo belleeee!” rispose il bambino sprofondandosi ancora di più nella vasca per godersi lo sconosciuto idromassaggio su tutta la superficie del corpo. Poi, guardando Vegeta titubante, gli disse:
“Vegeta, siediti, guarda che sono fortissime queste bolle, sono mooolto addormentanti!”
“Addormentanti? Ma come parli? Non penserai mica di dormire qui nell’acqua, vero? Domattina ti vengono le mani come le rane! Hai visto che megaletto che c’è di là?” chiese il bambino rimettendosi seduto, ma rimanendo comunque sul chi va là.
“Nooo, certo che nooo…dopo esco…esco…” rispose Goku con un tono di voce misto tra uno stato di trans e un tasso alcolico decisamente troppo elevato, anche per un adulto.
Vegeta lo lasciò rilassare per qualche minuto, cercando di tranquillizzarsi anche lui e mettendosi ‘comodo’ nella stessa posizione del suo amichetto, con la testa appoggiata al bordo della vasca e il corpo tenuto a galla dalle bolle, che scoppiettavano sulla superficie dell’acqua.
Quando le bolle terminarono automaticamente, Goku si voltò per riattivare quello che per lui era il paradiso dei massaggi, ma Vegeta lo bloccò:
“No, aspetta, Kaaroth. Non mi va più, voglio uscire. Vado a letto. Rimani pure, se vuoi…l’acqua calda e queste bolle mi hanno stancato molto” disse uscendo dalla vasca.
“Ok, vengo anch’io…facciamo la gara a chi lava prima i dentini?” rispose Goku alzandosi a sua volta.
“Vinci tu di sicuro, dopo che stamattina ti ho preso a pugni te ne sono rimasti ben pochi da lavare…” gli disse Vegeta asciugandosi e annodandosi poi l’asciugamano in vita.
“Giàààààà…è vero!! Ma allora viene ancora il topolino! Eh, Vegeta, che dici?” chiese Goku prendendo un asciugamano e imitando l’amichetto.
“Non credo, i denti non li hai messi sotto il cuscino. Al massimo passerà dall’astronave e, non trovandoti, passerà un’altra sera…Niente dentino, niente soldino…” sentenziò secco Vegeta come se stesse pronunciando una delle più profonde verità.
“Certo che mi hai fatto male stamattina, Vegeta. C’era bisogno di prendermi a pugni in quel modo?” chiese il sayan più piccolo massaggiandosi la guancia, come se gli facesse ancora male.
“Mi hai offeso. Hai detto che volevo la coda perché volevo distruggere tutto. Non hai pensato che la rivolevo perché mi fa sentire un vero sayan?”
Goku a quella domanda abbassò lo sguardo e, pochi istanti dopo, iniziò a tirare su il naso e a singhiozzare come un vero moccioso.
“Che hai Kaaroth? Volevi fare ancora le bolle?” chiese Vegeta stupito dall’improvviso cambio di umore del suo piccolo amico.
“No…uh uh…è che…che…uh…oggi ho capito uh uh…io non sono un vero sayan…uh uh…come te…uh uh” rispose Goku piagnucolando.
“Ma cosa stai dicendo, Kaaroth?” chiese Vegeta basito.
“Due compiti…due compiti mi sono stati assegnati, nella vita. Uno era andare sulla Terra e distruggerla, l’altro era salvare Beet, oggi. Nemmeno tu mi hai voluto assegnare il compito di uccidere i vermoni, perché eri sicuro che non avrei avuto il cuore per farlo. Sono un vero fallimento. La Terra è ancora dove è sempre stata e Beet…è morto. Sono…sono…uno sbaglio della natura…UAAAA” concluse scoppiando a piangere come un disperato.
“KAAROTH!” gridò Vegeta per farlo tornare in sé. Appena il bambino rialzò lo sguardo tristissimo, il piccolo principe potè continuare: “Spero tu stia scherzando! Ciò che hai detto è una vera e propria sciocchezza! Ma non vedi che razza di sayan sei? È vero, mio padre ti aveva mandato sulla Terra per distruggerla, ma per fortuna e dico, per fortuna, tu hai pestato quella zucca vuota che ti ritrovi e hai fatto di quel pianeta la tua nuova casa, la NOSTRA nuova casa. La Terra potrebbe tranquillamente essere una colonia del pianeta Vegeta e a me la cosa non dispiace affatto. Anni fa c’eri solo tu, ora siamo tanti e ce ne saranno sempre di più e tutto questo, solo grazie a te. Sono sicuro che mio padre non sarebbe affatto deluso, vedendo come viviamo noi sayan, ora, sulla Terra. Per quanto mi riguarda, poi…non mi sembra che Beet sia morto e in più oggi mi hai dimostrato di saperti ‘vendicare’. Solo un vero sayan lo avrebbe fatto. Quindi, per favore, ora smettila di frignare come una femminuccia, altrimenti mi fai pentire di averti fatto tutto questo bel discorso, hai capito, zucca vuota?”
Niente, nessun cenno a voler chiudere quei dannati rubinetti che dagli occhi neri e profondi di Goku, continuavano a far scendere quegli enormi lacrimoni che ora gli rigavano le guance, come fiumi in piena.
“Eddai, Kaaroth! Ma non ti vergogni? Pensaci un attimo scusa, quale essere umano impara il sayan in meno di mezz’ora e desidera avere una coda da scimmia?” insistette Vegeta per tirargli su il morale.
“E quale sayan trasgredisce per ben due volte gli ordini che gli vengono impartiti dal proprio re?” chiese Goku smettendo improvvisamente di piangere e con un tono di voce severissimo, che non era da lui.
“Ma piantala, Kaaroth! Ti ho detto che va tutto bene, mio padre ed io…beh…ti saremo sempre e solo debitori. E guarda che questo è un ringraziamento e non ho la minima intenzione di ripeterlo e lo negherò all’infinito, davanti a chiunque tu voglia farmelo ricordare. Hai capito, zucca vuota?” concluse Vegeta strofinandogli un pugno sui capelli arruffati e ancora bagnati.
Dopo qualche istante di silenzio in cui Goku sembrò elaborare un pensiero più grande di quello che il suo cervello si potesse permettere, l’unica cosa che riuscì a dire fu:
“Vegeta?”
“Sì, Kaaroth?”
“Ma se sono una zucca vuota, com’è possibile che ho imparato il sayan in meno di mezz’ora?” chiese alla fine con tono veramente ironico.
“Ah, Kaaroth, si vede che la tua testa è così vuota che la puoi riempire velocemente con qualsiasi nozione. Sei come…come una spugna…secca…Assorbi velocemente qualsiasi liquido con cui entri in contatto, no?” spiegò Vegeta per prenderlo un po’ in giro.
“Vegeta…io ho sonno”
“Anch’io, Kaaroth. Forza, laviamoci i denti e andiamo a dormire, che domani ci aspetta un lungo viaggio” concluse il principe mettendo il dentifricio sul suo spazzolino e su quello dell’amichetto.
“Grazie, Vegeta” concluse Goku.
“Di niente, Kaaroth. Un principe deve saper parlare ai propri uomini, no?” gli disse Vegeta con tono amorevole, ma saccente.
“Ma che hai capito, grazie per il dentifricio!” replicò Goku per prenderlo in giro.
Dieci minuti dopo, i due dormivano uno a fianco a l’altro nel grande letto che Beet gli aveva messo a disposizione, come i bambini che ancora per poco sarebbero stati. Dormivano beatamente, ad una certa distanza l’uno dall’altro e dandosi le spalle, come se nessuno dei due volesse dare fastidio all’altro, ma con le code dolcemente e teneramente legate, dalla loro profondissima amicizia.
 
Il mattino seguente si alzarono tutti relativamente tardi. Nessuno sembrava avere alcuna fretta di partire e tutti fecero tutto con molta, molta calma. Dopo un’abbondantissima colazione, salutarono con mille ringraziamenti Beet per la sua ospitalità e, con un’infinita tristezza nel cuore, salirono a bordo della navicella e abbandonarono il pianeta, con la promessa di tornare molto presto a far visita a quel pianeta, che tutti, oramai, consideravano come una seconda casa.
I quattro sayan passarono l’intera giornata senza scambiarsi nemmeno una parola e, mentre Trunks e Pan rimasero ai comandi dell’astronave con l’idea che pilotare il velivolo manualmente, li avrebbe distratti dai mille pensieri che affollavano le loro menti, Goku e Vegeta si chiusero in camera, presi dai mille ricordi che il pianeta Vegeta 3 gli aveva lasciato nel cuore. I due bambini si misero a disegnare, in silenzio, scambiandosi solo qualche richiesta del tipo:
“Mi passeresti il viola…”
Oppure:
“Mi passi il temperino, per favore?”
Ma niente di più. Quando finirono di colorare anche il più piccolo particolare del loro preziosissimo capolavoro, Goku prese il suo foglio e, con una spontaneità che solo un bambino di cinque anni può avere, chiese al suo amichetto, che era sdraiato sul pavimento a pancia in giù, a fianco a lui:
“Ti piace, Vegeta? Eh? Guarda, ti ho fatto a te che parli con Shenron. Ti piace?”
“Kaaroth, non si dice ‘ti ho fatto a te’…comunque quello non mi assomiglia per niente, guarda, mi hai fatto tutto blu…” rispose l’amichetto buttando uno sguardo velocissimo al disegno che gli era stato praticamente messo sotto al naso, prima di scansarlo in malomodo.
“Ma Vegeta, quello è il drago, tu sei questo, vedi?” rispose Goku indicando la piccola figura stilizzata del principe, disegnata nell’angolino, in basso a destra del foglio.
“Kaaroth, se mi avessi disegnato ancora più piccolo, mi ci voleva la lente ingranditora per vedermi…Guarda il mio che bello… Questo è Beet, questi siamo noi alla festa e questo è il mago che taglia a metà Pan…Chissà poi come ha fatto…a rincollarla assieme…Chissà se ha rincollato anche il bambino nella pancia di Pan…” disse il bambino sovrappensiero.
“Bello! Il tuo disegno è bellissimo, Vegeta! Me lo regali? Io ti regalo il mio, eh? Facciamo scambio?” propose Goku entusiasta.
“Sì, tieni”
Vegeta prese il disegno dalle mani dell’amico, porgendogli il suo. Poi si alzò e, senza dire nulla, uscì dalla camera. Tornò qualche minuto dopo con un piccolo rotolino di nastro adesivo in mano, assieme a delle forbicine dalla punta arrotondata. Staccò quattro pezzettini di nastro trasparente e li mise ai quattro angoli del disegno di Goku. Poi salì sul suo letto e attaccò il disegno sulla parete a fianco al suo cuscino.
“Anche io lo voglio attaccare!” esclamò Goku prendendo il nastro e le forbicine per imitare l’amico.
Una volta terminata la difficile impresa, visto che i tentativi di attaccare dritti i due fogli furono per entrambi un numero spropositato, i due si misero a guardare i loro capolavori e, solo dopo molti minuti di totale ammirazione, Goku ruppe il silenzio e disse:
“Vegeta…io ho fame”
“Anch’io, andiamo a vedere cosa fanno quei due…scommetto che si stanno sbaciucchiando come al solito…” rispose il piccolo principe con fare malizioso.
Le loro aspettative furono completamente smentite quando, entrando nella sala comandi, trovarono Pan e Trunks nella stessa identica posizione in cui li avevano lasciati, qualche ora prima, solo che ora conversavano del più e del meno, principalmente su dove comprare casa, una volta tornati sulla Terra.
“Hey, voi due…di che state confabulando? Noi abbiamo fame” disse loro seccamente Vegeta avvicinandosi alle poltrone di comando.
“Oh, ma sì, certo! Anche io ho una gran fame. Beet è stato così gentile da rifornirci di una gran quantità di cibo e di piatti già pronti…Vado a preparare. Preferite qualcosa in particolare?” chiese Pan alzandosi.
“C’è la pasta alle barbabietole?” chiese Goku leccandosi le labbra.
“Ancora? Ma non ne avete già mangiata abbastanza? E poi spiegatemi come mai, pur essendo un ortaggio, la barbabietola ve la mangiate e, in più, vorrei anche capire perchè Beet non è un nome sayan offensivo, come Tomato?” intervenne Trunks girandosi e alzando un sopracciglio perplesso, guardando il suo piccolo padre che era in piedi dietro di lui.
“Uffaaa…ma che domande fai, Trunks? La barbabietola È la verdura sotto cui si trovano i bambini? E allora? Beet è un nome nobile, altro che Tomato. Se tua madre avesse fatto scegliere a me, il tuo, anziché darti il nome assurdo che hai, a quest’ora ti chiameresti Beet. Altro che Trunks. E tua sorella…beh…
“NO! Non dirlo…non lo voglio sapere…già questa storia del nome nobile è difficile da digerire…in più…mi dispiace dovertelo dire, ma i bambini non si trovano sotto le barbabietole” lo interruppe il ragazzo senza riflettere sul fatto che, di lì a poco, sarebbe partita la tradizionale raffica-domande-bimbo sulla reale provenienza dei bambini.
“Beh, questo oramai lo abbiamo capito anche io e Kaaroth, visto che Pan ha un bambino nella pancia. Sicuro che le è venuto perché ha mangiato troppa pasta alle barbabietole” rispose Vegeta come se fosse la cosa più elementare dell’universo, oltre che l’unica spiegazione possibile, per un bambino di sei anni.
“Eheh – rise nervosamente Trunks – già…infatti…dev’essere proprio così…vero, Pan?”
“Eheh…Vero…eheh…ehm…andiamo a mangiare?” chiese timidamente Pan cercando di fuggire verso la cucina. La ragazza, però, venne intercettata dalla mano fulminea di Vegeta che la prese per un polso e le disse:
“Non così in fretta, Panny…Avrò sei anni, ma non sono stupido. Ti sarai anche mangiata il piatto di barbabietole col bambino dentro, ma dimmi un po’, furbetta, Trunks cosa c’entra in tutto questo?”
“Papà, senti, non voglio deludere le tue conoscenze tecniche e prettamente sayan…su come…ehm…un bambino si trovi ora nella pancia di Pan, ma fidati, ti prego, se ti dico che è stata…ehm…diciamo così…indispensabile…la mia presenza, perché questo bambino sia ora nella sua pancia…e ti posso anche assicurare che le barbabietole…ecco…benché Beet sia un bellissimo nome, non c’entrano proprio nulla con la nascita dei bambini…capisci?” intervenne timidamente Trunks mantenendo un tono di voce pacatissimo, in modo da non far arrabbiare suo padre.
“Ah, sì? E sentiamo, genialoide, perché sarebbe così ‘indispensabile’ la tua presenza? Ce lo hai messo tu il bambino nella sua pancia?”
“Mamamamama, Papà! Ma cosa ti interessa saperlo? Fra qualche giorno sarai tornato ad essere adulto, no? È ovvio che tu lo sappia già come nascono i bambini, perché vuoi che te lo spieghi io, scusa?” disse Trunks imbarazzatissimo.
“Stacchi un tuo pezzo e lo fai mangiare a Pan con le barbabietole e poi diventa un bambino nella sua pancia, come fa Majin Bu?” chiese Goku che, nel frattempo, tutta la storia aveva iniziato a interessare parecchio.   
“NOO! Ma, ma che SCHIFO!” ribattè Trunks assumendo una faccia disgustata.
“Hai fatto un uovo come Al Satan e Pan lo ha mangiato…assieme alle barbabietole?” insistette il piccolo continuando a sparare ipotesi a caso, ricordandosi però di ciò che aveva appreso all’asilo infernale..
“Gokuuuu! Basta! Non ho fatto nessun uovo e non oso nemmeno immaginare cosa possa elaborare la tua mente paragonandomi a Cell! Ho detto che voi, da adulti, lo sapete perfettamente come nascono i bambini. Scusate, eh, ne hai avuti due, entrambi, lo saprete come si fanno, no?” lo bloccò Trunks a cui passò un brivido per tutto il corpo immaginandosi la scena di lui che ‘partoriva’ suo figlio.
“Ok, ma all…
“Kaaroth!” li interruppe allora Vegeta “aicsal erats…odnoces em non ol as onemmen iul...Es non oleilg avecid Shenron, onemmen ol avepas…ehc allen aicnap id Pan ic are nu onibmab…”
“Già. Infatti” rispose Goku con sufficienza.
Già infatti, cosa?” chiese Pan scocciata dal fatto che ancora non riuscisse a capire quella dannata lingua.
“Niente, andiamo a mangiare…e fammi un favore, Pan. Quando nascerà mio nipote, fate fare a me e Kaaroth da baby sitter…mica che arrivi alla vostra età senza saper ancora parlare sayan e, magari, mangiando anche la verdura…per non parlare poi della cultura generale, quella sì che lascia molto a desiderare. Ok?” concluse Vegeta voltando le spalle ai due ragazzi e avviandosi con Goku verso la cucina.
“Orevop oloccip sayan…Àssihc elauq odrussa emon ilg onnarad…” borbottò Vegeta non appena si fu affiancato a Goku.
Trunks e Pan rimasero in piedi, letteralmente allucinati da ciò che le loro orecchie erano state costrette a sentire. Strizzarono tre o quattro volte gli occhi prima di potersi riprendere, anche se solo in parte, per poi guardarsi negli occhi e dirsi l’un l’altro:
“Ma che gli è preso?”
“Non ci credo…ci hanno…ci hanno per caso dato degli ignoranti?” chiese Trunks allibito.
“Temo…temo di sì…”gli rispose Pan ancora leggermente turbata.
“Io non lo voglio un figlio in giro per casa che borbotta in sayan frasi incomprensibili…o peggio ancora, comprensibili solo a mio padre e a tuo nonno…non credo di potercela fare…” concluse il ragazzo aggrottando le sopracciglia.
“Già…converrà che lo impariamo anche noi, non dev’essere così difficile se l’ha imparato addirittura mio nonno…”
“…PAAN…ti ho sentito sai?” gridò Goku dalla cucina con tono offeso.
“UGH…sarà meglio andare a preparare, prima che si arrabbino…e distrarli col cibo, prima che tornino sull’argomento ‘bambino’, che dici, Trunks? O vuoi che ti chiami Beet?” lo canzonò Pan dandogli una piccola pacca sulla spalla.
“Eh eh…simpatica…andiamo, Turnip…” concluse il ragazzo avviandosi con la sayan verso cucina.

 
*****
 
Il viaggio di ritorno risultò molto piacevole, per tutti. Tra allenamenti, giochi, mangiate e intrattenimenti vari, inventati dai due bambini, tra cui la serata del circo, quella dello spettacolo di magia e quella dello zoo, i giorni passarono senza alcuna noia.
Le sere in cui i due bambini erano particolarmente stanchi, chiedevano a Trunks di mettergli il loro cartone animato preferito: la Pimpa. Avevano scelto una puntata in particolare che continuavano a guardare e a riguardare, centinaia di volte, senza mai stancarsi: “Il piccolo Armando”. Quando l’episodio terminava, dopo soli quattro minuti e otto secondi, escludendo la sigla iniziale e finale, Goku e Vegeta, a turno, andavano da Trunks e, tirandolo per la manica, gli dicevano:
“Truunks, è finito…vieni a mettercelo di nuovo?”
Con una pazienza infinita, il ragazzo si alzava e andava a far ripartire il filmato, da capo, decine e decine di volte, senza mai stancarsi.
Quattro minuti e otto secondi.
Troppo poco tempo per organizzare un qualsiasi incontro con Pan.
Troppo poco tempo per fare una doccia, un po’ di allenamento, un solitario a carte, uno straccio di videogioco.
Troppo poco tempo per fare tutto. Giusto mangiarsi una mela o prepararsi un caffè.
Proprio mentre se ne stava sbucciando una, tagliando la buccia in un unico, lungo e perfetto ricciolo, il ragazzo si trovò a pensare quanto fosse davvero felice.
Felice perché era partito per quel viaggio sperando di tornare con le sfere che gli avrebbero ridato suo padre e invece, di lì a pochi mesi, lo sarebbe diventato lui stesso, un papà. Era semplicemente…meraviglioso.
Quando il mattino del giorno dell’atterraggio i sayan si svegliarono, si ritrovarono tutti in cucina per la colazione, con le facce tristi e i musi lunghi. Solo Trunks sembrava essere di ottimo umore. Quando il ragazzo entrò in cucina e vide le facce incupite dei suoi compagni di avventura, esclamò allegro:
“Hey! Ragazzi! Ma cosa sono queste facce tristi? Fra poco atterreremo e finalmente voi due potrete tornare adulti! Eddai, potrete tornare finalmente alle vostre vite…normali, con le vostre mogli! E tu, Pan…suuu, non sei contenta di tornare a casa? Con il tuo dolce fidanzatino? Dobbiamo comprare casa e preparare una cameretta per il bimbo e organizzare un sacco di cose. Perché siete tutti così mogi?”
I tre fecero un sospiro, e si misero a guardare un punto fisso in mezzo al tavolo, sul quale era appoggiata un recipiente di metallo.
“Ma allora? Che storia è questa? Ieri sera eravate tutti felici e contenti, vi siete guardati cento volte la Pimpa e ci avete fatto pure lo spettacolo di magia…non ve la sarete mica presa perché non vi ho fatto tagliare a metà Pan, vero? Ma dai…non è possibile che sia per questo. E tu, Pan? Stanotte non mi sembravi così incupita, anzi…direi che eri abbastanza…ehm…allegra…o sbaglio? Su, dai, fammi un bel sorriso…Panny? Pannina?”
Niente, nessuno lo cagava di striscio, né tantomeno alzava lo sguardo da quella dannatissima scatola di latta vuota posta al centro del tavolo.
“OHOO, ci siete? Trunks chiama equipaggio…rispondi equipaggio…Ma che avete? Si può sapere o no? Volete restare piccoli ancora per un po’? Volevate fermarvi ancora un pochino su Vegeta 3? Volevate fare un’altra tappa? Magari su quel pianeta coi fiori di gelatina di frutta? Volete…volete…ma si può sapere cosa diavolo volete ancora, tutti e tre?” chiese il ragazzo quasi esasperato.
Pan alzò leggermente lo sguardo per poterlo guardare in quegli occhi ancora raggianti e azzurri come il mare e, con un filo di voce gravissima, gli disse:
“Trunks…sono finiti…i biscotti…sono…sono finiti”
Il ragazzo sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Senza dire nulla, scosse la testa e uscì dalla cucina, lasciando i tre a commiserarsi per la terribile perdita.
Andò a sedersi al posto di comando e tolse il pilota automatico decidendo di ‘distrarsi’ pilotando l’astronave manualmente. Quando finalmente entrarono nell’atmosfera terrestre, non vedendoli comparire in sala comandi, il ragazzo decise di prendere il microfono e chiamarli col vivavoce:
“Gentili passeggeri, il capitano vi informa che ci stiamo preparando all’atterraggio. La temperatura al suolo è di venticinque gradi centigradi e sulla Capsule Corp. splende il sole. L’atterraggio è previsto alle ore 10.00 ora locale. Esattamente fra cinque minuti e trenta secondi, quindi, per favore, MUOVETEVI A VENIRE IN SALA COMANDI, POGGIARE LE VOSTRE CHIAPPE SUI SEDILI E ALLACCIARE LE CINTURE! GRAZIE”
I tre comparirono subito dopo, con le stesse e identiche facce che avevano poco prima davanti alla scatola di biscotti vuota. Si sedettero ai loro posti e si allacciarono le cinture.
“Scusate, se vi distraggo dai vostri lugubri pensieri, ma non vi sembra di esagerare? Fra meno di cinque minuti saremo atterrati, potrete avere tutti i biscotti che volete…non mi sembra ‘sta gran tragedia, o no?” chiese il ragazzo ancora basito dell’atteggiamento dei tre sayan seduti comodi sui loro sedili.
“Trunks, tu non capisci. Quelli erano i biscotti del pianeta Vegeta 3…a forma di abitanti del pianeta…Dove li troviamo sulla Terra dei biscotti che rappresentano esserini a otto zampe tre occhi etc?” chiese Pan che sembrava disperata.
“COSA? Ma non ci posso credere…Pan! Ma quanti anni hai? Quattro? Capisco loro due che sono piccoli, ancora per poco, grazie a Shenron…ma tu?”
“Ma non capisci, Trunks? È tutto finito…i biscotti…il viaggio…tutto…” insistette Pan pronunciando questa frase così filosofica con un tono sconsolatissimo.
“Ma piantala, Pan! Questa era solo una specie di…di…vacanza…Se fossimo stati via più tempo ti saresti annoiata, alla fine…E poi, scusa, non ti sembra che avrai il tuo bel da fare, nei prossimi mesi?” la rimproverò Trunks che era veramente stupito del cambio d’umore dei suoi compagni di viaggio, rispetto alla sera precedente.
“Non trattarla male, sai? Sei brutto e cattivo, se tratti male Pan. Chiedile scusa, altrimenti io non chiedo a Shenron di diventare grande e gli chiedo i biscotti di Beet, come desiderio…” intervenne Vegeta in difesa di Pan.
“Mi ricatti, papà? Lo sai che i ricattini non mi piacciono, vero?” gli rispose il ragazzo un po’ adirato per il tono usato dal bambino.
“Gno gnai gne gni gnignagnigni gnon gni gniagniogno…” gli fece verso Vegeta facendolo irritare ancora di più.
“Papàààà! Piantala! Le vuoi prendere?”
“Trunks! Non l’hai detto veramente, vero? Lascia stare Vegeta, sai?” lo sgridò Pan prendendo le difese del bambino.
“Ah, perfetto! Cosa siete diventati? Un’associazione a delinquere? Vi difendete l’un l’altro adesso? Ci avete fatto passare un viaggio d’inferno, a me e Goku, tra litigi e battibecchi. Ora, a due minuti dall’atterraggio, fate comunella contro di me? E magari vi siete tirati Goku dalla vostra parte?” chiese il ragazzo esasperato.
“Io preferirei non mettermi con nessuno, visto che già devo sopportare Chichi…” disse semplicemente Goku facendo spallucce.
“Ahhh, siete incredibili. Lasciamo perdere, guardate, mi avete rovinato la giornata…ero così contento di essere finalmente tornato. Siamo rientrati sani e salvi, felici e contenti…Ora per una stupida scatola di biscotti, avete messo in piedi una tragedia…siete…insopportabili…” concluse Trunks dipingendosi in volto lo stesso muso lungo degli altri tre.
“E no, scusa…non lasciamo perdere per niente…Non hai ancora chiesto scusa a Pan…avan…
 
SBADABAN
 
L’astronave toccò terra, con uno scossone terribile, creando addirittura una voragine nel giardino di casa Brief. Il frastuono generato, fece uscire velocemente di casa Bulma e Chichi e tutti gli altri che aspettavano il ritorno dei loro cari con molta ansia, già dalle prime ore del mattino.
Quando il portellone si aprì, i sayan scesero tutti assieme, ancora litigando. Ora ci si era messo anche Goku a discutere con Vegeta accusandolo di aver distratto Trunks durante l’atterraggio e, per questo motivo, era stato così brusco da fargli pestare la testa contro il sedile di fronte al suo.
Trunks continuava a discutere animatamente con Pan, Vegeta con Goku, tutti accusavano tutti per chi avesse finito i biscotti. I loro parenti che si erano avvicinati nel contempo all’astronave, sentendoli litigare così animatamente, sgranarono gli occhi allibiti e increduli. Sentirono più volte le parole ‘biscotti’, ‘atterraggio’, ‘Vegeta 3’ e addirittura ‘barbabietole’, ovviamente senza capirci un emerito cavolo. Ad un tratto, per interrompere quello che sembrava per diventare un delirante litigio incontrollabile, Gohan decise di intervenire e, forse alzando un po’ troppo la voce, disse:
“STOOOP! Eheh, scusate…bentornati! Fatto buon viaggio?”
“Kaaroth, out oilgif è nu otacudelam…non as ehc non is adirg?” disse Vegeta interrompendo immediatamente la sua quasi azzuffata con l’amichetto.
“Vegeta? Ma come parli?” chiese Bulma sgranando ancora di più gli enormi occhi azzurri.
“È sayan…mamma…dice che è maleducazione gridare…Gohan” rispose Trunks facendo sgranare gli occhi a Pan e ai due bambini, oltre che a far cadere letteralmente le palle dalle orbite, a tutti gli altri.
“E da quando parlate sayan?” chiese Gohan esterrefatto.
“Già, da quando parli sayan, Trunks?” chiese Vegeta allibito quanto gli altri.
Trunks sbuffò. Era veramente stufo. Le discussioni, in genere, lo buttavano a terra e gli consumavano tutte le energie. In più, farlo con Pan, non gli piaceva affatto, soprattutto su una questione così stupida, come quella insorta pochi minuti prima. Guardò suo padre in quegli occhi neri ancora leggermente arrabbiati, ma anche stupiti e gli disse:
“Non lo so. Davvero. So solo che ora lo capisco…non credo di essere ancora in grado di parlarlo, ma almeno adesso non potrete più prendermi in giro, dicendo cose offensive…su me e Pan…”  poi, dopo una breve pausa, durante la quale osservò tutti con attenzione, continuò: “Sentite, basta litigare, ok? Abbiamo passato due settimane fantastiche. Ci siamo divertiti e abbiamo portato a termine la nostra missione. Abbiamo anche salvato il pianeta Vegeta 3 dalla distruzione. Penso sia giunto il momento di chiamare Shenron ed esprimere il desiderio per il quale abbiamo affrontato tutta questa avventura. Vi pare?”
A quel punto, Vegeta e Goku si guardarono l’un l’altro. Poi rivolsero lo sguardo verso tutti i loro parenti che ancora li guardavano come spaesati e, solo allora, capirono. Capirono che sì, si erano divertiti, si erano ancora una volta comportati da eroi, salvando quel lontano pianeta, avevano passato due settimane a dir poco stupende e, per questo, dovevano ringraziare Pan e Trunks che avevano accettato di accompagnarli in quella bellissima avventura nello spazio, ma che ora, era giunto il momento di tornare ad essere ciò che erano: mariti, padri e, ora, anche nonni.
Vegeta si tolse lo zainetto contenente le sfere dalla spalla, lo aprì e le mise vicine una all’altra, sul prato.
“Drago Shenron io ti invoco. Esaudisci i miei desideri”
Come pochi giorni prima sul pianeta Vegeta 3, il cielo si oscurò e, in pochi istanti, da un fulmine che squarciò il cielo dal basso verso l’alto, comparve la versione bluette del drago che, osservando la folta folla che lo scrutava dal basso, disse:
“Principe Vegeta, quale onore rivederti. Sono pronto ad esaudire ogni tuo desiderio. Avanti parla…”
“Bene, allora, io desidero…
“Aspetta!” intervenne Pan avvicinandosi ai due bambini.
“Che c’è, Pan?” chiese Goku un po’ preoccupato.
“Aspettate, io volevo solo…beh, se posso…posso abbracciarvi, l’ultima volta…per favore…non voglio lasciarvi diventare grandi senza che abbiamo fatto pace per la stupida discussione di stamattina…posso?” chiese la ragazza inginocchiandosi vicino a loro per essere alla loro stessa altezza.
I due bambini non ci pensarono nemmeno un secondo, le misero le braccia intorno al collo e se la sbaciucchiarono tutta, in un modo veramente affettuoso, che la fece sentire davvero bene. Poi, prima che si potesse rialzare, Vegeta si avvicinò al suo orecchio e, sottovoce, le disse:
“Os ehc ioup imripac…Adraug ehc i ittocsib il ah itinif Trunks…ettonats”
“Ol os” rispose semplicemente Pan, facendogli un occhiolino e un sorriso che il principe non avrebbe mai più scordato.
Pan si alzò e andò a mettersi a fianco a Trunks dicendogli:
“Io e te poi facciamo i conti, vero, mangione?”
Trunks divenne tutto rosso e abbassò lo sguardo sconsolato sussurrandole nell’orecchio uno: “Scusa…” pieno di vergogna per essere stato scoperto, come un bambino trovato con le mani nella marmellata.
“…Drago Shenron, per favore, vorrei che io e Kaaroth potessimo tornare adulti, possibilmente mantenendo la nostra coda. Dopodiché vorrei che tu sparissi per sempre, portando con te le tue sfere dalle stellette Blu. Grazie, Shenron”
“Niente di più semplice” rispose il drago pochi istanti prima di radunare le sfere per portarsele con sé e di sparire per sempre.
I due sayan tornati adulti, si guardarono le braccia, le gambe, le mani e poi uno con l’altro. Quando tentarono di voltarsi per andare finalmente ad abbracciare i loro parenti però, vennero bloccati dalle loro code che, ancora una volta, si erano arrotolate l’una con l’altra, come per ricordare loro quanto forte fosse la loro amicizia.
I due si guardarono negli occhi e, mentre Goku alzò un sopracciglio perplesso aprendo un leggero sorriso, Vegeta ridusse i suoi occhi a due fessure e, con tono severo disse:
“Kaaroth, vedi di mollare immediatamente la mia coda, o vuoi che ti disintegri?”
“Oh, Vegeta…sei tornato…tale e quale a com’eri…come sono felice! E hai tenuto anche la coda...hihihi monellaccio, ci sarà da divertirsi, d’ora in poi...” disse Bulma in modo davvero troppo malizioso, per tutta la gente che c’era ad ascoltarla.
“Hey, donna, bada a come parli sai? E poi fra qualche mese non avrò più tempo per te. Mi dovrò occupare di mio nipote. Non voglio commettere due volte gli stessi errori. Voglio che cresca da vero sayan, come me e Kaaroth” rispose secco lui.
“N-nipote? Ma cosa dici, papà? Io non aspetto nessun bambino!” intervenne Bra stupita.
“Beh, ovvio che no, a te le barbabietole non piacciono!” le rispose Trunks facendo scoppiare a ridere tutti i suoi compagni di viaggio e facendo comparire sul volto dei presenti il più grande punto interrogativo che gli avessero mai visto dipinto in viso.
 
Quella sera le famiglie cenarono tutte assieme.
C’era molte cose da dire.
Molte spiegazioni da dare.
Molti aneddoti da raccontare.
Il viaggio era finito, come i biscotti e i racconti, ma una cosa era certa: nessuno dei protagonisti se lo sarebbe mai dimenticato, per tutto il resto della propria esistenza.
 
Poi…
 
…260 giorni dopo…
 
“UHAAA UHHAAA”
“Panny! Ma che bellissimo…ma…scusa…non ha il pisellino? E per tutti questi mesi che lo abbiamo chiamato Beet, allora? E la cameretta azzurra…i vestitini…le macchinine…? Dov’è il pisellino?”
“Eheh – ride imbarazzata Pan – Quella che si vedeva nell’ecografia…ehm…era la coda…Ti dispiace che sia una bimba?”
“NOO, ma che dici? Come la chiamiamo?”
“Beh, mi è venuto in mente un solo nome”
“Cioè?”
“PJ”
 
 
 
 
 
FINE




NA: Per tutti coloro che vogliono tornare un po' bambini come i due piccoli protagonisti di questa storia che ho scritto con molto piacere con la mia piccola collaboratrice di casa, lascio il link della puntata della Pimpa citata in questo capitolo (https://www.youtube.com/watch?v=b6joW-2VcGc)
Dura 4 min e 8 sec...veramente. Il tempo di sbucciarvi una mela e mangiarvela mentre guardate l'episodio, spero faccia tornare piccoli voi come ha fatto tornare indietro di un bel po' di anni me, che ho rimesso lo stesso video tipo cento volte alla piccola coautrice di questo racconto.
Non so se ci sarà un seguito, di questa storia, ma ora come ora...spero vivamente di sì...
Alla prossima,
DDS
   
 
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