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Autore: Biohazard    26/04/2015    1 recensioni
Chichi e Bulma, stufe del comportamento dei rispettivi mariti, chiedono al Dragon Shenron di trasformare i due Sayan in comuni essere umani e di privarli dei loro poteri per un mese. Goku e Vegeta costretti ad una convivenza forzata, dovranno cavarsela da soli nella loro nuova e scomoda condizione.
SOSPESA
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Buonasera! Scusate il ritardo, ma ho aggiornato un mucchio di fanfiction nel frattempo! Tra l’altro sono letteralmente impazzita per la coppia Rick/Daryl della serie televisiva The Walking Dead e mi sono subito prodigata in un esperimento che ha come titolo “Book of Memories”, è una One-Shot che ho scritto di getto l’altra sera su questa nuova coppia e ne ho già in cantiere un’altra. Diffondiamo i semi dello slash/yaoi! (Lo so mi si sta friggendo il cervello e per altro, quando ho parlato al mio fidanzato delle Rick/Daryl, ha detto che si vergogna di me! E’ cattivo ç__ç).
Non ve ne fregherà una cippa, ma oggi ho mangiato sushi e sono molto soddisfatta, chiaramente stasera niente cena, se non voglio esplodere.
Va beh, divagazioni dell’autrice a parte, vi lascio alla fanfiction! Buona lettura. Baci baci.



 
Illness
 


 
 
Goku era appena rientrato dal giro compere ed era veramente distrutto. Nemmeno il suo allenamento più estenuante l’aveva mai ridotto così; c’era stato un momento all’interno del supermercato in cui aveva rischiato di perdere i sensi, nel vero senso della parola.
Mille prezzi e marche diverse solo per una semplice passata di pomodoro, per non parlare poi del latte e degli yogurt: magri, grassi, di soia, alla frutta, al cioccolato e molto altro ancora. Goku era rimasto veramente disorientato in mezzo a quella moltitudine di scaffali e articoli. Non essendo mai stato al supermercato, l’aveva girato all’incirca una cinquantina di volte prima di riuscire a trovare tutti i prodotti della lista. Dopo aver riempito solo cinque borse – se avesse potuto, avrebbe portato a casa l’intero reparto carne e dolci – aveva chiesto informazioni per la farmacia più vicina e aveva acquisto tutto quello che gli aveva detto Gohan. Era già spossato al termine di quelle due operazioni, ma doveva ancora tornare a casa e preparare qualcosa che fosse almeno lontanamente passabile per le papille gustative di Vegeta. Come se non bastasse, aveva sbagliato autobus almeno tre volte: non ci capiva veramente nulla tra tutte quelle linee di diversi colori sul cartellone. Alla fine aveva chiamato la sua adorata nuvola Speedy e, in pochi minuti, era finalmente giunto a destinazione.
“Urca che faticaccia!” stava per lasciarsi cadere con un tonfo sul divano, quando il pensiero di Vegeta lo fece arrestare a mezz’aria: era decisamente il caso di andare a controllare in che condizioni fosse, in fin dei conti, era stato fuori tutto il pomeriggio.
Si era tolto scarpe e giacca e, cercando di fare meno rumore possibile, si era diretto verso la camera del principino. La stanza era ormai avvolta nella penombra e l’unico rumore era il respiro affannoso di Vegeta. Versava nelle stesse condizioni in cui l’aveva lasciato, se non peggio.
Prese un’altra coperta dall’armadio, gliela gettò addosso e aprì un pochino la finestra per far circolare aria pulita. Si sedette sul bordo del letto e fece la stessa cosa che aveva visto fare a Chichi almeno un migliaio di volte con i ragazzi quando erano bambini: appoggiò le proprie labbra sulla fronte di Vegeta, constatando la sua elevata temperatura. Il corpo del saiyan fu scosso da un brivido involontario e Goku interruppe il contatto. Fortunatamente non si era svegliato, altrimenti si sarebbe dimenato come un cane rabbioso anziché lasciarlo fare. Si alzò dal letto con l’intenzione di preparargli – come l’aveva chiamata Gohan? – una borsa d’acqua calda e poi cominciare a preparare qualcosa per cena. Facendo attenzione, richiuse piano la porta alle sue spalle, senza sapere che in realtà, Vegeta non stava dormendo affatto.
Tornò in cucina e, afferrato il telefono, chiamò nuovamente suo figlio. Quando gli rispose, avvertì subito l’eccitazione nella voce di Gohan, che gli raccontò tutto d’un fiato dell’occasione offertagli dal professor Mihara e Goku non poté che sentirsi orgoglioso. Si congratulò più volte ed era talmente preso dalla bella notizia che stava quasi per dimenticarsi il motivo per cui aveva telefonato. Prese nuovamente il blocchetto per gli appunti e si annotò tutte le istruzioni che gli diede il figlio. Dopo qualche minuto, abbassò la cornetta e decise di rimboccarsi le maniche e mettersi all’opera. Per prima cosa sistemò la spesa, lasciando sul tavolo solo l’occorrente necessario per il brodo. Lavò le verdure sgocciolando, senza accorgersene, sotto il lavandino, dando vita a una piccola pozza d’acqua e, fatti i primi due passi verso i fornelli, vi scivolò sopra cadendo con la schiena a terra e facendo rotolare le verdure appena lavate sul pavimento. Si rialzò senza darsi per vinto, raccolse nuovamente gli ortaggi e ripeté l’operazione di lavaggio, facendo molta più attenzione.
Sigh… ho anche sporcato il pavimento…pensò chinando il capo in segno di sconfitta. Poi di colpo, come animato da una strana forza interiore, si risollevò subito il morale.
Ci devo riuscire! Afferrò il coltello e cominciò a pulire le verdure. Dopo qualche minuto di lavoro estenuante, guardò tutto soddisfatto i frutti del suo lavoro. Certo, aveva commesso qualche errore e forse aveva lasciato della polpa attaccata alla buccia e magari qualcosa non era tagliato proprio bene, ma come primo risultato Goku si sentì subito rincuorato. Poi si avvicinò alla postazione di cottura e accese il fornello centrale, quello più grande, prese la pentola e cominciò a far scaldare l’acqua. Nel frattempo prese la carne e le verdure – o quel che ne restava - e immerse il tutto nell’acqua, comprendo il tutto con un coperchio.
“Urca! E il primo passo è fatto!” affermò orgoglioso, battendosi il pugno sul petto. Ma aveva ancora molto da fare, ora, doveva preparare la borsa d’acqua calda per Vegeta. Nulla di complicato. Prese un’altra pentola, questa più piccola, la riempì d’acqua e la collocò su uno dei fuochi più piccoli. Al momento dell’ebollizione avrebbe dovuto prendere un mestolo e un imbuto per riempire l’oggetto. Tutto soddisfatto di fronte al suo operato, decise di pulire intanto la cucina e il pavimento, giusto per mettersi avanti con i lavori. Si sentiva veramente orgoglioso di se stesso, avrebbe dimostrato a sua moglie che si sbagliava di grosso e che sarebbe riuscito a cavarsela anche da solo.
 
 
 
 
Vegeta era rimasto disteso ad osservare il soffitto per molto tempo, dopo che Kakaroth aveva lasciato la stanza. Aveva finto di dormire, perché non se la sentiva di affrontare le stupide considerazioni di quel beota sul suo presunto stato di salute.
Si sentiva male e Vegeta era furibondo. I saiyan non si ammalavano, il loro corpo e il loro sistema immunitario erano geneticamente predisposti per evitare che si ammalassero, o che per lo meno fossero immuni alla maggior parte delle malattie terrestri o extra terresti che fossero. Quando Kakaroth si era ammalato, probabilmente aveva contratto il virus durante la sua permanenza sul pianeta Yardrat, ne era assolutamente sicuro. Si girò su un fianco, rabbrividendo e tirandosi le coperte fin sopra al naso.
Maledizione! Aveva freddo, mal di testa e il naso gli colava fastidiosamente, impedendogli di respirare e per questo motivo aveva la gola continuamente arsa. E in più quello scarto di terza classe si era messo pure in testa la brillante idea di fargli da crocerossina. Se suo padre l’avesse visto, si sarebbe rivoltato più volte nella tomba, magari anche con un doppio salto carpiato. Sbuffò sonoramente sento le guance accaldarsi, ripensando alle labbra di Kakaroth sulla sua fronte. Stupido! Che accidenti gli passava per la testa – sempre che qualcosa ci fosse in quella zucca vuota – Vegeta non sapeva veramente dirlo. L’aveva fatto con una tale naturalezza, da lasciarlo totalmente impreparato. Sbuffò sonoramente, girandosi supino nel tentativo di trovare una posizione che gli desse un po’ di sollievo. Chiuse gli occhi, nella speranza di abbandonarsi all’oblio del sonno, quando un tonfo assordante metallico e un urlo acutissimo lo fecero sobbalzare. Si alzò di colpò mettendosi a sedere, ma fu decisamente una pessima idea, visto che la testa aveva cominciato a girargli e le tempie gli pulsavano dolorosamente ai lati del cranio, senza contare le urla infantili di Kakaroth che continuavano a provenire dalla cucina.
“Che accidenti ha combinato adesso?” si domandò rabbioso. Appena uscito dal calore delle coperte, rabbrividì istantaneamente. Tanto lo sapeva che sarebbe andata finire così, Kakaroth poteva essere il più grande guerriero dell’universo, ma se non era neanche in grado di badare a se stesso, come poteva occuparsi di qualcun altro? Vegeta lasciò la camera stizzito e, con passo un po’ mal fermo, si diresse nella direzione delle urla, constatando un leggero odore di bruciato. Quando varcò la soglia della cucina rimase pietrificato di fronte allo spettacolo che gli si parò davanti: un’ingente quantità d’acqua era sparsa ovunque, inzuppando i tappetini che costeggiavano i mobili della cucina, da una pentola colava del liquido bollente che a contatto con il fuoco si seccava immediatamente, incrostandosi al piano cottura. Kakaroth era afflosciato sul lavandino, con il braccio teso sotto il getto d’acqua.
“Si può sapere che accidenti stai combinando?” gli chiese rabbioso il principe.
“Ve-Vegeta, dovresti essere a letto…” pigolò appena Kakaroth.
“Come faccio con te che fai tutto questo dannato rumore? Allora si può sapere cos’è tutto questo casino?” lo aggredì ancora il principe. Molto lentamente Goku si girò per guardare in faccia Vegeta e quest’ultimo trasalì di fronte all’espressione piagnucolante dell’eterno rivale. Il principe lo guardò un istante, indeciso se continuare a infierire – cosa sempre buona e giusta - o dare una mano al beota. Alla fine, appellandosi a una qualche entità divina varia ed eventuale, decise che al momento era il caso di fare qualcosa, poi avrebbe continuato a insultare Kakaroth, com’era giusto che fosse.
Si tolse le ciabatte e, facendo attenzione, attraversò il pavimento bagnato, per raggiungere il suddetto idiota.
“Mi sono bruciato” ammise “Volevo prepararti la borsa dell’acqua calda, ma nel tentativo di riempirla ho sfiorato la pentola bollente, con il risultato che dell’acqua mi è finita sul braccio e sulla mano.”
Vegeta fece un profondo respiro: la testa continuava a pulsargli e fargli male, inoltre il contatto dei piedi con l’acqua sul pavimento non aveva fatto altro che accentuare i brividi che già scuotevano il suo corpo. Si avvicinò al fornello, spegnendo il fuoco sotto la pentola e poi al lavandino, constatando la brutta bruciatura di Kakaroth.
“Fa veramente, male…” piagnucolò “Se avessi avuto i miei poteri, sarei riuscito ad evitare questo disastro.” Per una volta, il principe dei Saiyan si ritrovò ad essere d’accordo con il suo rivale – strano, ma vero.
“Continua a tenerlo sotto l’acqua fredda.” Aprì il congelatore, prese del ghiaccio lo mise dentro una borsa di plastica della spesa e lo passò a Kakaroth.
“Tienilo sulla bruciatura per un po’, io torno a letto, vedi di non fare altri danni, chiaro?”
“Vegeta ho preparato del brodo, appena mi sono sistemato, te ne porto un po’ così puoi prendere le medicine che mi ha detto Gohan, vedrai che starai meglio!”
“Mpf… non mi serve la balia, sto benissimo e non voglio morire avvelenato.”
“Uffa, sei sempre il solito ingrato.” Rispose Goku con una linguaccia.
“Ah proposito Kakaroth,” aggiunse il principe sulla soglia della stanza “togliti quel grembiule rosa, sei un insulto per la tua razza!”
Goku guardò la schiena di Vegeta scomparire oltre la porta.
Che cattivo! Non ci vedeva assolutamente nulla di male in quel grembiule, Chichi e Gohan li inossavano sempre per non sporcarsi quando erano in cucina. In ogni caso doveva sistemare il disastro che aveva fatto, ma prima voleva che Vegeta assaggiasse il brodo che aveva preparato con tanta fatica. Scostò il ghiaccio dalla ferita, prese un piatto e lo riempì fino all’orlo. Con un cucchiaio assaggiò il caldo liquido ambrato assaporando il gusto.
Niente male! Era venuto più buono di quanto si aspettasse, il principe non avrebbe potuto lamentarsi. Prese un vassoio, vi appoggiò il piatto con le posate, dell’acqua, una bustina di tachipirina e si diresse nella camera del malato.
Fu accolto con un “Che altro c’è ora?”
“Ti ho portato la cena!” trillò Goku.
“E tu questa la chiami cena? Non c’è neanche della pasta!”
“Smettila di lamentarti, mangia, vedrai che starai meglio, prendi la medicina e misurati la febbre.”
“Non darmi ordini Kakartoh, faccio come mi pare, non sei la mia infermiera!”
Nella più totale pacatezza d’animo, Goku rispose sorridendo ed ignorando le proteste di Vegeta “Su non fare lo stizzoso, vado a pulire di là e poi torno a vedere come stai!”
Si richiuse la porta alle spalle, non prima che un sonoro “Non ce n’è bisogno!” raggiungesse le sue orecchie.
 
 
 
“Tsk…” la sbobba preparata da Kakaroth era accettabile e anche la medicina sembrava fare effetto: non aveva più freddo e le vie respiratorie si stavano liberando poco a poco. Era già trascorsa una buona quarantina di minuti, ma Kakaroth non era ancora tornato a prendere il vassoio.
“Che servo inetto!” Lo aveva sentito rumoreggiare per la casa, ma da qualche minuto a quella parte i suoni si erano interrotti. Decise di fare da solo, come aveva sempre fatto del resto. Si diresse in cucina, ma di Kakaroth neanche l’ombra. Se non altro il reietto di terza classe aveva sistemato il disastro che aveva combinato e ora la stanza profumava di fresco e pulito. Aveva persino disincrostato il piano cottura, forse non era così buono a nulla come sembrava. Un leggero russare proveniente dalla sala attirò la sua attenzione. Kakaratoh era seduto sul divano, con la testa appoggiata di sbieco sulla spalliera bianca, il braccio appoggiato sulla pancia con il sacchetto di ghiaccio e un rivolo di bava che gli colava di lato. Dalla posizione doveva essersi addormentato di botto. Vegeta lo osservava con le braccia conserte, senza parlare. Tornò in camera da letto e, presa una coperta, la stese addosso al rivale, togliendo il ghiaccio che ormai rischiava di sciogliersi. Non sarebbe mai stato in grado di ringraziarlo, così si limitò a quel semplice gesto.
Mi sono proprio rammollito, rifletté tra sé e sé prima di mettersi a dormire.
  
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