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Autore: Zomi    26/04/2015    10 recensioni
Senza fidanzato, circondata da neve e da un inverno che sembra divertirsi nell'intralciare i treni, destinata a una riunione di famiglia disastrosa con nonna Tsuru e i famigliari più pazzi del pianeta, Nami sembra essere ormai giunta al patibolo... ma forse la rimpatriata dei Cocoyashi le nasconde ancora qualche sorpresa, e chissà, magari anche piacevole.
*Fan Fiction partecipante alla Zonami Week indetta dal Midori Mikan*
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, RufyxRobin, Tsuru, Un po' tutti, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 14: Soli, purtroppo

 
Stringo le labbra in una O muta, passando un polpastrello sul rossetto rosa pesca, specchiandomi in un vassoio d’argento posato sul tavolo del buffet.
Controllo che entrambe le labbra siano ben coperte e le schiocco tra loro, amalgamando il trucco, per poi posare un pezzetto di carta tra di esse a togliere il rossetto in eccesso.
Mi passo una mano sulla frangetta, striandola e accertandomi che solamente una ciocca rossa dondoli libera, non costretta dal fermaglio che accerchia il mio chignon.
Ci sono due capelli ribelli, forse se li piego … ecco fatto!!!
Sono perfetta.
Sorrido soddisfatta, piegando le braccia sotto i seni, guardandomi con la coda dell’occhio: abito bianco senza spalline e lungo fin sopra il ginocchio, con un leggero strascico su un fianco che sfiora il polpaccio, capelli raccolti, scarpe con il tacco, trucco mozzafiato.
Passo una mano sulla gonna, lisciandone una leggera piega, soddisfatta per l’effetto avvolgente con cui mi fascia i fianchi, risollevando poi gli occhi ad osservare la mia famiglia divertirsi e gozzovigliare senza freni.
È la serata danzante della nonna.
Niente discoteca, niente solo famiglia: tutti gli ospiti dell’hotel sono invitati nella sala congressi dell’edificio, alla festa che nonna organizza per tutti noi.
Per tale occasione, ci vestiamo tutti bene, eleganti e agghindati a festa, per rendere felice nonna e passare un’altra notte tutti assieme.
La penultima notte.
Sospirò di già nostalgica, abbassando leggermente lo sguardo su Roger che gira attorno a Bonney in uno strano ballo, pensando che è già venerdì sera e che ben presto, tra poco più di trenta ore, mi ritroverò in una stazione fredda e chiassosa, ad aspettare un treno che mi porterà a Weatheria e che di sicuro sarà in ritardo per le abbondanti nevicate che hanno ripreso a scendere da ieri sera.
Giocherello con una ciocca di capelli, con le labbra storte e lo sguardo perso su Rufy e Robin che guardano amorevolmente Ace giocare con Bells e Rex, continuando a sospirare.
Tra trenta ore sarò a casa, da sola.
Nojiko e Drake con Bells e Rex dall’altra parte del Mondo.
Papà su una nave della Marina a fustigare cadetti piagnucolanti.
Nonna con Gladius nell’attico di Marijoa.
I miei cugini nelle rispettive case con famiglia a seguito.
Zoro a Kuraigana.
Tremo violentemente a questo ultimo pensiero, e non riesco a trattenermi dal cercare il mio cavaliere nel marasma di persone che occupano la sala convegni dell’Hotel.
Non è difficile trovarlo, perché mi basta scandagliare con un paio di battiti di ciglia la zona bar e lo trovo sghignazzante e con una birra in mano mentre conversa con Sabo.
Non è il fatto di sapere esattamente dove trovarlo a rendere facile la ricerca, ma quanto la luce che emana stasera con una naturalezza scioccante.
Abbiamo passato tutta la mattina a cercargli un abito elegante, dato che in quella sua sacca maleodorante non vi era traccia di una camicia o di un paio di jeans che non implorassero l’eutanasia, e il completo giacca cravatta scuro che ho scelto per lui lo rende... bellissimo.
Si, lo so lo so: non dovrei dirlo, nemmeno pensarlo!!!
Come non dovrei rattristarmi la pensiero che da qui a poche ore lui sarà in un altra città, lontano da me…. Ma non ci riesco!!!
Come posso ignorare la linea sexy che disegna sui suoi pettorali la cravatta nera, la giacca che cade come neve sulle sue possenti spalle e i pantaloni di tessuto, lisci ed eleganti, che accompagnano la sua camminata come se stesse scivolando su pavimento, e non marciando verso di me?
Come?
Come posso ignorare il suo ghigno e i tre orecchini che scintillano con lui?
Come posso ignorare che mi sorride e mi fissa con gli occhi neri, profondi, imperturbabili e… oh cavolo!!!
Ma quand’è che si è avvicinato così tanto a me?!?
-Tutto bene?- mi porge un bicchiere di spumante, inarcando un sopracciglio perplesso.
-Si, si- annuisco in fretta, bevendo avida e impedendogli di chiedermi altro.
Che diamine mi succede?
È un buzzurro, un buzzurro!!!
Rozzo, maleducato, strafottente e a cui le camice danno una dannata aria sexy e irresistibile, insieme al suo sorriso, alla sua voce calda e roca, i modi gentili con cui mi tratta quando non litighiamo come due mocciosi.
Oh cavolo: Nami!!!! Riprenditi!!!
-Sicura di stare bene?- mi passa il dorso di dell’indice su una gota, che si infiamma costringendomi a rialzare gli occhi dal suo fisico.
-Ho detto di si…- gonfio le guance, posando il bicchiere sul tavolino del buffet.
Scrolla le spalle, infossando le mani nelle tasche dei pantaloni, ruotando il capo a guardare la sala gremita di persone.
Siamo fianco a fianco, la pelle del mio braccio scivola contro la manica della sua giacca nera, e vorrei avere il coraggio di allungare le dita e intrecciarle alle sue, ma sono troppo orgogliosa per chiederglielo, anche se…
-Dovresti prendermi per mano!- affermo decisa.
-E Perché?- sghignazza, tornando a guardarmi, reggendo il mio sguardo furbo e voglioso –Hai paura di perderti tra la folla, mocciosa?-
-No- sorrido con semplicità, prendendolo sotto braccio e posando il capo contro la sua spalla, mentre lo prendo per mano, posando l’altra all’altezza del suo gomito.
–Perché le copie lo fanno, e noi dobbiamo essere credibili…- spiego con semplicità, lasciando che la ciocca dondoli fin davanti l’occhio, oscurando il mio capriccio.
Zoro ghigna, ghigna come non ha mai fatto, un misto tra accondiscendenza e desiderio, e stringe la presa delle nostre mani.
-E sia- sussurra, spostandomi la ciocca dal viso con due dita, attorcigliandola appena prima di lasciarla dondolare con un movimento leggero e sbarazzino.
Non riesco a togliergli gli occhi dai suoi, a distogliere lo sguardo, a non sorridere come una sciocca nel sentire le nostre mani allacciate.
Che cosa mi sta succedendo?
-Zoro Roronoa!!!-
La voce di nonna ci fa sobbalzare, e la presa di Zoro su di me si accentua.
-Mantieni le distanze da mia nipote, ragazzo…- lo bacchetta nonna, avvicinandosi con il suo fidato bastone e Gladius a pochi passi dietro di lei.
-Che novità!!!- sghignazza Zoro, fissando in segno di sfida la nonna –Mi hai chiamato per nome, vecchia: cos’è? È prevista la fine del mondo dopo tutta questa neve?-
Mi spiaccico una mano sulla fronte, nascondendo il volto imbarazzato nel palmo.
Ed eccolo di nuovo qui, Mr Simpatia: quanto mi era mancato!!!
-Zoro…- ringhio, ma nonna sghignazzando scuote il capo e mi accarezza un fianco, con una dolcezza incredibile.
La osservo nel suo abito elegante e rosato, con da sfondo Gladius, nell’inseparabile impermeabile nero e dalla loquacità ridotta a zero, quasi dovesse essere solo uno scenario stasera.
Un semplice prolungamento della nonna e nulla più.
-Noto che la tua spavalderia è aumentata in questa settimana- ribatte nonna, tornando ad accarezzare il pomolo del suo bastone, quasi fosse un gatto.
Zoro ghigna, infossando una mano nei pantaloni e stringendo la mia.
-Sarà la neve...- inclina il suo sorriso sghembo, sfidando la nonna -… mi avrà reso più simpatico-
Mi mordo un labbro, trattenendo un mezzo risolino, che non sfugge a Zoro che ghigna dandomi una lieve spinta sul capo con la spalla.
-Bhè almeno fai ridere la mia Nami…- mi scruta nonna, posando i suoi occhi di diamante su di me, che come la pietra preziosa tagliano tutto, arrivando al centro delle persone.
Mi sento attraversare da lei, e non arrossisco, contenta di ciò che vedrà: sono felice.
Lo sono davvero, qui, con lei, con la mia famiglia e con Zoro.
Soprattutto con Zoro.
-… spero solo…- solleva una mano di cartapesta nell’aria facendone schioccare le dita, al cui crepitio Gladius accorre, posando sulle labbra di Tsuru una sigaretta, accanendola -… che tu non la faccia ridere anche a letto, Roronoa…- emette un lungo sospiro, aspirando la nicotina che libera in una densa nuvola di fumo davanti a noi -… tu e la tua esile katana…-
Gli occhi di Zoro iniziano a dardeggiare, e nonostante cerchi di trattenermi, ridacchio, guadagnandomi una sua occhiataccia.
-Lo trovi divertente mocciosa?- sbotta.
-Tu no?- ridacchio, dandogli una lieve spinta bonaria.
Nonna sa dove colpire per ferire, e non ci vuole un genio per capre che Zoro ha un orgoglio fin troppo suscettibile, incandescente quasi.
-*smoke* Più che ridere mi da da pensare…- inspira nonna, richiamando la nostra attenzione.
-Cosa ti da da pensare nonna?- inclino il capo, posandolo nuovamente sulla spalla di Zoro.
-Che in tre mesi di frequentazione non abbiate ancora fatto sesso- afferma sicura e tagliente, e una lunga e gelante scia di terrore mi scivola sulla schiena.
Oh cavolo: abbiamo dato questa versione? Davvero?
È una bugia assurda, non potrebbe esistere frottola più grande. Insomma!!!
Come si può resistere tre mesi senza avere un qual certo istinto sessuale con Zoro vicino? E perché io lo sto pensando, senza un briciolo di vergogna o imbarazzo, dato che sul su detto Zoro io non dovrei pensare certe cose?
Ma soprattutto, cos’è quello sguardo da inquisitore del KGB con cui ora nonna attende una mia risposta?
Un nodo alla bocca dello stomaco mi fa ammutolire, mentre sgrano gli occhi e fisso nonna Tsuru.
Lo sa, lei lo sa.
Sa che Zoro non è il mio vero ragazzo, sa che l’ho incontrato in una stazione e che lo ricatto, sa che non faccio sesso da un anno e più: lo sa.
Il suo sguardo, il suo modo sornione di farmi ridere per poi zittirmi con una domanda fatale, il sorrisetto da spia, sono tutti piccoli segnali che mi incutono timore, facendomi pensare che nonna sappia tutto.
Ma non è possibile, no? Lei non può sapere di Zoro e del nostro accordo.
Quindi? Quindi è solo semplice curiosità di una nonna materna, anche se “nonna materna” e “semplice”, parlando di mia nonna Tsuru, non possono coesistere nella stessa frase: il “semplice” morirebbe estinto con lei.
-B-bhè…- balbetto, cercando di ritrovare un po’ di calma e di rallentare il cuore e i suoi battiti colmi di panico.
E ora? Come me la sbrigo?
Non posso tirar fuori la bugia che vogliamo conoscerci meglio, che preferiamo aspettare, che attendiamo la prima notte di nozze: non ci crede più nessuno!!!
Mi agito, iniziando a sorridere forzatamente, stringendo la mano sul gomito di Zoro in cerca di aiuto, ma lui fissa in silenzio nonna, perso a contare le sue rughe.
-Bhè nonna vedi…- balbetto, zigzagando con gi occhi da lei a Zoro -… noi… noi stiamo…-
-La nostra canzone-
Volto di scatto il capo verso il buzzurro, che sobrio e asciutto ricambia il mio sguardo.
Che ha detto?
-Eh?!?- lo studio, incapace di capire.
-Suonano la nostra canzone…- e senza dire altro mi strattona verso la pista, lasciando nonna e Gladius vicino al tavolo del buffet.
Stiamo davvero scappando dall’interrogatorio di nonna con una pessima scusa come questa?
Mi volto indietro, incredula che nonna ci lasci andar via così, ma prima di venir immersa nel marasma di famigliari e ospiti dell’Hotel, mi pare quasi di scorgerla ridacchiare.
-Godetevi la festa- ghigna con le labbra rugose e sottili, scomparendo dalla mia vista.
Non provo nemmeno ad allungare il collo per vederla ancora, e mi lascio guidare da Zoro che si ferma vicino alle porte finestra che danno sul balcone dell’Hotel, posando le mani sui miei fianchi e stringendomi al suo petto, iniziando a dondolare in uno strano ballo.
Mi ritrovo immersa nel suo profumo, il viso premuto contro la giacca e le mani posate con delicatezza sulle spalle, mentre le sue dita calde mi accarezzano i fianchi e il viso si sfrega con gentilezza sui miei capelli.
Ancora una volta mi perdo, e mi abbandono su di lui, lasciando che i nostri corpi si amalgamino con una naturalezza sconcertante: le mani trovano da sole dove posarsi, i respiri si regolano e sincronizzano, le gambe scivolano tra di loro e i piedi non si calpestano.
Solo gli occhi non sanno dove posarsi e preferiamo fissare punti diversi per non impacciarci.
Saluto con un cenno del capo Kaya e Usopp, e riesco a distinguere lo prozio Garp chiacchierare con papà prima di emettere un ultimo sospiro e seguire Zoro nel ballo.
Muoviamo i nostri passi lentamente, a ritmo con le note dolci e calme, che d’un tratto riconosco.
-Oh mamma…- ridacchio, sollevando gli occhi su Zoro –Un valzer viennese? È questa la nostra canzone?-
Lui si stringe nelle spalle, sbuffando e non riesco a non ridere, gettando il capo all’indietro divertita.
-Avrà due secoli di vita questa canzone…- rido.
-E allora?- mi stringe a lui, posando la fronte sulla mia –Non ti piace?-
Arrossisco appena, per il caldo della sala ovviante, e abbozzo un sorriso scuotendo il capo.
Ora anche gli occhi trovano il loro giusto posto, e si intrecciano, i miei con i suoi, permettendoci per una volta di studiarci a vicenda senza gioco di sguardi o occhiate furtive.
Ci guardiamo, osserviamo, studiamo.
È la prima volta, ma è un gioco conosciuto per i nostri sguardi che scivolano da angolo ad angolo del viso reciproco senza timore di farsi notare, con la voglia di farsi scoprire.
-Sai…- si avvicina con la punta del naso, sfiorandomi una guancia -… per essere più credibili come coppia…-
-M-mm?- annuisco, portando le braccia a circondargli il collo, premendo il corpo sul suo e lasciando un solo respiro a separare le nostre bocche.
-… dovremmo…- schiocca le labbra, sfiorando le mie -… bac…-
-OH NAMI SWANNNN!!! DOVE SEI?!?-
Rabbrividisco all’ululato che riecheggia nella sala, così stridulo e mieloso da sovrastare la musica suonata dal vivo.
Merda: Sanji kun!!!
-Che vuole ora quello?- ringhia Zoro, abbracciandomi con forza e guardandosi attorno, riuscendo a focalizzare il mio biondo amico saltellare tra la folla, emettendo cuori nella nostra direzione.
L’ho evitato tutta la settimana, apposta, per non dovermi subire le sue scenate di gelosia con Zoro e per non aggravare la mia attuale situazione incasinata di bugie con la nonna. Sapevo che non saprei riuscita ad evitarlo per sempre, ma cavolo proprio ora doveva spuntare fuori come una margherita?
-Andiamo- afferro sicura una mano di Zoro, decisa a non farmi trovare dal cuoco della nonna.
Correndo quel che riesco sui tacchi, strattono il buzzurro con me, sgattaiolando fino a raggiungere una porta finestra della sala.
-Nami swann, adorata? Dove sei? Ti ho visto, tesoro: non nasconderti!!- lo sento urlacchiare ancora –Uh vuoi giocare a nascondino, amore mio? Mr Prince viene a cercartiiii: mellorie!!!-
Un brivido di puro terrore di un attacco iper glicemico mi assale, facendomi tremare la mano già stretta sulla maniglia della porta.
E solo grazie a Zoro, e alla sua spinta forzuta, che riesco ad aprire la porta e mettere piede sulla balconata dell’Hotel, richiudendo dietro le nostre spalle la musica, nonna e Sanji, riempiendoci i polmoni di aria pura e fredda di montagna.
Al sicuro e soli, finalmente!!!
-Dovremmo essere al sicuro qui- sbotta Zoro, infossando le mani nei pantaloni e guardandosi attorno, perdendo lo sguardo sulle piste da neve innevate e leggermente illuminate dalle luci notturne.
-Lo spero- sospiro, sperando davvero che qualche altro mio parente non appaia sul balcone con domande o nasi emorragici.
Mi avvicino alla ringhiera, posando i palmi sulla neve gelida che bagna il terrazzino.
Ha smesso di nevicare più o meno a cena, ma le nubi nere e ammassate che riempiono il cielo promettono solo una breve pausa prima di una nuova precipitazione.
Sollevo gli occhi al firmamento coperto di nuvole, allungando il collo e godendomi questo attimo di pace.
Zoro è vicino a me, osserva le piste da sci e i boschi radi che, neri come la pece, spiccano ne bianco.
Un po’ come lui, che spicca nel mezzo della gente con il suo sguardo nero.
Rido, ritrovandomi a pensare ancora una volta al suo sguardo.
-Qualcosa non va?- mi guarda ridere.
-No… pensavo…- scuoto il capo, stringendomi nelle spalle e sfregando le mani sulle braccia, rabbrividendo leggermente.
Dopotutto indosso solo un vestito, leggero senza maniche e con una gonna lunga fino al ginocchio, e la neve ci circonda con il suo anidre gelido.
Mi accarezzo il tatuaggio sulla spalla sinistra, scaldandomi la pelle, quando due calde e possenti braccia mi circondano, abbracciandomi e stringendomi al petto di Zoro.
Allaccia le braccia sopra le mie, all’altezza dei seni, posando il mento sulla mia testa sfregandolo con forza con fare dispettoso, prima di scendere e accostare il viso al mio.
-Se vuoi torniamo dentro…- mi sussurra all’orecchio, premendo i tre orecchini sui miei capelli -… così non mi diventi una mocciosa surgelata…-
Scuoto il capo negando, ignorando la sua frecciatina.
Non ho voglia di litigare, mi piace stare così, tra le sue braccia e in silenzio.
Mi piace stare con lui.
Mi abbandono con le spalle sul suo petto, continuando a guardare il paesaggio innevato e accarezzando soprapensiero le sue mani che mi scaldano, lasciando che lui infossi il capo contro la mia gola, respirando piano.
Fremo un po’, di piacere quando sento la punta del suo naso accarezzarmi in una breve linea dalla base dei capelli alla clavicola, sorridendo felice.
-Stai tremando- mi stringe più forte –Dovremmo rientrare…-
-No- sussurro piano, piegando il capo e riunendo le nostre fronti come durante il ballo –Sto bene… tranquillo-
Mi rigiro tra le sue braccia, accoccolandomi meglio sulla camicia bianca e respirando a pieni polmoni il suo profumo.
Mi accarezza la schiena, passando le mani lungo la colonna vertebrale e risalendola lentamente. Vorrei non ci fosse la stoffa del vestito a dividere la mia pelle dalle sue dita, e vorrei che quest’attimo non finisse mai.
Ma purtroppo finisce.
-Signorina Nami-
Sollevo il capo oltre la spalla di Zoro, osservando gladius dinanzi alla porta del balcone.
-Gladius…- scivolo dalle braccia di Zoro, fissandolo stranita -… qualcosa non va?-
-Madame Tsuru vorrebbe conferire con Mr Roronoa- afferma secco e duro, con la sua voce attutita dalla sciarpa nera.
Zoro sbuffa roteando gli occhi al cielo per nulla invogliato di parlare con nonna.
Posta gli occhi su di me, che gli sorrido cercando di convincerlo: se nonna vuole verdello, un motivo ci sarà e vorrei che accontentasse il suo e mio capriccio di parlarle.
Lo vedo ghignare e, accarezzandomi un braccio, avanza verso la porta.
-Trono subito- mi assicura, guardandomi un’ultima volta ghignando, prima di rientrare.
Lo saluto con un sorriso per poi tornare a stringermi le spalle nelle mani, cercando di scaldarmi.
Senza Zoro fa ancora più freddo qui fuori, forse mi conviene rientrare in sala.
Muovo un solo passo, ma Gladius mi blocca la strada, frapponendosi fra me e la porta.
-Gladius?- lo fisso non capendo.
Perché mi blocca la strada?
I suoi occhi cerulei mi squadrano da capo a piedi, studiandomi per un lungo attimo prima di avanzare deciso verso di me.
L’osservo avvicinarsi, percorrendo con calma e passi calcolati i pochi metri che ci separano.
-Gladius vorrei rientrare- affermo, cercando di superarlo, ma nuovamente sposta la sua figura nera sulla mia strada bloccandomi.
-Gladius!!!- sbotto, stanca del suo compitamente. Vuole che congeli qui?
-Lasciami passare- ordino secca, furiosa.
Ed è solo allora che lo vedo.
Vedo il suo sguardo fisso su di me, minaccioso e pericoloso, uno sguardo che fa paura, che terrorizza.
Non è più il body gard con cui giocavo da bambina, non è più il biondo sayan di cui avevo una cotta alle media: è qualcosa di più minaccioso e spaventoso.
-Gl-gladius ora basta- indietreggio di un passo, verso la ringhiera, mentre lui avanza –Mi spaventi!!!-
Ma non cede di un sol passo e continua ad avanzare, lentamente, con calma, certo che nessuno verrà in mio aiuto o mi serenità urlare se solo ci provo: può fare tutto ciò che vuole.
Simo soli, io e lui, lui con il suo sguardo duro re minaccioso e io con gli occhi sgranati.
Siamo soli, purtroppo.
-Gladius fermati!!!- strillo, ormai con le spalle contro il balcone.
Gli occhi glaciali ancora su di me, a fissarmi minacciosi e duri, a dirmi che mi farà del male, e che non ha paura di farmene.
Ho il cuore che mi batte all’impazzata in gola, i brividi non più di freddo ma paura, la gola secca e la testa piena del suono pesante e forte del suo pazzo.
-Non ti avvicinare!!- ordino, ma lui solleva un braccio e con forza violenta mi afferra un polso, stringendomelo fino a farmi male.
-Gladius basta!! Mi fai male!!!-
Tento di liberarmi, agitandomi e strattonando il braccio che ha preso, ma è troppo forte.
Lo fisso muoversi ancora verso di me, sollevando l’altro braccio.
La gola si secca, il cuore batte così forte che non lo sento, le orecchie fischiano.
Mi farà del male, lo so, lo vedo nei suoi occhi. Stringe con forza il polso, torcendomelo e facendomi gemere di dolore.
Annaspo, cerco di colpirlo con un calcio ma sembra che non fargli alcun male.
Sono in panico, non so che fare, e mentre Gladius si avvicina ulteriormente, riesco solo a riempire i polmoni con tutta la gelida aria che riescono a contenere ed urlare: -AIUTO… ZORO!!!!-
   
 
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