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Autore: looking_for_Alaska    26/04/2015    1 recensioni
Autunna ha soltanto dodici, vive a Saltalanello. Vicino ad esso si trova il famoso e temuto Bosco dei Sussurri, dove si dice vivano gli Evanescenti, creauture fatte di nebbia che rapiscono bambini innocenti.
La ragazzina, un giorno, per una scommessa attraversa il Bosco dei Sussurri, trovandosi faccia a faccia con un'Evanescente diverso da tutti gli altri, Thyrah.
Quando però torna al villaggio e racconta l'accaduto, non viene creduta da nessuno. Però la sua famiglia le rivela qualcosa che la incuriosisce. Quindi fa di tutto per scoprire chi sia quell'Evanescente.
Ma quale segreto nascondeva sua nonna? E perché Thyrah cerca sempre di mettersi in contatto con lei, una semplice ragazzina dotata di ben poca magia?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tunna correva più forte che le sue giovani gambe le consentivano. Sentiva il loro fiato raggiungerla e rallentarla. Il Bosco dei Sussurri non l'aveva mai spaventata, a differenza di tutti gli altri dodicenni che tremavano solo al sentirne il nome. Ogni cosa lì sembrava dirle di allontanarsi, di correre più in fretta. Stavano arrivando, sapevano dov'era. L'avevano vista, da subito. Saltava radici e schivava rami di alberi enormi che sembravano ghermirla con i loro arti legnosi. Tremava, di freddo e di terrore, ma questo non poteva frenarla. L'avrebbero presa e probabilmente uccisa. Persa in pensieri funesti, scivolò per colpa del terreno fangoso. Si ritrovò tutta sporca, con la faccia coperta di foglie marce. Sentiva il loro respiro farsi sempre più vicino, ed ebbe paura. 
<< Sei... nostra... >> il vento le portò all'orecchio un sussurro.
Erano loro. Gli Evanescenti stavano arrivando. Davanti a lei c'era un volto trasparente, ci si poteva vedere attraverso. Urlò con quanto fiato aveva in gola, ma nessuno l'avrebbe sentita. Le lacrime cominciarono a scorrerle mentre chiedeva perdono tra sé per tutte le colpe che aveva commesso.
Sentì qualcosa di viscido sfiorarla, e serrò gli occhi. 
 Un urlo potente lacerò l'aria attorno a lei. Aprì prima un occhio e poi l'altro. Notò che tutti gli Evanescenti erano fuggiti. Di fronte a lei stava una ragazza sulla quindicina, capelli biondissimi quasi bianchi che le ricadevano in morbidi boccoli sulle spalle, occhi di un azzurro pallido e tremendamente sconsolato, labbra rosa, pelle diafana e un corpo terribilmente magro. Si stupì che un esserino così esile potesse avere una voce così potente. 
<< Chi sei? >> sussurrò Tunna, chiedendosi se avrebbe risposto.
Infatti non lo fece. Sorrise e socchiuse gli occhi e in un attimo evaporò, come l'acqua troppo calda.
Tunna era troppo spaventata per urlare. Si alzò a fatica e si arrampicò su un albero. Aveva paura che tornasse di nuovo quell'essere diverso, anche se il terrore per gli Evanescenti forse era superiore.
In fondo, la creatura l'aveva salvata. Forse. 
Sapeva che doveva andarsene, che non poteva rimanere lì ferma per sempre; insomma, quante possibilità c'erano che sarebbero venuti a cercarla? Praticamente zero. Era lei che doveva tornare, dimostrando di essere forte.
Era suo dovere. 
Saltò giù dall'albero con un grande balzo. Atterrò in piedi morbidamente, e con un sorriso trionfante iniziò a correre di nuovo, ma più lentamente che all'andata. Era stanca, senza fiato già dopo il primo ramo che aveva schivato. Cercò di correre più veloce ma le gambe quasi non le rispondevano.
Chiuse gli occhi per un secondo, immaginando di essere già a casa. Ma sapeva di non possedere molta magia in sé; se no a quest'ora sarebbe già sacerdotessa. Però fortunatamente non era così. 
Arrivò presto al limite del bosco. Ancora dieci minuti di cammino e sarebbe arrivata al villaggio Saltalanello. Stava per sospirare di sollievo quando una voce spenta le disse : << Non così in fretta >>.
Le si gelò il sangue nelle vene. Era lei, era tornata. Doveva immaginarlo.
Deglutendo a fatica, si girò lentamente, pensando se potesse scappare. No, era fuori discussione. Quella era del tutto simile a un'Evanescente e l'avrebbe trovata ovunque, se si fosse decisa a cercarla. Quindi era meglio non rischiare.
<< Chi sei? >> chiese Tunna.
La ragazza sorrise. .
 Tunna la guardò di sottecchi. Come se adesso una presentazione normale potesse cancellare ciò che aveva visto.
<< Mi chiamo Autunna. Ho dodici anni >>.
La ragazza schioccò la lingua, come se fosse infastidita da qualcosa. La fissò a lungo, prima di concederle un sorriso.
<< Che cosa ci faceva una come te nel Bosco dei Sussurri? I tuoi genitori non ti hanno detto che è pericoloso? >> le chiese dolcemente.
Tunna scrollò le spalle con fare noncurante. << Sì >>.
Thyrah fece un rumore strano con la lingua, poi le si avvicinò e sollevandole una ciocca di capelli rossi ringhiò sprezzante : << Peccato, sei così piccola. Dovresti ascoltarli, sai >>.
Tunna indietreggiò, cercando in tutti i modi di sottrarsi a quel gelido contatto. Cadde a terra, ma si rialzò in fretta, pulendosi malamente il vestito con le mani. Thyrah trattenne un sorriso nostalgico.
<< Senti, è stato un piacere conoscerti ma devo tornare a casa >> sussurrò la bambina, voltandosi dall'altra parte per non vedere i suoi occhi inquisitori scandagliarle il viso in cerca di difetti.
<< Aspetta un attimo, Autunna >> replicò.
La ragazzina desiderò tanto di poter scomparire. 
Thyrah l'afferrò per un braccio e con uno strattone la obbligò a guardarla.
<< Tu vieni con me, capito? E' tardi per tornare a casa >>.
Tunna tremò dalla paura. << Cosa vuoi da me? Per favore, lasciami! Voglio tornare a casa, lasciami! >> urlò tentando di divincolarsi dalla sua presa ferrea. Thyrah sorrise. << Diventeremo grandi amiche, davvero. E' la prima volta che incontro qualcuno che si ribella a me. Notevole, davvero notevole. Ma non basta >>.
Autunna si guardò disperatamente attorno. Doveva trovare una via d'uscita o sarebbe morta. Decise di prendere tempo. 
<< Cosa vuoi farmi? >> chiese, sperando che la voce non le fosse tremata troppo.
Thyrah rise e le sibilò una semplice parola all'orecchio, che però la riempì di paura, perché non significava nulla di buono. << Vedrai >>.
Tunna cercò attorno a sé una specie di richiamo per il villaggio. Se anche solo una persona l'avesse sentita, sarebbero accorsi a salvarla. Un albero. Sarebbe bastato. Un richiamo sapevano farlo tutti quelli che vivevano lì, era una cosa semplicissima. Bastava inviare un messaggio mentalmente mentre si sfiorava l'albero. Poteva farcela. Indietreggiò, anche se la presa sul suo braccio non mollava. Arrivò fino al punto in cui si trovava il vegetale e lo sfiorò. “Salvatemi”, fu il suo pensiero. Poi Thyrah la colpì. Uno schiaffo fortissimo, che le fece rivoltare gli occhi all'indietro e la buttò per terra.
<< Hai inviato un richiamo, razza di verme rosso! >> le urlò addosso.
Tunna non riuscì a negare. La paura le fossilizzò le mani.
<< Come ti sei permessa, tu, una popolana idiota, di sfidare la grande Thyrah...? >> e alzò una mano per colpirla di nuovo.
La ragazzina serrò con forza gli occhi, aspettando il colpo. Ma fu costretta a riaprirli quando si accorse che non arrivava. Si guardò attorno, ma non vide Thyrah da nessuna parte. Scomparsa.
Poco dopo arrivarono gli uomini del villaggio con le donne al seguito. L'abbracciarono e le fecero raccontare l'accaduto, e la cullarono tra le braccia quando un fiume di lacrime si riversò fuori dai suoi occhi. Capivano la sua paura, le dissero, ma sembrava un po' esagerata. Non è esagerata, tentò di spiegare, ma non servì. Non le credevano su Thyrah. E il motivo era semplice : non esiste al mondo una creatura che può evaporarti davanti agli occhi senza tenere in mano una pozione.
Ma Tunna ne era sicura : quell'essere cattivo non aveva pozioni con sé.

 

   
 
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