Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: TangerGin    27/04/2015    0 recensioni
Non è nemmeno un fatto di paura, in realtà. È autoconservazione. È continuare a sperare, non tagliare via quel cordone ombelicale.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
Ablation


È tutto questo bianco che spaventa.
Bianco grigio blu rosso, questi colori che ti sanno di Silicon Valley e soldi facili che poi facili non sono;
e sento la testa tramare e le mie dita che stanno diventando autonome, le devo collegare col cervello.
Se chiudo gli occhi e scrivo funziona e forse è cosi che scrivono i veri scrittori.
No, non sono un'artista e nemmeno una scrittrice ma ho bisogno del buio. C’è troppa luce, troppa, e mi sa di Los Angeles, e di una vita che non sto vivendo.
Le dita vanno da sole ed è un piacere sentirle vive, autonome, loro sanno dove andare, loro hanno uno scopo, e il loro lavoro lo fanno anche bene (piano piccole dita, piano. Non c’è nessuno che vi rincorre, non avete bisgono di me, andate).
Sì, andate, ce la potete fare, se rientro in quello stato allora forse riuscirò a dirti quello che penso.
Penso che i tuoi sorrisi siano come
no, non voglio fare metafore inutili.
Non ho bisogno di metafore i tuoi sorrisi sono sorrisi veri, che quando si scagliano come lampi sul mio cuscino quei sorrisi sono l’elettricità e non abbiamo bisogno di spine non abbiamo bisogno di pile ci sono i tuoi sorrisi e alla fine una metafora l’ho fatta lo stesso.
Poi ci sono i tuoi respiri, i tuoi gesti (non voglio forzarvi, piccole dita, state calme).
Ci sono le tue mani e mi chiedo cosa senti quando le stringo fino a farti - a farmi - a farci male;
io sento il cuore che mi esplode e vedo scaglie di vita che potrebbero esserci e vederle fa una paura cane,
ed è per questo che ti faccio - mi faccio - e ci faccio male, perché quelle immagini fanno ancor più male.
Quando ti sento, dentro di me, intendo dire che vai dentro, superi la pelle, le ossa, il sangue, arrivi con l’espresso diretto al cervello. Hai un tuo torrente circolatorio, quando sei dentro non ne esistono altri, diventi sangue, ossa, pelle, nervi, linfa.
È per questo che il sesso non è sesso, con te.
E non voglio farne con nessun altro perché dell’altro non ho interesse.
Io voglio te.
Ti voglio ora, in questo momento. In questo istante, non nel senso lato del termine. Ti voglio ora accanto, così che queste parole non le starei nemmeno scrivendo.
Ma dopotutto forse è meglio così?

Il punto è che fai bene e fai anche male, ed è questo che mi frega. Se tu faccessi solo male, di quel dolore che qualche ora da soli non potrebbe colmare, allora sarebbe tutto più semplice. Invece è il tuo far bene che mi spezza le gambe, e non posso far altro che viverti come posso, ma non come voglio.
Di tutto quello che penso mi rendo conto di parlartene di meno della metà; mentre tu, probabilmente, mi rendi partecipe di uno spicchio più ampio. E forse è questo che ti frega, a te.
Il momento in cui ti perderò sarà il momento in cui ti mostrerò il 100% del mio cervello, e ti farà una fifa assurda, e sì ti perderò. Mi sto preparando.

Mi sto preparando ma è davvero difficile. Il dolore fa male per definizione, ma forse ne fa di più la paura che lo precede.
Vorrei avere il coraggio, una volta che succederà – una volta che ti avrò perso per davvero – di farti leggere tutto.
Tutti i mesi passati a volerti, a sentire il cuore impazzire per un tuo gesto microscopico, e sembro una quattordicenne, è vero. Ma io credo che quando ti succede, ti può succedere anche a sessant’anni, ma ci saranno sempre i piccoli dettagli che vivrai amplificati al massimo.
Tutto questo probabilmente ha un nome, ma non glielo voglio nemmeno dare, è troppo semplice. È scontato, patetico, e un po’ banale. E adesso, mentre non lo scrivo, mi sembro ancor più banale - ma non voglio scadere nel rosa confetto, quindi.

Quindi mi mancherai.
E se penso che dovrò rivivere momenti simili ma non con te, è quello che mi fa ancor più paura. Perché non ne ho voglia, non ne ho adesso, e sento che quando tutta questa cosa che c’è tra noi finirà - dico anche l’amicizia, sento che mi passerà la voglia di poterlo rivivere non con te. E questa è un'altra cosa che mi ha fregata, rientra nel suddetto pacchetto di cose che non ti dico e non ti dirò, ma vorrei dirti.

Non è nemmeno un fatto di paura, in realtà. È autoconservazione. È continuare a sperare, non tagliare via quel cordone ombelicale. Se smetto di sperare è il momento in cui starò di merda. Ma io non voglio perderti, nemmeno se questo vorrà dire aprirti solo una fessura mentre te mi aprirai portoni interi e quindi farà forse ancor più male,
nemmeno in questo caso voglio perderti, 'ché non voglio perdere la speranza.
Forse perché quando lo trovi combatti con i denti e con le unghie, e ti graffi fino a sanguinare.
Per non smettere di credere che posso andarti bene per davvero,
per non smettere di pensare che forse, prima o poi, ti potrò bastare.
La fine di tutte queste centinaia di parole è solo che
per farla breve
Io ti aspetterò.
Combatterò, mi farò male, è vero. Ma ti aspetterò, costasse quel che costi. E se anche arriverà la vera fine, quella nera, almeno saprò di aver combattuto sempre. E questo non fa di me una perdente.
 
 
Poi in realtà il punto è che tutto questo fa talmente paura, che allora vorrei solo dimenticarti. Vorrei che arrivasse un'altra scarica, così da poterti perdere senza star male. Certo dovrebbe essere una scarica davvero potente, per poter soppiantare la tua, ma se lo vuoi con forza non è un sogno. E sognare non costa nulla allora io sogno
e buonanotte al secchio.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: TangerGin