Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: civetta_rossa    27/04/2015    0 recensioni
E' la prima storia che pubblico. Diversi sono i temi trattati: la guerra, l'amicizia, le migrazioni, la bellezza dei bambini,la ricchezza della diversità, l'amore per la propria terra. Ho scelto come protagonista Francesco, un bambino rapito dalla sua terra che con un compagno di fuga arriverà in Italia. Francesco inizierà questo racconto, poi voi scoprirete come andrà a finire. Ps. mi farebbe molto piacere leggere le vostre recensioni, sia positive che negative, perchè voglio capire se la scrittura fa per me o è meglio che mi dedichi ad altro ;)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La mattina seguente mi alzai prima io, riposi il rivestimento nello zaino, presi una pietra da terra e la lanciai su un cartello per svegliarlo. Si rizzò in piedi immediatamente, con gli occhi sgranati per lo spavento, e mi gettò un’occhiata carica di rabbia che ovviamente ricambiai. Poi mi accorsi del cartello sul quale avevo gettato la pietra: era un’ indicazione per un posto chiamato Port Gentil.
Finalmente saremmo arrivati da qualche parte! Iniziai a camminare e non mi voltai indietro perché sapevo mi stesse seguendo. Lo sentii brontolare dietro di me ma non me ne importava un granché. Dopo qualche minuto ritrovammo la strada asfaltata e andammo nella direzione indicata da un cartello simile al precedente. Avevamo camminato per un oretta circa quando iniziammo a notare che il paesaggio cambiava a vista d’occhio: sempre meno verde, sempre meno buche nella strada e dopo un po’ notammo anche che la strada, prima deserta, diventava via via più trafficata.
Quando il sole era ormai alto nel cielo e il nostro stomaco ormai vuoto, giungemmo finalmente in un centro abitato. Non era però uno di quei villaggi che noi eravamo abituati a vedere. Le capanne erano di cemento, alcune addirittura colorate e c’erano molte automobili. La gente però era molto simile a quella del mio villaggio e aveva lo sguardo pieno di umanità. Mi fermai davanti a una bellissima chiesa e bussai con forza. Mi venne ad aprire un uomo calvo e piuttosto anziano; non c’era bisogno di parlare. Uscì dalla chiesa, chiuse a chiave il portone e ci condusse in una piccola casetta vicino. Ci fece entrare; aprì la porta di una stanzetta e con rapidi gesti ci fece vedere che lì potevamo lavarci per bene.
Disse una sola parola: “Prego” . Entrambi ci spogliammo, entrammo nella vasca e con l’aiuto di una spugna e una saponetta ci lavammo per bene. Il pudore restava ma, poiché nessuno voleva lavarsi per secondo, in quel momento non era molto importante. L’acqua era gelida. Nonostante ciò fu ugualmente fantastico. Eravamo davvero sporchi e dopo quella doccia ci sembrò di aver cambiato pelle, come i serpenti.
Appena chiudemmo il rubinetto della vasca, egli rientrò immediatamente. Prese i nostri abiti e i nostri calzoni e li portò via. Per la prima volta, dopo il nostro litigio, io e il mio compagno ci guardammo negli occhi. E Adesso? Dovevamo continuare il nostro viaggio senza vestiti? Ritornò portando dei panni nuovi e con uno sguardo divertito disse: “Non vi lascio andare nudi tranquilli. Mettete questi. Sono puliti e soprattutto non sono dell’esercito. Se vi trovava qualche soldato, vestiti in quel modo, vi riportava a combattere. Mettete le mutande e vi porto da mangiare. Poi vi vestite dopo. Non è il caso che sporchiate anche questi puliti”. Lo guardammo con occhi pieni di gratitudine. Era vero che esistevano persone buone! Era vero che Dio esisteva! Era vero che non bisognava fare di tutta l’erba un fascio! Mangiammo, anzi ci strafogammo. Minestra, pane, due costolette di maiale e per finire un po’ di frutta. L’anziano aveva detto che pranzava in una camera a parte. Eravamo molto curiosi: sbirciammo all’interno della stanza ma con nostro grande stupore lo vedemmo inginocchiato e rivolto ad un piccolo crocifisso: pregava. Non aveva toccato cibo e ci aveva donato tutto quel che aveva. Ci sentimmo molto tristi ma allo stesso tempo importanti: mai nessuno, da quando avevamo lasciato la nostra famiglia, aveva fatto tanto per noi.
Andammo in bagno, ci vestimmo e decidemmo di interrompere la sua preghiera; entrammo e lo abbracciammo. Lui verso alcune lacrime ma poi disse: ”Andate e, quando pensate di essere soli, pregate. Ci sarà sempre qualcuno che vi aiuterà”.
Per la prima volta da molto tempo ringraziammo qualcuno. Il nostro grazie era puro, sincero, un grazie di due bambini in cerca di vita che pian piano si addentravano in un modo orribile, in un atomo opaco del male, dove tuttavia esistevano minuscole particelle che da sole illuminavano molto di più di quanto chiunque riuscisse ad immaginare.
Uscimmo da quella casetta e ci accorgemmo che, per la prima volta non avevamo una meta. Prima di allora avevamo seguito il corso di quella lunghissima strada asfaltata. Eravamo arrivati alla fine, eravamo in una città.
Fu l’istinto a guidarci: scorgemmo il mare in lontananza. Il mare … ero nato e cresciuto nell’ Africa centrale, in un villaggio circondato dalla foresta; sembra assurdo ma io non avevo mai visto il mare. Mio padre me ne aveva parlato e quando vidi quella distesa azzurra capii subito cos’era; lo dissi ad alta voce per farlo sentire al mio compagno che non mostrò un minimo d’interesse. Lo conosceva, sapevo nascondeva qualcosa. Mi fermai di colpo e iniziai a guardarlo: si era fermato a fissare il mare ma i suoi occhi non sembravano felici. Era terrorizzato. Capii che non mi aveva raccontato tutto; c’era qualcosa che lo tormentava, qualcosa di misterioso da scoprire. Ricominciai a camminare. Andai avanti fino alla spiaggia e lui, dopo pochi passi, si fermò nuovamente. Gli occhi gli diventarono lucidi.
“Ti senti male?”
“Se così fosse non ti interessa” rispose
“Smettila. Dimmi cos’hai!”
“ Mi fa schifo il mare! Contento adesso?!”
“ No! Dimmi perché!”
Reagì molto male; non me l’aspettavo. Mi afferrò per i fianchi e mi diede un calcio fortissimo nelle parti basse. Troppo forte. Svenni. Fu terribile. Aveva vinto lui e non avevo neanche la forza di alzarmi. Ma come era possibile? Io ero più grande e nonostante tutto lui con una mossa sola mi aveva messo fuori uso. Pensai che se fossi sopravvissuto non sarebbe stato il caso di rifare la domanda.
Quando mi risvegliai non ero più in spiaggia. Mi ritrovavo all’interno di una enorme cassa piena di tonno in scatola: un container. Era molto buio lì dentro ma riuscii comunque a vederlo: era vicino a me, in ginocchio. “Scusa ma te la sei cercata” disse; io gli rivolsi uno sguardo carico d’odio e mi misi seduto.
Mi spiegò che mi aveva trascinato in quel container, che aveva trovato socchiuso, per non dare nell’occhio. Sapeva che ero svenuto per il dolore ma era sicuro fossi ancora vivo perché aveva controllato che il mio polso pulsava ancora. Come sapeva che quella mossa mi avrebbe fatto tanto male? Dove l’aveva imparata? Cosa nascondeva? Perché sapeva come controllare che una persona fosse in vita o meno? Chi era veramente? Le mie domande furono interrotte bruscamente da un cigolio seguito da un rumore sordo. Si fece buio pesto. Il container era stato chiuso. E adesso? Che fine avremmo fatto? Perché non avevano controllato che lì dentro ci fossero soltanto scatolette di tonno?
Poco dopo sentii un’ orribile sensazione … era come se i miei piedi si fossero staccati da terra, come se il mio corpo volasse; ma la sensazione terminò dopo un tonfo; notai che anche lui aveva sentito la stessa cosa e inspiegabilmente iniziò a tirare calci contro le pareti del container. Era diventato pazzo? Accortosi che solo io potevo sentire il rumore dei suoi calci, prese lo zaino ( era il suo turno) e iniziò a riempirlo con molte scatolette. Non lo vedevo ma lo sentivo. Si sedette ,si distese e iniziò a dormire.
Mi sentivo stupido, non sapevo cosa stava succedendo mentre lui, a quanto pareva, aveva capito tutto. Conosceva il mare, i container, le navi e le barche: ne ero sicuro. Sentii delle voci provenienti dall’esterno e capii eravamo stati caricati su una nave. La nave stava andando via dal porto verso chissà quale altra città … chissà quanto tempo sarebbe durato il viaggio … Ma i problemi non erano finiti … Dopo poco tempo l’aria si fece pesante. Il container era chiuso ed era privo di fessure. Iniziai a sentire la testa girare e presto non riuscii nemmeno a rimanere seduto; decisi di chiudere gli occhi.
Sentii uno scricchiolio seguito da un lungo e insopportabile cigolio. Mi volevo alzare ma non avevo la forza. Mi sentii sollevare e trascinare via. Richiusi gli occhi.
“ Svegliati! Sei una femmina! Come può essere che svieni sempre?! Che noia che sei. Fai sempre le stesse cose!”; la sua voce era infastidita ma io continuavo a non vedere niente.
Poco dopo riprese a parlare: “Hanno aperto il container diverse ore fa e hanno messo dentro diverse casse. Per fortuna non lo hanno chiuso – forse dovevano prendere qualcos’altro da mettere dentro. Ho approfittato che non fosse sorvegliato e ti ho trascinato fuori. Ti ho portato qui, dentro la dispensa della nave, piena di cibo. Ho riempito lo zaino con un po’ di tutto ciò che ci circonda e molta acqua. Ho anche trovato e riempito quest’altro zainetto così non ci sarà più bisogno di fare i turni perché ne porteremo uno ciascuno” passarono altri minuti ma io non riuscivo ad aprire gli occhi e a sedermi. “Hai i battiti molto irregolari. Stai male. Non so cosa fare … Veramente lo saprei ma preferirei evitare … Se faccio così ti faccio male?”; passò un istante e sentii un tremendo bruciore alla guancia ma non riuscivo a parlare. “ Mi senti?! Ei ! Fràncesco?!” – era evidentemente terrorizzato. “Va bene ! Ma lo faccio solo questa volta … Che schifo!”. Mi sentii aprire la bocca con forza, tappare il naso e poi … Le labbra si inumidirono schifosamente ! Che sensazione assurda. Mi soffiava dentro la bocca. Dapprima non successe niente ma pian piano mi sentii meglio. Lui continuava imperterrito, convinto in quello che stava facendo. Poi iniziai ad aprire gli occhi e lo guardai in faccia. Il suo colorito era rosso fuoco e quando vide che si aprirono i miei occhi si allontanò e iniziò a sputare per terra. “Che schifo” bisbigliava e io quando riuscii a mettermi seduto lo imitai. Mi prese per il braccio e mi portò in una stanza. Era un bagno, sapevo che lì mi potevo dare una rinfrescata e sciacquare la bocca. Dopo aver finito ritornai nella dispensa e lui mi seguii. Mangiammo e bevemmo. Non svuotavamo gli zaini ma prendevamo quello che avevamo intorno. Dietro di noi c’erano diverse bottiglie di acqua.
Dopo esserci saziati nascondemmo le scatolette e le bottiglie vuote sotto le patate. Doveva essere notte perché entrambi ( anche io che ero stato molte ore con gli occhi chiusi) eravamo molto stanchi. “ Dormiamo dentro quello scatolone vuoto” – disse indicando un grosso pacco di cartone – “ lì c’è il nastro adesivo. Prendilo! Io metto dentro sia i due zaini che qualche bottiglia e scatoletta di carne che mangeremo domani a colazione”. Feci quello che mi disse. Entrammo nello scatolone con tutte le nostre cose. Prese lo zaino che aveva dentro il coltello e iniziò a fare diversi buchi sulle pareti dello scatolone. Poi mi tolse quello che aveva chiamato nastro adesivo dalle mani. Chiuse lo scatolo ma grazie ai buchi che aveva fatto non eravamo completamente al buio. Prese il nastro e ci sigillò dentro, poi, dopo avermi fatto un cenno con la mano, si mise a dormire.
Un po’ di ore dopo ci risvegliammo. Senza dire una parola, con il coltellino aprì lo scatolone nel quale avevamo dormito. Guardò fuori e poi, avendo constatato che non c’era nessuno nei paraggi, uscì. Io non mi mossi prima di vederlo uscire. Poi mi alzai e lo seguii. Iniziai a fare colazione con le scorte che avevamo lasciato fuori dagli zaini. Poco dopo ritornò lui che, senza degnarmi di uno sguardo, fece lo stesso. Dopo aver mangiato uscii dalla scatola: avevo bisogno di sgranchirmi le gambe. Mi fermai pochi passi più in là a guardare attraverso una grata arrugginita .
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: civetta_rossa