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Autore: Jude_InTheSkyWithDiamonds    27/04/2015    1 recensioni
Sono Viserys Targaryen, Terzo del suo nome, Re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Signore dei Sette Regni e Protettore del Reame.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Viserys Targaryen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’ennesima giornata soleggiata a Braavos.
L’odore intenso della salsedine sembrava riempire ogni vicolo, ogni palazzo, ogni mente.
La giornata prosegue monotona, susseguendosi come una ruota a quella precedente, e a quella precedente ancora.
I vicoli sporchi, dalle mura rovinate dalla costante sferzata del vento e del sale, sono pieni di gente. Schiavi, mercenari, venditori che urlano con voce tonante la loro mercanzia, spesso pesce o crostacei vari.
Soltanto nella zona più ricca della città libera, non molto vicino al porto, il silenzio e la tranquillità sembrano regnare, fino a quando il rumore della terracotta infranta non rompe la quiete di una tipica mattinata braavosiana.

È un piatto finemente decorato con lo stemma dei Targaryen – l’ultimo – quello le cui macerie ingombrano il pavimento costellato da mattoni scuri.

Viseryn Targaryen respira a fatica, con il fiato spezzato dalla rabbia.
Il viso, dai lineamenti severi seppur belli, è arrossato. Le labbra sottili e rosee sono contratte dalla rabbia in una smorfia e gli occhi dalle iridi violacee sembrano quasi mandare lampi minacciosi, mentre osservano i pezzi di terracotta sul pavimento. L’ennesimo avere distrutto.

Afferra il sacchetto in pelle di daino color verde muschio, tintinnante di monete. Lo stringe tra le dita, prima di lanciarlo contro il muro imbiancato di fresco, con un ringhio.
Il suono delle monete sfuggite al laccio nero che teneva il sacchetto chiuso, apertosi nel lancio, lo rende più rabbioso ancora.
La rabbia. La rabbia sembra fuoco bruciante nelle vene dell’uomo, mentre il sangue rosso scuro viene pompato dritto al cuore.

« Dany! Vieni qui, immediatamente! »

Il respiro è spezzato, furioso, caldo come l’alito di un drago mentre Daenerys entra nella stanza.
Si scosta con un rapido movimento del capo i capelli argentei, lunghi sino alla mascella, raggiungendo la sorella e prendendole il viso con una mano.
Le tiene il mento, stringendo tanto da farle male, e rendendo la pelle candida di lei, rossa.
La vede fremere, impaurita. Gemere dal dolore. Ma a lui non importa.

« Chi sono io?! Sono  Viserys Targaryen, Terzo del suo nome, Re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Signore dei Sette Regni e Protettore del Reame! E dov’è la mia corona, Dany?! Dov’è! Te lo dico io dov’è.
L’ho venduta, per mantenere una stupida puttana come te. A cosa mi servi tu? Cosa me ne faccio di te?! »

Le stringe il viso, prima di spingerla, facendola cadere a terra con un tonfo.
Gli occhi d’ametista sembrano quasi neri, tanto le pupille sono dilatate. La rabbia pulsa, dolorosamente. Brucia.
Lui è Viserys Targaryen. Il re senza corona. Il re mendicante, come quegli sporchi nobili avevano iniziato a chiamarlo.
Ma si sbagliavano. Eccome se si sbagliavano. Glielo avrebbe dimostrato lui. Lui era un drago.

Porta gli occhi sulla sorella, dalla pelle d’alabastro macchiata di rosso dove lui l’aveva stretta. È ancora a terra. Impaurita.
Sorride sardonico, afferrandola per le spalle e tirandola su, mentre lo sguardo attraversa il suo corpo ancora da bambina. Poggia una mano sulla sua guancia, carezzandola in modo quasi dolce.

« Sai cosa fanno i draghi, Dany? Sputano fuoco. Ottengono ciò che vogliono uccidendo, squarciando, mutilando. Ed io sono un drago, Dany. Il trono di spade sarà mio, te lo prometto. Metteremo a fuoco e fiamme questo mondo, riprendendoci ciò che ci spetta. E tu farai tutto quello che ti dico, Dany. Non risvegliare il drago. »

La mano risale adesso tra i lunghi capelli della sorella, così simili ai propri. Li stringe con la mano per qualche attimo, spingendola poco dopo lontano da se. Le gote ancora arrossate per la rabbia, gli occhi luccicanti.
Le dà le spalle, uscendo in balcone e poggiando le mani sulla balaustra in marmo. Un timido alito di vento gli smuove i capelli argentei, mentre le palpebre si socchiudono ed il cuore rallenta i suoi battiti.
Oh si. Avrebbe bruciato e sbranato chiunque si fosse messo contro la sua scalata al trono.
Nessuno poteva imprigionare un drago.

 
  
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