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Autore: Daeva    28/12/2008    0 recensioni
Dopo la vittoria su Riore e il solido insediarsi dell'Esercito nei fulcri vitali del potere ad Amestris, il Fuhrer inizia a concentrare la sua attenzione sulle nazioni vicine; questa è la storia dell'inizio e la fine di una nuova guerra contro lo Stato di Aerugo.
Iniziata come challenge su True Colors e abbandonata dopo pochi capitoli per mancanza di tempo e di ispirazione XD Peccato perchè ne trovavo il concept particolarmente interessante... O vabbeh.
Concepita come una storia lunga di 6 capitoli basati su 6 comportamenti umani esecrabili; quindi se le tematiche affrontate sono piuttosto fastidiose non prendetele come una mia apologia, sto semplicemente investigando la mente di due sociopatici ^_^;
!!Non leggete se siete di stomaco debole o non sopportate la descrizione di tematiche particolarmente violente!!
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Frank Archer, Zolf J. Kimbley
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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STABBY RIP STAB STAB
Prompt: #6 Celeste


Frank Archer esitò ancora per un secondo sul panorama di Rush Valley dalla finestra della pensione in cui aveva preso alloggio con Kimbly.
Solo guardare tutto quell'ammasso di metallo in vendita per le strade mescolato alla sabbia e al tepore tipico della regione gli faceva rivoltare le budella dal disgusto: detestava doversi addentrare nel Sud del paese, ormai abituato al clima mite di Central e al suo tranquillo lavoro d'ufficio, ma l'occasione di una visita diplomatica ad Aerugo e l'importanza stessa di cui era investita la missione era fin troppo ghiotta e fin troppo piacevole per un uomo malato d'ambizione come il Tenente Colonnello.
Quasi sorrise al solo pensiero di cosa si nascondesse in realtà sotto le parole visita diplomatica, soprattutto in combinazione col nome del suo subordinato preferito, Zolf J. Kimbly.
Quasi sorrise, appunto, prima che una goccia di sudore gli accarezzasse una guancia perlacea ricordandogli all'improvviso della sua irritazione per il clima.
Sibilando una maledizione all'indirizzo dell'afa e allo spessore dell'uniforme si diresse verso il bagno cercando un pò di ristoro con dell'acqua fresca.

Non si stupì di trovare Kimbly seminudo sul gabinetto concentrato sul suo braccio destro.
Scompostamente seduto con le gambe divaricate, una di esse a far presa sul sedile, i muscoli delle cosce tesi e flessibili, non era poi neanche una visione così malvagia.
Sicuramente migliore di quella dalla finestra della pensione, in ogni caso.

Kimbly alzò la testa verso Archer, le pupille dorate seccate dalla presenza di un osservatore.
Talmente seccate che Archer non si privò della soddisfazione di chiedere spiegazioni, ben sapendo che la cosa avrebbe irritato ulteriormente l'alchimista "Cosa stai facendo?" chiese atono, mentre apriva il rubinetto dell'acqua fredda del lavandino.
Kimbly rimase in silenzio, aspettando che la mancanza di una risposta costringesse il Tenente Colonnello a voltarsi verso di lui. Quando gli occhi azzurrissimi ed esigenti dell'altro richiesero la sua attenzione, fece spallucce e alzando il braccio destro rispose in tono altrettanto disinteressato "Mi sto tagliando."
Archer si inumidì il viso con l'acqua, poi si tamponò la pelle con un asciugamano evitando di sfregare per non sudare ulteriormente "E perchè staresti facendo una cosa così stupida?"
"Mi annoio." fu la risposta di Kimbly, mentre con la lametta del rasoio stretta tra le dita cercava di sollevare un lembo della ferita appena tracciata.

Archer sospirò, avvicinandosi a lui.
Osservò per un momento il suo braccio per accertarsi della situazione, e dopo aver contato sette tagli orizzontali sul suo uomo migliore non potè esimersi dal mormorargli "Almeno cerca di farlo in punti nascosti dall'uniforme".
Kimbly non nascose la stupidità della frase "Basta che mi srotoli le maniche. Così sarai contento del fatto che finalmente indossi la divisa propriamente."
Archer espirò rumorosamente con naso, sbuffando per una nuova goccia di sudore a rigargli il viso "Dovrebbe essere vietato abitare paesi così caldi" disse cambiando discorso.
"Mh?" constatò Kimbly mentre incideva nuovamente la sua pelle "E siamo ancora a Rush Valley. Quando arriveremo a Dublith che farai? E ad Aerugo? Passerai il confine direttamente in mutande?"
"Ne dubito fortemente."
"Sarebbe una bella visione."
"Oh, certo."
"Una volta a Dublith faremo un salto a vedere l'oceano?"
"Non siamo in villeggiatura, Crimson, siamo in missione."
"Al ritorno..?"
"Al ritorno la smania di ritrovarmi a Central mi possiederà con tale intensità che se non presterai adeguata attenzione potrei dimenticarti in qualche sperduta cittadina senza accorgermene."
"Che cattivo."
"Ah, me lo dicono tutti."

Lo sguardo freddo si posò nuovamente sul braccio di Kimbly.
Man man che si avvicinava all'incavo del gomito i tagli si facevano più profondi e marcati.
Alla nona incisione kimbly emise un piccolo gemito di dolore, quasi un soffio tra le labbra semichiuse.
Archer per una volta ignorò una neonata goccia di sudore farsi strada sulla sua fronte "Smettila, è disgustoso."
"Mhhh. Le fa impressione il sangue, Signore?" sorrise malizioso Kimbly.
"Non essere stupido," Archer esibì l'espressione più seccata del suo repertorio "Mi dà solo fastidio vederti fare queste cose" gli afferrò il braccio, come fosse la prova di un qualche misfatto da sbattergli sotto il naso "Che soddisfazione trai nell'umiliarti in questo modo?" "Umiliarmi..?" l'alchimista sorrise di nuovo, liberandosi dalla presa dell'altro, imponendo i suoi tagli alla vista del Tenente Colonnello sotto un'altra prospettiva "Pensi che lo faccia perchè mi odio e altre cazzate?"
"Non mi interessa perchè lo fai, so solo che mi dà fastidio vederti farlo e voglio che la smetta."
"come sei convenzionale," rise Kimbly abbandonato il gabinetto per alzarsi in piedi e guardare negli occhi il suo interlocutore "Spogliati."
Archer detestava il fatto che Kimbly fosse più alto di lui di qualche centimetro; ma trovandosi l'alchimista a piedi nudi in quel momento erano pari di altezza "Perchè?"
"Lo vedrai." sorrise l'altro.
"Spogliami tu, allora."
Archer abbassò leggermente le palpebre, rendendo il suo sguardo ancora più acuto e pungente, compiaciuto, e Kimbly non potè evitare di rabbrividire mentre già allungava le dita per sbottonargli l'uniforme "Sissignore," gemette.
Lo sguardo del Tenente Colonnello balenò sulle dense gocce di sangue che iniziavano a cadere dai tagli più profondi di Kimbly "E cerca di non sporcarmi la divisa."
"Certamente." miagolò l'alchimista, sfilandogli la giacca per lasciarla cadere con disinteresse sul bordo della vasca, gli occhi fissi su quelli dell'altro.

Archer sostenne is suo sguardo, compiacendosi del vuoto che leggeva nelle pupille di Kimbly.
Non un segno di affezione, nessuna empatia, nessun punto debole, nessuna pietà.
Era così che lo voleva. Così che lo adorava.
La sua arma di distruzione di massa.

"Ti eccita come ti guardo, mh?" sussurrò Kimbly lasciando dietro i movimenti rapidi delle dita il petto scolpito del suo superiore "Ti eccita constatare quanto poco rispetto ho per te, vero..?"
"...E quanta lealtà."
"Quanta lealtà." ripetè l'altro sfiorando con le labbra la sua pelle bianchissima, lasciandogli cadere la camicia dietro le spalle.
Kimbly serrò le braccia attorno al torace di Archer mordendogli il collo, strofinandogli l'erezione con la sua, lasciando che le mani tracciassero le linee definite della muscolatura della sua schiena.
I movimenti possessivi delle braccia dell'alchimista decorarono la pelle bianchissima di Archer con sottili scie irregolari di sangue.
Il Tenente Colonnello non riuscì a trattenersi dal sorridere all'idea di essere macchiato dal sangue dell'Alchimista Cremisi.
Sufficientemente eccitato dalle moine della sua arma andò dritto verso i boxer per sfilarglieli di dosso, ma una mano tatuata lo fermò "No. Ho in mente altro".
Archer tacque, lasciando che Kimbly abbandonasse l'abbraccio per tornare con le dita sulla lametta; la mostrò in seguito al Tenente Colonnello, spiegando "Voglio tagliarti."
Archer sorrise nervosamente, più per scetticismo che per paura "Puoi sognartelo. Io non faccio queste stronzate."
"Suvvia," cercò di convincerlo Kimbly avvicinandosi, spingendosi contro il suo petto remissivo, giocherellando con la lametta tra le dita "Siamo due figli di puttana adulti e vaccinati. Siamo entrambi annoiati a morte. Divertiamoci un pò."
"Non mi sembra divertente."
"Lo renderemo divertente."
"Mhhh..." ponderò Archer passando un dito tra le natiche dell'uomo "...In che modo?"
"Ti stupirò." sorrise Kimbly.
"Stupiscimi, dunque." sorrise a sua volta l'altro.

***

Archer si trovò seduto sul pavimento del bagno, la schiena poggiata contro una delle pareti della vasca, la pelle nuda punta dal freddo delle piastrelle e Kimbly completamente nudo seduto su di lui, gambe divaricate sul suo bacino, lametta in mano, braccia incrociate e occhi fissi sul suo corpo, alla ricerca del punto migliore da tagliare.

Non aveva mai considerato come in quel momento la fissazione estetica del suo alchimista.
O almeno gli piaceva pensare che si trattasse di "fissazione estetica".

Improvvisamente, come mosso da un'ispirazione, Kimbly abbandonò la sua posa statica per allungarsi verso di lui, tracciare con un dito la curva della clavicola sinistra qualche centimetro sotto l'osso. "Qui? Questa lunghezza..?"
"Può andare." confermò disinteressato Archer stringendo la mano destra attorno al pene dell'altro.
Kimbly si porse leggermente in avanti col bacino, un pò per apprezzare a meglio il lavoretto di mano, un pò per piantarsi più stabilmente sul corpo dell'altro: fece presa con una mano sulla spalla destra dell'uomo, mentre la lama premeva sulla pelle opalescente, quasi esitando nel timore di rovinarne la perfezione.

Archer trattenne il respiro, fissando la mano dell'alchimista -precisa, chirurgica, mentre incideva una curva perfettamente parallela alla sua clavicola, un elegante filo scarlatto.
Kimbly gemette alla vista del sangue di Archer. Si portò ancora più avanti, spingendo nel pugno del superiore, avvicinando il viso al taglio per leccarlo, mordicchiare i lembi della ferita per allagarla.
Archer gemette mentre Kimbly tracciava un nuovo taglio, stavolta sulla spalla destra; smise di masturbarlo per sbottonarsi i pantaloni, ormai d'intralcio all'evidente erezione.
"Credo di aver capito il tuo punto di vista sulla faccenda" commentò mentre Kimbly si prendeva cura del suo pene accogliendolo dentro di sè "Non ha a che fare col disprezzo e l'umiliazione, vero?"
"Ho cercato di... Nh- spiegartelo... Ah-" ansimò Kimbly porgendo la lametta ad Archer, che la accolse tra le dita con un sorriso.

"E' una questione di controllo."

Il Tenente Colonnello premette la lama sul petto di Kimbly, quasi incidendogli un pettorale.
Il taglio profondo fece scappare un gemito dalle labbra dell'alchimista, mentre il sangue iniziava ad affacciarsi dagli orli della pelle strappata, prima timidamente, poi concentrandosi in gocce scure e dense lungo la ferita.
"Bastardo.." sorrise Kimbly, fissando con lascivia gli occhi dell'amante che rispose con un sorriso altrettanto perverso e uno sguardo altrettanto malato, passando le dita sulla ferita per distruggerne la compostezza, per spalmarne il sangue sulla pelle e poi leccarla via vorace, esitando con la lingua sulla lacerazione, mentre Kimbly si porgeva indietro per prenderlo più a fondo, per spingere più freneticamente, causando uno spasmo di approvazione nel respiro di Archer.
"Te la cavi bene," gemette Kimbly affondando le dita nella spalla ferita del superiore lasciando che l'alone scarlatto si fondesse con le sue dita.
Archer sibilò sentendo i lembi della ferita riaprirsi al tocco di Kimbly "Ne.. Ne dubitavi?"
Kimbly rispose con un gemito alla presa sicura di Archer sui suoi fianchi, alle spinte man mano più precise e intense; allungò una mano verso il suo bacino iniziando a masturbarsi frenetico approfittando della presa salda dell'altro per rimanere in equilibrio senza fatica. Fece per dire qualcosa, ma rimase in silenzio. Si limitò a fissare negli occhi Archer mentre Archer faceva altrettanto, entrambi troppo coinvolti dalle sensazioni e dalla situazione per essere veramente interessati ad aprire bocca per aggiungere parole superflue che non avrebbero detto di più del compiacimento, l'avidità, la furia e la devozione che già straripavano dai loro sguardi, dalle smorfie, dai denti, dai muscoli tesi nello sforzo.

Kimbly si stupì per un secondo, osservando il viso di Archer.
Non gli sembrava una cosa su cui concentrarsi al momento e neanche una grande scoperta ma... I suoi occhi era davvero azzurri.
Non aveva veramente idea di perchè il suo cervello fosse così preso da quell'insulso particolare proprio durante un momento come quello, ma fu così coinvolto da lasciarsi sfuggire del tutto l'orgasmo dell'altro, che senza troppi complimenti e romanticismi stava già schizzando lungo la spina dorsale di Kimbly.
"B-Bastardo," protestò l'alchimista tornando improvvisamente nel mondo reale "Dovevi aspettarmi!"
Archer rise spingendo l'alchimista sulla schiena, rischiando quasi di far sfracellare le teste di entrambi contro la base del lavandino; Kimbly gemette alla spinta improvvisa di Archer, ma soprattutto alla mano dell'uomo stretta attorno alla sua, a masturbarlo con vigore.

Ed era veramente splendido così, ciocche di capelli brune umide di sudore abbandonate sulla fronte di porcellana, le guance leggermente arrossate dallo sforzo e dal piacere, occhi da assassino e sorriso da complice mentre depredava Kimbly di ogni intimità, di ogni secondo di discrezione, volgarmente suo, drasticamente vuoto mentre lo faceva venire con arroganza tra le loro mani, lo sperma gocciolando tra le loro dita.

E Archer tirò un sospiro di sollievo e altrettando fece Kimbly, abbandonando la testa sulle piastrelle del pavimento.

"...Dio."
"Eh... Già."
"Piuttosto," chiese Kimbly una volta che Archer posò la testa sul suo petto cercando di riprendere fiato "Di che cazzo di colore hai gli occhi? Azzurro?"
"No," precisò Archer con una certa stizza, guardandolo "Celeste."
   
 
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