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Autore: DearGod    27/04/2015    0 recensioni
....Ma io ero li, probabilmente più scomposta, ed affondai il naso dove il mio indice era passato. Piano chiusi le palpebre e cominciai ad inspirare quel profumo.
Fu un attimo che mi addormentai. ​
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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Le nostre schiene erano mischiate alle ingombranti coperte. Distesi, l'uno affianco all'altro, guardavamo il soffitto. I miei capelli di grano occupavano tutto il cuscino e sembravano i raggi accesi di un sole spento. Le sue lunghe gambe ciondolavano di lato e sembravano i remi di una nave senza fine. Le luce nella stanza era fioca e proveniva da una piccola lampada di vetro opaco appoggiata sullo scaffale sopra il nostro letto. Era collocata a destra, proprio sulla sua testa e lo illuminava dall'alto, colorando la sua pelle di un arancione chiaro, riflettendo il castano scuro dei suoi capelli. E lasciava me appena in ombra, che ogni tanto l'osservavo e mi perdevo. 
Lui aveva una maglietta a maniche corte, non ricordavo di aver mai visto, e tutte le volte che mi giravo verso di lui e lo scoprivo a guardare il nulla sopra di noi, i miei occhi di cielo si soffermavano sul suo ipnotico braccio sinistro. Non so come un semplice arto potesse scaturire in me emozioni del genere, ma ogni volta che inciampavo con lo sguardo in quello scoperto lembo di pelle le parole morivano nella mia mente prima di essere immaginate, i miei cinque sballati sensi tacevano ed entravo in un coma profondo, e non fiatavo e osservavo, semplicemente.

Improvvisamente voltò la sua testa verso di me. Ricordo ancora i suoi capelli che piano si scostarono dalla coperta ed i suoi occhi che lentamente ruotarono verso di me. Mi scoprì persa in quel braccio e cancellò quel lieve senso di vergogna che inizialmente mi pervase con un sorriso, appena accennato. Di quel momento ricordo ancora che mi sudavano le mani, tra le piccole linee che si formano sui palmi. Non ero agitata, al contrario, dentro di me un soave senso di tranquillità mi aveva invasa. Era partito dal centro del mio corpo e si era espanso come olio su un piatto di porcellana bianca. Sorrisi anche io. 

"Parlami degli occhiali neri di Pasolini." Disse lui, citando una canzone* che tanto avevamo adorato insieme. Una di quelle canzoni che parlano di tutta una vita e lo fanno con una musica confusa. Non cantabile, non ballabile.
Ruotai la mia schiena, sciogliendola da quell'abbraccio fatale con le coperte, e con lei virarono pure i miei capelli di grano che finirono sparpagliati dietro la nuca sembrando la scia accesa di una stella spenta. Adesso la luce fioca proveniente dalla piccola lampada di vetro opaco​ illuminava anche il mio di viso, soprattutto la fronte, gli occhi ed il naso, lasciando ancora lievemente in ombra le mie labbra rosse, colorate da quel rossetto che tanto mi piaceva mettere per darmi un tono. Ebbi l'ardore ed il coraggio di sollevare il mio braccio dalla quale ciondolava la mia mano stanca e sudata, e di passare il mio indice su quel punto della sua pelle che avevo osservato tanto. Affondò, nella sua pelle morbida, lasciata scoperta da quella sua maglia a maniche corte, che non ricordavo di avere mai visto. Io coi miei occhi di cielo seguivano il lento danzare del mio indice sopra la sua carne e farsi strada tra quella miriade di nei sparsi, mentre i suoi di occhi, così scuri e pungenti come lame, guardavano me, chissà dove, chissà cosa. Non potrò saperlo mai. Ma li sentivo addosso, sopra i miei vestiti sgualciti ed i miei capelli sparsi sul cuscino che formavano una cometa disordinata in parte spenta, in parte accesa.

Lui aspettava una risposta a quella sua domanda che non ricevette mai perché la danza del mio indice durò pochi secondi. Fu interrotta dalle altre dita che afferrarono il suo braccio ed incoraggiarono il resto del corpo a muoversi versi di lui. Così fece: senza cambiare posizione mi avvicinai a quella sua maglietta a maniche corte, che non ricordo di avergli mai visto, facendo strusciare i miei capelli sul cuscino come serpenti lunghi e disordinati che simultaneamente si muovono verso la preda. Parte del trucco nero del mio occhio sinistro sfregò e si depositò irrimediabilmente sulle coperte. Ma io ero li, probabilmente più scomposta, ed affondai il naso dove il mio indice era passato. Piano chiusi le palpebre e cominciai ad inspirare quel profumo.
Fu un attimo che mi addormentai. ​
  
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