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Autore: Biszderdrix    27/04/2015    1 recensioni
Come possiamo sapere se siamo pronti per le sfide del mondo? Come possiamo sapere se saremo all'altezza di ogni nemico? Ma soprattutto... se fossi tu stesso il tuo nemico?
L'intera saga di Dragon Ball e degli eroi che tutti amiamo riscritta dalle origini del suo stesso universo, per intrecciarsi a quella di un giovane guerriero, che porta dentro sé un potere tanto grande quanto terribile, dai suoi esordi fino alle sfide con i più grandi nemici, e la sua continua lotta contro... sé stesso.
Se non vi piace, non fatevi alcun problema a muovere critiche: ogni recensione è gradita, e se avete critiche/consigli mi farebbe piacere leggerli, siate comunque educati nel farlo.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO VENTIDUESIMO- CACCIATORI

Era una calda notte estiva quella che stavano vivendo gli abitanti della Città dell’Ovest, e quelli di tutti i paesi e villaggi che in quel momento godevano della luce della luna.

Luna che in quel momento fu superata a gran velocità da una piccola navicella, dalla forma triangolare, che a gran velocità entrò nell’atmosfera terrestre, finché non atterrò, molto silenziosamente, in uno spiazzo isolato, nel bel mezzo di un deserto.

«Atterraggio eseguito con successo, signore.»

«Perfetto, Vork. Clud, Juis! Preparate le attrezzature!»

«Subito, signore.»

«Capitano Rezor.» disse l’alieno chiamato Vork, dalla pelle rossa e la figura sottile, un lungo muso appuntito piegato in una smorfia soddisfatta «Obbiettivi confermati: abbiamo tre terrestri, e un cyborg, il bersaglio più problematico dei quattro.»

«Ottimo: e per quanto riguarda le possibili minacce?»

«Confermate: un altro cyborg, un namecciano, quattro terrestri e…»si prese una pausa prima di concludere «due saiyan allo stadio “super”»

«E per quanto riguarda quell’altra strana creatura, quella che rilevammo due anni fa?»

«Sparita insieme a Cell, capitano Rezor. Da allora non abbiamo più ricevuto segnali.»

«Meglio così. Una sua improvvisa presenza ci avrebbe costretto a rimandare nuovamente… E lui si sarebbe adirato ancora di più.»

L’alieno di nome Rezor strinse i braccioli della sua poltrona, pensando all’ira del loro mandante. La mancanza di capelli faceva arrivare tutto il sudore nei suoi grandi occhi, fino alla sua bocca dalle grandi labbra, senza passare da un assente naso, riflettendosi sulla sua pelle verde. Poi si calmo, rilassando i suoi muscoli, pensando che comunque la missione sarebbe andata a buon fine.

«Clud! Juis! Siamo pronti?» urlò, rivolgendosi agli altri due membri dell’equipaggio.

Uno di loro, Clud, era un gigantesco umanoide dalla pelle arancione, due occhi completamente bianchi e due canini che spuntavano dal labbro inferiore: teneva il collo piegato e le braccia penzolanti, facendolo sembrare un gigantesco gorilla.

L’altro, Juis, lavorara con le sue quattro braccia su dei marchingegni.

«Quasi fatto, capo! CLUD!» urlò poi al gorilla «Porta qui le armature!»

La pelle blu scuro di Juis lo nascondeva nella notte terrestre, ma i suoi scintillanti occhi gialli lo rendevano ben visibile, lui e la sua rotonda e liscia testa.

In quel momento Clud ritornò, con una valigia dalla quale estrasse quattro armature di diversa dimensione, ma tutte simili tra loro, e non diverse da quelle dell’esercito di Freezer: tutte bianche, con i dettagli in verde acqua.

Il gruppo le indossò.

«Molto bene ragazzi, sapete tutti qual è l’obbiettivo di questa missione, quindi non ve lo ripeterò.» disse, deciso, Rezor «Così come non vi ripeterò quello che vi dico adesso: dovremo essere rapidi e metterci in azione senza fronzoli. Secondo gli ultimi chip spia, domani gli obbiettivi saranno tutti radunati nella vicina Città dell’Ovest: non è detto quante delle possibili minacce saranno presenti, di sicuro saranno presenti i due saiyan, e dovremo essere rapidi ad attuare il piano che abbiamo in serbo per loro, così come per il namecciano, se sarà presente. Per quanto riguarda i terrestri, non dovrebbero essere un problema nemmeno per il nostro Vork.» disse sogghignando, per le risate di Juis e Clud.

«Piantatela voi due, che la prossima volta regolo le vasche di rianimazione perché fi facciano soffocare…» disse il piccolo alieno, irritato.

«Dai Vork, si scherza.» disse Rezor «Comunque, nessuno dei terrestri dovrebbe meritarsi nessuno dei nostri trattamenti speciali. C’è però una cosa importante che dovete ricordare: questi guerrieri non usano scouter, così come non li dovremo usare nemmeno noi. Questi sono pratici nello sfruttare la loro aura: è quindi fondamentale sforzarsi di tenerla bassa, almeno finché non sarà il momento di entrare in azione: chiaro?»

Dal gruppo arrivarono cenni d’assenso.

«Bene: non appena il sole sarà alto, ci metteremo in azione.» concluse Rezor.

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Pamela guidava rilassata lungo le strade della Città dell’Ovest: ormai era praticamente abituata, da quando aveva iniziato a lavorare per la Capsule.

Bulma fu così gentile due anni fa, da trovarle un posto nell’assistenza clienti: non che Pamela se ne intendesse molto, ma riusciva comunque a cavarsela bene.

Ora, però, non si stava dirigendo lì per lavoro: c’era la festa di compleanno del piccolo Trunks, e l’azzurra aveva colto l’occasione anche per organizzare una rimpatriata.

Pensò poi che tra tre giorni ci sarebbe stato anche il matrimonio di Crilin e C-18: insomma, non era un periodo in cui ci si risparmiava in quanto a feste.

Mentre rimuginava su questi piacevoli pensieri, arrivò all’ingresso del parcheggio dell’azienda.

«Buongiorno, Mike!» disse allegramente, salutando la guardia.

«Oh, ciao Pamela! Oggi non si lavora, eh?»

«Dai Mike, lo sai che ritmi faccio! E poi ho ancora solo 18 anni, ho appena fatto la patente! Fammi divertire un po’!» disse, fingendosi offesa.

«Ah-ah! Passa pure, e divertiti!» le disse Mike, facendole un caldo sorriso, che la rossa ricambiò.

Una volta trovato posto, scese immediatamente dalla macchina, dirigendosi  in giardino con in mano il regalo per Trunks.

Ovviamente non aveva potuto vestirsi come piaceva a lei: aveva dovuto riporre la tuta ed ogni altro indumento sportivo, scegliendo una più sobria camicetta azzurra e dei pantaloni bianchi. I suoi corti capelli rossi erano, come sempre ormai, pettinati a formare un caschetto.

«Pamela! Ben arrivata!»

Si girò per vedere una sorridente Bulma Briefs venirle incontro.

«Vedo che sei ancora da sola…»

«Non parliamone, per favore…» le rispose, mestamente, la rossa.

«Hai ragione, affari suoi. Vieni, ti accompagno dagli altri!»

E la accompagnò in un largo giardino, dove si erano radunate parecchie persone, tra cui anche gli amici della banda.

«Manca qualcuno?» chiese Pamela.

«Si, Reef e Tensing: è da un po’, in effetti, che non si fanno vivi. Ma sono sempre stati un po’ così, lo sapevamo. E poi, ovviamente, il nostro novello eremita…»

«Chi non viene, mamma?» chiese in quel momento, tirandola per un lembo del rosso vestito, un piccolo bambino dai capelli viola, che guardava, incuriosito, verso la madre.

«Ah, ecco il nostro festeggiato! Tranquillo, la mamma stava parlando di un amico della zia Pamela, che purtroppo non è potuto venire!»

«Me lo farai conoscere, zia?» chiese poi il piccolo a Pamela, che si chinò a massaggiargli la testa.

«Certo, tesorino, un giorno lo conoscerai! Ora però prendi questo e vai a divertirti!» disse, porgendogli il regalo.

Trunks lo prese e con entusiasmo andò a metterlo insieme agli altri, per poi tornare a giocare sul prato, dove un ancora piccolo Goten lo aspettava: tra i due pare ci fosse già una grande amicizia.

«Glielo farò mai conoscere?» domandò Pamela, quasi affranta.

«Non ti preoccupare, tesoro. Alla fine se nemmeno Vegeta è riuscito a smuoverlo, non ci resta che aspettare. Ma non significa che dobbiamo rinunciare anche noi ai piaceri della vita! Oggi pensiamo solamente a divertirci, ok?» gli rispose l’azzurra, sorridente.

La giovane hatwa gli sorrise a sua volta: aveva ragione, oggi non era il caso di rimuginare su quella situazione, la quale non poteva più trovare una soluzione che venisse da loro.

Si unì sorridente agli altri, seduti in una grande tavolata, e brindò al piccolo Briefs che gongolava in mezzo ai tanti regali ricevuti.

Si ritrovo a chiacchierare con i due futuri sposi, Yamcha e il vecchio maestro Muten, che non gli risparmiò qualche “complimento” al quale evitò di “rispondere” troppo violentemente: non era mai diventata forte come gli altri guerrieri, ma di sicuro ancora se la cavava, nonostante avesse dovuto rallentare con gli allenamenti.

Finché ad un certo punto, ci fu un enorme spostamento d’aria, che fece ribaltare l’intera tavolata, e una velocissima nave di forma triangolare volò velocissima sopra le loro teste, fermandosi improvvisamente sopra le strade poco fuori la Capsule Corporation, ed atterrò.

Vegeta, fino a quel momento seduto in disparte vicino ad un albero, si alzò immediatamente, i denti stretti in una smorfia di tensione.

 «Q-Quella navicella…» sussurrò.

«C-Caro, cosa c’è?» gli domandò Bulma, leggermente scossa, mentre teneva Trunks in braccio.

«Piccolo, riesci a percepire qualcosa?» domandò Gohan al suo maestro.

«No.» rispose il namecciano, anch’egli reso piuttosto teso da questo fatto.

A quel punto, un enorme coltre di fumo si era alzata da dove era atterrata l’astronave, e ora aveva raggiunto anche il giardino: ma più veloci di essa, quattro figure comparvero nel giardino della Capsule Corporation.

«Capitano Rezor, confermo assenza di terrestre e androide: tutte le altre possibili minacce sono presenti» disse la più piccola delle figure.

Tutte e quattro indossavano un’armatura bianca, a dettaglia verde acqua, simile a quella degli uomini di Freezer, e un casco dotato di lenti, che ricordavano quelle degli scouter. Ma particolari erano i giganteschi bracciali sul braccio destro di ognuna della quattro strane figure: uno di loro ne aveva due, più piccoli, come il numero di bracci destri che aveva.

«Vegeta, che piacere rivederti!» disse quello che pareva il loro leader, che di particolare aveva solo la pelle verde scuro e l’assenza del naso.

Tutti gli invitati si voltarono verso il principe dei saiyan, incuriositi. Principe, che teneva lo sguardo fisso sui nuovi arrivati.

«Che ci fate qui?» domandò, freddo, Vegeta.

«Dai Vegeta, sai benissimo di cosa ci occupiamo… sai perché abbiamo abbandonato l’esercito di quel megalomane di Freezer: quindi sai già la risposta.» gli rispose.

«Mi dispiace interrompere la rimpatriata,» interruppe bruscamente Piccolo «ma se non vi dispiace gradiremmo anche noi sapere chi siete.»

«Oh, ma che scortesi che siamo stati! Di solito non siamo così sgarbati, vero ragazzi?» disse nuovamente la figura dalla pelle verde, rivolgendosi agli altri tre, che ridacchiarono «Il gorilla qui dietro è Clud; lui invece e Juis, che neanche con quattro braccia si ricorda mai di salutare; e questo è Vork, il nostro fidato tecnico; io sono il capitano Rezor. Ma potete chiamarci “I Cacciatori”.»

A quel punto fece un inchino di scherno agli invitati.

«E cosa siete esattamente?» gli chiese Yamcha.

«Sono dei reietti, quattro disertori dell’esercito di Freezer, che viaggiano per vari pianeti, e poiché non sono mai stati degli abili combattenti si servono delle più avanzate tecnologie per rapirne alcuni abitanti, per lo più femmine, eseguendo gli ordini del loro capo, un essere ancora più viscido di loro, Kreed.»

«LORD Kreed, Vegeta, ricordati che è buona educazione parlare dei propri superiori usando il loro grado.» lo corresse Rezor con un sogghigno, che fece irritare parecchio il saiyan «Ma ti ringrazio per avermi risparmiato il resto della tiritera. Si, siamo qui per le vostre donne: le compagne dei saiyan e questi altri due elementi hanno attirato le attenzioni del padrone, vista la loro inusale forza.»

«In ogni caso, non vedo come possiate andare oltre questa "tiritera".» disse Vegeta, sogghignando «Sfortunatamente per voi, non c’è tecnologia che vi possa salvare dalla forza di un super saiyan: e si dà il caso che qui ce ne siano ben due.»

E in quel momento sia lui che Gohan si trasformarono: il giovane dovette liberarsi di alcuni degli abiti che la madre lo aveva costretto ad indossare, rimanendo solo in canottiera.

«Vi suggerirei di tornare strisciando da quel verme del vostro padrone, ora.» disse, con sicurezza Vegeta.

Rezor, però, iniziò a ridere.

«Vedo che non sei cambiato affatto, Vegeta, sempre convinto di essere sempre un passo avanti agli altri, mentre continui a camminare nella direzione opposta.»

La metafora provocò diverse risatine tra gli altri cacciatori, mentre Rezor alzava il braccio destro, cliccando uno dei pulsanti sul bracciale: da un foro iniziò ad uscire un forte getto di gas, che rapidamente si diffuse tra tutti gli invitati.

«Mamma, non mi sento bene…» disse Trunks, mentre sia lui che Goten si aggrappavano ai vestiti delle madri, finché non caddero a terra, svenuti, per la paura delle due donne.

Vegeta e Gohan osservarono con orrore, ma anche loro iniziarono a sentirsi male: iniziarono entrambi a tossire molto forte, quasi simultaneamente, mentre si accasciavano al suolo, doloranti. In un istante tornarono al loro stadio normale.

«C-Che cos’è questa roba?» chiese Gohan, tra i rantoli.

Vegeta alzò lo sguardò ormai debole verso i quattro alieni: «Non è poss*coff* C’è solo una cosa *coff* che ha questi effetti su noi saiyan…»

«Vedo che siamo perspicaci.» disse Rezor, con un ghigno malefico «Si, questo è estratto di creslidia, pianta difficilissima ormai da trovare, grazie a voi saiyan, e ancora più difficile da lavorare: ma come puoi vedere, può dare grandi soddisfazioni. Sapevamo benissimo che effetti ha su voi saiyan: questa dose non vi ucciderà, ma prova a porre resistenza, e sappi che mi basterà premere un pulsante.»

A quel punto, Piccolo, Yamcha, Crilin e C-18 si frapposero tra il gruppo e i due saiyan.

«Se credete che ci sarebbero stati solo loro due a darvi filo da torcere, beh, avete fatto male i vostri conti.» disse Yamcha.

«IO NON SBAGLIO MAI I CONTI!» disse, improvvisamente, Vork, improvvisamente irritato. Premette quindi anche lui un pulsante, che apparentemente non parve avere effetto alcuno, finché Piccolo non iniziò ad urlare, cadendo a terra, le mani strette attorno alla testa.

«Questi sono ultrasuoni, namecciano: è inutile anche che ti stacchi le orecchie.» disse Rezor, contemplando la scena.

«Bene, meno uno. Clud Juis, lacci elettrici. Vork, annichilisci il cyborg.»

Nel giro di un istante, il gigantesco guerriero rosso e la piovra umanoide premettero anch’essi dei pulsanti sui loro ampi bracciali, direzionandoli, verso Chichi, Pamela e Bulma: da dei piccoli fori uscirono dei lunghi fili di un giallo intenso, che si avvolsero attorno alle tre donne, stordendole.

Pamela fece in tempo a lanciare un grido, che nonostante tutto non rimase inascoltato.

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“Pamela!”

Se quelle strane aure mi avevano insospettito, in un primo tempo, ora stava veramente succedendo qualcosa: le stavano facendo del male!

Ma perché non interveniva nessuno? Sembravano tutti così deboli. C’erano ancora Crilin e Yamcha, ma erano soli contro quattro.

Sentii poi le aure di Pamela, Bulma e Chichi diminuire progressivamente: avevano perso conoscenza.

Devono pagare…

No, non posso lasciarti dominare in questo momento…

MA LE STANNO FACENDO DEL MALE… SAI CHE DEVONO PAGARE.

“NO! Tu andresti solo a portare distruzione e morte!”

TU NON PUOI IMPEDIRMI DI FARLO… LO VUOI ANCHE TU.

“Si, le stanno facendo del male, ma non voglio che la situazione peggiori…”

SAI CHE NON C’È ALTRO MODO… AVANTI, LIBERAMI…

“No, non voglio…”

INVECE SI, GLIELA FARAI PAGARE PER AVERLE FATTO DEL MALE…


“È quello che vuoi tu… o io?”

SAI BENISSIMO DI VOLERLO ANCHE TU…

“Hai ragione…”

Sentii la sua energia pervadermi il corpo, i suoi pensieri di malvagia distruzione pervadermi la mente, mentre mi parlava ancora.

LI TRUCIDEREMO, TORTUREMO, BERREMO IL LORO SANGUE…

“Si…”

ORA AVANTI…

In quel momento mi sentii pervaso da una forza devastante, desiderosa solo di essere sfogata.

LIBERAMI!

Ed in quel momento, la lasciai uscire, per la prima volta in due anni: e in quel momento la voglia di uccidere fu la sensazione più piacevole che potessi mai provare.

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All’improvviso, la terra tremò.

«Cosa è stato?» disse un sorpreso Vork.

«Che ti interessa, stupido! Pensa al cyborg!»

In quel momento C-18 si era proprio lanciata contro il gruppo, ma Vork premette un pulsante, e la cyborg si fermò in volo, come paralizzata. Juis la avvolse immediatamente in un altro laccio dal colore brillante.

«Bastardi!» gridò Crilin «Che le avete fatto?!»

«Una semplice onda di disturbo, abbastanza potente da interrompere il funzionamento di alcuni dei suoi impianti meccanici: ora è debole come le altre tre.»

Con una serie di balzi rapidissimi, Juis si caricò le quattro donne sulle braccia.

A quel punto, in preda all’ira, Crilin e Yamcha si lanciarono contro i Cacciatori.

Rezor si voltò verso il suo gorilla: «Clud, sono tutti tuoi.»

Il gorilla si mosse ad una velocità inusuale, e fu immediatamente davanti a due terrestri, interrompendo il loro volo: li afferrò con le sue enormi mani, e li sbatté violentemente sul terreno, lasciandoli inermi.

«Bene, ragazzi, è stato facile: torniamo alla nave.» disse, soddisfatto, Rezor.

I cacciatori presero quindi il volo verso il punto di atterraggio.

I guerrieri invece, furono tutti immediatamente in piedi, seppur devastati dall’esperienza.

«Non possiamo lasciarli andare così!» disse Crilin, sputando un rivoletto di sangue.

«Per una volta dici qualcosa di sensato.» disse un barcollante Vegeta.

Piccolo invece pareva ancora piuttosto stordito, ma anch’egli aveva in volto un’espressione di pura rabbia e determinazione.

«Voi andate, ci prendiamo noi cura dei bambini.» disse il vecchio Muten, mentre la signora Brief e lo Stregone del Toro prendevano in braccio i nipotini.

Allora i guerrieri si misero immediatamente in volo dietro ai cacciatori.

In quel momento, Piccolo sussultò.

«Cos’hai Piccolo?»

«Q-Qualcosa si sta avvicinando… e credo proprio di sapere cosa… ci conviene stare pronti.»

Tutti si scambiarono sguardi incuriositi, finché non arrivarono in vista della nave dei cacciatori, che a quanto pare dovevano aver volato molto più lentamente di loro, visto che anch’essi stavano atterrando.

«Bene, bene… sembra che qui qualcuno non capisca quando è ora di farla finita.» disse la voce gracchiante di Vork.

«Tipico degli scimmioni, ma evidentemente è contagioso…» disse Juis, schernendo il gruppo.

«Clud, va ad aprire l’astronave. In quanto a voi,» disse Rezor, voltandosi verso i difensori della Terra «ricordatevi che ci basta premere un pulsante.»

Si osservarono in silenzio per qualche istante, finché Rezor non si girò, irritato, insieme agli altri due Cacciatori.

«Clud? Si può sapere quanto ci vuole?!»

Clud era fermo, in piedi davanti all’astronave, in silenzio.

Ad un certo punto il gigante ebbe come delle convulsioni, e si poté chiaramente udire il suono delle placche della sua armatura rompersi. Il gigante continuò ad agitarsi, finché non si afflosciò improvvisamente.

«Clud… che hai?!»

In quel momento, una piccola onda di energia partì da davanti Clud, e lo scaraventò ai piedi dei suoi compagni, mostrandosi per quello che era diventato: un cadavere, con un enorme squarcio sul petto, dal quale uscivano fiotti di sangue. I suoi occhi erano vitrei, e anche dalla bocca usciva ora un copioso rivolo del vitale liquido.

Tutti guardarono dove stava, in precedenza, il gorilla arancione. Ciò che la sua gigantesca figura aveva coperto, si rivelava ora in tutto il suo orrore: una figura umanoide, dai grandi muscoli e la pelle grigiastra, sul volto due fessure come naso, e due occhi da serpente di un giallo intenso. Nella mano sinistra, il cuore ancora pulsante del gigante.

Juis lasciò andare i corpi delle ragazze, che stavano piano piano riprendendo conoscenza, e approfittando della distrazione dei Cacciatori, Gohan e Crilin le aveva recuperate e liberate dalle loro costrizioni: sorrisero mentre recuperavano le forse, ma anch’esse dovettero immediatamente fare i conti con quella terrificante visione.

Daniel Ryder si era finalmente fatto vedere, sicuramente non nell’aspetto più gradito.

Pamela guardò quel mostro, e si sentii male: tutto dentro di lei le diceva che quello era Daniel, eppure negli occhi di quel mostro vide tutto, ma non vi riconobbe il suo amico.

«V-Vork… c-che cos’è?» chiese uno spaventato Rezor.

«Q-Quella c-cretura s-signore… q-quella che e-era sparita…» disse Vork, balbettando.

Intanto, il mostro-Daniel strinse il cuore di Clud nella sua mano, facendolo al contempo esplodere con il ki.

Poi volse lo sguardo verso gli altri tre: a quel puntò, mostrò il suo sorriso sadico, i denti aguzzi che brillavano alla luce del sole. Iniziò quindi a camminare verso i Cacciatori.

«J-Juis, Vork… occupatevene voi, è un o-ordine…» disse Rezor, balbettando.

I due cacciatori si guardarono, indecisi sul da farsi. A quel punto decisero di caricare i cannoni nei loro braccialetti, tempestando il mostro di proiettili: ma fu tutto inutile.

Il mostro si lasciò colpire, senza mostrare alcun tipo di fastidio, e dopo essere uscito illeso da quella salva, si ritrovò davanti a Juis, che rimase impietrito dall’orrore. Almeno finché non fu colpito da una fortissima ginocchiata allo stomaco, che lo fece piegare in avanti. A quel punto, un’altra ginocchiata lo spedì in aria, di parecchi metri, e Daniel si proiettò sopra di lui, afferrandolo per tutte e quattro le braccia.

Allora spinse con i piedi sulla schiena di Juis, facendoli discendere velocemente verso terra. All’impatto, tutte e quattro le braccia del cacciatore si staccarono simultaneamente dal suo corpo, facendolo gridare di dolore. Allora la creatura gli afferrò la testa, tenendola ferma a terra, e in un batter di ciglio essa esplose, colpita da un potentissimo colpo di ki ravvicinato.

Poi, lo sguardo del mostro ruotò verso Vork, che in quel momento era pietrificato dalla paura.

Il mostro lo guardò per qualche istante, con un’espressione neutra. Vork provò a puntargli contro la sua arma, cercando di apparire minaccioso: fu allora che la creatura riprese a sorridere.

Allungò la mano verso Vork, che all’improvviso si paralizzò. Mantenne comunque lo sguardo pieno di paura sulla cretura, cercando di capire cosa stesse per fare: la vide chiudere il pugno, e quella fu proprio l’ultima cosa che vide.

I suoi occhi e la sua bocca iniziarono a brillare, finché non esplose, lanciando un lungo grido disperato: il bagliore generato fu gigantesco, tanto che gli inusuali spettatori dovettero coprirsi gli occhi.

Quando poi poterono nuovamente aprire gli occhi, la creatura stava ancora rivolta verso il punto in cui prima stava Vork, la mano ancora chiusa a pugno.

Poi, voltò lentamente la testa verso Rezor, sorridendo nuovamente, stavolta senza mostrare i denti: il capitano dei cacciatori iniziò ad arretrare, spaventato.

«S-Senti, n-non ne possiamo parlarne? I-In fondo non ti a-abbiamo fatto n-niente, d-dai…» disse, mentre la creatura iniziava lentamente a camminare verso di lui. Rezor allora, iniziò ad armeggiare con il suo bracciale, tenendo le braccia dietro la schiena, mostrando evidente agitazione.

«F-Facciamo che i-io adesso me ne vado, e n-non se ne parla più, ok?»

In quel momento, dal suo bracciale giunse un piccolo “beep”, che gli fece improvvisamente riacquistare sicurezza, mentre la creatura continua a camminare verso di lui.

«Ma se proprio insisti…» continuò Rezor, improvvisamente più sicuro «BECCATI QUESTO!»

E in quel momento portò il braccio destro in avanti, facendo partire dal suo bracciale un raggio di enorme potenza, che investì in pieno la creatura, sfiorò l’astronave, e generò un lungo cratere, e privò tutta la strada dell’asfaltatura.

Si generò una grande nuvola di polvere: Rezor ansimava, improvvisamente più rilassato, il braccio ancora teso in avanti.

Il resto del gruppo guardò verso la grande nube di polvere, gli sguardi ancora più carichi di tensione.

Rezor si girò, con un sorriso compiaciuto, verso di loro, e notando le loro espressioni si insospettì: si girò nuovamente verso il polverone, e la soluzione gli fu immediatamente chiara.

Era ancora viva e vegeta.

La figura della creatura riemerse dalla nube di polvere, un’espressione che pareva irritata, cosa che fece impallidire Rezor.

La creatura guardò la tuta che indossava, l’unica cosa che pareva essere stata danneggiata dall’attacco dell’alieno: della tuta sportiva scura ora rimaneva solo qualche brandello. L’espressione del mostro allora, si fece ancora più irritata.

Rezor provò ad arretrare, ma non ebbe tempo per reagire: in un attimo la creatura fu davanti a lui, e con uno schiaffo lo lanciò alla sua destra, facendogli attraversare un palazzo, finché il capitano dei Cacciatori non atterrò molto dolorosamente su un’altra strada, distruggendo qualche macchina.

Un paio di macchine esplosero, e costrinsero il capitano dei Cacciatori a coprirsi gli occhi: così che non appena li aprì, vide che il mostro era nuovamente sopra di lui.

Lo colpì con un calcio alla testa, scavando il terreno di parecchi centimetri: Rezor sentì il casco piegarsi e rompersi sul suo cranio, per poi sentirne i frammenti cadere, una volta che si vide nuovamente in piedi. O così gli parve.

Il mostro lo aveva sollevato, tenendolo per il bracciale sul suo braccio destro: nei suoi occhi Rezor poté veder solo una grande malvagità, e una grande sete di sangue.

Fu in quel momento che l'alieno iniziò a piangere: era la prima volta che provava una paura simile.

Il mostro, allora, tornò a sorridere, mostrando nuovamente i denti nella sua smorfia folle.

Iniziò quindi a stringere, senza, a quanto sembrava, compiere uno sforzo eccessivo: la sua forza fu nuovamente chiara a Rezor, mentre sentiva il suo bracciale stringersi sempre di più attorno al suo polso, e i sempre più frequenti, forti suoni del metallo che si spaccava.

Finché quei suoni non furono quelli delle sue ossa: Rezor iniziò a gridare dal dolore, mentre le sentiva sbriciolarsi sotto la stretta della creatura, che ad un certo punto forzò la stretta e tirò, portandosi dietro la mano di Rezor.

L’alieno cadde a terra, urlando dal dolore. Un lungo rivolo di sangue bluastro si stava ora riversando in strada.

Gli altri guerrieri avevano in quel momento raggiunto il punto in cui si trovavano i due contendenti: prestarono soccorso a qualche passante rimasto nella zona, ma fecero in tempo ad assistere alla terrificante scena.

Rezor, tenendosi il moncherino, guardò verso la creatura, con le lacrime agli occhi: «T-Ti prego… P-Pietà…»

In tutta risposta la creatura allargò il suo sorriso, e piegò il collo all’indietro, emettendo degli strani versi gutturali che parevano un’inquietante risata.

Afferrò poi, con i soli pollice e indice, il ginocchio di un ormai inerme Rezor: lo sollevò, e con un una piccola stretta, lo spezzò.

Il rumore delle ossa che si spezzavano non fu inquietante quanto le grida di dolore del loro proprietario, che si vide poi preso per il collo, la creatura pronta a tormentarlo nuovamente.

Gohan osservò la scena con orrore, e con lui tutti gli altri: ma fu lui l’unico in cui qualcosa scattò.

«FERMATI!» gridò.

Piccolo lo guardò, sorpreso. «Gohan, controllati… Non fare sciocchezze» gli disse.

Ma il giovane saiyan non gli diede ascolto: in un istante si trasformò, e con un balzò si fiondò vicino alla creatura, che ora lo guardava con sospetto, la mano ancora stretta sul collo di Rezor.

«So che sei lì dentro, Daniel, ferma questa follia… ormai non può fare più niente.» gli disse, serio.

In tutta risposta, la creatura gli sorrise, strinse la presa attorno al collo di Rezor e lo lanciò via, facendolo atterrare inerme sull’asfalto: il capitano era ormai deceduto.

Gohan allora, guardò il mostro negli occhi, ed assunse un’espressione determinata.

«Restituisci il nostro amico, mostro.»

E fu allora che lo attaccò, caricando un pugno.

La creatura lo parò facilmente, stringendolo nel suo palmo: quando poi la sua strinse ancora di più, Gohan si ritrovò in ginocchio a suoi piedi, prima che il mostrò lo colpisse con forza allo stomaco, e con una ginocchiata in pieno mento spedì lontano.

Il giovane saiyan fece in tempo a toccare terra, che fu piede lo sbatté nuovamente a terra, facendolo affondare nell’asfalto di parecchi centimetri.

«GOHAN!» gridò Chichi, scioccata, trattenuta da Crilin. Pamela, invece, osservava la scena con orrore: era ben consapevole che quella cosa non era il suo amico, ma faceva fatica a non vedere Daniel nelle fattezze di quella bestia, mentre malmenava Gohan.

Il mostro, allora, afferrò Gohan per il collo, esattamente come aveva fatto con Rezor. Guardò il saiyan, ormai tornato alla sua forma normale, e nella sua mano destra iniziò a formare una sfera scura.

Esattamente come al Cell Game.

Il resto del gruppo osservava terrorizzato, inermi di fronte alla potenza e alla crudeltà mostrata dal mostro.

Gohan provò a guardare la creatura negli occhi, mentre la sua stretta sul suo collo si faceva più forte, e l’aria iniziava a mancare: guardò gli occhi del mostro, e nulla ci rivide del suo vecchio amico.

In quel momento, una lacrima si formò sul suo viso. Lacrima che discese fino a toccare la pelle grigiastra della bestia.

Fu allora che i giganteschi occhi serpenteschi si spalancarono come sopresi.

La presa sul collo di Gohan si allentò, e il giovane saiyan ricadde a terra, mentre la creatura iniziò a barcollare all’indietro, le mani strette sulla sua testa, mentre emetteva dei gemiti di dolore.

Esattamente come al Cell Game.

«P-Piccolo…» chiese Yamcha al namecciano «Ma… si sta…?»

«Sì, Yamcha. Proprio come due anni fa.»

Allora la creatura ruggì, e una gigantesca esplosione di aura avvolse tutta la zona, abbagliando i presenti: per qualche istante, intorno a loro nulla fu più visibile. Quando però, quei versi gutturali parvero mutare in versi più umani, allora la luce iniziò a diminuire di intensità.

E poi, ci fu solo lui: in piedi, con i vestiti a brandelli, scosso ma perfettamente cosciente, Daniel Ryder.

Il giovane hatwa si guardò intorno: vide i suoi vecchi amici, e poi vide Gohan, a terra, vicino a lui, che lo guardava sorridente.

In quel momento, lacrime si formarono negli occhi del ragazzo, che prese velocemente il volo e si allontanò a grandissima velocità.

I guerrieri si scambiarono diversi sguardi, in un misto tra shock e perplessità.

«Almeno si è fatto rivedere.» disse, sarcasticamente, Yamcha.

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Dopo essersi risistemati, e liberatisi dei tre cadaveri rimasti, il gruppetto tornò alla Capsule Corporation, dove nel grande salone dell’azienda tutti si stavano facendo medicare: Trunks e Goten avevano ripreso conoscenza, ed erano ora stretti tra le braccia delle madri.

L’atmosfera era silenziosa: in quel breve lasso di tempo erano successe parecchie cose.

La prima, che un alieno voleva rapire Chichi, Bulma, Pamela e C-18; la seconda, che il mostro dentro Daniel era effettivamente una bestia incontrollabile.

Ma nessuno volle proferire parola sull’argomento: ora tutti avevano potuto vedere la crudeltà di quella bestia, e nelle menti di molti, si stavano rivalutando le scelte di quel povero ragazzo.

Ma, come in molti in quella sala sapevano, non era l’unico problema. Fu proprio Bulma, rivolgendosi la marito, a tirare fuori la questione:

«Vegeta, hai detto che questi lavoravano per un certo Kreed… chi è?»

Il saiyan sospirò, prima di risponedere alla moglie: «Kreed è uno degli esseri più crudeli e viscidi che abbia mai conosciuto: non a caso, assieme a Zarbon e Dodoria, era uno degli uomini di cui Freezer si fidava di più. Era ossessionato dai marchingegni: in uno dei pianeti che Freezer gli assegnò, fece costruire fabbriche su fabbriche che per anni ci hanno rifornito di ogni materiale necessario, dalle tue agli scouter. Lui però, era anche un abile combattente, più forte di qualunque altro servo di Freezer. Ma c’è dell’altro…»

«Non  che fino a questo momento tu abbia descritto un angelo…» commentò Crilin.

«Kreed è sempre stato un depravato» proseguì Vegeta «Non che non ce ne fossero, nell’esercito di Freezer. Ma lui… Lui godeva nel sottomettere i popoli, per lui erano trofei da collezionare, e da sfruttare: per questo rapiva solo esemplari donne di ogni popolazione che sottomettevamo, potete immaginare per fare cosa.»

Nel gruppo scese il silenzio.

«Che ci crediate o no, la cosa Freezer non piaceva:» proseguì, nuovamente, Vegeta «ma più che altro era per la reputazione del suo esercito. È sempre stato un gran bastardo, ma quantomeno era raffinato. Minacciò Kreed, dicendogli di smettere con quella sua strana collezione, e che se voleva sfogarsi, poteva andare in un bordello. Kreed non obbedì, e prima che la condanna per insubordinazione potesse essere eseguita, fuggì con i Cacciatori, che ai tempi erano la squadra assegnata ai suoi comandi. Da allora si diedero alla macchia, proseguendo la sua opera perversa nell’ombra. Evidentemente, hanno trovato una base solida dove poter migliorare le loro tecnologie, nonché trovare la creslidia.»

«A proposito, cos’è?» gli chiese Gohan.

«La creslidia è una pianta che CREDEVO crescesse solo sul pianeta Vegeta, il cui polline è letale per noi saiyan: credevo che fossero state tutte estirpate… evidentemente mi sbagliavo. E ora Kreed arriverà, sicuramente con altre dosi…»

«Come fai ad esserne certo?» gli domandò Crilin.    

Vegeta rimase per qualche istante in silenzio.

«Uno che ha rinunciato a servire Freezer pur di dare sfogo alle sue perversioni, credi che possa rinunciare così facilmente?» domandò sarcasticamente il principe dei saiyan.

E nel gruppo scese nuovamente il silenzio.

«Ora però, non disperiamo! Tra tre giorni abbiamo un matrimonio, no?» disse, improvvisamente entusiasta, Bulma, per l’imbarazzo di Crilin e C-18.

«SEI FORSE IMPAZZITA DONNA?! COME FAI A PENSARE AD UNA COSA DEL GENERE IN QUESTO MOMENTO?!» gli sbraitò contro Vegeta.

«Dai brontolone, non credo che sarà qui nel giro di tre giorni! Possiamo ancora divertirci, non abbandoniamoci ai cattivi pensieri!» disse al marito.

Gohan allora , dopo qualche istante di silenzio, decise di intervenire nuovamente per salvare la situazione, sperando, questa volta, di avere successo.

«Hai ragione, Bulma.» disse «Non è il caso adesso di lasciarsi andare ai cattivi pensieri. E poi c’è già una festa da ricominciare, giusto Trunks?»

Il piccolo Briefs fece allora un sorrisone che intenerì praticamente tutti, tranne ovviamente il padre e il sempre stoico Piccolo.

Fu allora che la tensione nel gruppo si alleviò, e tutti iniziarono a discutere normalmente sugli avvenimenti della giornata e su quelli futuri.

Anche Pamela sorrise, finché poi il suo sguardo non cadde sulla finestra, e sulle montagne all’orizzonte. In quel momento il suo cuore si appesantì nuovamente.

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Una grossa nave dalla forma triangolare si era ancorata all’orbita di Giove.

«Signore, questa è stata l’ultima registrazione dal casco del capitano Rezor.» disse un giovane soldato alieno, dalla pelle di un intenso arancione e il profilo umanoide. Portava i lunghi capelli bianchi raccolti in una coda.

«Il video è sullo schermo, signore.» disse poi un altro giovane soldato, completamente identico al suo compagno, mentre su uno schermo olografico compariva un mostro dalla pelle grigia e dai tratti umanoidi, ma con dei dettagli in viso che ricordavano quelli di un rettile, mentre colpiva con forza Rezor scagliandolo lontano, e lì la trasmissione si interruppe.

«N-Non c’è altro, signore…» disse il primo dei due soldati gemelli.

A quel punto, su una poltrona posta nella penombra, una gigantesca mano robotica sbatté con forza su uno dei braccioli.

«A quando risalgono queste immagini?» domandò una roca voce.

«Poche ore fa, comandante.» rispose il secondo gemello.

La grande mano robotica si strinse attorno al bracciolo della poltrona.

«Allora Rezor ha fallito… Sembra che quell’essere sia oltre ogni nostra possibile strategia.» disse, nuovamente, la roca voce nella penombra «La cosa è piuttosto interessante…»

«Cosa facciamo, signore? Della sua squadra siamo rimasti solo noi due!»

«Basterete. Fate rotta per la Terra: quanto ci metteremo?»

«Poco meno di tre giorni, signore.»

«Perfetto…» disse, lentamente, ostentando la sua soddisfazione «Mettete in moto, ragazzi.»

I gemelli iniziarono a premere qualche pulsante, poi, nel momento di mettere effettivamente la nave in modo, dissero in coro:

«Ai suoi ordini, lord Kreed.»



NOTE DELL’AUTORE
Hola gente! Eccoci con il ventiduesimo capitolo, e il mioprimo vero tocco totale e completo sull’universo di Toriyama! Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe felice! Ma soprattutto, ora sono tutti consapevoli della vera natura del nostro Daniel: riuscirà a sistemare le cose, o dovrà continuare ad isolarsi?

Per i cacciatori, ammetto di essermi ispirato un po’ alla squadra Ginyu, ma volevo dargli un tono più serioso. Anche se non sono durati molto, eh-eh…

Come sempre, ogni recensione è gradita, sia positiva che non, soprattutto se portatrice di suggerimenti che mi possono essere utili per migliorare!

Dragon Ball è proprietà di Akira Toriyama.

Alla prossima!
   
 
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