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Autore: Annie B    28/04/2015    1 recensioni
Breve missing moment ambientato in cofa.
"-Jace...cosa...cosa ci fai lì?- sussurrò per non spaventarlo. Ma lui non diede segno di averla sentita, forse la pioggia scrosciante era troppo rumorosa confronto al sussurro che le era uscito dalle labbra.
Avvicinandosi un po' riprovò -Jace? Mi senti?-
Questa volta doveva averla sentita perché le sue spalle si alzarono e si abbassarono lentamente, come stesse sospirando profondamente. Dopo qualche secondo di silenzio disse -Vattene Clary.-"
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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buona sera! Dal momento che in diverse mi hanno fatto presente che sentono la mancanza di scene clace nelle mie storie.. mi sono detta "perché no?" avevo questa OS sul pc e ho pensato di provare a pubblicare!
Dal momento che le clace non sono il mio genere, fatemi sapere se l'avete trovata abbastanza IC e se vi è piaciuta! please! :)
Vi auguro buona lettura, sperando che gradirete!
Un bacione
Annie

 

Qualcosa stava cambiando tra loro, Clary non sapeva spiegarsi come o quando fosse successo, ma giorno dopo giorno, Jace era diventato sempre più distante e silenzioso. A malapena passavano del tempo insieme e le rare volte nelle quali succedeva, lui era sempre più strano.
Per un attimo il cuore sembrò fermarsi nel suo petto, poi dopo un paio di battiti più accelerati, riprese a pulsare con insistenza a un ritmo angosciato e sofferente. Le capitava sempre più spesso ultimamente. Ogni volta che pensava a Jace, provava quasi un dolore fisico, iniziava a temere che il suo cuore sarebbe esploso di quel passo, ne avevano già passate tante, non era sicura che sarebbe stata in grado di superare anche quell'ennesimo ostacolo che era calato tra loro. Eppure questa volta non aveva la minima idea di quale fosse il problema, forse Jace non la amava più...
No, solo il pensiero che potesse essere davvero così, la faceva stare male al punto che le si strozzava la gola e non riusciva a respirare, allontanò quel pensiero, non era forte abbastanza per sopportarlo.
Era stesa di fuori al buio, sull'erba umida della notte che le stava dando i brividi, aveva freddo e la coperta patchwork che si era portata dietro, non bastava più a scaldarla.
Ci mise un po' a rendersi conto che era calata la sera, sentì come il suono di un campanellino, lentamente la riportò alla realtà, una piccola goccia di pioggia era caduta sul tetto del gazebo sotto cui si era stesa qualche ora prima e aveva prodotto quel suono. Secondo dopo secondo, quel tintinnio si intensificò sempre di più fino a fondersi in un astratto scrosciare di pioggia.
All'improvviso stava letteralmente diluviando. Si mise a sedere guardandosi intorno, l'ingresso dell'Istituto distava una decina di metri, ma anche fatti di corsa erano più che sufficienti per inzupparsi completamente.
Avrebbe preferito restare lì di fuori, ferma sotto la pioggia, persa nei suoi pensieri. Le alternative erano tornare a casa e affrontare le domande preoccupate di Luke e sua madre, oppure rientrare all'Istituto e scontrarsi con i modi freddi di Jace. La pioggia non sembrava così male a quelle prospettive.
Stava quasi per rassegnarsi al freddo e rimanere seduta lì, quando un movimento quasi impercettibile, all'estremità del suo campo visivo, attirò la sua attenzione.
Seduto con le gambe fuori dalla finestra c'era qualcuno, i piedi poggiati sul cornicione, la postura strana, quasi come fosse in trance e...i capelli biondi che gli cadevano fradici di pioggia intorno al viso.
Jace. Il cuore di Clary si inceppò lasciandole una strana sensazione di vuoto nello stomaco, per un attimo non riuscì a respirare, la vista si annebbiò, poi in una frazione di secondo, il suo corpo cominciò a produrre adrenalina che le entrò in circolo nel sangue riscuotendola. Gettando la coperta sulla sedia si fiondò sotto la pioggia verso la porta dell'Istituto, correndo senza sosta si gettò su per le scale fino alla grata dell'ascensore, le poche manciate di secondi che quell'aggeggio vecchio impiegò a raggiungere il piano, le sembrarono lente come mesi. Perché Jace era lassù? Non sembrava stesse bene dal modo in cui l'aveva visto quasi afflosciato su sé stesso, era ferito? Stava pensando di buttarsi di sotto? Clary non sapeva a cosa diavolo pensare.
Finalmente la porta dell'ascensore si aprì lasciandola in mezzo al corridoio, correndo a perdifiato raggiunse la camera di Jace e spalancò la porta, le si mozzò il fiato in gola, il cuore le martellava nelle orecchie per la corsa e quasi non riuscì a vedere chiaramente. Chiuse gli occhi un secondo, imponendo al suo cuore di battere a un ritmo regolare, quando li riaprì, vide chiaramente Jace, che zuppo di pioggia se ne stava seduto lì, lo sguardo fisso su un punto indefinito davanti a sé nel cielo buio.
-Jace...cosa...cosa ci fai lì?- sussurrò per non spaventarlo. Ma lui non diede segno di averla sentita, forse la pioggia scrosciante era troppo rumorosa confronto al sussurro che le era uscito dalle labbra.
Avvicinandosi un po' riprovò -Jace? Mi senti?-
Questa volta doveva averla sentita perché le sue spalle si alzarono e si abbassarono lentamente, come stesse sospirando profondamente. Dopo qualche secondo di silenzio disse -Vattene Clary.-
Non si era nemmeno girato a guardarla, si stava rigirando un oggetto tra le mani, ma da quella posizione Clary non riusciva a vedere di cosa si trattasse.
-Jace vieni via di lì, non vado da nessuna parte finché non rientri.- disse decisa facendo qualche altro passo verso di lui.
Jace non si mosse, non diede segno di averla ascoltata quasi, solo la sua schiena che si irrigidì permise a Clary di capire che aveva capito benissimo.
Gli si avvicinò, ormai non rischiava più di prenderlo di sorpresa, lui sapeva che lei era ancora lì e se la conosceva un pochino, sapeva benissimo che non sarebbe andata via prima di averlo fatto rientrare.
Quando gli fu arrivata quasi di fianco, riuscì a vedere cosa fosse la cosa che Jace si stava rigirando tra le mani: il pugnale degli Herondale. Era quella la causa del suo umore? Stava pensando a quello che aveva scoperto? Ultimamente a Clary sembrava di avere di fronte uno sconosciuto, non riusciva più a capirlo.
Gli poggiò una mano sul braccio con delicatezza -Jace, vieni dentro, ti prego.- riprovò più dolcemente.
Quasi come se il tocco della sua mano l'avesse ferito, Jace si ritrasse di scatto atterrando agilmente in camera. La pioggia l'aveva completamente inzuppato e i suoi vestiti grondavano acqua sul pavimento, come quelli di Clary del resto.
Lui rimase in silenzio per qualche secondo, continuando a stringere il pugnale tra le dita affusolate, tracciando disegni immaginari sulle incanalature dell'elsa.
Clary continuò a fissarlo in silenzio, era una situazione surreale, cosa c'era che non andava? Perché Jace si stava comportando in quel modo?
Finalmente il ragazzo si decise ad alzare lo sguardo su di lei, aveva il viso tormentato, gli occhi spenti, circondati da profonde occhiaie scure, sembrava sull'orlo della rovina.
-Clary ti prego, vai via.- ripeté piatto.
Clary per tutta risposta si avvicinò a lui, ma Jace indietreggiò -No, non voglio che ti avvicini, devi andartene, non ti voglio qui.-
Allora era vero, lui si era davvero stufato di lei. Non ne era così stupita, si era sempre chiesta come un ragazzo come Jace potesse trovare qualcosa di interessante in lei. Eppure quel pensiero le fece talmente male che si sentì girare la testa, era tutto sbagliato, non poteva andare così, non dopo tutto quello che aveano patito, non dopo aver finalmente scoperto che non erano fratelli ed erano liberi di stare insieme.
Al pensiero di uscire di lì e non rivederlo mai più, se non in imbarazzanti situazioni forzate, la stanza iniziò a vorticarle attorno, vide il pavimento andarle incontro a una velocità spaventosa e quasi priva di sensi si lasciò andare, preferiva svenire su quel pavimento freddo che andarsene di lì senza una parola.
L'impatto con il suolo tuttavia non arrivò, Jace gettando il pugnale per terra, con una velocità impossibile era scattato verso di lei e l'aveva afferrata prima che si afflosciasse su sé stessa.
Clary rianimata dal tocco della sua pelle calda e dalle sue mani che stringevano la sua schiena fredda e bagnata, riaprì gli occhi, sentì il dolore di mille aghi pungerle sotto la pelle, il cuore spezzarsi e ricomporsi mille volte in esplosioni sempre più dolorose, fino a ritrovarsi senza respiro aggrappata alle spalle di Jace con gli occhi pieni di lacrime.
Lui dolcemente la tirò contro di sé, con il pollice portò via una lacrima dalla sua guancia e la guardò pieno di rimorso.
Clary non riusciva a ritrovare la voce, stava finendo? Lui stava per lasciarla, e quello sarebbe stato il loro ultimo abbraccio? Si sentiva leggera come una piuma e pesante come piombo, il suo corpo non le rispondeva più, la sua mente rincorreva incubi neri in corridoi senza uscite, se si poteva morire dal dolore, sicuramente quella era la sensazione che si provava, pensò.
Cercando di emettere qualche suono, mosse le labbra in silenzio, senza sapere davvero cosa dire, alla fine dopo qualche sussurro sconclusionato, riuscì a chiedere -Mi stai... vuoi lasciarmi vero?-
Per un attimo finalmente, sul viso di Jace comparve un emozione che non fosse solo quella maschera di gelo che aveva avuto nelle ultime settimane, sembrava sorpreso, incredulo.
-Perché me lo chiedi?- le chiese quasi brusco, senza lasciarla andare.
I loro corpi erano incollati l'uno all'altro, resi scivolosi dalla pioggia e gli abiti fradici, Clary tracciando inconsciamente una scia con le dita sulle braccia di Jace, rispose in un sussurro -C'è qualcosa che... sei strano...- odiò sé stessa per non essere riuscita a trovare qualcosa di meglio da dire, non poteva comportarsi come una bambina, se lui voleva lasciarla, lei non lo avrebbe costretto a rimanere facendogli pena.
Ritrovando un po' della sua tenacia riprovò, con la voce più salda -Se non mi ami più dimmelo, me ne farò una ragione, ma smettila di trattarmi così, non ce la faccio più.-
E improvvisamente, stare vicino a lui faceva troppo male, dette quelle parole, il pensiero di separarsi davvero da Jace era come avere il pugnale che gli aveva visto tra le mani, conficcato dritto in mezzo al cuore facendola sanguinare dentro.
Fece per allontanarsi, non avrebbe potuto sopportare il tocco delle sue mani lungo la sua schiena per un secondo di più con la consapevolezza che poteva essere l'ultima volta. Ma Jace la trattenne impedendole di andare via, le sue mani si strinsero sulle sue braccia, poi scivolarono lungo i fianchi e la tirarono verso di sé.
-Clary...- sussurrò quasi come stesse soffrendo. Aveva gli occhi in fiamme, oro liquido che emanava scintille.
-Jace ti prego, fa troppo male così.- ansimò Clary con le lacrime in gola. -Dimmi cosa c'è.- lo implorò di nuovo.
Jace non rispose, la guardò per un secondo, come se fosse in balia di una strana lotta interiore, poi con un respiro pesante, fiondò le labbra sulle sue e la baciò con una passione tale, che Clary quasi dimenticò di respirare.
Non aveva sperato altro che un contatto del genere per tutte quelle settimane, la dimostrazione che lui provava ancora qualcosa per lei, e ora erano talmente persi l'uno dentro l'altra, che non c'era più niente che avesse importanza.
Si aggrappò a lui, ansimando nella sua bocca per riprendere fiato, gli strinse la maglietta zuppa tra le dita e affondò le unghie nel tessuto, voleva solo sentire il suo corpo il più intensamente possibile.
Jace portò le mani intorno al suo viso e lei sentì i piccoli calli duri graffiare contro le sue guance, ma non importava, ogni sensazione era intensa come doveva essere, dopo tutti quei giorni di apatia e dubbi, il solo fatto che lui la toccasse in quel modo bastava a incendiarla dentro.
Le mani di Jace scesero lungo la sua gola, poi più giù tracciando il profilo delle spalle, scivolose come seta sulla pelle bagnata. Raggiunsero l'orlo della sua t-shirt e si infilarono sotto stringendo la pelle dei suoi fianchi, Clary voleva di più, voleva sentire ogni centimetro della loro pelle bruciare in quel contatto così anelato. Le sue dita, meno timide di un tempo, tracciarono un percorso contro il ventre piatto e scolpito di Jace, sentendo i muscoli cesellati, graffiando e stringendo. Poi afferrando il bordo della maglietta, gliela fece scivolare sopra la testa, Jace la aiutò con un movimento delle spalle e finalmente Clary poté godere della vista del suo corpo che la avvolgeva come un'ancora di salvezza.
Fece scivolare le mani verso i suoi bicipiti, stringendo leggermente fino a raggiungere le spalle piazzate. Mentre le loro lingue si rincorrevano senza sosta, assaporandosi in quel bacio che sapeva di dolore e di pioggia, le dita di Clary ritrovarono la cicatrice a forma di stella e l'accarezzarono timidamente, era il piccolo marchio che rendeva Jace speciale, che gli avrebbe fatto riconoscere il suo corpo anche al buio nella confusione più totale.
Jace con un respiro roco di desiderio, la tirò contro di sé, fece scivolare una mano intorno alla sua coscia facendo sì che Clary gliela allacciasse intorno alla vita e con l'altra mano tracciò un percorso rovente lungo la sua schiena, sotto la maglietta.
Erano in piedi accanto alla finestra, la pioggia come unico sottofondo che si mescolava ai loro sospiri, era tutto come avvolto da un velo inconsistente, solo loro erano reali in quel momento.
Jace la prese in braccio completamente, stringendola come se dai suoi baci traesse l'ossigeno necessario per vivere e respirare di nuovo, era come se stesse cercando di ritrovare la vita tra le sue labbra. Clary gemette piano, prendendo fiato e cercando di dargli tutto ciò che poteva, qualunque fosse la cosa che lo stava tormentando, lei l'avrebbe salvato, sarebbe andata all'inferno e ritorno per lui e se Jace aveva bisogno del suo fiato per poter respirare, lei ne avrebbe fatto a meno. A questo era pronta per lui, era disposta a rinunciare a tutto pur di rivedere il ragazzo dagli occhi dolci che l'aveva guardata innamorato solo fino a qualche settimana prima.
Si avvinghiò a lui con tutta la forza che aveva e lasciò che la trasportasse contro il muro, tenendola ferma con il peso del suo corpo, mentre le loro mani si intrecciavano e le labbra di Jace scendevano lungo la sua gola mordicchiando piano la sua pelle accaldata.
Clary liberò le mani da quelle di lui e gliele portò al viso, facendoglielo alzare in modo che i loro occhi si incontrassero. Quelli di Jace sembravano animati da una fiamma viva e ardente quanto quelle che potevano incendiare il paradiso, eppure erano tormentati, quasi non fosse certo di ciò che stava facendo.
Timidamente, con la paura di spezzare quel momento così intenso, Clary gli strinse le mani intorno alla mascella e sussurrò -Dimmi cosa c'è che ti divora Jace, sono qui per te, non escludermi ti prego.-
Lui la fissò un momento, riscuotendosi dalla magia in cui si erano persi e con la voce tormentata rispose -Ho paura.-
-Di cosa? Dimmelo e affronterò con te qualunque cosa!- disse lei baciandolo dolcemente accanto alle labbra e fissandolo decisa.
A Jace sembrò mancare l'aria, il respiro gli si spezzò in gola e quando parlò aveva la voce roca, quasi come gli costasse un enorme sforzo pronunciare quelle parole, aveva l'aria di uno che lottava contro degli artigli arpionati alle labbra.
-Ho paura di farti del male. Continuo a vedere cose strane, Clary non potrei sopportare di ferirti, non potrei più vivere.-
Clary non capì a cosa si sesse riferendo, erano parole confuse e senza un senso in quel momento, ma non le importava, se c'era una cosa di cui era certa era che amava Jace e che lui non le avrebbe mai fatto del male, mai.
Qualunque fosse la cosa che lo tormentava lei l'avrebbe distrutta. Con la determinazione di chi era disposto a qualunque cosa per la persona che amava, disse -Tu non mi faresti mai del male Jace, qualunque sia la ragione per cui stai così lo scopriremo insieme, per una volta, lascia che sia io a proteggere te.-
Jace sospirò, quasi libero da un peso, le sfiorò le labbra e sussurrò -Ti amo, ti amo Clary, non potrei smettere di amarti nemmeno tra un milione di anni. Non dubitarne mai. Qualunque cosa accada.-
A Clary non serviva altro, se lui l'amava era pronta a tutto, avrebbe capito insieme a lui cosa c'era che non andava e lo avrebbe riportato indietro, gli avrebbe ridato la pace che aveva perso, a costo di scambiarla con la propria.
Riavvicinò le labbra alle sue e come guidati da una promessa silenziosa, ricominciarono a baciarsi, perdendosi per qualche ora nei loro corpi, lontani dal resto del mondo che restava fuori avvolto dalla pioggia.



Un ringraziamento speciale  a  Shasha1993 per l'appoggio e l'aiuto nella ricerca dell'ispirazione! ;)

   
 
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