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Autore: Severia85    28/04/2015    2 recensioni
Cadmus Peverell, il secondo fratello che ricevette i Doni della Morte, ricorda dolorosamente quel giorno.
La storia partecipa al contest. "Il peggior giorno della mia vita" indetto da Mary Black
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cadmus Peverell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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QUEL GIORNO
 
Ho già fissato la corda alla trave del tetto e, mentre osservo il cappio che oscilla nel vuoto, mi ritrovo a pensare un’ultima volta alla mia vita.
Molte cose sono andate storte, sin da quando ero giovane. Ho perso la mia fidanzata troppo presto: ho dovuto guardare la sua bellezza luminosa appassire velocemente, giorno dopo giorno. E anche quando ho potuto riabbracciarla, il suo corpo era freddo, impassibile. Il suo sorriso era scomparso, lasciando il posto ad una smorfia di grigia tristezza.
Tutto è iniziato quel maledetto giorno, su quel ponte fatale: sarebbe stato molto meglio annegare nelle acque del fiume. Una morte rapida, poco dolorosa.
In quel giorno orribile, ero con i miei fratelli che non mi avevano lasciato solo dopo la dipartita della mia promessa sposa. Camminavamo insieme e io mi sentivo al sicuro. Le chiacchiere e l’allegria mi distraevano dal mio dolore. Poi, ogni cosa è cambiata: ci siamo separati e ognuno è andato per la propria strada. Da quel giorno assurdo, non ho mai più rivisto i miei fratelli: Antioch è morto da solo, in una locanda chissà dove. La voce mi è arrivata qualche tempo fa, da un mago che lo aveva conosciuto. Anche lui rovinato da quel giorno infausto. Non ho potuto dirgli addio, ma mi consola il pensiero che presto lo rivedrò.
Di Ignotus non ho più saputo nulla: non so nemmeno se sia ancora vivo. Se fosse qui con me, forse, saprebbe consigliarmi e convincermi a desistere dal mio proposito. Lui era il più timido, ma anche il più sensibile ed intelligente fra noi. Spesso io e Antioch lo prendevamo in giro perché non era un abile duellante, eppure sono sicuro che fosse migliore di noi, sotto molti altri aspetti e, probabilmente, quel triste giorno lo ha dimostrato.
Quel malaugurato giorno, la Morte ci ha diviso, prima ancora di portarci con sé. Io me ne sono tornato di corsa a casa, ansioso di riabbracciare il mio amore perduto. Come ho potuto pensare di poter ingannare la Morte? Credevo di poter avere la mia vendetta, di fare soffrire quell’essere disgustoso, ma ho imparato che alla Morte non si sfugge: vince sempre, nonostante tutto. Se potessi tornare indietro a quel giorno drammatico, non sfiderei più la Morte: scapperei a gambe levate, portando con me i miei fratelli. Mi terrei stretto ciò che ho, senza desiderare nient’altro. Metterei da parte l’orgoglio e non gareggerei contro chi non può essere sconfitto. Ma non posso tornare indietro, non posso tornare a quel terribile giorno che ha cambiato la mia vita per sempre. Posso fare solo una cosa: consegnarmi nelle braccia delle Morte. Destino a cui credevo di essere sfuggito, quando in realtà non ho fatto altro che allungare la mia sofferenza.
Il cappio è stretto intorno al collo, tiro un calcio alla sedia.


N.d.A.
La fic partecipa al contest "Il giorno peggiore della mia vita" indetto da Mary Black.
Le ripetizioni sono volute.
  
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