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Autore: SniperShy    28/04/2015    2 recensioni
Come avevo detto non mi ricordo a chi su questo sito, una fanfiction sulla fabbrica di arcobaleni.
Pensandoci bene, avrei potuto farla un pò più lunga.
Qui nella fabbrica di arcobaleni commercializiamo la cura alla mortalità, e questo, Equestria, è il nostro destino! Diventare un popolo di dei, TUTTI INSIEME!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Rainbow Dash, Soarin
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate
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"Miss Dash, ha dei commenti sulle voci che corrono circa l' ingresso nella sua proprietà di un grande numero di reclute Wonderbolts?" i flash delle macchine fotografiche lampeggiavano nella semioscurità della sala conferenze, mentre la giovane pegaso poneva la sua domanda.
"Non credo, dal momento che non sono mai entrati Wonderbolts all' interno della mia fabbrica, all' infuori del mio compagno e della sua squadra, incaricata della sicurezza del perimetro"
"In rete esistono prove che documentano il contrario; foto di file intere di pegasi che entrano nel suo possedimento, senza più uscirne"replicò la stessa giornalista.
"Ogni documentazione presente in rete è stata analizzata attentamente da unicorni esperti di manipolazione di immagini, e tutte le foto si sono rivelate fotomontaggi, creati dalle malelingue sostenitrici di tali speculazioni. I responsabili sono stati rintracciati dalla sezione esecutiva della mia azienda, e sono stati messi a tacere. Qualunque altra speculazione di questo genere che verrà trovata dai miei impiegati subirà lo stesso trattamento"sentenziai io, leggermente irritata dall' insistenza della stagista.
"Questa suona come una minaccia" disse un altro stallone, che venne ignorato da un altra domanda, posta da un altra giumenta, più anziana degli altri cronisti d' assalto.
"Tornando ad argomenti più seri, la sua azienda provvede a medicinali, protesi per pegasi e addirittura unicorni, ma la proprietaria di un' azienda farmaceutica non è un lavoro comune. Come ha è venuta a conoscenza della la sua vocazione, visto anche il suo Cutiemark unico nel suo genere?"
Finalmente era arrivata la parte divertente. Mi schiarii la voce, pregustando il momento della mia redenzione morale; calò il silenzio, nell' ampio salone.
"Immaginate un pony perfetto: nessuna malattia, nessuna ingiuria; la perfezione fisica, tanto divinizzata dai nostri antenati in sculture e quadri. Una mia cara amica ha raggiunto quella perfezione perchè era predestinata a portare l' amicizia in tutta Equestria. Un giorno compresi che la perfezione della mia amica può essere alla portata di ogni pony, e riscoprii il mio destino in quello che volevo fare; Vendetti tutti i trofei delle mie gare per racimolare i soldi che mi sarebbero serviti, ed avviai la mia impresa. Qui nella fabbrica di arcobaleni commercializiamo la cura alla mortalità, e questo, Equestria, è il nostro destino! Diventare un popolo di dei, TUTTI INSIEME!" i giornalisti esplosero nel solito applauso, estasiati come al solito. Avevo fatto felice il popolo, come al solito.
Qualche ora dopo mi trovavo nel mio ufficio, quando qualcuno bussò alla mia porta. Una familiare criniera blu si palesò da dietro l' anta di legno massello.
"Si può?" mi chiese il pegaso a cui avevo scelto di affidare la mia verginità e la mia vita.
"Oh Soarin, ti prego, entra pure; stavo solo cercando di lavarmi il sangue via dagli zoccoli, ma purtroppo sembro pulita da fuori"
"Non dovresti essere così dura con te stessa, Rainbow. Stai dimostrando la tua lealtà verso Celestia con quello che fai, in più stai aiutando tutta equestria; dovresti essere orgogliosa, piuttosto" mi disse lui, per consolarmi. Invece sospirai, triste.
"Lealtà, lealtà... il confine tra cosa è giusto e cosa è sbagliato non è più una linea così netta. E' come un crine, che zoccolo a zoccolo che invecchia si ingrigisce, fino a scomparire..."
"Non sto parlando di quel che è giusto e cosa è sbagliato; ormai non ha più senso, lo sai. La questione adesso è: cosa fa più aiuto a chi? Tu aiuti tutta Equestria e io ti supporto nella tua impresa, nonostante quello che succede qui dentro, perchè io credo in te, amore mio. Questo non ti basta?" disse mentre si avvicinava alla mia scrivania, e appoggiando gli zoccoli sopra ai fermablocchi finanziari che rappresentavano la nostra ascesa nell' economia equestre.
"Non è questo, Soarin. Ma non parliamone, volevi dirmi qualcosa?" il muso del bel pegaso si rabbuiò ancora di più.
"Ah, giusto. I miei stalloni hanno appena catturato un paparazzo lungo la rete del perimetro. E' un unicorno" disse mormorando lui, mentre si passava lo zoccolo lungo una barba che non curava da una mezza settimana. Lui e la sua squadra personale di Wonderbolts si stavano ammazzando di lavoro per mantenere la segretezza della nostra catena produttiva, messa a dura prova dalla morbosa curiosità dei mass media. Un plotone di reclute Wonderbolts era davvero entrato nella mia fabbrica senza più uscirne, ma la storia ufficiale era in effetti diversa.
Quei cadetti erano partiti per un fronte inesistente, in un eterna battaglia campale contro i cani dei diamanti. Fronte da cui non torneranno mai, battaglia che non vinceranno mai. Quello che rimane di loro scorre nelle vene di tutta equestria, ormai; iniettato, bevuto o osmosizzato dentro i pony che avevano bisogno della magica cura miracolosa della Fabbrica di arcobaleni. Persa nei miei pensieri non risposi al mio compagno.
"Cosa ne dobbiamo fare?" mi chiese lui, a voce più alta. Sospirai un altra volta, sconsolata.
"Come sempre: interrogatelo per conoscere la sua casa editoriale e allungare l' omertà; poi nella catena produttiva, con gli altri. Era un unicorno, hai detto? Bene, i tecnici mi hanno detto che stanno iniziando a scarseggiare le ossa craniche che conducono la magia"
"A proposito di tecnici..." esclamò lui tirando fuori dal taschino della sua uniforme un piccolo post-it. Mi feci subito attenta a questo cambiamento.
"Questi due stanno facendo casini con le macchine all' estrazione dell' arcobaleno. Noi li allontaniamo, ma loro appaiono dal nulla ogni settimana" Soarin mi passò il suo biglietto, e lessi i nomi.
"WoodenToaster e BronyDanceParty? Mai sentiti, ma se riescono ad entrare vuol dire che sono dei nostri. Continuate ad allontanarli, ma non fategli del male"
Soarin annuì, congedandosi per eseguire gli ordini appena ricevuti. Un ultimo sguardo di sottecchi nella mia direzione, e chiuse la porta dietro di se.
Rimasta sola nel mio ufficio, ebbi modo di riflettere sulla monotonia ormai degradante della mia impresa.
Ma il popolo è una bestia, sempre affamata di carne fresca; continuare a rinnovarsi, per soddisfarla senza mostrare il marcio sotto la buccia del nostro frutto maledetto. Come al solito.
   
 
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