Anime & Manga > Pandora Hearts
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Autore: Idda01    28/04/2015    1 recensioni
Pensavo al capitolo 101 di Pandora Hearts, credo sia "Nursery", non ricordo. Ho provato a fare qualcosa riguardante quello, e mi sono parecchio divertita. Sinceramente all'inizio non sapevo che scrivere, poi le immagini si sono ammassate nella mia testa e ho scritto. Spero piaccia, anche se è qualcosa scritto così, su due piedi.
"Mi stava davvero ignorando? No, non era così… Sapevo benissimo perché non rispondeva, lo sapevo, semplicemente non volevo accettarlo. Come avrei mai potuto farlo? Lui, una delle persone a cui tenevo di più, quello che mi rispondeva, la persona che amavo e odiavo allo stesso tempo. Non volevo credere a ciò che vedevo, era troppo orribile, non lo sopportavo. "
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice, Gilbert Nightray
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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‘ALICE!’

Sentii qualcuno chiamarmi. Aprii gli occhi, ma ciò che vidi mi disgustò: Raven era tenuto dai tentacoli di ciò che era l’Abisso, spinto al muro, le spalle sanguinati a causa delle punte penetrate nella carne. Aveva la testa bassa, il capello tolto, non si muoveva. Semplicemente stava lì, immobile, mentre l’Abisso mi avvolgeva lentamente con delle specie di rami, che mi tenevano stretta in modo che non scappassi. Eppure ero sicura di aver sentito la sua voce, quella fastidiosa voce squillante, sempre pronta a contestare ciò che dicevo, a sgridarmi e riprendermi. Provavo a muovermi, ma nulla: ero troppo debole per rompere ciò che mi teneva ferma.

‘OI, TESTA D’ALGA! ASCOLTAMI!’

Urlai, ma sembrava non sentirmi. Ripetei ancora il suo nome, urlavo sempre più forte sperando che quell’idiota mi degnasse almeno di uno sguardo, anche di una semplice parola, ma nulla. Che mi stesse ignorando? Non era possibile, lui mi rispondeva sempre, ma in quel momento mi stava ignorando. Mi arrabbiai, odiavo quando qualcuno m’ignorava, tutti dovevano rispondermi a dovere, in fondo ero la grande Alice. Presi fiato, mentre quei rami avanzavano lentamente, arrivando fino alle mie ginocchia, che oramai erano ricoperte e legate, separate probabilmente per evitare qualche possibile calcio che, di sicuro, usando due gambe avrebbe funzionato.

‘RAVEN! RISPONDI!’

Mi stava davvero ignorando? No, non era così… Sapevo benissimo perché non rispondeva, lo sapevo, semplicemente non volevo accettarlo. Come avrei mai potuto farlo? Lui, una delle persone a cui tenevo di più, quello che mi rispondeva, la persona che amavo e odiavo allo stesso tempo. Non volevo credere a ciò che vedevo, era troppo orribile, non lo sopportavo. I miei occhi si fecero lucidi, lentamente uscirono delle lacrime, che scesero lungo la mia guancia, lasciando segni che brillavano alla luce di quel posto. Quella luce innaturale, perché oramai la luce che sarebbe dovuta esserci era stata eliminata. Di chi era la colpa? Chi aveva fatto tutto ciò? Ovviamente lui. Lui. Quell’idiota, quello stupido, egoista, orribile Jack Vessalius. Chi altri, se non lui? L’uomo che l’aveva fatta morire, l’uomo che odiava dal profondo del suo cuore. Era sempre colpa sua, tutto era successo solo a causa sua. Mi sentivo male, ed era ancora per lui. Cominciai a singhiozzare, poi a piangere forte, tanto nessuno poteva sentirmi. Le mie urla risuonavano in quella stanza, lentamente l’oscurità mi avvolgeva, l’Abisso si stava impossessando di me. Stavo per diventare una cosa sola con mia sorella, stavo per scomparire, la mia esistenza sarebbe stata cancellata da quel mondo e questa volta per sempre. Non potevo farci niente. Oramai rimaneva solo il volto libero, ma anche quello, presto, venne coperto dai rami dell’Abisso. Speravo che qualcuno venisse a salvarci, speravo che Oz e tutti gli altri ci raggiungessero e portassero via da lì, ma non accadde. Dopo essere stata ricoperta completamente da quei rami, chiusi gli occhi e lasciai che l’Abisso mi assopisse, che facesse finire quelle sofferenze una volta per tutte. Assieme a lui non avrei più sofferto, mai più. L’ultima cosa che vidi fu una luce dorata, che subito scomparve, e assieme ad essa scomparimmo io e Gilbert, per sempre. Non ci sarebbe stato ritorno, era un viaggio di sola andata per la vera e propria morte, e nessuno oramai poteva salvarci.
   
 
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