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Autore: fonzie19    28/04/2015    1 recensioni
Ross O'Ryan è una ragazza di diciassette anni di Belfast, Irlanda del Nord, nel 1978. Stanca della scuola, della famiglia che, sulle orme di suo padre, vorrebbe che diventasse avvocato e dei suoi amici, che lei stessa definisce "chiusi di mente", con i risparmi di una vita prende il fatidico volo per l'Inghilterra, per andare ad abitare dal fratello di suo padre, il cui indirizzo è stato ritagliato da una lettera trovata in un cassetto. L'unica cosa che, forse, sarebbe stato meglio sapere è che quella lettera era stata scritta da suo padre dieci anni prima e che gli inquilini della casa che era stata di Eric O'Ryan ora sono i Taylor, famiglia dal rampollo originale, vivace e con sogni grandiosi in testa...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ross O'Ryan sbattè la porta della sua stanza con così tanta decisione che la vecchietta che viveva al piano di sotto probabilmente si svegliò.

 

Sua madre, dopo aver visto la pagella di fine primo quadrimestre, aveva dato di matto, urlando che, se voleva diventare avvocato come suo padre, avrebbe dovuto studiare di più, che l'avrebbe chiusa in casa a forza, che avrebbe bruciato tutti i suoi romanzi e che le avrebbe buttato la radio dalla finestra. Ross, alla quale tutto si poteva toccare ma non la sua amatissima radio (comprata faticosamente con i soldi ricavati dalla vendita di tutti i suoi giocattoli di quand'era bambina), le aveva sbraitato contro che “non aveva nessuna intenzione di diventare avvocato, era tutto un progetto costruito interamente da lei e da quel dannatissimo uomo che lei chiamava 'padre', quell'avvocato ambizioso 'dannatamente severo, rigido e chiuso di mente' che si era inutilmente sforzato di farle entrare in testa quell'inutile, sedentario e noiosissimo lavoro verso il quale” e qui aveva iniziato veramente a urlare “lei non avrebbe mai provato qualcosa di simile alla simpatia, ma solo disprezzo”. Presto, molto presto, si ripeté mentre ficcava maglioni a caso nella valigia, lei sarebbe partita per l'Inghilterra e, perdio, sarebbe tornata a Belfast solo quando il dannato avvocato e la sua ancor più dannata moglie sarebbero stati sotto terra da almeno dieci anni. Poiché sentiva ancora i brontolii di sua madre fuori dalla porta, prese la prima cassetta che le capitò a tiro e la inserì nella radio; poi, quando partirono i Deep Purple, mise il volume al massimo. Soddisfatta, cominciò a scegliere con più calma cosa portare a Birmingham; promise a sé stessa che sarebbe andata a ogni concerto, a ogni serata dove ci fosse stata musica e ogni sabato in discoteca. Finora, infatti, i suoi genitori si erano rifiutati categoricamente di farla uscire la sera, nonostante urla, suppliche, cera passata su tutto il parquet dell'appartamento, pianti a non finire e impegno nello studio. Quando la ragazza aveva capito che non avrebbe mai ottenuto nulla, aveva iniziato a smettere di studiare, uscendo la sera con quelli che i suoi definivano “amici” (figli di colleghi di suo padre tali e quali a lui di mentalità, idee e linguaggio) e ammirando da lontano il gruppo punk nel quale una volta aveva provato a entrare, riuscendoci. Suo padre, dopo aver saputo ciò che aveva fatto, l'aveva presa letteralmente a schiaffi e le aveva fatto giurare che mai più si sarebbe avvicinata a “quei depravati”. Poi, intuendo che sua figlia una volta fuori di casa avrebbe dato il benservito a lui e al suo giuramento, aveva fatto in modo che venisse strettamente controllata.

 

Ross, o meglio Rossana, come suo padre ancora la chiamava, dopo che aveva avuto conferma dell'effettiva sorveglianza, aveva cominciato a risparmiare su tutto: cene e frappè con i suoi cosiddetti amici, scarpe, vestiti e, a malincuore, persino libri e cassette, finchè aveva raggiunto la somma sufficiente a partire per l'Inghilterra.

 

Suo padre le aveva detto che se fosse partita la porta di casa per lei sarebbe stata sbarrata a un suo eventuale ritorno e che l'avrebbe considerata morta; Ross, per nulla scoraggiata, anzi, quasi contenta di quest'affermazione, aveva ribattuto che allora sarebbe partita per l'Inghilterra il più presto possibile e che avrebbe abitato da suo zio, a Birmingham. Ciò aveva fatto ancora più infuriare suo padre, che detestava suo fratello minore per la sua sregolatezza e per la sua vita esagerata. La sorella minore di Ross, Amanda, si stava dimostrando tale e quale a sua madre in tutto e faceva i dispetti a sua sorella maggiore, la spia, e sosteneva che sarebbe stata contenta quando “una simile piaga per la famiglia avrebbe finalmente messo i piedi fuori di casa”. L'unica che veramente si preoccupava della sorte di Ross era la sorella di sua madre, Janie, che approvava il suo progetto di partire e le aveva detto di chiamarla prima dall'aeroporto, poi da casa di suo zio. Ross, grata a sua zia e commossa dalla sua preoccupazione verso di lei, le aveva promesso di scriverle con regolarità e di chiamarla tutti i giorni, proibendole però di mostrare quelle lettere ai suoi genitori e di fare loro il resoconto delle telefonate.

 

Pensando alla zia Janie, che le era tanto cara, Ross si sedette sopra la valigia per chiuderla, e poi, dopo aver giurato a sua madre che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto la sua faccia, uscì di casa, diretta a un tram che l'avrebbe portata dritta dritta all'aeroporto.

 

Irina O'Ryan non aveva risposto a sua figlia e non aveva minimamente provato a fermarla: sapeva che ogni sua resistenza sarebbe stata inutile e pregava solo che Ross a Birmingham stesse bene, sperando un giorno di poter ricevere il suo perdono.

 

Suo marito era in quel momento a lavoro e avrebbe reagito sbraitando contro di lei che l'aveva lasciata partire; poi si sarebbe ricordato della sua promessa e avrebbe considerato Rossana morta, non avrebbe mai chiesto più notizie di lei e, da uomo cocciuto qual'era, avrebbe dedicato ad Amanda ogni sua cura e attenzione.

 

Irina, al corrente dello strettissimo legame che c'era tra sua sorella Janie e sua figlia, si augurava che la ragazza non avesse tagliato tutti i ponti con lei e che, se le fosse successo qualcosa di grave, Janie gliel'avrebbe detto. Pensò poi che, se davvero a Ross fosse successo qualcosa di grave, lei non se lo sarebbe mai potuta perdonare.

 

Rimasta immersa nei pensieri e nei ricordi (e anche nella sua angoscia) non si era resa conto del tempo che era trascorso; quando aveva sentito girare la chiave nella porta di casa, aveva sobbalzato, aveva controllato l'orologio e si era augurata che sua figlia fosse già sull'aereo; poi, alzatasi in piedi, si era preparata a dare la notizia a suo marito.

 

  
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