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Autore: LoryLex    28/04/2015    4 recensioni
Ritorno con un progetto che ritengo abbastanza folle.
Ho deciso di scrivere questa storia basandomi sul mio primo libro letto, che all'epoca, e anche adesso, mi fece sognare come non mai, trasportandomi nei suoi luoghi remoti.
Tratto dal testo:
-Sei... -balbettò Christal. -Sei forse...?
-Un fantasma? No.
-E allora chi sei?-. Le tremava la voce. Aveva dimenticato come ci si rivolgeva agli sconosciuti.
-Hai visto la donna sotto il ghiaccio, vero?
-Come lo sai?
Entrambi avevano fatto una domanda ed entrambi attendevano una risposta.
-Chi sei?- ripetè la ragazza.
Il giovane abbassò lo sguardo e sorrise. Si scostò una ciocca di capelli dalla fronte. -Sasuke- rispose.
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Caroline guardò fuori dalla finestra, nella notte buia. -Sei proprio sicura che questa sia la stanza della mamma?- chiese trasognata. -E' qui che dormiva?-. Si buttò sul letto, sopra il tappeto di foglie, e si raggomitolò.
-Dobbiamo andare- la incalzò Christal. -La troveremo, ne sono sicura. Anch'io voglio rivederla. Ritroveremo nostra madre Hinata, Caroline-.
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Volevo solo dirvi che i figli di Naruto e Hinata in questa storia non esistono, le due loro figlie sono due dei miei Ooc, ma spero che la storia vi piaccia lo stesso, vi aspetto numerosi!
Lorylex;
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Tsunade | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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                                                  Consumati Dal Tempo.



Prologo;

Dopo decenni di abbandono, erano cominciati i lavori di ristrutturazione della casa. Nelle stanze, ormai vuote da tempo, restava solo qualche mobile mezzo marcito. Il vecchio tetto di legno era malandato e aveva bisogno di essere riparato. Dalla soffitta gli operai portavano giù casse di stracci ammuffiti, scatole piene di carte, vecchi paralumi e mucchi di tende di velluto. Il tutto veniva accatastato nello spazioso ingresso; la maggior parte delle cose sarebbe stata buttata via.
Un perito ispezionava il ciarpame, nella speranza di trovare qualche oggetto di valore. Un dipinto a olio, magari. O un prezioso abito da sera, risparmiato dalla muffa e dalle tarme, un vaso, una collezione di gioielli... Ma non trovò niente di niente. Perfino le carte erano prive di qualsiasi interesse: fatture ingiallite dal tempo che fornivano un resoconto dettagliato di ogni sterlina, scellino e centesimo spesi per gli approvvigionamenti della casa.
Il perito aprì una cassa di legno. Pullulava di ragni e mandò uno sbuffo pungente di polvere. L'uomo tirò fuori i resti rosicchiati di alcuni abitini da bambino, trasformati in un nido di topi. -Niente- disse. -Robaccia-. Poi, frugando con più attenzione, trovò qualcosa. -Un momento... -aggiunse tossendo per la polvere.
-E questo cos'è?
Sollevò un libro dalla copertina di pelle rossa sbiadita e gli angoli consumati. Un grosso pezzo di spago strettamente annodato avvolgeva il volume come un pacco.
Il perito estrasse un coltellino dalla tasca e tagliò lo spago. Aprì il libro e ne sfogliò le pagine, avvicinandoselo al naso. Lesse qualche riga, prima di richiuderlo di colpo.
-E' un romanzo di fantasmi- concluse. -Di poco valore, ma forse potrebbe interessarti. Il nome dell'autore è scritto sul frontespizio. Tieni, dacci un'occhiata.
E mi consegnò il libro.



                                                                     Christal Uzumaki
                                                                     Hokage's House
                                                                                           1890

Capitolo 1;

Una donna sotto il ghiaccio. Un fantasma. Christal poteva vedere i fantasmi, le scie delle persone morte. I morti andavano in un altro mondo, in Cielo forse, o nel Walhalla per i Vichinghi. A volte però si lasciavano dietro una traccia, come un pezzeto di stoffa strappato da un vestito, o qualche capello impigliato ad un chiodo. Anche i fantasmi erano tracce, solo che erano immateriali e rimanevano "intrappolati" nei luoghi in cui alle persone era accaduto qualcosa di importante. Forse, riflettè Christal, non era necessario essere morti per lasciarsi dietro un fantasma. Magari lei ne aveva uno.
Una donna sotto il ghiaccio. Il lago era una pozza scura all'ombra degli alberi in fondo al prato. Mancava poco all'alba e il cielo si stava rischiarando verso est, dissolvendo la brina sui prati.
Christal era stanca.
Era una ragazza esile, dall'espressione imbronciata e impenetrabile, forse a causa delle lunghe ore passate a rimuginare. I capelli neri e folti le ricadevano sul mantello scuro. Aveva attraversato il prato e si sentiva le gambe irrigidite e pesanti, la testa dolorante. La notte era trascorsa, e quindi anche la sua giornata: la famiglia Uzumaki si alzava sempre dopo il tramonto e andava a dormire prima dell'alba.
Christal era seduta sulla fredda riva del lago e saggiava il ghiaccio con la punta dello stivaletto. Era duro.
Fu a quel punto che vide il fatasma della donna, a faccia in su sotto il ghiaccio opaco: la scia di capelli chiari e lo sbuffo bianco slavato dal vestito.
Fluttuava sott'acqua.
Passando sotto i piedi di Christal, spalancò gli occhi. La superficie opalina del ghiaccio velava i suoi lineamenti.
Christal rimase senza fiato, anche se non era certo la prima volta che vedeva un fantasma. Ma gli altri le erano ormai talmente familiari che non ci faceva più caso, quasi fossero vecchi quadri appesi al muro. Questo no, però.
La ragazzina non era realmente spaventata: quell'apparizione era stata più che altro uno shock. Come un tuffo nell'acqua gelida o una scivolata improvvisa.
Sentì un formicolio risalirle lungo la schiena; si rialzò e si allontanò dal laghetto, senza però riuscire a staccare gli occhi dal fantasma. I capelli della donna ondeggiavano mollemente. Apriva e chiudeva la bocca. Forse stava cercando di dire qualcosa. Christal non indugiò oltre. Raccolse la sua ampia gonna e riattraversò di corsa il prato, fermandosi soltanto davanti alla porta di casa.
Hokage's house, così si chiamava.
Si ergeva sopra un fossato di cinta, circondata da un muro che separava il giardino della casa dai campi tutt'intorno; da quella posizione l'edificio dominava il parco, i pascoli e , più oltre, un lago che brillava sotto la luna.
Christal salì di corsa la rampa di scale che portava al giardino, varcò il passaggio che si apriva nell'alto muro di cinta e spinse la porta della cucina, dove trovò Chiyo china ad attizzare il fuoco.
Sentendo sbattere la porta, la donna si voltò. -Christal!- esclamò in tono di rimprovero. -Possibile che tu debba sempre fare tutto questo baccano?
Chiyo era una donna minuta, con un abito nero attillato e i capelli bianchi raccolti in una crocchia, le rughe visibili che le solcavano il viso. Vedendo l'aria sconvolta e trafelata della ragazza, la sua espressione passò dal biasimo all'apprensione.
-Christal,- la chiamò di nuovo, con voce più dolce -che cos'è successo? Siediti vicino al fuoco, stai tremando!
Chiyo la accompagnò alla piccola sedia di legno accanto al camino, le slacciò gli stivaletti e le strofinò i piedi tra le mani per scaldarli.
Christal riprese fiato e cercò di parlare, ma aveva le labbra e la lingua paralizzate dal gelo.
La donna scaldò del latte, poi lo versò in una tazza con un pò di cannella e glielo diede da bere.
Pian piano Christal si riprese. Sentiva le mani pulsare e formicolare mentre il sangue riprendeva a circolare.
-Allora, che cos'è successo?- chiese ancora Chiyo, continuando a sfregarle pazientemente la pianta dei piccoli piedi.
-Ne ho visto un altro- riuscì finalmente a dire la ragazza. -Un fantasma. Nel laghetto ghiacciato in fondo al prato.
Chiyo si drizzò in piedi. -Perchè l'hai fatto? Perchè sei andata al lago?
Fino ad allora le giornate all'Hokage's House erano sempre state eterne e immutabili. Per questo la donna era così sconvolta: niente di nuovo o di strano sarebbe mai dovuto accadere.
Ma Chiyo conosceva i poteri di Christal e le credeva. All'inizio, quando la ragazza aveva rivelato agli altri di vedere i fantasmi, tutti avevano pensato che si trattasse di uno scherzo della sua immaginazione. Ma gli amici invisibili di Christal non erano scomparsi e, tra l'altro, simili poteri non erano insoliti nella sua famiglia. Suo padre Naruto le aveva raccontato, molto tempo prima, che anche la sua prozia materna vedeva i fantasmi.
Alla fine gli altri ci fecero l'abitudine: ogni giorno Christal vedeva il fantasma di un gatto fulvo che saltava in cima alla credenza della cucina, prima di acciambellarsi e mettersi a dormire. Qualche volta, invece, vedeva un uomo in abiti da giardiniere cogliere le mele nel frutteto.
Chiyo, governante e balia dell'Hokage's House, non amava parlare di questi fenomeni. Storse le labbra e scosse la testa.
-Ti sei spaventata?- chiese alla ragazza.
-Non proprio. E' stato come... se qualcuno mi avesse infilato un pesce gelato sotto il vestito, giù per la schiena. O come uno starnuto improvviso. Insomma, un brivido che ti scuote dalla testa ai piedi!
-Mmm- borbottò la donna. -Tanto per cominciare, non avresti dovuto uscire a quest'ora. E poi tu non vai mai al lago! A che cosa stavi pensando? Non hai la forza per arrivare così lontano... Perchè non sei rimasta in giardino? Forse la tua immaginazione ti ha giocato solo un brutto scherzo.
Christal si accigliò. Era assolutamente sicura di quello che aveva visto. Ma che cosa l'aveva spinta fin là? Dopotutto, era da un pezzo che non si avventurava oltre il giardino. Quanto tempo era passato dall'ultima volta? Mesi, forse. Difficile dirlo. Tutti i giorni si assomigliavano, all'Hokage's House. Sveglia dopo il tramonto, in una perenne notte invernale. Prima colazione con sua sorella Caroline, poi la lezione con l'istitutrice. Dopo pranzo le due ragazze davano una mano a rigovernare la cucina, poi Christal usciva a fare quattro passi in giardino. Quella passeggiata sotto le stelle, tra i cespugli di rose scheletrici, era un momento di pura gioia per lei.
Quel giorno, però, era successo qualcosa di straordinario. Aveva fatto strani sogni e, svegliandosi, aveva trovato un fiore di bucaneve sul cuscino, i petali bianchi e freschi a pochi centimetri dal suo viso.
Da dove era sbucato? Non cresceva nessun fiore nel giardino dell'Hokage's House. La terra era gelida e dura come il ferro...
Christal aveva preso il fiore piena di meraviglia e ne aveva sfiorato i candidi petali con le dita. Quel bucaneve era un mistero. E per Christal la sua vista era stata un vero e proprio colpo al cuore.
Non ne aveva parlato con nessuno, ma aveva pensato a quel fiore per tutta la sua lunghissima e tenebrosa giornata, interrogandosi sulla sua provenienza. Era forse stata Caroline a lasciarlo sul suo cuscino mentre lei dormiva, così, per farle una sorpresa? Oppure era stata Chiyo, o magari suo padre?
Aveva deciso di attendere che il responsabile si facesse avanti.
Poi, durante la sua solita passeggiata in giardino, si era ricordata che un tempo crescevano dei bucaneve in riva al laghetto, al di là del prato. Perciò aveva cambiato direzione, modificando le solite abitudini.
Christal non ricordava esattamente quando era stata l'ultima volta che aveva visto il lago. Era accaduto moltissimo tempo prima, durante una primavera che non era mai più tornata, quando sull'acqua di un bel verde smeraldo galleggiavano le ninfee. Quel fiore l'aveva fatta ritornare con la mente ai mesi di gennaio di un passato lontano, quando il laghetto era circondato da una distesa di bucaneve che annunciavano con largo anticipo l'arrivo della primavera. Forse i fiori avevano ricominciato a sbocciare?
Non ne aveva trovato nessuno, ma pensieri sparsi le vorticavano in testa, come in un sogno.
Christal si lisciò i capelli. Le formicavano i piedi.
Chiyo la stava fissando. -Vai a letto, adesso- disse. -Hai l'aria stanca.


Nella stanza di Christal il fuoco scoppiettava dentro la piccola stufa di ferro decorata di maioliche bianche e blu.
Chiyo aiutò la ragazza a svestirsi, appese ad una gruccia il suo abito di seta ormai stinto, le strinse i laccetti della camicia da notte e le spazzolò i lunghi capelli corvini.
Christal si infilò sotto le coperte. -Chiyo, da quanto tempo abitiamo qui?- chiese.
-E chi se lo ricorda!-. La governante tirò le tende impolverate e ripiegò lo scialle di Christal.
-Più o meno?
-Ci siamo trasferiti qui dal Giappone- rispose Chiyo. -Da Konoha.
-Questo lo so. Ma quando è stato?
-Tanto tempo fa, non ricordo di preciso-. La donna aggrottò la fronte. -Tanto tempo fa- ripetè. -Adesso dormi.
Christal rimase sveglia ancora per un pò ad ascoltare il cuore batterle contro le costole. Stiracchiò braccia e gambe. Il fantasma della donna e la nuvola bianca del suo vestito continuavano a tornarle in mente.
Da quanto durava l'inverno? Non aveva pensato di chiederlo a Chiyo. Le lunghe notti invernali si stendevano dietro di lei in una specie di sogno a occhi aperti. E lei le aveva attraversate come una sonnambula. Eppure quella notte qualcosa l'aveva spinta ad avvicinarsi al lago. Lo schema delle sue giornate era cambiato.


Christal si svegliò verso sera e scostò le tende. La luna sembrava un piattino d'argento sospeso sopra gli alberi.
Si sfilò la camicia da notte. Era molto magra, con le braccia che sembravano bacchette d'avorio. I capelli di un nero intenso le arrivavano fino alla vita, coprendola come un mantello.
Infilò la sottoveste, il corsetto e, sopra, il suo solito abito rosa. La morbida seta si raggrinzì, come petali di rosa appassiti.
Caroline era seduta al tavolo del salottino dove facevano colazione e giocherellava con un portauovo d'argento innerito. Intinse un pezzo di pane del tuorlo e diede un morso. Poi appoggiò il pane vicino al piatto.
-Tutto lì quello che mangi?- commentò Christal, sedendosi all'altro lato del tavolo.
La maggior parte della casa era stata abbandonata alla polvere e ai topi, ma in quella stanza crepitava un bel fuoco di ciocchi di cedro.
Caroline scrollò le spalle. -Beh, tu non hai ancora mangiato niente- disse.
Era avvolta in un'ampia vestaglia di seta, con le maniche arrotolate. Portava i capelli all'altezza delle spalle, che le ricadevano in una cascata di boccoli color del grano e del miele. Il suo visino, però, era smunto e tirato e gli occhioni azzurri sembravano troppo grandi.
-Sta succedendo qualcosa- aggiunse Caroline appoggiandosi allo schienale.
-Che cosa?
-Non lo so esattamente. Qualcosa che riguarda te e il fantasma di una ragazza in un laghetto. Poco prima di colazione ho sentito Chiyo parlarne a papà e Tsunade. Hanno detto che stava succedendo qualcosa.
-Caroline, non può succedere niente! Che cosa vuoi che stia succedendo?
Tsunade, la loro istitutrice, era molto severa e Christal non voleva in alcun modo incorrere in una ramanzina. E poi c'era suo padre, che lei non vedeva da molto tempo. Stava quasi sempre rinchiuso nel suo studio, una figura lontana, sfumata...
-Papà sembrava preoccupato- continuò Caroline. -Si può sapere che cos'hai fatto?
-Non lo so- rispose sua sorella. -Che cos'hanno detto esattamente?
Qual era la ragione di tutto quel turbamento? In fondo in casa erano abituati al fatto che lei vedesse i fantasmi. Era la donna del lago il motivo di tanta agitazione? Christal ne fu subito certa e la cosa la preoccupò.
Caroline, che non perdeva mai occasione di origliare, alzò le sopracciglia e fece un sorriso furbetto. Stava per aprire bocca, ma in quel momento entrò Chiyo reggendo su un vassoio un servizio da tè decorato di rose azzurre e un piattino con due fette di pane tostato.
La governante salutò Christal e versò una tazza di tè al gelsomino a ciascuna delle due ragazze. Poi si voltò per attizzare il fuoco.
-Aspetta e vedrai- disse Caroline in un bisbiglio, guardando la sorella. -E' tutta colpa tua.
Christal finse indifferenza, prese una fetta di pane tostato e lo addentò. Perchè Caroline voleva farle credere di sapere sempre tutto?


Più tardi le ragazze si spostarono in biblioteca con i loro libri, in attesa di iniziare la lezione con Tsunade. In quella stanza non c'erano camini e faceva molto freddo. Christal andava avanti e indietro in preda all'ansia, temendo una sgridata dall'istitutrice. La porta si aprì.
-Papà!-. Christal gli corse incontro.
Naruto era apparso sulla soglia. Non lo vedevano da così tanto tempo!
Caroline alzò lo sguardo e rivolse al padre un sorriso trionfale.
-Buongiorno, ragazze- disse lui in tono esitante. -Spero stiate bene.
Aveva un'aria sciupata. La sua camicia bianca era sudicia, la cravatta sbiadita e sulla giacca c'erano chiazze scure che sembravano ditate. I capelli biondi gli ricadevano sulla fronte in ciocche unte e spettinate. Gli occhi che un tempo erano di un azzurro intenso e accesso adesso erano opachi e spenti.
L'uomo si sedette e fissò le figlie come se fossero delle estranee, sforzandosi di ricordarsi i loro nomi.
-Christal. Caroline- disse infine.
In quel momento Tsunade entrò nella stanza e si mise al suo fianco. Era una donna strana, ma abbastanza bella. I capelli erano raccolti in due codini bassi, di un biondo chiaro e fasciavano il suo viso e i suoi occhi castani sempre severi. Era molto più giovane di Chiyo.
In attesa della ramanzina, Christal tenne lo sguardo fisso sulle punte aguzze degli stivaletti dell'istitutrice.
-Saluta Tsunade, Christal- disse suo padre.
-Buongiorno- obbedì lei con voce acuta.
-Buongiorno, Tsunade- salutò amabilmente Caroline. Poi chinò la testa da un lato e sorrise.
Christal era sulle spine. Moriva dalla voglia di parlare a suo padre ma si sentiva a disagio, specialmente per la presenza di Tsunade. Eppure avrebbe desiderato chiedergli dov'era stato e che cosa aveva fatto tutto quel tempo. E perchè era venuto a trovarle proprio adesso.
L'uomo si schiarì la gola. -Christal, Caroline,- disse -c'è qualcosa che mi preoccupa. Ho paura che su questa casa stia per abbattersi qualche sconvolgimento. E questo potrebbe rappresentare un problema per noi.
-Che tipo di sconvolgimento, papà?- chiese Caroline.
-Uno sconvolgimento- ripetè l'uomo in un sussurro, senza specificare altro. -Voglio che facciate attenzione. Dovrete stare in guardia.
-In guardia verso che cosa?- domandò Christal.
-Verso tutto ciò che potrà sembrare... strano. Verso gli imprevisti.
Christal aggrottò la fronte e ripensò al fiore di bucaneve sul suo cuscino. Probabilmente quello era uno degli imprevisti a cui si riferiva suo padre. Ma che pericolo poteva rappresentare?
L'istitutrice e le due ragazze attesero che Naruto parlasse di nuovo, ma l'uomo si limitò a torrise e ad affondare le mani in tasca, in procinto di andaresene.
-Ricordatevi quello che vi ho detto- concluse poi. -Se notate qualcosa di strano, venite subito a dirmelo.
-Dove ti troviamo?- domandò Crhistal.
Naruto si accigliò. -Oh, qui e là... - borbottò, facendo un gesto vago con la mano. -In giro per casa-. E scomparve.
Le ragazze e l'istitutrice rimasero in silenzio per alcuni secondi.
Christal era sconcertata dalle parole del padre.
-Bene- disse infine Tsunade. -Fa piuttosto freddo qui dentro oggi. Che ne dite di andare a fare lezione in un posto più caldo?
-Il salottino!- cinguettò Caroline. -O la cucina!
-Il salottino andrà benissimo- decise la donna. -Credo sia meglio lasciare la cucina a Chiyo. Caroline, ti dispiace farci strada?
Studiarono le coniugazione dei verbi latini, poi passarono agli esercizi di matematica. Più tardi pranzarono; una volta tanto, Caroline mangiò con appetito, mentre Christal rimuginava sulle parole di suo padre, sul bucaneve e sul fantasma nel laghetto. Desiderava con tutto il cuore che la sua esistenza riprendesse un corso normale, com'era sempre stato prima di quell'intrusione.
Subito dopo pranzo, Christal uscì per la solita passeggiata davanti al fuoco insieme a sua sorella. Dopo aver cenato, salì in camera sua, tirò le tende e chiuse la porta.
Si raggomitolò nel letto con il suo libro preferito, "La figlia del mago". Sul frontespizio, il suo nome era stampato sotto quello di sua madre, Hinata Hyuga Uzumaki. Hyuga era il cognome da nubile.
Suo padre le aveva spiegato che a lei e a Caroline avevano dato dei nomi inglesi per non farle sentire a disagio in Inghilterra.
Su una pagina dal bordo d'oro era raffigurata la figlia del mago, che si affacciava da un alto balcone su un paesaggio innevato. Christal contemplò l'immagine, accarezzandola con le dita. Il passato era così lontano. L'inverno aveva continuato ad avanzare inesorabile. Le settimane erano volate, una uguale all'altra.
Ma adesso tutto stava cambiando. La passegiata, il fantasma, suo padre.
Poco prima dell'alba Chiyo venne ad aiutarla a prepararsi per la notte. Christal si addormentò come un sasso, finchè Chiyo non tornò per svegliarla.



Angolo Autrice;
Allora miei cari, come vi sembra questo progetto? xD
Spero così tanto che vi piaccia!
Comunque come avete potuto vedere la storia è incentrata nel 1980 e in Inghilterra.

Ci sono tanti misteri da svelare e si parte proprio dal prologo! E' un intreccio di colpi di scena e di "indagini" che poi verranno a galla grazie alla piccola Christal, aiutata ovviamente da sua sorella Caroline.
Dal prossimo capitolo in poi comincerò a scrivere alcune note su questo spazio autrice, per schiarirvi un po' le idee se c'è qualcosa che non riuscite a capire.
Aggiornerò ogni tre giorni...già, sono matta come un cavallo xD chi aggiorna dopo tre giorni? Costantemente poi? Amatemi u.u
Per qualsiasi dubbio potete farmelo sapere attraverso le recensioni che spero lascerete, dato che ci tengo davvero tanto.
E, come ho detto nell'introduzione, questa storia nasce dal racconto del mio libro preferito, bellissimo e intrigante.
Spero di avervi incuriositi abbastanza e perora non posso fare altro che salutarvi con affetto e andare a scrivere il secondo capitolo xD

Arigato ^.^
   
 
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